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Michael Flynn, La grande congiura, Nord, Milano 1997 [1990].
 
Copertina di '' ''La grande congiura'', di Michael Flynn

[Fantascienza con personaggi lgbt]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Un thriller fantascientifico a scatole cinesi, molto stimolante

Per apprezzare questo libro (che ha tutte le carte in regola per diventare un "classico" della fantascienza) occorre avere gusti un po' orientati. Nel senso che chi cerca una bella storia "da leggere senza pensare", giusto per spaparanzarsi in poltrona e non usare più il cervello, è meglio che eviti questo romanzo.

Questo è infatti un romanzo che "fa pensare", obbligando il lettore a fermarsi di tanto in tanto per inghiottire una nuova fornitura di dati e concetti che gli servono per andare oltre. Come in una caccia al tesoro.

Io per questo tipo di libri vado pazzo, quindi ne sono stato rapito e affascinato. Ma ovviamente capisco che esistano lettori e lettrici che troverebbero "pesante" un libro che non può assolutamente essere letto "per rilassarsi e basta".


La trama si regge attorno a un'idea famigliare a gran parte dei lettori di fantascienza, dato che sta al centro del celeberrimo "Ciclo della fondazione" di Isaac Asimov.
Cosa succederebbe se un gruppo di studiosi riuscisse, attraverso lo studio della statistica, a creare una scienza (qui chiamata "Cliologia") in grado di predire statisticamente la linea lungo la quale si svilupperà il futuro della storia umana?

Flynn immagina che la "Cliologia" sia stata effettivamente scoperta nel XIX secolo (che in effetti si gingillò parecchio con queste idee), e che sia stata la base d'una Società segreta che cerca di controllare (ed anche sfruttare) lo sviluppo della storia. Lo fa attraverso l'individuazione di momenti in cui un evento minimo, che coinvolge pochissime persone, può cambiare il corso degli eventi: il classico "chiodo da maniscalco" che perso dal cavallo fa perdere il ferro di cavallo, e fa cadere il re che lo monta, e fa perdere la battaglia.

Prima sorpresa: mentre i romanzi "complottistici" di questo tipo di solito scelgono in modo superficiale eventi che non sono affatto cruciali, ma solo famosi, Flynn riesce a mettere insieme una serie d'eventi (purtroppo tutti legati solo alla storia statunitense) o davvero ben scelti, o davvero ben manipolati, in modo da apparire verosimili. Alla Dan Brown, per intenderci.

Seconda sorpresa: qui non c'è nessun Hari Seldon onnisciente e sommamente altruista, e la Società segreta commette errori, compie crimini, si scinde in società fra loro rivali, si lascia corrompere dalla prospettiva del potere e della ricchezza, è essa stessa oggetto oltre che soggetto del flusso della storia.
In questo modo, a mio parere, la vicenda è infinitamente più credibile. Messi di fronte a un potere straordinario, gli esseri umani di questo romanzo reagiscono non con un empito d'altruismo verso le generazioni future, ma cercando di approfittarne. Ciò però innesca una reazione morale nella loro stesse file. Che a sua volta... e così via.

Terza sorpresa, Flynn approfitta della vicenda per una serie di riflessioni sull'eterna domanda se sia la storia a fare gli esseri umani o siano gli esseri umani a fare la storia. Da marxista io penso che ci sia una dialettica ininterrotta fra i due fenomeni, ovviamente, ma la protagonista è costretta ad arrivare a tale (ovvia) conclusione per prove ed errori, con ragionamenti molto affascinanti.
Entrata in contatto accidentalmente con la Società, sfuggita al tentativo d'eliminazione, la protagonista verrà infatti arruolata da una seconda Società segreta "buona", rivale della prima, "cattiva".
La realtà, alla fine del romanzo, si rivelerà molto meno semplice e bidimensionale di quanto tutti i membri delle società segrete avevano amato pensare che fosse... E questo mi è ovviamente piaciuto.

Quarta sorpresa: una volta escogitata la sua idea cardine, Flynn evita di costruirci 500 pagine di romanzo senza più introdurre novità: al contrario continua a produrre biforcazioni dell'idea originale, rendendo la vicenda sempre più complessa.
Alcune recensioni che ho trovato in Rete si lagnano del fatto che alla fine "i personaggi sono troppi" e "le vicende sono troppe". A me non è parso. La trama è costruita come un incastro di scatole cinesi via via più complesse, ma perfettamente incastrate, ed alla fine tutto combacia.
A me i libri che costringono a ragionare piacciono e divertono. Oltre tutto, questo romanzo ha anche preso in prestito molti elementi del thriller.
Certo, è consigliabile leggere questo libro durante un weekend privo d'impegni, in modo da fare una tirata unica, perché effettivamente ricordarsi tutti i nomi di tutti i personaggi dopo un'interruzione di, magari, una settimana, è dura. Ma questo credo sia un "problema" di moltissimi altri libri un po' lunghetti.


Non voglio con tutto ciò dire che a questo libro, che è un'opera prima, manchino i difetti.

Il primo è che la protagonista ha tratti decisamente superomistici, alla lunga assai fastidiosi. Donna d'affari abilissima, hacker senza pari, in grado di ammazzare un feroce killer da sola, detective dilettante capace di svelare un segreto che per secoli nessun altro era riuscito a penetrare, donna bellissima... qualunque cosa pensiate, lei lo è.
L'eccesso di qualità dell'eroina è di sicuro conseguenza d'una carenza narrativa da parte dello scrittore, che non ha saputo trovare modi più credibili per mandare avanti la narrazione, a parte il ricorso continuo al ruolo di deus ex machina.

Il secondo difetto sta nella trattazione dell'informatica, che ha grande importanza nella vicenda (in buona parte guerra fra possessori di banche-dati computerizzate), e che dopo appena vent'anni è datata in modo terrificante. Se fanno ridere le complicazioni a cui vanno incontro i protagonisti per il semplice fatto di non possedere un cellulare, il loro rapporto con i computer è a tratti esilarante.

Infine, se da un lato i personaggi di questo romanzo sono insolitamente "tridimensionali" (dotati come sono di contraddizioni, dubbi, capacità di fare obiezioni e opporre resistenza e fare scelte), Flynn rivela un punto debole nel campo della sessualità. Non uno ma due dei personaggi della Società "cattiva" perdono la partita e la vita per avere dato sfogo alle loro pulsioni sessuali pervertite e sadiche. Un personaggio tanto scemo sembra già poco credibile, ma due sono decisamente segno che qualcosa non va nella testa del narratore.
E poco aiuta il fatto che una parte di rilievo sia riservata al partner omosessuale d'un architetto rapito dalla Società, che per amore scoprirà in sé la capacità di creare un gruppo di studio che sarà in grado di decifrare una parte dei segreti della vicenda. Si tratta comunque d'un personaggio che per pudore e forse paura non parla mai del suo compagno in modo diverso che "il mio compagno di stanza", o "il mio migliore amico"...

Per non dire poi dell'incapacità dell'eroina di baciare il suo Principe Azzurro (e viceversa) fino alle ultimissime pagine del romanzo...


Ciò detto, resta da valutare quella parte impalpabile che è l'atmosfera, l'invenzione, l'idea. Che a mio parere è superiore alla media. Flynn ha saputo prendere un'idea vecchia e banale e trarne risultati nuovi e non banali.

Dubito che saranno molti i lettori interessati alla conclusioni implicite del romanzo, ma per me che amo la ricerca storica, è ovvio che la scoperta finale può essere solo che la "Cliologia" non è altro che la politica, e che la vicenda storica è un burattinaio che muove i gesti dei burattini che svolgono la parte di burattinai.
Non importa se questa conclusione sembrerà vera o falsa, importa che dal romanzo appaia ben argomentata. Un romanzo non è un saggio, non deve essere "vero", un romanzo è una narrazione, e deve essere "verosimile". E questo lo è.


Concludendo, questo è un romanzo che ho trovato stimolante e che ho letto con piacere e soddisfazione, e che mi sento di consigliare ai lettori più avvertiti e smaliziati. Dato che l'editore ne ha pubblicato ben tre edizioni, trovarlo sul mercato dell'usato non è difficile.
Al contrario lo sconsiglio a tutte le persone che ad un romanzo chiedono solo di "non farle pensare" per qualche ora: non fa decisamente per loro.


 
 
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