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[Fantascienza con personaggi lgbt]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Non tutte le frittole riescono col buso...
Ritorna
infine in libreria un libro ormai introvabile, continuazione ideale delle
esilaranti Memorie
di un cuoco di astronavi.
Finalmente posso leggerlo anche io, che
me l'ero perso all'epoca della prima edizione (2003).
E che purtroppo ne sono un poco deluso.
Di primo acchito, parrebbe soprattutto
una raccolta alla rinfusa di racconti slegati, scritti negli intervalli
liberi, così come capitava e correndo contro il tempo. Il tutto
per acchiappare con un sequel il clamore del primo volume, che per
il mercato della fantascienza italiana è stato un vero caso editoriale.
Il risultato è che Mongai è
stato costretto a tirare un po' via, finendo per abusare della formula
del primo volume, a tratti ripetendosi, e non rivelandosi sempre
altrettanto felice.
Non che manchino anche in questo caso le
trovate genialoidi (come le riproduzioni di fotocopie trasandate e pasticciate,
tratte dalla presunta guida ai ristoranti galattici), purtroppo però
si tende a esagerare con ciò che nel primo volume era nuovo e qui
invece ormai è solo pasta riscaldata.
Per esempio, qui dilagano le pseudo-citazioni
dai libri apocrifi pubblicati dal protagonista (Rudy "Basilico" Turturro),
che talvolta filosofeggia in modo che definire "noioso" è adeguato.
Si arriva anche a tre citazioni di fila in una pagina, per cui le considerazioni
soffocano gli avvenimenti e, insomma, la salsa finisce per soffocare il
sapore del pesce.
Stucchevole anche il giochino di dare
alle realtà aliene nomi in romanesco, scritti secondo la fonetica
inglese. Eccetera.
Dopo aver messo le mani avanti, però,
non posso negare che Mongai resti sempre Mongai, e pur avendo creato un'opera
meno felice della precedente, resta comunque una spanna al di sopra di
gran parte di ciò che ci propina la fantascienza italiana.
Questo scrittore ha la fortuna di godere
d'una fantasia bizzarra e lussureggiante, con una tendenza a scartare nel
surreale, ma in modo di solito divertente.
Un suo "marchio di fabbrica" sono anche
le incursioni nell'erotismo (come rivela il titolo), che riesce miracolosamente
a mantenere sempre alla distanza fissa di un millimetro dal confine col
pecoreccio, restando così sempre un poco al di qua della
linea di confine col "semplicemente volgare", ma concedendosi episodi non
proprio per educande. A iniziare dall'episodio in cui il protagonista decide
di campare la vita arruolandosi in un bordello (eterosessuale). Dove farà
perfino il cuoco... per i suoi colleghi e per le clienti.
Anche in questo volume, come già nel precedente, appaiono tematiche omosessuali.
Il racconto 5 ("Che giudici imparziali
può avere la lotta dei sessi? Gli ermafroditi?", alle pp. 97-118)
racconta la fascinazione di Turturro per una coppia di Erma (umani geneticamente
modificati, ermafroditi), con i quali avrà una storia.
Si tratta chiaramente d'una metafora della
fascinazione verso i transessuali non operati, e abbonda di considerazioni
su omosessualità e transessualità, in genere rispettose,
salvo un brutto scivolone fallocratico a p. 110, laddove si afferma che
il lesbismo "ruota intorno alla negazione del fallo, che più
lo neghi e più c'è". Ma siccome Turturro parla in prima
persona, e siccome sul fatto che sia un galletto italico maschilista
non ci piove, faremo finta che lo scivolone l'abbia fatto lui e non Mongai.
Che a p. 76 e 171 si diverte a riflettere
su Anthelme, il cuoco-robot dotato di una Intelligenza Artificiale... dalle
tendenze omosessuali.
A p. 203 si parla poi della sconfitta
dell'Aids (e di prostituzione).
A p. 248 è recensito un ristorante
alieno gestito da una coppia lesbica, situato su un pianeta interamente
lesbico ispirato da SCUM di Valerie Solanas: "Un ambientino!".
A p. 253, infine, un'allusione.
Soppesati i pro e i contro, il libro vale
il prezzo che costa e la lettura.
Non ci si aspetti magari un capolavoro
assoluto, ma di sicuro non si penserà di avere sprecato il proprio
denaro, perché un onesto intrattenimento e un garbato divertimento
il volume li garantisce, mantenendosi sempre sul livello di un buon professionismo,
ed anche qualcosina di più.