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Massimo Mongai, Memorie di un cuoco d'astronave, "Urania" n. 1320, 12/10/1997.
 
Copertina di ''Memorie di un cuoco di astronave'' di Massimo Mongai.

[Romanzo di fantascienza, con tematiche lgbt]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Una spassosa cavalcata tra fornelli, ugelli e bordelli.

(Nota bene: il libro, in formato elettronico,  può essere liberamente scaricato, gratuitamente, presso il sito LiberLiber).


Degno vincitore del "Premio Urania" nel 1997, questo romanzo fece conoscere un ottimo autore italiano di fantascienza che si è poi segnalato per originalità negli anni a seguire.
Le sue cavalcate nel mondo alieno sono sempre intrise d'umorismo, e la sua mistura fra "letteratura di genere" tradizionale ed humour è di solito ottimamente riuscita. Questo romanzo d'esordio è particolarmente riuscito, e merita senz'altro la lettura per le sue vicende sempre al bordo del surreale.



Solo nel campo della sessualità si registra qualche scivolone, a causa dell'interferenza d'un umorismo un po' da caserma che a tratti è fastidioso.

In effetti, ogni volta che gli autori italiani di fantascienza (parlo dei maschi: le femmine sembrano per ora escluse dal fenomeno) abbordano il tema della sessualità, il più delle volte tendono a derapare, dato che a quanto pare in Italia fantascienza e sessualità vivono nello stesso mondo: la fantasia di ciò che è impossibile.
Con troppa rapidità banali fantasie sessuali divengono così, pari pari, insipidi episodi della vicenda, suscitando un senso di fastidio in chiunque non condivida le fantasie masturbatorie dell'autore di turno.

Mongai, per fortuna, si mantiene su un ben diverso livello di levità e autoironia, che evita lo scadimento nel pecoreccio e nella greve omofobia da caserma di cui qualche anno dopo si sarebbero invece macchiati i suoi epigoni della Guida galattica dei gourmet.

Ciò non impedisce che il suo protagonista, il simpatico cuoco "Basilico" Turturro, ammiccchi alle pp. 14-15 sulla sventura capitatagli agli inizi della carriera: una coppia di passeggere bisessuali, ninfomani insaziabili, che lo "spompavano" con le loro richieste continue di prestazioni sessuali.
Ora, io non ho capito cosa ci dovrebbe essere di divertente in queste due pagine, a meno che il divertimento consista nel retropensiero goliardico che sottintende che, per un eterosessuale, il sommo della gioia erotica consista nell'infilarsi di straforo in una coppia lesbica/bisessuale, cosa che quindi può essere definita in qualsiasi modo fuorché "guaio".



Un cenno all'omosessualità maschile torna a p. 218, laddove, descrivendo il livello di specializzazione dei bordelli di Porto Pazzo, Turturro esemplifica nominando "un bordello specializzato per omosessuali maschi passivi masochisti con partner attivi e super dotati. Variazioni razziali comprese".


Per tutto il resto, il buon "Basilico" si mantiene saldamente sul lato eterosessuale del marciapiede.


 
 
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