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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Quando il fumetto faceva le veci del porno.
C'è stata un'epoca in cui, nella lotta senza quartiere fra una società che bramava accedere al paradiso della pornografia, e uno Stato e una Chiesa che brandivano leggi d'epoca fascista per impedirlo, anche il fumetto giocò un qualche ruolo nel titillamento dei giovani in picco ormonale.
Il
disegno poteva infatti di volta in volta "sfumare", "alludere", coprire
e scoprire, ammiccare, mentre la fotografia risultava sempre fin troppo
diretta e brutale. Cosa che andava benissimo ai lettori, ma non ai poliziotti.
Ci
fu quindi una fioritura esplosiva di questo categoria di fumetti,
tipicissimo prodotto di consumo nella cultura delle caserme, succedaneo
a basso costo della costosissima (e difficilissima da trovare) pornografia.
Questo
volumetto si presenta come analisi intellettuale di questo tipo di fumetto,
e tenta una tipologia ragionata del genere.
In
realtà, la sua ragion d'essere è solo eccitare a sua volta,
sia attraverso generose riproduzioni d'immagini tratte dai fumetti analizzati,
sia attraverso abbondanti ed esplicite citazioni di "capolavori letterari"
e fatti storici su temi imperdibili come il sadismo, la zoofilia e simili.
Il
tono è pesantemente moralista e maschilista, tale da fare capire
perché ci sia stato bisogno di una "rivoluzione sessuale": se questo
era il tono dei trasgressori, figuriamoci i repressori...
Un
capitoletto è dedicato alla "psicopatia" dell'omosessualità.
Davvero essa è tanto diffusa quanto appare dalla sua onnipresenza
nel cinema e nei fumetti? (E si noti che il cinema di allora, visto con
occhi attuali, spicca per l'assenza quasi assoluta di personaggi lgbt...).
L'autore se la cava con qualche rapido dato statistico rubato al Rapporto
Kinsey, e morta lì.
Le
immagini del capitoletto, per imbarazzo, trattano svagatamente di
tutt'altro, e se avessero potuto anche fischiettare per far finta di nulla,
lo avrebbero fatto.
Vero
la fine un secondo capitoletto, "Il bacio delle rose", tratta il
tema assai più ghiotto del lesbismo, e qui invece le illustrazioni
si sprecano.
Dopodoché,
alla chetichella e senza alcuna spiegazione, appaiono qui anche le immagini
che avrebbero dovuto apparire nel capitolo sull'omosessualità. Ed
è la più ributtante collezione di macchiette scheccanti e
patetiche che si possa immaginare.
Ci
sarebbe da trarre un sospiro di sollievo per il fatto che questa letteratura
è totalmente defunta, se non avessimo leader politici la cui cultura
sessuale s'è formata interamente su testi di questo tipo, e raccontano
a raffica barzellette che sono dell'esatto livello di questo libercolo.
Per
fortuna esiste sempre la Morte, che prima o poi obbliga anche le cozze
più saldamente cementate a levare le àncore....