Home page Giovanni Dall'OrtoScritti di attualità > La proibizione di donare il sangue fatta ai gay

In merito alla risposta del Centro trasfusionale di Milano
sulla proibizione di donare sangue fatta ai gay.

[Da "Facebook", 30 marzo 2009]

di: Giovanni Dall'Orto.


Oggi il "Corriere della Sera" pubblica al risposta del Centro trasfusionale di Milano in merito all'ennesima denuncia del fatto che a Milano alle persone omosessuali, tutte le persone omosessuali, incluse quelle in relazione monogamica e quelle caste, è vietato donare sangue.

Riporto integralmente il testo:

Caro direttore, in risposta alla lettera del signor Lorenzo Masili sul Corriere di ieri, precisiamo che l'esclusione dalla donazione di sangue di soggetti maschi i quali abbiano rapporti omosessuali — indipendentemente dal numero di partner — deriva dalle indicazioni della Commissione Europea (Direttiva 2004/33/EC) e della Legge italiana (Decreto ministeriale 13.4.2005, allegato 4) che appunto impediscono la donazione da parte di soggetti con comportamenti a rischio.
L'orientamento sessuale non è a priori un motivo di esclusione, infatti le donne omosessuali possono donare il sangue. Ma i dati epidemiologici, ad oggi, mostrano che il rapporto omosessuale maschile è un comportamento a rischio (Journal of the American Medical Association, 28/11/07, «The reemerging hiv/aids epidemic in men who have sex with men»). Perciò la nostra struttura esclude dalla donazione i maschi omosessuali che dichiarano di essere sessualmente attivi.
Al Policlinico, comunque, i gay respinti come donatori sono meno di tanti altri esclusi per motivi diversi: per esempio chi nell'ultimo anno ha avuto più di tre partner, o rapporti con una prostituta, o semplicemente un rapporto occasionale, senza contare chi ha visitato Paesi ad alto rischio malaria.
Tutte persone che, singolarmente, possono ben rivendicare di essere sanissime ma che, per ragionevole precauzione finalizzata alla riduzione del rischio per il ricevente, vengono escluse dalla possibilità di donare il sangue.
Da ultimo vale la pena ricordare che c'è discriminazione in presenza di un diritto, e donare il sangue non è un diritto ma un'opportunità. Perseguibile in base a un'idoneità definita da criteri fondati su un'evidenza scientifica.
Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti.
 
Lorenzo Masili, protagonista della protesta.
Da bravo giornalista ho imparato che la prima cosa che va fatta quando una persona fa un'affermazione è verificarne la fondatezza.
Ho quindi preso il testo della direttiva citata (a sproposito), che trovate qui.

Nell'allegato III, che contiene l'elenco delle condizioni di esclusione dalla donazione, trovo scritto:

Sexual behaviour. Persons whose sexual behaviour puts them at high risk of acquiring severe infectious diseases that can be transmitted by blood. [Comportamenti sessuali. Persone i cui comportamenti sessuali siano tali da porle a rischio di acquisire gravi malattie infettive che possano essere trasmesse per via ematica -- traduzione mia]
Come si vede non solo il paragrafo non nomina gli omosessuali, ma addirittura smentisce espressamente che "l'esclusione dalla donazione di sangue di soggetti maschi i quali abbiano rapporti omosessuali — indipendentemente dal numero di partner — deriva dalle indicazioni della Commissione Europea (Direttiva 2004/33/EC) e della Legge italiana (Decreto ministeriale 13.4.2005, allegato 4)"

Il problema è che la direttiva ragiona, correttamente, in termini di "comportamenti a rischio", mentre il Centro trasfusionale ragiona ancora, come nel 1985, in base a presunti "gruppi a rischio" ("indipendentemente dal numero dei partner"!), concetto che il mondo scientifico ha abbandonato da molti anni.
Perché il J.A.M.A. può essere distorto per fargli dire che che ci pare, ma resta il fatto che QUALSIASI rapporto sessuale non protetto è un "rapporto a rischio" di contrarre malattie a trasmissione sessuale, e non solo quello omosessuale. Come contraddicendosi ammette perfino il comunicato sul "Corriere", ammettendo che viene escluso anche l'eterosessuale che "nell'ultimo anno ha avuto più di tre partner, o rapporti con una prostituta". Evidentemente avranno scoperto leggendo il JAMA quel che ogni adolescente sa, ovvero che l'Hiv si trasmette perfino tra uomo e donna. Wow, ora so a chi doverebbe andare il prossimo Nobel per la medicina...


Non è la prima volta che il mondo "scientifico" italiano si dimostra in ritardo di anni luce rispetto al resto del mondo, ma nel nostro caso quando i ritardi vanno in una direzione politicamente pre-orientata la cosa diventa ancora più grave.
La falsificazione della scienza a vantaggio di dottrine politiche o morali è infatti cosa che non è tollerabile, e questo prima di tutto per motivi scientifici che per motivi politici.
La scienza al guinzaglio del Lysenko o del Mengele di turno è infatti quella che ha inflitto i disastri peggiori alla razza umana.

La falsificazione qui è oltretutto doppia. Perché consultando il testo del decreto ministeriale citato, allegato quattro, scopriamo che esso elenca fra i motivi di esclusione:

Comportamento sessuale  Persone il cui comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie infettive trasmissibili con il sangue.
Il che è esattamente, parola per parola, quanto previsto dalla direttiva europea.


Ora, si potrebbe dire che siamo di fronte a "problemi di interpretazione".
Ma non è così.
Il problema è infatti che a Milano, e solo a Milano (dato che in altre città quello stesso testo giuridico viene interpretato nel senso che ai gay che non abbiano un "comportamento sessuale le espone ad alto rischio di contrarre gravi malattie infettive" la donazione è lecita) l'omosessualità è considerata comportamento a rischio "indipendentemente dal numero di partner" (cito letteralmente quanto ammesso dal centro trasfusionale stesso).
Ovvero, in aperto contrasto con quanto prescritto nei due testi citati come base di una decisione arbitraria -- ma la medicina è piena di decisioni arbitrarie, quindi la cosa in sé non è tremenda, o perlomeno inaudita -- e ingiustificata -- e questo è invece gravissimo. Non si fa medicina sulla base del capriccio personale, e delle antipatie, o del razzismo!

L'Hiv non è contagioso per gli eterosessuali solo a partire dal quarto partner, mentre per i gay lo è già a partire dal primo, anzi, lo è perfino in assenza di qualsiasi partner ("indipendentemente dal numero dei partner", appunto!).
Questa non è scienza, questo è vudù.
L'Hiv non si trasmette sessualmente in assenza di partner sessuali! Chiunque lo pensi non dovrebbe avere la possibilità di decidere in merito a delicate questioni che riguardano la salute pubblica!


Io non contesto il Centro trasfusionale perché io scambio "un'opportunità"con "un diritto", bensì perché loro confondono il vudù con la medicina, ed io non voglio che medici-vudù abbiano responsabilità sulla salute pubblica (cioè anche mia), e sul sangue che un giorno potrebbe servire a anche a me.

Quando mi trovai di fronte ad un caso analogo, denunciato dal mensile che all'epoca dirigevo, "Pride", in quanto coinvolgeva un collaboratore, Paolo Pedote, perfino l'allora ministro Storace (uomo di destra quant'altri mai, si noti!) allibì e dichiarò testualmente alla stampa:

"Quanto accaduto al Policlinico di Milano - dice il ministro - è inaccettabile e potrebbe configurare l'esistenza di un reato".

 
Paolo Pedote, protagonista di un precedente caso di discriminazione.
 Solo la pusillanimità e la palese e chiara incapacità di far politica dell'Arcigay milanese, più attento a organizzare feste da ballo che a risolvere i problemi del mondo lgbt, permise allora che l'incidente, dopo un poco di chiasso, ricadesse nel silenzio senza che si fosse ottenuto nulla, salvo poi ripresentarsi per l'ennesima volta oggi, e poi domani, dopodomani e dopodomani ancora.

Visto che qui siamo di fronte ad una recidività la nostra risposta oggi deve essere sì in primo luogo scientifica, dato che la scienza in materia si è già espressa, come dimostrano i testi stessi citati dal Centro trasfusionale: per la scienza la selezione va fatta sulla base dei comportamenti, e non degli orientamenti sessuali.

Tuttavia, visto che al centro trasfusionale di Milano la scienza viene tenuta in non cale e si preferisce il vudù, la risposta deve essere una buona volta politica e a questo punto, se necessario, anche giudiziaria.

Invito l'associazionismo gay milanese a rubare un poco di preziosissimo tempo agli importantissimi spettacolini coi travestiti, e le ancora più importanti e soprattutto lucrose feste danzanti, trascurando per un poco la Patty e la Mina per ricordarsi, se ci riesce ancora, che dopo tutto il movimento gay è un movimento politico e non dopolavoristico.

Perché la politica esiste eccome, e condiziona la vita di noi cittadini, specie quando la politica commette abusi, come in questo caso, in cui ha prevaricato sulla scienza e le ha imposto decisioni che con la scienza non hanno nulla a che spartire.
Come purtroppo in Italia (il non recente caso della procreazione assistita ed il recente caso Englaro insegnano) succede ormai sempre più spesso.

Distinti saluti

Giovanni Dall'Orto


Tratto da: Facebook.

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