Home page Giovanni Dall'Orto > Saggi di storia gay > Biografie di personaggi gay > Michelangelo Merisi, "il Caravaggio" >  I pin-up del Caravaggio

MICHELANGELO MERISI detto
"IL  CARAVAGGIO" (1571-1610)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Michelangelo da Caravaggio ritratto da Orazio Leoni (Firenze, biblioteca marucelliana)
Michelangelo da Caravaggio nel ritratto di Orazio Leoni oggi a Firenze, Biblioteca marucelliana. Fare clic per ingrandire (55 Kb)
Pittore.

Nacque probabilmente a Caravaggio in provincia di Bergamo (o, secondo un'altra ipotesi, a Milano nel palazzo dei marchesi di Caravaggio, dei quali era servitore il padre) .

Fu allievo di Simone Peterzano e nel 1593 si trasferì a Roma dove, dopo un inizio  difficile, fu infine preso sotto la protezione del cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte (1549-1627) ambasciatore dei Medici a Roma (che come vederemo fu probabilmente omosessuale) il quale nel 1597 gli diede alloggio in quello che allora era il palazzo romano dei Medici (Palazzo Madama), gli commissionò numerosi dipinti e lo aiutò ad ottenere importanti commissioni (come quella per la chiesa di San Luigi dei Francesi, 1599). 

Caravaggio nel 1599-1600 (autoritratto)Fu l'inizio di una brillante carriera: entro breve lo stile "realista" del Caravaggio, i suoi contrasti netti fra luce ed ombra, furono imitati da numerosi altri pittori e Caravaggio divenne un pittore molto richiesto.

Tuttavia, quando già la sua carriera sembrava consolidata, gli impedì di raccoglierne i frutti il suo carattere criminale: Caravaggio era spesso coinvolto in scontri, girava illegalmente armato, e dovette infine scappare da Roma (con una condanna a morte sulla testa) per l'assassinio di un certo Ranuccio Tommasoni in una lite.

Caravaggio fuggì a Napoli (circa 1606), poi in Sicilia, a Malta (dove fu incarcerato per avere offeso un cavaliere di Malta, ma ne fuggì nel 1608), ancora in Sicilia (e dovette fuggire di nuovo, vedremo perché), Napoli (dove fu ferito in una rissa di strada).

Morì, probabilmente di malaria, sulle rive laziali, non lontano da Roma, dove stava aspettando,  si suppone oggi, che i suoi potenti amici a Roma ottenessero la grazia per lui.

L'atto di morte del Caravaggio, 1609
"A li 18 luglio 1609 nel'ospitale di S. Maria Ausiliatrice morse [= morì] Michel angelo Merisi da Caravaggio, dipintore, per malattia", recita l'atto di morte del Caravaggio recentemente ritrovato.


Fu omosessuale Michelangelo Merisi da Caravaggio? 
Solo chi voglia ignorare l'evidenza potrebbe negarlo. La sua omosessualità è infatti un dato tanto palese, anzi addirittura esibito nei suoi quadri, da essere ormai data per scontata dalla maggior parte dei critici, con la sola eccezione di quelli cattolici (che negherebbero qualunque cosa) e, ahimè, quelli italiani (o di cultura italiana[1].

Il dibattito sulle intenzionali implicazioni omosessuali della sua opera è in effetti avvenuto  tutto al di fuori dei nostri confini: la cultura accademica italiana è tale che mai i critici si insozzerebbero per parlare di cose volgari e poco "Sublimi" come la realtà (o i volgari documenti storici).

Per fare un esempio prendiamo il crtico d'arte cattolico Maurizio Calvesi, che strepita indignato:
 

"In realtà la presunta omosessualità del Caravaggio, utile ad aggiungere un tocco al quadro del suo maledettismo, è probabilmente solo un abbaglio; e questo discende soprattutto da una discutibile esegesi di alcuni quadri del primo periodo romano, che presentano figure effeminate o ritenute provocanti[2].

Eppure le figure "ritenute" (si noti, solo "ritenute": il fatto che uno dei primi possessori tenesse nascosto Amor vincitore dietro una tenda nasceva certo dal bisogno di proteggerlo dalla polvere...) provocanti sono quelle in cui le intenzioni erotiche sono  smaccate: le pose e gli sguardi dei ragazzi (e solo ragazzi: nudi femminili, zero), i richiami ad Amore: tutto è giocato ad un livello assolutamente esplicito [3]. Questo perché
 

"Caravaggio si rivolgeva a Roma ad una subcultura apertamente omosessuale; sofisticata, sicura di sé e ricca al punto da poter indulgere nelle sue fantasie e da sviluppare propri codici e ironie. 
Il tono del lavoro del Caravaggio per questo gruppo è caratteristico. È, per  la prima volta, "camp" in modo riconoscibile, nella sua sovversione ironica e teatrale degli stereotipi sessuali"[4].

Christoph Frommel ha persino ricostruito l'ambiente in cui Caravaggio ottenne le sue prime commissioni, mostrando che si rivolgeva a una cerchia sensibile ai temi omoerotici.
A iniziare dal già citato cardinale Francesco Maria Del Monte, sul quale esistono documenti che mostrano che era egli stesso attratto da giovanetti e giovanotti quale Caravaggio era o, per dirla con le parole stesse di Frommel,
 

"Del Monte fu, per il giovane Caravaggio, qualcosa di più che un protettore che gli offrì alloggio, commissioni e una ricca collezione da ammirare[5].
Il cardinale Francesco Maria Del Monte
Il cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte

E tanto per tagliare la testa al toro e capire che tipo di persone fossero i committenti del Caravaggio, riporterò ciò che scrisse del cardinal Del Monte un suo biografo contemporaneo:
 

Era dotato di una singolare dolcezza di costumi, e si dilettava della frequentazione di ragazzi [juvencularium <sic> familiaritate delectabatur], non tanto, credo, per motivi illeciti, quanto per naturale affabilità. 
O forse è palese che si può concludere che prima dell'elezione di Urbano al soglio papale scaltramente celasse tutto ciò, per non dare nessun appiglio ai suoi oppositori [obrectatores]
Ma dopo l'elezione di Urbano, sciolto ormai dal freno della speranza di essere eletto papa, assecondava apertamente il suo gusto: già vecchio e quasi privo della vista, più simile ad un tronco d'albero che ad un uomo, e di conseguenza non più in grado di cedere alle tentazioni, ciononostante un giovincello fu da lui reso ricco [iuvenculus tamen ab ipso bene fuit]. [6].

C'è forse bisogno di essere più espliciti?

Autoritratto del Caravaggio dal Concerto oggi al Metropolitan Museum, 1595-7Del resto il giovane Caravaggio era abbastanza appetitoso da potere aiutare il talento con altri doti... come si vede dall'autoritratto, del 1595-6 circa, qui accanto.

Come se non bastasse, a Palazzo Madama, Caravaggio si portò dietro pure un altro giovanotto ventenne, suo convinvente dal 1594: il pittore (di secondo rango) siciliano Mario Minniti (1577-1640). 
I due (o forse sarebbe meglio chiamarli: "la coppia"?) vissero assieme dal 1594 al 1600, quando Minniti lasciò il Caravaggio... per potersi sposare.
(Incidentalmente si noti che, dal poco che sappiamo, quello col Minniti è l'unico fra i rapporti del Caravaggio con le caratteristiche esteriori di vera e propria relazione, mentre gli altri si colorano dei connotati dell'abuso di potere ai danni dei garzoni  sottoposti, o del ricorso a "ragazzi di vita" per nulla disinteressati).



 
Caravaggio in un ritratto di Etienne Baudet
Caravaggio in un ritratto di Etienne Baudet (sec. XVII). Foto archivio G. B. Brambilla

Quello col Minniti fu solo il primo ma non l'unico di una serie di "ambigui" rapporti con garzoni e modelli (come Cecco di Caravaggio o il "Caravaggino"), messi in posa in modi in cui le allusioni al desiderio erotico sono esplicite

In altre parole, "si vede" (dai quadri) che Caravaggio era omosessuale (perché fu lui a volere che si vedesse) esattamente nello stesso modo in cui "si vede" che Rubens o Tiziano erano eterosessuali (cosa questa che non scandalizza nessuno, e tanto meno me).

E poi, la fama del Caravaggio tra i contemporanei non era propriamente quella dell'eterosessuale impenitente, e la biografia stessa del Caravaggio non è decisamente quella di un'orsolina.

Si può forse decidere di non tener conto della testimonianza resa nel 1603 (in un processo per diffamazione intentato al Caravaggio da Giovanni Baglione) dal pittore Tommaso Salini-[7], il quale affermò che un certo Giovan Battista era bardassa (amante passivo) del Caravaggio. Tanto più che Caravaggio, a scanso di rischi, negò prudentemente di conoscere il ragazzo [8].

Ma non credo si possa ignorare Francesco Susinno (1660/1670-ca. 1739), che spiegò che il Merisi dovette fuggire nel 1609 da Messina per i guai procuratigli il suo continuo ronzare attorno ai ragazzi: 
 

"Andava perduto nei giorni festivi appresso a un certo maestro di grammatica detto don Carlo Pepe: guidava questi li suoi scolaj a divertimento verso l'arsenale. (...) In tal luogo Michele andava osservando gli atteggiamenti di que' ragazzi scherzanti per formarne le sue fantasie. Insospettitosi di ciò sinistramente quel maestro, ispiava perché sempre gli era di attorno. 
Questa domanda disgustò fieramente il pittore, e quindi in tal ira e furore trascorse che, per non perdere il nome di folle, die' a quell'uomo dabbene una ferita in testa[9]

Caravaggio - Angeli adolescenti abbracciatiNaturalmente Calvesi [10] protesta: la frase non alludeva certo "ai capricci di un omosessuale" bensì "alle ispirazioni di un pittore". 
Ma ciò che Calvesi per preconcetto rifiuta di ammettere è che "l'ispirazione di un pittore" può nascere anche dai cosiddetti "capricci di un omosessuale"... come dimostra proprio il caso del Caravaggio. 
Del resto persino Pasolini giustificò una volta, durante un processo, le sue frequentazioni di ragazzi romani con "studi antropologici" necessari ad ispirare le sue opere letterarie. I suoi erano capricci di omosessuale, o ispirazione di scrittore?

Insomma, la questione dell'omosessualità del Caravaggio è una "spina nella carne" che tormenta l'omofobia dei critici dell'arte fin dalle origini, cioè fin da quando Roberto Longhi (1890-1970), che riscoprì per noi moderni il Merisi, dedicò una vergognosa noterella all'"inversione sessuale" del pittore [11]
In essa Longhi (omosessuale velato) se la prendeva untuosamente col critico d'arte rivale (ed omosessuale velato) Bernard Berenson (1865-1959) per aver osato-[12] "insinuare" che Caravaggio fosse, "forse", omosessuale (rivelandosi in ciò osservatore più acuto, o più sincero, del Longhi). 
Longhi ribatté che ciò è impossibile (senza spiegare perché), e che solo gli omosessuali (leggi Berenson) amano coltivare tale equivoco.

Copertina del video _Caravaggio_ di Derek JarmanOggi per fortuna il tema dell'omosessualità del Caravaggio è discusso in modo più onesto, anche se per arrivarci si è passati attraverso omofobe letture "psicoanalitiche" le quali hanno voluto collegare a tutti i costi il carattere apertamente criminale del Caravaggio a un disagio derivante dalla sua omosessualità [13]

Ai giorni nostri il film di Derek Jarman, Caravaggio (1986) ha messo in scena un protagonista apertamente bisessuale senza causare scandalo.
 

Fare clic qui per alcune pagine mie sui "pin-up" (e gli amanti) del Caravaggio.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note

[1] Ha fatto curiosamente eccezione Vittorio Sgarbi (sia pure con tutta la carica dei suoi soliti pregiudizi), che ha dichiarato nel 2001: «Caravaggio sopporta ogni tipo di lettura. (...) [anche] quella omosessuale: non m’importa conoscere la vita privata di Caravaggio (...) però mi colpisce la sua ambiguità. Mi colpiscono quei giovani modelli, i suoi Bacco e i suoi Giovanni Battista, allusivi e lascivi come i ragazzi fotografati da von Gloeden. Una omosessualità intinta di cattolicesimo, come quella di Pasolini e di Testori e di altri maledetti nostri contemporanei quali Fassbinder e Genet. Citato da: Ranieri Polese, In Giappone tutti pazzi per Caravaggio, "Corriere della Sera", 30 settembre 2001.

[2] Maurizio Calvesi, Caravaggio, Art & dossier, aprile 1986, p. 14.

[3] La cosa era talmente esplicita agli occhi dei contemporanei del Caravaggio che un pittore suo rivale, Manfredi, produsse un Cupido punito da Marte, in cui un rude maschiaccio le dà di santa ragione sul culo nudo e in primo piano di un Amore-marchetta "caravaggesco". 
Il messaggio è chiarissimo: "Questo fa un vero uomo per correggere i "bardassi" come questo, altro che Amore o Vittorie!".

Fallimentare invece, per svenevolezza e devozione falsa e untuosa, la risposta d'un altro rivale, Amor sacro e amor profano di Giovanni Baglione (o Baglioni), che punta sulla religione: anche qui un Amore-marchetta "caravaggesco", ignudo, a terra (anzi stravaccato come una balenottera spiaggiata), mentre su di lui torreggia un vittorioso Amore Spirituale insopportabilmente lezioso, con annesso  diavolaccio per connotare come diabolico, appunto, l'Amore presentato da Caravaggio come trionfante. 
Al di là della riuscita artistica di queste risposte, a noi importa notare come il quadro del Caravaggio facesse discutere, e polemizzare, non solo per gli aspetti formali (i soli che i critici d'arte italiani prendono in considerazione), ma anche per il suo significato ideologico, per il suo (omo)erotismo sfacciato, per la sua ostentazione di passione omofila ed anzi pedofila.
Anche oggi un quadro così farebbe scandalo, figuriamoci allora.

[4]-Margaret Walters, The male nude, Penguin, Harmondsworth 1978, pp. 188-189.

[5] Christoph Frommel, Caravaggios Frühwerk und der Kardinal Francesco Maria del Monte, "Storia dell'arte", nn. 9/10, 1971, pp. 5-29 e appendice, p. 51.

[6] Theodorus Amayden (1586-1656), Elogia summorum pontificorum (inedito), citato in: Luigi Spezzaferro, La cultura del cardinal Del Monte, "Storia dell'arte", nn. 9/10, 1971, pp. 57-92, a p. 60.
Sul cardinale Del Monte si veda soprattutto Christoph Frommel, Op. cit., e il catalogo del convegno: Il cardinale Francesco Maria del Monte  (1549-1626). Mecenate di artisti, consigliere di pontefici e di sovrani, Olschki, Firenze 1994.

[7] Vedila in Maurizio Calvesi, Op. cit., p. 14.

[8] Per la vicenda vedi: Maurizio Calvesi, Op. cit., pp. 64-65, e Donald Posener, Caravaggio's early homo-erotic works, "Art quarterly", XXXIV 1971, pp. 301-324. Poi in: Wayne R. Dynes e Stephen Donaldson (a cura di), Homosexuality and homosexuals in the arts, Garland publishing, New York & London 1992, pp. 111-134, a p.  p. 302.

[9] Francesco Susinno, Le vite de' pittori messinesi e di altri che fiorirono in Messina [1724], Le Monnier, Firenze 1950, pp. 114-115.

[10] Maurizio Calvesi, Op. cit., pp.13-14. 

[11] Roberto Longhi, Novelletta del Caravaggio "invertito", "Paragone", gennaio 1952, pp. 62-64.

[12] Bernard Berenson, Del Caravaggio, delle sue incongruenze e della sua fama, Electa, Firenze 1951, p. 81.

[13] Si veda per un esempio: Herwarth Röttgen, Il Caravaggio. Ricerche e interpretazioni, Bulzoni, Roma 1974.
 
 






Francobollo commemorativo italiano, 1973
Francobollo commemorativo italiano per il Caravaggio, 1973.



Originariamente edito in traduzione inglese parziale sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1, ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

[Torna all'indice delle biografie di personaggi gay]