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Richard von Krafft-Ebing (1840-1902)
 
di: Giovanni Dall'Orto

Richard von Krafft-Ebing.
 
Il barone Richard von Krafft-Ebing (Mannheim, 14 agosto 1840-Graz, 22 dicembre 1902), è stato un neurologo, psichiatra e sessuologo austro-tedesco. 


Vita. 
Nato in Germania, Krafft-Ebing studiò medicina all'Università di Heidelberg, specializzandosi in psichiatria, iniziando la carriera nei manicomi. Insoddisfatto della pratica manicomiale, che giudicò inadatta a comprendere la natura e le cause delle "malattie nervose", si dedicò all'insegnamento, carriera nella quale avrebbe proseguito senza eventi di rilievo fino all'anno precedente la morte, avvenuta nel 1902. 
Dopo avere insegnato all'università di Strasburgo, allora governata dalla Prussia, reagì al clima restrittivo che vi si respirava accettando una posizione a Graz, e successivamente a Vienna, trascorrendo così il resto della sua vita in Austria-Ungheria. Nel 1885 fondò una clinica privata per le "malattie nervose" nei pressi di Graz, destinata ai "nevropatici" dell'aristocrazia e dell'alta borghesia, inoltre gestì uno studio privato a Vienna e lavorò come medico-legale. 
Nonostante Krafft-Ebing producesse diversi lavori sulla classificazione delle malattie mentali e sulle malattie neurologiche, essi sono ormai inevitabilmente superati dal progresso scientifico successivo, cosicché la sua fama postuma è interamente dovuta alla sola opera intitolata: Psychopathia sexualis. 


La Psychopathia sexualis. 
Copertina de L'inversione sessuale (1897).
La Psychopathia sexualis (edizione originale in tedesco: 1886), fu il primo tentativo riuscito di studio psichiatrico sistematico, quasi "enciclopedico", di tutti i comportamenti sessuali devianti, compiuto dalla medicina ottocentesca [2]. Fu in quest'opera che apparvero per la prima volta parole e concetti oggi correnti nel linguaggio quotidiano come "sadismo", "masochismo" o "feticismo". Lo stesso termine "omosessualità" (sia pure usato in alternanza con altri, come "uranismo") si diffuse inizialmente in Europa per il tramite di quest'opera. 
Benché l'autore l'avesse destinata, nelle sue intenzioni, alla sola comunità scientifica, la Psychopathia sexualis ebbe un enorme successo di pubblico, nonostante il fatto che i passi giudicati "scabrosi" fossero stati pudibondamente tradotti in latino. La versione rivista ed aggiornata da Albert Moll (1862-1939) nel 1924 è stata ristampata ininterrottamente fino ad oggi. 
Il successo di pubblico valse all'autore critiche che in parte nascevano da invidia professionale, e rese "imperdonabile" per i cattolici la sua trattazione del desiderio di santità e martirio come espressione d'isteria e masochismo: ciò gli valse la collocazione dell'opera nell' Indice dei libri proibiti. 
L'accusa più frequente degli avversari fu che Krafft-Ebing aveva avuto successo solo perché aveva scritto volgare pornografia camuffandola da discorso scientifico, mentre invece questo autore era stato il primo a comprendere l'importanza di raccogliere le storie personali dai pazienti stessi, dando loro la parola. Era proprio questo da un lato a entusiasmare il grande pubblico, che vi si riconosceva, e contemporaneamente a infastidire quanti avrebbero voluto che su questo argomento fosse mantenuta la più ferrea censura. 
Le storie umane raccolte da Krafft-Ebing sono di tale interesse che nel XXI secolo sono state estratte dall'opera e pubblicate come opera a sé [3]. 

Eppure la Psychopathia sexualis era nata solo come tentativo di catalogazione delle perversioni sessuali, e partendo da una mentalità decisamente ristretta. Krafft-Ebing era infatti convinto dell'inferiorità biologica della donna, accusata di avere un cervello più piccolo e un sistema nervoso più infantile di quello maschile, inoltre per lui solo la sessualità mirata alla procreazione era "normale", al punto che utilizzò il termine "eterosessualità" per indicare la "perversione" (!) costituita dai rapporti sessuali fra uomo e donna in età o in condizioni tali per cui la procreazione non era possibile. 
Nonostante questi handicap ideologici l'autore seppe compensare attraverso un atteggiamento di apertura che lasciava spazio, pur criticandoli liberamente, ai punti di vista dei suoi "pazienti" (cosa che gli causò la critica del suo collega Albert Moll, che lo accusò di credulità acritica nei confronti dei pazienti). Fu questo atteggiamento a fare di lui e non di altri il punto di riferimento per migliaia di persone, soprattutto omosessuali, che lo individuarono come interlocutore.  
Alla morte i casi raccolti per il suo lavoro, in massima parte rimasti inediti, avevano raggiunto i 20.000: in buona parte erano stati inviati spontaneamente da "pazienti" che desideravano contribuire con la loro storia alla ricerca. 

Alex Hunnicutt ha osservato in proposito: 

    «Krafft-Ebing si trovò inondato di risposte da parte di persone che, per la prima volta, scoprivano che esistevano altri che condividevano le loro proclività, e che non erano completamente sole e senza nessuno a cui ricorrere. (...) 
    Man mano che il suo libro raggiungeva cerchie sempre più ampie di lettori, uomini che fin lì avevano avuto poche o punte possibilità di discutere dei loro sentimenti contattarono Krafft-Ebing e servirono volontariamente da soggetti per i suoi studi. Egli scoprì così che, contrariamente alla sua credenza originale secondo cui questi uomini erano degenerati morali, esemplari inferiori della razza umana, affetti da malattie mentali, la maggior parte dei soggetti esibiva caratteristiche di sanità morale, fisica, mentale altrettanto solida di quella degli uomini "normali". Addirittura, osservò che le sofferenze mentali che costoro manifestavano avevano origine dalla costante disapprovazione sociale e culturale che sperimentavano. In altre parole, la loro omosessualità non era causata da malattia mentale, ma piuttosto, la loro malattia mentale era causata dal trattamento spietato o alla vita di sotterfugi che dovevano sopportare a causa della loro omosessualità.[4]

Krafft-Ebing e l'omosessualità: un atteggiamento in evoluzione. 
Nella prima edizione della Psychopathia Krafft-Ebing condivideva in pieno il punto di vista prevalente all'epoca, secondo cui l'omosessualità era l'espressione d'una degenerazione psico-fisica, e l'opera rispecchia in pieno questo punto di vista. 
Secondo Mauro Giori, 

    «le tipologie di omosessuale presenti nell'opera sono quattro: 
    1. Semplice inversione dell'attrazione sessuale. In questo caso fisicamente non ci sono particolarità notevoli (...); 
    2. Evirazione e defemminizzazione. I due vocaboli (rispettivamente per maschi e femmine) non vanno presi alla lettera, stanno semplicemente a indicare perdita dei caratteri fisici propri del genere biologico. Insomma effeminatezza per gli uomini e mascolinità per le donne. Ovviamente i ruoli sessuali saranno conseguenti (...). 
    3. Transizione verso l'illusione di un cambio di sesso. Si ha quando l'individuo si sente anche fisicamente di sesso diverso. 
    4. Illusione di un cambio di sesso. Lo stadio finale della precedente possibilità, che per Krafft-Ebing coincide con la paranoia. 
    Negli ultimi due casi si va verso la transessualità, ovviamente, che per Krafft-Ebing coincide dunque con la versione più grave della malattia che ha nome omosessualità.[5]
 
Richard von Krafft-Ebing in età avanzata.
Ciò non gli impedì un dialogo con militanti omosessuali come Karl Heinrich Ulrichs o Magnus Hirschfeld (del quale avrebbe firmato la petizione per l'abolizione del paragrafo 175). Sorprendentemente, l'apertura all'influenza da parte dei proto-militanti omosessuali, che si riscontra anche nell'utilizzo dei termini inventati da Ulrichs, fu ammessa nel 1879 dallo stesso Krafft-Ebing in una lettera a Ulrichs: 
    « Ho dedicato la mia completa attenzione al fenomeno [omosessuale], che all'epoca mi appariva tanto misterioso quanto interessante. Fu la conoscenza dei suoi scritti che da sola mi indusse allo studio di questo campo di grande importanza, e a stendere per iscritto le mie esperienze <scientifiche>, come lei sa.[6]
Da parte sua Ulrichs considerava Krafft-Ebing come l'unico studioso che avesse recepito il senso della battaglia da lui combattuta per decenni. In una recensione (in latino) al libro Der Conträrsexuale von dem Strafrichter di Krafft-Ebing, Ulrichs rammentò che: 
    «La mia lotta è svanita su sabbia sterile. Eppure, almeno questo oggi posso dire: ho seminato i semi; sono tutti caduti sulla ghiaia o sotto i rovi. Uno solo è caduto in un cuore umano. Questo è germinato e il germe verdeggia, ed è spuntato rigoglioso. La battaglia di quest'uomo non svanirà nella sabbia. Il ghiaccio è rotto. Questa è, ovviamente, una soddisfazione tardiva alle mie fatiche, e neppure espressa in parole ma nel fatto stesso . È testimonianza del fatto che la causa che ho difeso era giusta; è una seria testimonianza contro le insidie, che ho sopportato, e le ferite. (...) 
    Ed io ringrazio DIO OTTIMO MASSIMO, che ha permesso ai miei occhi di vedere questo giorno, in modo da potere ancora gustare la dolcezza di questo tardivo conforto.[7]. »
Ovviamente Ulrichs era conscio della tendenza di Krafft-Ebing a leggere il comportamento omosessuale come patologia, tant'è che nella medesima recensione scrisse anche: 
    «Su una cosa sola siamo in dissenso. Egli afferma, ed io nego, la patologia [insaniam]. Certo i medici hanno l'abitudine di tenere a portata di mano la patologia. Ciò che non può essere spiegato, loro lo vedono immediatamente come patologico.[8]
Tuttavia con il passare degli anni il continuo contatto con i suoi pazienti, e dei militanti omosessuali sopra citati, avrebbero portato infine Krafft-Ebing, al termine della vita, a concludere che l'omosessualità non era di per sé un'"anomalia" bensì una "differenziazione" della sessualità umana [9], con un secolo di anticipo rispetto all'OMS. 


Curiosità. 
Dai casi della Psychopathia sexualis nel 2006 è stato tratto un film da Brett Wood, intitolato anch'esso Psychopathia sexualis. 


Opere. 

  • Die Melancholie: Eine klinische Studie (1874).
  • Grundzüge der Kriminalpsychologie für Juristen (2a edizione) (1882).
  • Psychopathia sexualis: eine klinisch-forensische Studie, Enke, Stuttgart 1886. L'ultima edizione rivista dall'autore (postuma), è la dodicesima (Hand, Stuttgart 1903).
    • Prima traduzione italiana: Le psicopatie sessuali con speciale considerazione alla inversione sessuale, Fratelli Bocca, Torino 1889 (traduzione della seconda edizione, del 1887).
    • In Italia ha circolato molto anche col titolo Psychopathia sexualis la riscrittura operata da Albert Moll nel 1924 con l'intento di "attualizzare", tradotta in italiano da Schor, Milano 1931 e poi da Manfredi, Milano 1966 e ancora da pGreco, Milano 2011 - ISBN 9788895563404.
    • La sola parte relativa all'omosessualità è apparsa anche come: L'inversione sessuale nell'uomo e nella donna, Capaccini, Roma 1897.
    • I soli casi, privati dal commento di Krafft-Ebing, sono stati tradotti in: Biografie sessuali. I casi clinici dalla «Psychopathia sexualis» di Richard von Krafft-Ebing, Neri Pozza, Vicenza 2006 - ISBN 978-8854501706
  • Die progressive allgemeine Paralyse (1894).
  • Nervosität und neurasthenische Zustände (1895).
  • Der Conträrsexuale von dem Strafrichter: de Sodomia ratione sexus punienda; de lege lata et de lege ferenda, Deuticke, Leipzig und Wien, 1895. Traduzione italiana: Il sessuale contrario di fronte al Foro penale, Morpurgo, Spalato 1896.

Bibliografia. 


L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.
Note 
 
[1] Scritto in origine come voce per Wikipink, l'enciclopedia lgbt. 

[2] Non si tratta comunque d'un primo tentativo assoluto, dato che il filologo classico Karl Friedrich Forberg (1770-1848) aveva già pubblicato un saggio di sorprendente erudizione e completezza su tutte le tipologie di sesso riscontrabili nella letteratura greca e latina, da lui intitolato Apophoreta. De figuris Veneris. Fu edito come appendice a: Antonii Panormitae Hermaphroditus. Primus in Germania edidit et Apophoreta adjecit Frider. Carol. Forbergius, Sumtibus Meuseliorum, Coburgo 1824 (online su Google books).  
È stato riedito molte volte come opera a sé, anche in Italia (in latino, nonostante il titolo): Manuale di erotologia classica, Tirelli, Catania 1928. Ne esistono traduzioni in inglese, tedesco e francese. 

[3].Biografie sessuali. I casi clinici dalla «Psychopathia sexualis» di Richard von Krafft-Ebing, Neri Pozza, Vicenza 2006. 

[4] Alex Hunnicutt, voce "Krafft-Ebing, Richard von (1840-1902)", sulla "lgbtq encyclopedia". 

[5] Mauro Giori, Psicopatie sessuali, "Culturagay.it", 21 aprile 2005. 

[6] Citato in: Hubert Kennedy, Ulrichs: the life and works of Karl Heinrich Ulrichs, pioneer of the modern gay movement, Alyson, Boston 1988, p. 71. 

[7].Recensione senza titolo, a firma "U.", "Alaudae", settembre 1894, pp. 355-358 (ristampa anastatica: Alaudae, ein lateinische Zeitschrift, 1889-1895, MänneschwarmSkript verlag, Hamburg 2004), p. 358. 

[8] Karl Heinrich Ulrichs, "Alaudae", Op. cit., p. 356. L'ultima frase è in tedesco. 

[9] Richard von Krafft-Ebing, Neue Studien auf dem Gebiete der Homosexualität, "Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen", III 1901, pp. 1-36. (Non vidi).


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