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Pittore italiano.
Nacque a Pontorme di Empoli, in Toscana; studiò pittura con fra Bartolomeo e, negli anni 1510-1511, con Andrea Del Sarto. È uno degli esponenti di maggior spicco del Manierismo toscano, ed è oggetto in questi anni di riscoperta e valorizzazione non solo da parte della critica (che non lo ha mai dimenticato) ma anche del pubblico, la ci attenzione è particolarmente attratta dall'ultima fase della sua pittura, caratterizzata da una straordinaria audacia coloristica. Gli esempi più virtuosistici di tale fase sono la "Deposizione" a Santa Felìcita a Firenze [1535/1528], o la "Visitazione" della Pieve a Carmignano [circa 1529/1530], dagli effetti cromatici quasi "psichedelici". Accanto alla riscoperta del Pontormo pittore, si è assistito nell'ultimo ventennio anche alla messa in luce d'una sua dimensione omosessuale.
I documenti a partire da cui la critica ha proposto una lettura omosessuale del Pontormo sono di due tipi: il primo iconografico, il secondo letterario. Il documento iconografico è la serie d'una cinquantina di disegni preparatori [1] (conservati in buona parte nel Gabinetto degli Uffizi a Firenze) per quella che fu l'opera più importante del Pontormo, gli affreschi per la chiesa di San Lorenzo a Firenze, purtroppo distrutti nel 1740. In questi
disegni, non destinati all'occhio (e al giudizio) del pubblico, viene
meno la dimensione sempre sorvegliata e a tratti ieratica tipica della pittura del Carucci, ed appaiono invece nudi tanto sensuali e vibranti da non aver lasciato dubbi a molti commentatori.
"Si può ammettere che, come il Vinci e Michelangelo, il Pontormo identificava il suo ideale artistico nell'efebo platonico, e non soltanto "platonico". L'accento va messo subito su questo elemento d'inversione sessuale [sic]" [2]. E Corrado Levi è arrivato al punto di divertirsi a paragonare provocatoriamente [3]i disegni del Pontormo a quelli leather del nostro contemporaneo "Tom of Finland" (incidentalmente: Hacke si sbaglia su un punto: i disegni di Pontormo non celebrano gli efebi languidi, bensì giovanotti già usciti dall'adolescenza, e con muscolatura virile) [4]. L'altro documento è costituito dal Diario, sul quale nel 1554-56 Pontormo, che soffriva di stomaco, registrava la dieta a cui si sottoponeva. In esso s'inframmezzano notizie sui lavori in San Lorenzo e sul suo garzone (Giovanni) Battista Naldini (1537-1591): Lebensztejn ne fa una divertita (psico)analisi osservando che da esso traspare nel 1555 un tale attaccamento per Battista da farlo soffrire di attacchi di malessere psicosomatico (forse ulcera) ogni volta che egli non torna a dormire o litiga con lui e si chiude in camera sua: "Quel che il diario chiaramente rivela è che il Pontormo amava Battista: e il fatto che questo amore fosse al tempo stesso quello dell'amante per l'amato, del padre-madre per il figlio e del maestro per l'allievo-schiavo non può sorprenderci altro che perché la struttura amorosa si è ai nostri occhi enormemente alveolata" [5]. Pontormo morì a Firenze e vi è sepolto nel chiostrino della chiesa della Santissima Annunziata; il monumento funebre è invece nella cappella di san Luca della stessa chiesa. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Janet Cox Rearick, The drawings of Pontormo, Harvard University Press, Cambridge 1964, poi Hacker Art Books, New York 1981.
[2] Jean-Claude Lebensztejn, Specchio nero, "Bullettino storico empolese", VIII 1985, pp. 199-268, specie alle pp. 219-225. Citazione da p. 220. [3] Corrado Levi, Madame Pontormo (1494-1556), "Dalle cantine frocie" (numero unico), giugno 1977, inserto centrale. [4] Gabriel Balin, Pontormo, peintre manièriste toscan, "Masques" n. 20, hiver 1983, pp. 24-40. |