Il gay canzonato.
Parte 3
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t (1920-1976).
di: Giovanni Dall'Orto
Prima
parte - Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Seconda
parte - Saggio sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Elenco di titoli
dal 1920 al 1976.
Elenco
di titoli dal 1977 in poi.
Indice
Prima del 1956
1901 - Guerrini, Olindo - "Bel paese l'Italia".
Questo testo è segnalato come
canzone anticlericale dal sito "Ildeposito.org", che la data a prima
del 1870, mentre invece è una poesia del poeta "scapigliato" Olindo
Guerrini e allude a eventi del 1901.
Ignoro dove sia apparsa in origine, ma
online c''è il .pdf de ''L'azione socialista'', che
ne pubblica il testo il 21 febbraio 1904.
Non ho trovato alcuna prova del
fatto che questa "canzone" sia mai stata musicata. [Chi
fosse in grado di fornirmene qualcuna farebbe cosa gradita contattandomi].
Quindi forse questo mio è solo un "falso allarme".
Il testo s'apre con l'accusa scherzosa,
rivolta alla Francia, d'aver riempito l'Italia di preti sodomiti,
in fuga dalle sue nuove leggi anticlericali:
"Il pederasta esercito di frati
che ci mandò la Francia
or s'allarga tra noi,
d'ozi beati, ed allarga la pancia".
Nel testo non appaiono altre allusioni all'omosessualità,
a parte questa.
1907 - Cesare Picchi
- "Un
brutto fatto all'Incisa".
Canzone da cantastorie
su un fatto di cronaca (pedofilia omosessuale).
Finora ne è
riemerso solo il testo, che ho ripubblicato, commentandolo, qui.
192_ e 1972 - Anonimo
- "La cüra del caimacà".
Canzone da café
chantant, anni Venti, parzialmente in milanese, un po' nonsense
e fitta di doppi sensi sessuali. Ripresa nel 1972 da: Magnaghi,
Rodolfo (Rudy) nell'Lp: Rudy fortissimamente Rudy. Il
titolo si spiega quando si sa che:
"el caimacà
l'è 'na roba strana / ch'el g'ha la forma della banana / che si
mette là in quel tuco / che fa l'uso dell'ossobuco".
Descrittene le caratteristiche,
il cantante consiglia:
"Signorine e
giovinotti / se avete dei buchi rotti / andate laggiù in Turchia
/ che la pel d'i man la ve salta via! // Perché là fan tüte
le cüre / de tütt part le impüntadüre [cioè,
fanno ogni tipo di rappezzo e rammendo, NdR] / e a l'estàa,
come se sa, / fan la cüra del caimacà!".
192_ e 1972 - Anonimo
- "La ghiandola". Canzone da café
chantant, incisa nel 1972 da: Magnaghi,
Rodolfo (Rudy) nell'Lp: Rudy fortissimamente Rudy.
Canzone di varietà
degli anni Venti, contemporanea alla scoperta della funzione degli ormoni
sessuali (qui cita la presunta cura-miracolo di Sergej
Voronoff: che prometteva di ridare la giovinezza con trapianti di ghiandole
animali...).
Il testo racconta
che, dato che è stata scoperta la ghiandola che ridà la virilità,
la moglie esige che il marito se la faccia trapiantare.
Il risultato è
fenomenale; purtroppo però il marito inizia anche ad abbracciare
tutti gli uomini che incontra per la strada....
E si capisce il
motivo quando si scopre che il chirurgo la ghiandola
"com'è
normale e natural / l'aveva presa da un maial"...
1930. Giuseppina
Urridi - "Rosa amada", 78 giri.
Questa canzone su
78 giri m'è stata segnalata via... facebook da un collezionista
e non ho nessun'altra informazione in proposito.
Mi è stato
comunicato dal mio informatore che fu "incisa su 78 giri da Gelsomina Urridi,
e il testo (scritto da lei) più o meno diceva:
"Rosa Rosa qualcosa
in me tace davanti ai silenzi del tuo cuore, qualcosa brucia quando ti
stringo tra le braccia, qualcosa esplode quando ho gli occhi pieni di te".
[Chi avesse copia di
questa canzone è
pregato di contattarmi].
1947/1949 - N. Bardelle
- "La canzone dell'uomo-donna".
Il testo
ci è stato tramandato in quanto appare su un foglio volante di cantastorie,
stampato a Bologna nell'immediato dopoguerra (contenente la canzone "W
il 29 classe atomica", che celebra una classe di coscritti diciottenni,
quindi scritta nel 1947, mentre una canzone che celebra la terza vittoria
di Fausto Coppi nella Milano-Sanremo ci porta al 1949). La musica su cui
era cantato è quella di "Osteria numero sette".
Non ho idea se sia
mai stata incisa -- probabilmente no, come la massa delle canzoni dei cantastorie
(però... chissà!).
Il testo inizia
con i versi:
"A Venezia un
uomo-donna / ha gettato via la gonna / si è messo i pantaloni /
ma gli mancano i bottoni".
Ho
messo online qui nel mio sito la trascrizione.
1956-1959
Nota: da qui in poi
per le canzoni di cabaret (le uniche a cui prima del 1969/70 venisse concesso
all'epoca di trattare di o alludere all'omosessualità, in virtù
del pubblico estremamente ristretto), l'anno indicato sarà quello
di prima incisione. Ma all'epoca la logica era invertita rispetto
a quella attuale: la canzone veniva prima eseguita dal vivo, anche
per molti anni, per poi essere incisa su vinile, quando era
ormai "collaudata" dal pubblico ed era ormai entrata nel "repertorio" del
cantante. Quindi queste canzonipossono essere in effetti più vecchie
di quanto non appaia dalla data di prima pubblicazione.
Ciò vale
per le canzoni di Katyna Ranieri, I Gufi, Franco
Nebbia, Gli ombrelli/Didi Martinaz, Milly, Nanni Svampa, Beppe Chierici
ed altri ancora.
1956/1960 - Ghigo
Agosti - "Coccinella". Edita in 45 giri nel 1959, poi riedita (in versione
diversa) nel Cd - AA.VV., Emozioni in musica - De Agostini
1997.
La canzone, a ritmo
di rock-and-roll, fu scritta nel 1956, incisa nel 1957, commercializzata
nei soli juke-box nel 1959 e infine messa in vendita al pubblico solo nel
1960.
Tanta prudenza
si giustifica col fatto che s'ispira alla transessuale francese Coccinelle,
fra le prime persone al mondo a sottoporsi a un'operazione di riattribuzione
di sesso. Il 45 giri vendette oltre un milione di copie, però Ghigo
per punizione fu da quel momento in poi bandito dalla RAI (che all'epoca
aveva il monopolio delle trasmissioni radiofoniche!) per il testo, che
contiene versi come:
"Tu mi piaci
di più / se non ti vesti di blu / e metti quella gonna che ti stava
tanto ben" (...) /
"Tu sei come
il whisky / ed io mi sbronzo di te, / ma togli quel vestito che fa tanto
schifo a me".
Questa canzone è
stata reincisa da Ivan Cattaneo, nel 1981, col titolo "Coccinella (il
primo travestito)", nel Cd - 2060 Italian graffiati. Cattaneo ha
però rimaneggiato in parte il testo.
1960
1960 - Bindi, Umberto
- "Il nostro concerto" (45 giri, poi nell'Lp - Umberto Bindi, Ricordi
1961).
Il testo non allude
mai al sesso della persona amata, però dopo aver fatto coming
out Bindi rivelò che la canzone era stata scritta per la morte
dell'uomo da lui amato. A ciò allude il testo quando inizia rivolgendosi
alla persona amata con un: "Ovunque sei":
"Ovunque sei,
se ascolterai / accanto a te mi troverai. / Vedrai lo sguardo che per me
parlò / e la mia mano che la tua cercò. //
Ovunque sei,
se ascolterai / accanto a te mi rivedrai / e troverai un po' di me / in
un concerto dedicato a te".
Questa canzone è
stata reincisa negli anni da molti altri artisti, fra i quali Franco Simone,
Claudio Baglioni e Orietta Berti (1997), Marco Mengoni (2009), Gigi D'Alessio
e Claudio Baglioni (2010).
1960 - Ranieri, Katyna,
"La dolce vita" - Canzone del 1960 (su musica di Nino Rota!), incisa nel
1984 nell'Lp della stessa Ranieri - Concerto per Fellini.
Nel descrivere la
fauna corrotta e fatua della Via Veneto della "dolce vita" romana, si cita
il fatto che
"Il gran sarto
con l'amico / sono pronti a sorseggiar / una vita dolce e scialba
/ fino all'alba".
Per i più giovani,
specifico che "amico" era un eufemismo molto usato in quegli anni per dire
"amante".
1961
Per ora, nessuna
canzonetta da segnalare.
1962
1962 - Bullo, Fred;
Trama, Mario & gli Sprint boys - "Il terzo sesso" - (45 giri).
Canzoncina rocchenròll
che esprime in poche parole tutti i pregiudizi di un'epoca, lamentando
(ipotizzo: come reazione moralistica allo scandalo
dei "Balletti verdi" scoppiato esattamente in quell'anno?) che il "terzo
sesso" oggigiorno stia dilagando ovunque. Del fenomeno viene incolpato,
senza tanti giri di parole, "il progresso".
Curiosamente, il
testo sembrerebbe assai più vecchio, per via d'un linguaggio
arcaico da anni Quaranta, con riferimenti ai cinemà (pronunciati
alla francese), o ai bar tabarin (che nel 1962 erano già
un reperto archeologico). Segno questo d'una "vecchia Italia", quella fascista,
che aveva trovato il modo di sopravvivere uguale a se stessa per tutto
il primo dopoguerra, e della quale proprio scandali come quello dei "balletti
verdi" annunciavano la fine ormai prossima.
Ovviamente la sola
omosessualità che qui importi e preoccupi è quella maschile...
ma in ciò, tanto di guadagnato per le donne lesbiche.
Altrettanto ovviamente,
non sorprende minimamente il fatto che la descrizione degli appartenenti
al "terzo sesso" sia quella stereotipata di "affeminati" (altro
termine arcaico!) che "fanno mosse come dive al cinemà":
È in aumento
in tutto il mondo il terzo sesso / la natura sta compiendo un grande error!
/ (...) /
Ai monti e al
mar / nei grand Hotel / si vedon fusti / come le femmine
imbellettati. / Nei tabarin / persino al night
/ certi maschioni del terzo sesso / si dan da far! // Nei tabarin
/ persino al night / è di gran moda / tra
maschi e maschi vampirizzarsi. / Dal nord al sud / dall'Alpi al
mar / quanti bei maschi / al chiar di luna si fan cullar!
Ammetto però
che meriterebbe un premio l'allusione proibitissima al coito
orale contenuta nel doppio senso della frase "è di gran moda
/ tra maschi e maschi vampirizzarsi".
1962 - I Peos - "Balletti
Verdi" - (45 giri - lato a, e lato b).
Canzonincina sullo
scandalo
dei "Balletti verdi" a Brescia, che in qualche modo sembra avere "sdoganato"
il tema, almeno nell'àmbito del cabaret, vista la produzione che
improvvisamente fiorì negli anni successivi.
Anche qui, come
nella canzone precedente, predomina lo stereotipo più scontato:
siamo di fronte a una vera e propria aggressione contro un soggetto facile
da colpire perché non osava ancora difendersi:
"Balletti di
verde dipinti / foulard dai colori sgargianti / fanciulli dai volti
affilati / vecchietti dagli occhi truccati / … /
E qualche ragazzo
ambizioso / convinto in un modo morboso / che questa è la sola maniera
/ di fare una vera carriera / … /
Se questo fatto
dilaga / se un giorno diventa una moda / saranno le belle bambine / che
ci perderanno alla fine".
1963
1963 - Negri, Gino
- "Ti ha detto niente la tua mammina?".
Delizioso tango,
cantato al maschile da Negri nel suo spettacolo di cabaret, e inciso da
Milly nell'Lp - Milly 1, del 1965 (e ripubblicato ancora nell'Lp
di Milly - Tante storie d'amore e di follia, nel 1974).
Ovviamente se cantato
da una donna assume una valenza eterosessuale, anche se poi non è
molto verosimile la frequentazione d'un giovane prostituto da parte d'una
signora...
La canzone descrive
maliziosamente la perfetta seduzione d'un ragazzo, finto ingenuo ma non
troppo, che è disponibile ad avventure sessuali, ma solo lasciando
un vuoto nel... portafoglio:
"Dunque bambino
/ ho già capito / ho già capito / sono il tuo tipo. //
Poche parole
/ niente parole / ora l'amore / t'insegnerò. //
Non vuoi venire?
/ Tremi di freddo? / Magari forse / tremi d'amore. //
Vieni tranquillo,
/ dopo il mio bacio / ogni complesso / scomparirà. //
T'ha detto niente
/ la tua mammina? / Non te l'ha detto / cos'è l'amore? //
Se non l'ha detto
/ poco m'importa / chiudi la porta, / vieni un po' qua. //
Esiti ancora?
/ Non ti vergogni? / Sei dolce e caldo / come l'agosto. //
Vieni tranquillo:
/ dopo l'amore / i kraffen caldi / ti servirò".
Non so se esista un
incisione della versione cantata da Gino Negri. [Chi ne avesse copia è
pregato di contattarmi].
1963 - Perry (Gian Pieretti)
- "Uno
strano ragazzo" - (45 giri). Riedita nel 2011 nel Cd: Se vuoi un
consiglio.
Che il ragazzo di
cui parla questa canzonetta (musicalmente mediocre) sia omosessuale, lo
rivela il fatto che "se gli parli di qualche ragazza / risponde
sempre: "Non fa per me".
L'autore ha usato
tutti gli stereotipi che descrivono la persona omosessuale come una femminuccia,
delicata al punto da non sopportare neppure una stretta di mano un po'
virile. È una specie di bambolina di porcellana:
"Ma quando ti
viene vicino / si vede che è un tipo strano: / ha il viso che sembra
di velluto, / pare quasi che si sia truccato".
Senza volerlo però
la canzone ha anche delineato una realtà costruita attorno all'imperativo
d'una "eterosessualità obbligatoria" nella quale non c'era posto
per qualcuno che avesse sensibilità "diverse" (e dieci anni dopo
Pieretti avrebbe dedicato un intero Lp - primo in
Italia - a descrivere la condizione di solitudine della persona omosessuale
in quel contesto).
Gli amici del ragazzo
osservano che "non viene mai con noi al caffè", però
noi non fatichiamo ad immaginare che razza di spasso sarebbe stata una
serata con loro passata a sentir parlare, nell'ordine, di fi*a, di fi*a,
e di fi*a.
Eppure (proprio
come il
personaggio della "mamma del gay" di Franca Valeri, che risale proprio
a quegli anni),
"La gente dice
che è un bravo ragazzo: / non gioca, non fuma, non beve; / vedendolo
così senza difetto / tutti lo credono un ragazzo perfetto... / MA...
".
Insomma, la canzone
è una specie di variazione più garbata sul tema del ritornello
goliardico "E lui è un bravo ragazzo..." ("...peccato
che sia un culattòn").
1964
1964 - I Gufi - "Ho
preso un granchio" - da - I Gufi. Anche in: Facciamo cabaret
con i Gufi, 1999.
Cabaret.
Piccolo limerick-catalogo
di donne equivoche che non sono ciò che sembrano, per cui succede
che:
"ho preso un
granchio / quando lungo un terrapieno / ho fatto pssst! / a una
bambina senza seno".
1965
1965 - Martinaz,
Didi, "El Fidelio", in: Al cabaret con Didi. Reincisa
nel 1973 come "Il Fidelio", da Gli Ombrelli, nell'Lp - Dall'isola
di Wight a Olimpia 2000, nonché in un 45 giri dallo stesso titolo,
1973.
Comica canzone di
cabaret in milanese, in cui una madre ingenua enumera le doti del figlio
omosessuale senza rendersi conto che tutte (per esempio il suo entusiasmo
"patriottico" per i militari) rivelano la sua "diversità".
1965 - Gli ombrelli
- "Un po' per ridere". Canzone di cabaret, del 1965, incisa nell'Lp - Gli
ombrelli, 1971. Reincisa nel 1981 da Didi Martinaz, l'autrice del testo
(su musica di Lino Patruno) nonché vocalist de "Gli ombrelli",
nell'Lp - Didi Martinaz. (Questa edizione, apparsa in: Al cabaret
con Didi (1965) non contiene ancora, prudentemente, l'episodio omosessuale,
che apparirà per la prima volta solo nella versione
incisa da "Gli ombrelli", nel 1971 (vedi)).
1965 - Nebbia, Franco
- "Chanson verte" - da - Una sera al Nebbia club. Riedita
come "Canzone verde" nell'Lp - L'amore è una cosa pericolosa,
1973.
Una "canzone d'amore"
(con sorpresa). Il protagonista aspetta con impazienza che la persona da
lui amata termini il lavoro per poterla vedere, e parla con romanticismo
della loro coabitazione.
Con una scheccata
finale ("ohhh, Aaaldoo!") arriva però la "sorpresa": la persona
amata è un uomo.
Perché la
sorpresa funzioni la canzone ha bisogno d'un pubblico particolarmente ingenuo,
dato che la sorpresa è annunciata fin dal titolo (il francese "verte"
è sì allusione colta alla "langue verte", cioè
al linguaggio sboccato, ma negli anni Sessanta "verde" era soprattutto
parola in codice per "omosessuale": si pensi ai celebri "balletti
verdi"). Ed anche nel ritornello: "siamo tipi un po' così"
(e "così" era all'epoca eufemismo per "omosessuale").
Eppure la ripresa
del 1973 suscitò l'entusiasmo della neonata rivista gay "Homo",
secondo cui questa satira/valzer scritta da Enrico Waime
"sfata quella
leggenda secondo cui due uomini non possono convivere perché la
gente pensa, la gente dice".
Morale: ciò che
può sembrare un po' squallido oggi, all'epoca poteva anche apparire
addirittura "rivoluzionario".
1965 - Nebbia, Franco
- "Il successo" e "W la natura"
- da - Una sera al Nebbia club. (Cabaret).
È arrivato
il successo per Nebbia e le malelingue sparlano. Ora che è "arrivato",
a furia di frequentare attori e scenografi, "che sia diventato 'nu poco
recchione?".
La sua risposta
è una serie di cinque canzoni-flash, "W la natura" una della quali
è intitolata "Contronatura":
"Bell'uomo sbarbato
/ t'ho visto nel prato / tu m'hai guardato / ed hai ancheggiato / poi m'hai
chiamato / io son venuto / ...e t'ho picchiato".
Si commenta da sé.
1965 - Pisu, Silverio
- Silverio Pisu canta i poeti d'oggi.
In questo Lp Pisu
musicò, incredibilmente, ben quattro poesie omoerotiche di
Sandro
Penna, scelte fra le meno "compromettenti"
ma non fra le meno esplicite. Il risultato è gradevole e interessante,
audace per quegli anni, appena appena offuscato dalla non perfetta capacità
canora di Pisu.
Le quattro poesie
sono:
-
"È pur dolce
il ritrovarsi". È la poesia che inizia con le parole:
"È pur
dolce ritrovarsi / per contrada sconosciuta / un ragazzo con la tuta /
ora passa accanto a te" eccetera.
-
"L'orinatoio". Il testo
è costituito da un assemblaggio di poesie di Penna (addirittura
quattro): "Nel fresco orinatoio alla stazione", "Anonime stazioni, a un
calmo treno", "Un fanciullo correva dietro un treno" e "Amore, gioventù,
liete parole", nessuna delle quali particolarmente esplicita sul tema omosessuale.
-
"Il mio amore è
furtivo". È la composizione, insolitamente lunga ma non del tutto
esplicita, che inizia con i versi:
"Il mio amore
è furtivo / come quello di un povero. / Ognuno può rubarlo.
/ Ed io dovrò lasciarlo".
-
"La taverna". La poesia
di Penna musicata è quella, bellissima, che dice:
"Le nere scale
della mia taverna / tu discendi tutto intriso di vento. / I bei capelli
caduti tu hai / sugli occhi vivi in un mio firmamento / remoto. //
Nella fumosa
taverna / ora è l'ora del porto e del vento. / Libero vento che
modella i corpi / e muove il passo ai bianchi marinai".
1965 - Svampa, Nanni
- "El gorilla"- da - Nanni Svampa canta Brassens.
Cabaret.
Traduzione in milanese
della celeberrima canzone "Le gorille" di Georges Brassens, che
risale al 1952 (!). Fu reincisa anche da De André,
in italiano, nel 1968.
Nella canzone un
gorilla fuggito dallo zoo per la foia, posto di fronte a una vecchietta
ed un giudice per soddisfare la sua libidine, non ha esitazioni: il giudice.
Verso il quale dimostra la mancanza di pietà che il giudice aveva
dimostrato nel condannare a morte un poverocristo.
1966
Per ora, nessuna
canzonetta da segnalare.
1967
Per ora, nessuna
canzonetta da segnalare.
1968
1968 - De André,
Fabrizio - "Il gorilla" - dall'Lp - Volume
III.
Traduzione, questa
volta in italiano, della canzone di Georges Brassens.
1968 - I Gufi - "La
mamma del giglio" - da - Il cabaret dei Gufi n. 3.
Canzone umoristica
di cabaret.
Una madre piuttosto
brava a rimuovere gli aspetti della realtà che non le piacciono
piange davanti a un commissario di polizia la morte del figlio, ragazzo
senza difetti (un vero giglio!) e con al più qualche hobby,
come quello di... travestirsi da donna e uscire così la sera.
In una di queste
uscite è stato però ucciso da un... "maniaco sessuale".
1968 - I Gufi (Nanni
Svampa) - "Si chiamava Ambroeus" - dall'Lp - Il cabaret dei Gufi.
Cabaret. Racconta
di Ambroeus, travestito sfigatissimo che fa l'entraîneuse
per spingere i clienti a bere in un trani (osteria) miserabile.
Di fronte ai miseri guadagni della sua percentuale la conclusione sconsolata
è:
Tanto vale, Ambroeus,
far davvero l'entraîneuse, / coi risparmi mi compero un boa [di
struzzo, NdR], / vo al night club e giò a champagne!".
1968 - Pietrangeli,
Paolo - ''Repressione''
(45 giri).
Canzone sulla condanna
di Aldo Braibanti.
Commento ancora
da scrivere.
1969
1969 - Chierici,
Beppe - "Le trombe della celebrità" - da - Chierici canta Brassens.
Traduzione
italiana di una canzone di Georges Brassens del 1962 - "Les
trompettes de la renommée".
Presa in giro degli uffici di P.R. delle
case discografiche, a sentire i quali, secondo Brassens/Chierici, varrebbe
la pena di farsi passare per "ricchione" pur di far parlare di sé:
"Avrebbero più fiato le trombe
divine / se alla pederastia io fossi un poco incline, / se come una donzella
volessi sculettare, / se come una gazzella volessi camminare. //
Ma per fortuna so che se fossi ricchione
/ e al gioco dell'amore tendessi all'inversione, / io non ecciterei l'interesse
di nessun, / l'omosessualità non dà più lustro alcun").
Nanni
Svampa ne ha inciso nel 1977 una versione in milanese - "Tromboni della
pubblicità".
1969 - De Luca, Pupo,
"Allucino e il gigante Fottia", in: (AA.VV.) Il cabaret. Canzoni e personaggi
del teatro cabaret di oggi. Anche in: Pupo De Luca, Il frottoliere
di Pupo De Luca, s.d.
Testo di cabaret
(recitato) che ri-racconta la storia di Pollicino usando un grammelot
che deforma l'italiano per mezzo di assonanze e anagrammi.
Il gigante Fottia
è "un orco spaventoso e anche un po' ulattone" che quando
sente odore di Pollicino e dei suoi fratelli dice: "ucci ucci, sento
odor di pistolucci", e quando scopre i bambini dice loro: "Coraggio
triccoli, uscite di lì, che gioegum al dutùr! [giochiamo
al dottore, N.d.R.]".
1969 - Mina - "Un'ombra"
- (45 giri). Poi nell'Lp - Del mio meglio, vol. 1.
Dopo un anno di
separazione una donna torna a cercare l'uomo che aveva lasciato.
Ma ha una sorpresa:
"No, non sei
solo lassù / c'è un'ombra con te / c'è qualcuno che
ti abbraccia, / che ti ruba a me / oh no, oh no".
La chiave di una possibile
lettura gay sta in quel "qualcuno"... Ed essendoci fra gli autori
del testo Paolo
Limiti, l'ambiguità non può che essere voluta.
1969 - Monico, Rita
- "Quelli", 45 giri (editore EUR, Milano).
Questa canzone m'è
stata segnalata, ma non ho mai potuto ascoltarla né vedere di persona
una copia del 45 giri.
Mi è stata
descritta come "Un appello (con parole di Umberto Bindi) a favore delle
persone omosessuali, che all'epoca riuscì ad essere trasmesso anche
dalla Rai".
[Chi avesse copia
di questa canzone, o informazioni più esatte, è
pregato di contattarmi].
1969 - I Ribelli - "Obladì
Obladà" - (45 giri).
Cover italiana
della omonima
canzone dei Beatles: la segnalo non per quel che contiene ma al contrario
per quel che la traduzione ha fatto sparire: l'ambiguissimo doppio
verso finale, che diceva: Desmond stays at home and does his pretty
face / And in the evening she's a singer with the band. "Desmond sta
a casa e si trucca la faccia / e alla sera lei è la cantante
del complessino" (dove non era chiaro se "lei" si riferisse a Desmond truccato
da donna, o a sua moglie).
La stessa censura
avviene nella cover di una certa Tihm (1969).
(La canzone ebbe
ulteriori cover da parte dei "I nuovi Angeli" e del "Complesso Junior"
con Gionchetta come vocalista, nonché di Danvox, nessuna delle quali
ho finora ascoltato).
1969 - Trincale, Franco
e trio Marino - "Il ragazzo scomparso a Viareggio - I" - (45 giri).
1969 - Trincale,
Franco e trio Marino - "Il ragazzo scomparso a Viareggio - II" - (45 giri).
1969 - Trincale,
Franco e trio Marino - "Il ragazzo scomparso a Viareggio - III" - (45 giri).
Ultima propaggine
della tradizione dei "cantastorie" che commentavano in musica i fatti di
cronaca, questo trittico racconta la scomparsa di Ermanno
Lavorini, un ragazzino ucciso durante un maldestro tentativo di sequestro
di persona per finanziare un gruppuscolo di ultradestra, ma ritenuto a
lungo vittima di un pedofilo omosessuale.
Uno
degli accusati, messo alla gogna da stampa e televisione, si suicidò
prima che emergessero i veri colpevoli.
Su Youtube appare
anche un'altro brano sullo stesso tema,
1969 - Montez, Carlo
- "La tragica morte del ragazzo di Viareggio",
ancora una ballata
da cantastorie, che si limita a riassumere i fatti di cronaca come riportati
dalla stampa e dalla Tv.
197..?
Qui di seguito elenco
alcune canzoni degli anni Settanta che non riesco a datare.
Se qualcuno sapesse
come colmare la lacuna e fosse così gentile da comunicarmi
i dati mancanti... lo ringrazio fin d'ora.
1969/71 ca. - Miguel
(pseud.) - "Pepito l'envertido" - (45 giri).
Tango che si rifà
alla tradizione goliardica, anche se la scioltezza del cantante mostra
che chi si nascondeva dietro lo pseudonimo di "Miguél" era un professionista.
La canzone data
a poco dopo il 1969 per la presenza sull'altro lato di "Porta Romana 1969"
(aggiornamento della classica canzone della "mala" milanese).
Si tratta d'un prodotto
destinato al "secondo mercato" musicale che trovava smercio soprattutto
sulle bancarelle, che ho fatto in tempo a vedere da ragazzo, sulle quali
si trovavano alla rinfusa canzonette dialettali, discorsi del duce, tanghi
valzer e mazurche suonate da complessini sconosciuti, canzonacce goliardiche
e sessuali in genere, e addirittura registrazioni degli ultimi cantastorie
in attività.
Il
testo è un misto d'italiano e dialetto milanese, distorto in
modo da dargli una vaga apparenza spagnoleggiante.
Si apre citando
la barzelletta del torero che dice al toro toscano "Haha toro!",
sentendosi rispondere "Haha tu, che io ho già hahato!". Questo
dà già un'idea del livello intellettuale del pubblico per
cui scriveva l'autore...
Il resto della canzone
racconta di come il matador spagnolo Pepito venga incornato nell'ano
da un toro, perdendo così la verginità, e diventando "envertido"
per riprovare il godimento procuratogli dal toro. Ovviamente abbandona
la sua amata Carmencita che si dispera, e per consolarsi si butta nel letto
di tutti i toreri di Madrid.
Sono molto incuriosito
da questo tipo di storielle omofobe, che sono al tempo stesso sì
omofobe (l'omosessuale è automaticamente e senza nessun'altra discussione
colui che vuole prenderlo in quel posto) ma anche profondamente fascinate
ed attratte dall'omosessualità.
La teoria su cui
si reggono, infatti, è che una volta provata la sodomia passiva
nessun maschio umano può fare a meno di cercarla nuovamente,
come se si trattasse di una droga che sviluppa immediatamente una forte
tossicodipendenza. O come se l'omosessualità fosse lo stato di default
verso cui gravita la sessualità umana, che solo l'educa(straz)ione
e la repressione possono mantenere nel suo alveo "naturale"...
In parte questa
visione del mondo si spiega col rifiuto (che permane anche oggi fra i cattolici)
di concepire l'orientamento omosessuale come una tendenza a sé,
analoga a quella eterosessuale: eterosessuali si è, per nascita
e natura, mentre invece omosessuali "si diventa". E se omosessuali
"si diventa", occorrono spiegazioni sul modo in cui lo si diventi: fra
le tante c'è la tesi secondo cui chi è stato violentato da
bambino "diventa" frocio (l'ho sentita girare ancora non molti anni fa).
Dall'altro lato
questa strana teoria - è una spiegazione che mi sono dato io - si
basa probabilmente sull'osservazione del rapido crollo di tante eterosessualità
di facciata fra conoscenti ed amici. In un contesto, come quello passato,
di "eterosessualità obbligatoria", la facciata eterosessuale di
chi è omosessuale per suo orientamento naturale resiste solo fino
al giorno in cui un rapporto omosessuale (magari rimandato quanto più
possibile per scrupolo o paura) scatena in un botto solo tutto quanto era
stato represso fino a quel momento. "L'occasione fa l'uomo culattone",
dicevano ai C.O.M....
Ovviamente in questo
modo di ragionare il rapporto di causa-effetto andrà rovesciato:
nella società rigidamente omosociale ed eteronormativa, per la quale
sono state scritte canzoni come questa, saranno stati di preferenza i giovani
"predisposti" a trovarsi "senza volerlo" in situazioni in cui sono stati
"costretti" a "subire" un rapporto omosessuale, uscendo "traviati" dall'esperienza...
al punto da non riuscire più a farne a meno. Ma per l'ideologia
omofoba una spiegazione del genere è inaccettabile, perché
presuppone che la tendenza omosessuale sia un dato autentico, indipendente
da educazione e morale.
Mi scuso se ho tratto
questo riflessione un po' lunga da un testo
di poche righe, ma non avrebbe senso per noi oggi studiare canzonette che
hanno un valore artistico nullo, sia per la musica che per le parole, se
non fosse per quanto hanno da insegnarci sulla mentalità della società
che le ha prodotte.
Che poi sarebbe
la nostra...
1969/71
ca. - Occhio fino (pseud.) - "La ballata del finocchio" - (45 giri).
Canzone goliardica
molto scurrile contro gli omosessuali. Ecco un estratto del testo:
"Son figlio di
puttana e faccio il culattone / giro per il mondo in cerca di un maschione
/ che sappia contentarmi come piace a me / perché di passerotti
ne ho presi ventitré. /
Dopo tanta caccia
mi voglio riposare / da un bel fustone farmi coccolare / in Africa andare
a fare un giro nel tucùl. / (...) /
Son figlio di
puttana e so fare il mio mestiere / faccio tanta grana con l'uso del sedere
/ ad Hollywood son stato ed a Cinecittà / e di passerotti ne ho
presi in quantità. / (...) /
Se voi non ci
credete che sia un bel mestiere / venitemi a trovare che vi farò
vedere. /
Quelle soddisfazioni
che proverete voi / a casa con gli amici le farete prima o poi".
Il cantante è
siciliano e deve qualcosa alla tradizione dei cantastorie, ma i termini
gergali usati (da "culattone" a "péder") come anche l'ambientazione,
sono lombardi.
Il disco può
essere datato approssimativamente per il fatto che nella canzone sul retro
(vedila nella voce successiva) cita come recente il film Bora
Bora, che è del 1968.
1969/71
ca. - Occhio fino e Peder (pseudd.) - "Finocchi e banane" - (45 giri).
È il retro
di "La ballata del finocchio", altrettanto goliardico
e scurrile. Un venditore di banane siciliano subisce le esplicite (e volgari)
avances di un finocchio che vuole la sua "banana". Molte
scheccate e qualche plagio di barzellette contro i "finocchi".
Segue poi una canzoncina
a stornello:
"Ed oggi giorno
i culattoni fan concorrenza alle puttane / con il buchetto fan milioni
alla sera nei vial. /
Si metton la
parrucca e la sottana / che sembran delle pupe belle e bone. / Ti chiedon
cinquemila e la grana / la voglion prima dell'operazione. /
E questi tipi
son fortunati / dovunque vai sono piazzati / anche alla televisioni
(sic) / trovi tanti culatoni. //
E vengono da
noi le svedesine / per andare a letto coi fustoni / ma restano deluse poverine
/ non trovan maschi in mezzo ai culatoni. /
Qui fanno i filmi
(sic) di educazioni (sic) / la "Bora Bora" e "La
volpe e il leoni" (sic) / e i giovani marmocchi poi diventano
finocchi. /
E dài
oggi e dài domani / han perso ormai la fama gli italiani / (...)
/
Le svedesine
per le banane / si forniranno dai negri africani / che l'Italia fra i cocchi
/ è il Paese dei finocchi!".
1968/70 - Anonima - "Su e giù" (45
giri).
Questa canzone, anch'essa destinata al
"secondo mercato" delle bancarelle dei mercati, si può datare approssimativamente
perché è una parodia (anzi, quasi un plagio) di "Pietre",
presentata a Sanremo dal cantante "Antoine" nel 1967. È attribuita
a "F. Tincale", ma chi canta non è Franco
Trincale bensì una donna.
Si tratta d'una canzoncina sboccata (le
parolacce abbondano) che parla delle difficoltà di far sesso per
chi è normale, specie se ha pochi soldi.
Contiene un'allusione all'omosesusalità
che oggi può sfuggire ai più:
"Se son verdi, non li puoi mica fare,
/ se son rosa, son gatte da pelare, / ma dove deve andar, se uno vuol ballar
/ e il solitario non gli piace far".
"Li" sottintende "balletti": i
"balletti verdi" furono uno scandalo di presunte orge omosessuali scoppiato
nel 1962, mentre i "balletti rosa" furono l'antenato dello scandalo
odierno del bunga-bunga, anch'esso relativo a ragazzine minorenni.
197_ - Bremen - "Fratelli
d'Italia" - da - Barzellette per adulti, vol. 1 (45 giri).
Testo in rima recitato (non cantato) con
sottofondo musicale. L'autore (che parla con un forte accento piemontese)
è un palese nostalgico del fascismo ("già molti ricordan
/ la Marcia su Roma") ed esprime una visione disastrosa del presente,
in preda al disordine, agli ssiòpperi (il che data il 45
giri a dopo l'ondata dell'"Autunno Caldo"
del 1969) e all'immoralità.
Il tutto paragonato all'"Italia di allora",
dignitosa, ordinata e "con i coglioni".
Nella migliore tradizione fascisticheggiante,
"Bremen" mescola esacrazione per l'immoralità altrui con linguaggio
da casino per sé:
"E sia molto chiaro / checché
se ne dica / ai maschi di un tempo / piaceva la... riga. / (...)
Venite, su, giovani schiere: / il nostro
ideale è solo il sedere! /
Di gran cappelloni c'è già
una coorte; / col culo! signori, son pronti alla morte!".
Passano gli anni, ma i fascisti rimangono
piacevolmente prevedibili e uguali a se stessi...
197_ - Clementina Gay
- "Forse
che sì, forse che no, non si sa!" - (45 giri).
Questo 45 giri è
quanto resta d'una spregiudicata, se non demenziale, iniziativa
commerciale dei primissimi anni Settanta: le esibizioni
dal vivo, durate sei mesi, del cantante rock eterosessuale "Clem Sacco",
nei panni d'una drag baracconissima, presso uno dei primi locali
gay italiani.
Sacco è oggi
salutato come un antesignano del "rock demenziale" all'italiana (quello
che ha portato ad "Elio e le storie tese", per intenderci) e la canzone
fa ben poco per smentire questa vena: il testo è praticamente inesistente
("forse che sì, forse che no, non si sa, mi penserai / forse
che sì, forse che no, non si sa, mi telefonerai / forse che sì,
forse che no, non si sa, mi scriverai / forse che sì, forse che
no, non si sa, m'aspetterai"), ed oltre tutto non lascia mai pensare
d'essere indirizzato a un uomo. Quanto all'interpretazione, il falsetto
e la vocina intenzionalmente stridula, e perfino la "stecca" conclusiva,
la buttano sul goliardico-ridanciano.
Diciamo quindi che
la canzone non è affatto la spia d'una qualche forma di "apertura"
del mercato discografico italiano d'allora alle tematiche gay (che erano
al di là dal venire), quanto piuttosto lo sfruttamento del lento
allargamento delle maglie della censura per mettere in scena la macchietta
della "checca", per far ridere gli ascoltatori.
Perché alla
fin fine questa canzone non è altro che una specie di scheccata
carnevalesca, che se può ancora far sorridere per la sua demenzialità,
non va oltre la messa in scena del "gay" da parte dei tamarri eterosessuali
a carnevale.
Dove "gay", ovviamente,
è sinonimo di "travestito", e di "ridicolo". Ahinoi.
197_ - Culattini,
Fiorello - "I frocioni" - Parte I e parte II (45 giri).
Canzonetta a stornello,
debitrice della morente tradizione dei cantastorie di piazza. Nel 45 giri
la canzone è divisa in due parti per distribuirne la durata su entrambi
i lati.
L'ideologia è
la stessa d'altre canzoni dello stesso periodo, come "Il
terzo sesso" di Fred Bullo e le due canzoni di
"Occhio Fino": questi tizi stanno dilagando, ormai sono dappertutto:
brutti tempi, "per i poveri maschietti":
già si
sentono le voci / che dicono che noi diventeremo tutti froci.
Ovunque ci si giri,
i froci spuntano fuori a insidiare il "maschio vero" che sta cantando:
Camminavo cco
Ggiggetto / in un posto molto scuro / pure lui ch'era frocetto / lo voleva
tutto in culo.
Frocio Gigi,
frocio Armando, / frocio Beppe cco Rolando, / frocio questo, frocio quello;
/ poi seppi che era frocio pure Mario mio fratello. / (...) /
Pe' la strada
e in ogni incrocio / io cce trovo sempre un frocio, / strada a curva o
strada dritta / trovi chi te fa 'na pippa.
Io mi sono premunito
/ per non diventare frocio / e per stare più sicuro / mi sono ricoperto
di lamiera dietro il culo...
Insomma, gli eterosessuali
sono vittime d'una vera e propria persecuzione da parte dei
"frocioni".
E come al solito,
per la mentalità omofoba, il colpevole è la vittima...
Ho messo
online il testo di questa canzone qui.
197_ - (Ignota)
- "Il tango del terzo sesso".
Questa canzone l'ho
registrata per caso al volo alla radio nel 1981 (tenevo sempre una musicassetta
pronta!), ma non ho mai saputo chi la cantasse, né l'anno, né
se il titolo che ho qui dato sia corretto. [Chi avesse copia di questa
canzone, o informazioni più esatte, è
pregato di contattarmi].
È un tango
in piemontese (a tratti annacquato, a tratti stretto) in cui una prostituta
si lamenta della concorrenza ("invasiùn de marciapè")
che "quei del terzo sesso" fanno alla sua professione:
"A i vestun come
noi / a i parlun come noi / a i ciamun quei del "terzo sesso". /
Fenomeno impurtant
/ e tant preoccupant / comincia a diventarlo adesso. /
A s'fan la barba
e poei / a' s' dan al ner agli oei, / a girun in minigonna a seira.
/
Mi sun preoccupaa
/ battendo per la straa / sarà per noi miseria neira".
Concludendo che:
"Se anche i tori
cominciano a far le vacche, / andremo tutte a spasso, e ciao baracche!".
197_ - Mirella - "Il sesso che cambia" (45
giri).
Tarantella. Commento
ancora da scrivere.
1970
1970 - Pagani, Herbert
- "Albergo a ore" - (45 giri).
Traduzione italiana
di "Les amants d'un jour", di Edith Piaf, del 1952, che è
stata interpretata anche da molti altri cantanti, fra cui Gino Paoli (come
45 giri già nel 1969, poi nell'Lp Le due facce dell'amore,
1971, e ancora in Il mio mestiere, 1977: Paoli canta proprio questo
adattamento italiano di Pagani), Milva (Canzoni di Edith Piaf, 1970),
Marcella Bella (1972),
Ornella Vanoni (Oggi le canto così, 1979, la versione che
preferisco), e persino Paolo Rossi in versione comicotragica in Hammamet
(19..) e Su
la testa (19..).
Ricordo bene che
all'epoca si raccontava che la canzone era nata da un fatto di cronaca:
si diceva che due giovani amanti omosessuali si fossero uccisi in una stanza
d'albergo, per metter fine alla persecuzione sociale a cui erano sottoposti.
Il
testo italiano, come del resto quello francese, non fa alcun cenno
al sesso dei due amanti, dato che il fatto che si parli al maschile di
entrambi ("Puliti, educati, sembravano finti, / sembravano proprio due
santi dipinti") è normale nella lingua italiana in compresenza
d'un maschio ed una femmina.
L'ambiguità
sembra però assolutamente voluta,
vista l'epoca: si pensi che nonostante l'ambiguità Pagani
ebbe comunque problemi con la censura!
In tempi più
recenti Paolo Rossi, nel presentare questa canzone nei suoi spettacoli,
l'ha fatta precedere da una spiegazione semi-comica in cui rendeva esplicita
l'omosessualità dei due partner (pur facendo di uno dei due un travestito,
il che è del tutto incongruo col tono e il testo della canzone,
che insisteva semmai sulla tranquilla "normalità" dei due amanti
suicidi).
1971
1971 - Dalla, Lucio
- "Il colonnello" - da - Storie
di casa mia.
Il colonnello fa
l'elenco delle persone da eliminare per "ripulire" la "barca": "L'elenco
ce l'ho: / i disfattisti, i comunisti e i pederasti".
1971 - Gli ombrelli
- Gli ombrelli.
Lp di canzoni di
cabaret. Contiene:
-
"Ieri e oggi". Una
volta il marito che tornava a casa all'improvviso rischiava di trovare
un elegante signore in un armadio, oggi invece può capitargli di
trovare un'orgia, dove "sette lesbiche stan sotto il letto", "quattro
checche stan dentro a un cassetto", e peggio ancora.
-
"Immacolato". Spassosa
canzone dell'equivoco. Un rigido e religiosissimo ragazzo del Sud, Immacolato,
arrivato a Milano per fare il militare, è scandalizzato dal fatto
che uomini e donne ballino scostumatamente assieme, mentre al suo
paese, per rispetto della decenza, gli uomini ballavano con gli uomini.
Gli si apre il cuore
perciò quando scopre un locale dove la sua tradizione è pudicamente
rispettata, e ne diventa un frequentatore assiduo:
"appena entrato
si sentì felice / i maschi folleggiavano allacciati: / alcuni eran
da donne mascherati / fu invitato da Gianni detto "Bice". / Da allora non
l'han visto mai mancare / gli sembra a casa d'esser ritornato / e non s'accorge
d'esser diventato / il divo di quel bar particolare. / Ormai nessuno più
si sciocca / vedendo un cameriere imbellettato / che balla il tango assieme
ad un soldato / che fa il casqué con una rosa in bocca".
La canzone è
un interessante documento dello scontro avvenuto in Italia negli anni Sessanta
fra due culture diverse, quella del Nord e quella del Sud, con le loro
diverse concezioni dell'"onesto" e "disonesto" in campo sessuale.
Lo scontro qui è
presentato sarcasticamente dal punto di vista del Nord; per il punto di
vista del Sud si veda invece quanto aveva da dire "Occhio
Fino".
-
"Un
po' per ridere". Ripresa della
canzone di Didi Martinaz del 1965, che era una componente del terzetto
de: "Gli ombrelli".
Un amore cominciato
"così per ridere", giunto a un matrimonio che, "un po'
per ridere", finisce in un letto in tre. Peccato che, dice lei al marito,
al terzo "piacevi più di me, / ed un giorno, un po' per ridere,
/ se ne è andato via con te".
Forse tornerai da
me, e poi, tanto per ridere, vorrai far l'amore in ventitré. Io
accetterò, ma sperando che qualcuno, senza ridere, "si innamori
un po' di me"...
1971 - Franco, Pippo
- "La statistica" - da - Cara-kiri.
Canzone di cabaret
che ironizza sulle medie statistiche, le quali scoprono, fra le altre cose,
che "per un ottavo sono finocchio".
1971 - Il rovescio della
medaglia - "Sodoma e Gomorra" - da - La bibbia (riedito in Cd nel
2003).
"Rock
progressivo". Il titolo sembra sì audace, ma si tratta solo
d'un brano strumentale.
1971 - Svampa, Nanni
- "La vocaziòn" - da - Nanni Svampa canta Brassens (vol. 3).
Poi in - W Brassens!, 1983.
Cabaret.
Canzone di Georges
Brassens, tradotta in milanese.
Il cantante immagina
d'essere salvato in extremis dalla castrazione ad opera di un'orda
di bigotte, inferocite dalle sue canzoni blasfeme, con l'argomento che:
"Hinn già
mò tant cuu, / quej bòn lassàli stà"
("ci sono già abbastanza culattoni / i "sani" lasciateli stare!").
1972
1972 - Amodei, Fausto
- "Perché
una guerra" - dall'Lp - Se non li conoscete
- Riedito in Cd nel 1996.
Canzone antimilitarista, che ricorda come
chi
si oppone alla logica guerrafondaia venisse accusato di non essere
un vero maschio, anzi, peggio:
"È tuo sacro dovere, devi esserne
entusiasta / se non ci credi sei castrato, pederasta, / non crederci
vuol dire non solo essere vili / ma inoltre essere privi di organi virili".
1972 - Aznavour, Charles
- "Quello che si dice" - da - Canto
l'amore perché credo che tutto derivi da esso. (Anche
in 45 giri con titolo, lievemenre diverso, "Quel che si dice").
Bella e fondamentale
canzone che quando apparve suscitò scandalo (fu persino bandita
dalla Rai!).
È la storia
d'un travestito tranquillo che vive con la madre e si guadagna la vita
facendo lo strip-tease, coltivando un sogno d'amore impossibile
per un uomo eterosessuale, pensando
"a lui che so
soltanto io / e infiamma, bello come un dio / i miei pensieri. /
Parlargli, io,
non oserò / so che non gli rivelerò / la mia condanna, /
se il meglio
della verde età / in letti anonimi lo dà / ad una donna.
/
Però non
mi guardate mai / con aria di severità / giudicatrice. /
Che colpa posso
avere se / Madre Natura fa di me / un uomo o... quello che si dice".
Nonostante la patetica
richiesta di comprensione (ma i tempi erano quello che erano) la canzone
è dolcissima, semplice, umana, piena di simpatia per il personaggio:
merita l'ascolto.
1972
- Boom, Peter - "Fuori!" - (45 giri). Riedita in Cd nel 2002 in - AA.VV.,
Gay right compilation.
Il primo 45 giri
militante e dichiaratamente omosessuale apparso in Italia, oggi rarissimo
perché sequestrato immediatamente dopo l'uscita poiché il
produttore aveva utilizzato abusivamente il nome d'una nota testata musicale
giovanile.
Il testo è
ovviamente esplicito:
"Noi usciamo
fuori / e con orgoglio al mondo / noi diciam così: /
siamo omosessuali
/ e siam contenti / di saper amar così! /
Via l'ipocrisia!
/ E con allegria / noi usciamo fuori / e per l'amore / vogliam
la libertà! /
Gli omosessuali
/ son tanti in tutto il mondo / non li sai contar. /
Siamo rivoluzionari,
/ del corpo nostro / disponiamo solo noi".
1972 - Boom, Peter -
"Lui ama lui (lei ama lei)" - (45 giri). Riedita in Cd nel 2002 in - AA.VV.,
Gay right compilation.
Retro del brano
precedente.
"Io amo lui /
lui ama me. / La società dice di no! / Ma noi, ce ne freghiamo,
/ perché l'amore / è più forte / di ogni cosa / al
mondo. / (...) /
Un puro amore
/ voler bene a lui / con la gioia / nel cuore".
1972 - Lauzi, Bruno
- "Maria
dell'11" - da - Il teatro di Bruno Lauzi.
Valzer dal repertorio
di cabaret di Lauzi. Il successo della prostituta Maria provoca eccessivo
assembramento davanti alla casa.
Per tener buoni
i coinquilini, concede loro "un abbonamento" gratuito. Ma l'intero palazzo
ci dà dentro con tale foga da impedire a Maria di lavorare. Adesso
Maria cerca una casa nuova, soleggiata, ampia, e "con inquilini del
terzo sesso".
1972 - Lolli, Claudio
- "Michel" - da - Aspettando Godot. (Anche in 45 giri).
Malinconico e introspettivo,
anzi triste fino al punto da essere a volte vagamente suicidale, Lolli
rappresentò l'anima "intimista" dei cantautori "di sinistra"
degli anni Settanta.
"Michel" fu una
delle sue canzoni di maggior successo, cantata e strimpellata sulla chitarra
da almeno un paio di generazioni di giovani "compagni".
Era una canzone
che celebrava un'amicizia scolastica fra due ragazzini: l'io narrante della
canzone e un suo compagno, Michel, oriundo francese.
Almeno, così
l'avevamo interpretata tutti noi.
E invece no. C'era
qualcosa di più dell'amicizia, come ha rivelato lo stesso Lolli
in
un'intervista concessa nel 1999:
"Michel (...)
era un bellissimo ragazzino francese, mio compagno di scuola alle medie,
di cui ero follemente innamorato, era davvero bello, biondo con gli occhi
azzurri, un principe. Una persona assolutamente affascinante, mi sembrava
davvero l'immagine del "bel giovinetto", ne ero follemente innamorato".
Alla luce di questa
"rivelazione", assumono un senso diverso versi come:
Ti ricordi Michel
come era esclusiva / la tenerezza che ci univa / e accompagnò la
nostra infanzia / fino ai giorni della nuova realtà. (...)
Ti ricordi Michel
di come a me dispiaceva / quando parlavi sempre di ragazze / e delle voglie
che avevi / con due occhi un po' sottili che non conoscevo più.
A rigore, questa potrebbe
insomma candidarsi come una delle primissime canzoni italiane ad affrontare
il tema dell'amore omosessuale.
Peccato però
che nessuno di noi, all'epoca, se ne fosse accorto: si trattava solo d'un'amicizia
scolastica fra bambini, come ce n'erano tante, e del resto nulla nel testo
permetteva di ottenere la chiave concessa dall'intervista del 1999... E
poi, dai, su, Lolli è eterosessuale, è sposato con figli,
"quindi" il tema non poteva essere "quello".
Solo in anni più
recenti ho sentito esprimere il "sospetto" da amici che erano stati ragazzi
assieme a me quando questa canzone era di moda, e questo "sospetto" m'ha
spinto all'approfondimento che m'ha fatto scovare in Rete l'intervista.
In altre parole,
all'epoca questa canzone non era mai entrata a far parte (un po' anche
per la "scabrosità" del tema, dato che parlava di bambini) dell'esiguo
mazzetto di canzoni "nostre" che ci segnalavamo a vicenda fra gay.
La segnalo quindi
ora, sperando che possa piacere alle generazioni più giovani così
come piacque alle nostre.
1973
1973 - Battisti, Lucio - "Io gli ho detto
no" - da - Il
nostro caro angelo.
Chi, per la giovane età, facesse
fatica a capire con quanta fatica il tema gay arrivò a farsi strada
nella canzonetta italiana, dovrebbe divertirsi a leggere i commenti
attuali dei fans su "Youtube" al sotto di questa canzone. In pieno
XXI secolo...
Il titolo è, credo, esplicito,
e non meno chiaro è il testo: "Ma io gli ho detto no /
e adesso torno a te"... "Gli": dunque è di un uomo che l'io
narrante sta parlando.
Ebbene, no. Ecco una fan, che così
descrive il pezzo: "Stupenda ballata d'amore dove si vede il protagonista
della canzone tornare da lei dopo aver detto no ad un altra donna".
Donnaaa? Ebbene sì, a coloro
che fanno notare che a casa nostra "gli" si riferisce a un maschio e non
a una donna, un altro fan so-tutto-io ribatte: "Mi spiace ma sbagliate
tutti: con "gli" , Mogol si riferisce, volutamente, a una donna. Si
tratta di una licenza poetica". Ommioddio.
Il resto delle cretinate, tutte di questo
livello, divertitevi a leggerlo da soli: io non reggo oltre...
Il testo della canzone si rivolge a una
donna, provvisoriamente trascurata per una sbandata per un lui, a cui l'io
narrante ha ceduto. Ma ora "con orgoglio e poi / vergogna di me stesso"
torna da lei, "scordando il già scordato / color di mille lire".
E cosa voglia dire questo ultimo verso ce lo dice la canzone che Alfredo
Cohen ha dedicato nel 1977 alla prostituzione maschile, intitolata
sinteticamente: "Tremila lire". Punto. E appunto.
Il testo è ambiguo? Ma in quegli
anni l'ambiguità era voluta, ed anche necessaria, se non si voleva
essere messi al bando da radio e Tv...
La situazione non è delineata chiaramente?
Ma ciò è intenzionale...
Il testo dice e non dice, e lascia dubbi
sull'interpretazione da dare ai versi? Ma i dubbi sono stati messi e lasciati
a bella posta...
I fans di Battisti del 2011 si rivelano
ferocemente omofobi, arrivando a negare l'evidenza pur di non ammettere
la presenza di temi non graditi fra le canzoni di un cantante molto amato
dai ragazzi di destra in quegli anni? Ma uffa, non mi state dicendo nulla
di nuovo...
1973 - Jumbo - "Specchio"
- dall'Lp: Vietato ai minori di 18 anni ? (riedito come Cd nel 1995).
Questo
Lp di "rock progressivo" si apre con una denuncia dell'"educastrazione"
subita nell'infanzia dall'io narrante, che spiega il suo carattere introverso
e depresso, e la sua incapacità di avere un rapporto con una donna.
Elencando le vessazioni subite, appare
anche il ricordo di quando:
"In collegio il mio vicino di branda
mi faceva gli occhi dolci / alla sera mi spiava mentre mi infilavo il pigiama
/ avevo dentro tanta paura e non sapevo cosa fare".
Risultato:
"Ed ora non ho il coraggio di cercarmi
una donna mia".
1973 - Jumbo - "Come
vorrei essere uguale a te" - dall'Lp: Vietato ai minori di 18 anni?
(riedito come Cd nel 1995).
Questa canzone, che nell'Lp viene immediatamente
dopo "Specchio", racconta il desiderio di normalità d'una persona
a cui la nevrosi impedisce d'essere come tutti gli altri.
Ricordo che all'epoca, complice il testo
che non specifica mai di quale tipo di nevrosi si stesse parlando, s'interpretava
questa canzone come riferita all'omosessualità, specie per i versi
che dicono:
"Come vorrei una vita diversa / ho
tanta amarezza nel mio cuore. / Come vorrei essere / uguale a te, avere
anch'io una donna, / correre lungo il fiume / e con gli amici andare ad
un concerto".
Ripeto comunque che il testo non contiene
nulla che alluda esplicitamente a una tematica gay. Ma all'epoca
le canzoni gay erano talmente rare, che tutti eravamo sempre pronti a decifrare
segnali in codice o allusioni, che del resto spesso venivano inserite dai
cantanti proprio per permetterne una decodifica anche in chiave
gay senza essere messi al bando dalla radio.
1973 - Metamorfosi
- "Lussuriosi, avari, violenti" - dall'Lp: Inferno
(riedito anche in Cd nel 2000 e 2002).
Lp
di "rock progressivo", rivisitazione dell'Inferno dantesco.
Questa canzone contiene
i versi seguenti:
"Siete dannati
insieme / soffrite queste pene / e non ritornerete indietro mai / perversi
e invertiti / amanti proibiti / voi non ritornerete indietro mai".
1973 - Nebbia, Franco,
L'amore è una cosa pericolosa.
Lp di canzoni di
cabaret. Contiene fra le altre canzoni:
-
"Ballata per un maniaco
sessuale". Contiene il verso insulso: "il feticismo e la sodomia / cedono
il passo alla tecnologia / pubblicizzati su tutto il mercato / nelle dispense
col disco allegato".
-
"Canzone
verde". Riproposizione, con titolo lievemente
modificato, della "Chanson verte", del 1963.
-
"Una famiglia rispettata".
Da quando è tornato il marito il ménage a tre con
la sua amante non è più possibile,
"tanto più
che lui mi piace più di te / chiudi la porta dietro le tue spalle
/ e asciuga le tue lacrime, non rompere più".
Ma non basta: "lui"
è il figlio dell'io narrante!
Del resto: "Mai
da nessun altro lui riceverà / amore più sincero che non
dal suo papà".
E per finire, "sai,
anche mia moglie è fuggita con la mamma"...
1973 - Gli ombrelli
- Dall'isola di Wight a Olimpia 2000.
Lp di canzoni di
cabaret. Contiene anche i brani:
-
"Il
Fidelio". Ri-proposta della canzone di Didi Martinaz
del 1965.
-
"Olimpiadi 2000". Immagina
ironicamente le future Olimpiadi in cui saranno ammesse gare sessuali,
in una delle quali un concorrente, Bubi Finocchioni, è squalificato
per "attrezzo non regolamentare" in una gara di resistenza nel coito.
-
"S come sessocultura".
Annunci umoristici di "sessocultori"; alcuni
sono di tipo omosessuale.
-
"Tim e Titum". Parla,
esagerando, degli scandali "del nostro tempo", fra i quali è un
tizio che in Danimarca è stato assunto per far l'amore in pubblico
con "Miss primavera", che sarebbe "il famoso toro pederasta".
-
"Venancio Sperandio".
Samba satirica sullo "scambio delle mogli".
Il capufficio impone la sua sgradita presenza, e i dipendenti spacciano
allora per loro mogli due "puttanoni", che però si rivelano
due travestiti in fregola che sodomizzano brutalmente il capufficio, con
conseguente catastrofe finale.
1973 - Pieretti,
Gian - Il vestito rosa del mio amico Piero.
Il primo Lp (successivamente
ristampato in Cd) a tema gay della storia italiana. L'intero disco
è dedicato alla vicenda d'un ragazzo omosessuale, Piero. Poiché
le canzoni seguono una logica consequenziale le elenco nell'ordine che
hanno nel disco, e non in ordine alfabetico.
Come tutti i dischi
"di denuncia" di quel periodo anche questa è una lama a doppio
taglio. Nel denunciare l'infelicità della condizione omosessuale,
bisogna infatti stare attenti a non cadere nel pietismo, e a non
dare l'impressione che la vita dell'omosessuale sia intrinsecamente votata
all'infelicità.
Il che è
proprio quello che accade in questo disco, che avrebbe forse avuto un senso
dieci anni prima, ma che uscì quando ormai era possibile ("e doveroso",
aggiungevano i militanti del movimento gay nato qualche anno prima) parlare
anche delle possibilità di felicità che esistono
nella vita dell'omosessuale.
Non nego che questo
Lp catturi con fedeltà la vita autentica di un "frocio" di provincia
divorato dal senso di colpa, in piena crisi depressiva, sempre sull'orlo
dell'esaurimento nervoso. Ciò non toglie che l'ascolto di queste
canzoni sia dannatamente deprimente e dia una sensazione di claustrofobia:
-
00 - "Colloquio". La
prima traccia esprime in poche battute la preoccupazione dei familiari
per il carattere chiuso e introverso del ragazzo Piero, il personaggio
di cui parla tutto l'Lp.
-
01 - "Meccanica di un'emozione
nuova". Questo pezzo è suddiviso in quattro canzoni e un intermezzo:
-
"La famiglia". La canzone
parla brevemente del problema di rapporto che l'omosessuale sperimenta
con la famiglia.
" Voci / in casa
mia / anche stasera / stanno parlando / solo di me. Io, / non sentirò/
e nella mia stanza / mi chiuderò. / Mamma, / scusami tanto / se
tra i tuoi figli / io sono il solo / da giustificare, / ma / che posso
fare / se nel mio corpo / forza non c'è?".
-
"Riflessione". Brevissimo
"siparietto" fra un brano e l'altro. Le parole dicono soltanto: "Com'è
che in questa casa / non telefona nessuno / nemmeno una ragazza / che chieda
"del mio uomo"? / È l'ora dell'amore / lo sente dentro il cuore
/ oh no".
-
"L'amore". Si rivolge
a una donna che ha creduto che Piero l'amasse, e non ha capito che l'affetto
che costui le aveva dimostrato era solo "una carezza di un ragazzo in
un momento di tristezza".
E aggiunge:
"Tu non ne hai
colpa / tu eri bella / eri tu la verità / io ti ho amata da sorella
/ e tu, non hai capito. / Il profumo sopra la tua pelle / è un profumo
uguale al mio / non esiste amore tra sorelle / perché non vuole
Dio".
-
"Gli amici". Il coro
degli amici afferma, spietato:
"Quello lì
è una pecora nera / ci fa far qualche brutta figura / fa le cose
un po' contro natura, sarà meglio scordarsi di lui. / Quello lì
è una pecora nera / non si può neanche uscire una sera /
con gli amici di sempre non dura / sarà meglio non vederlo mai più".
E il deprimente Piero
constata:
"Avevo degli
amici tanto tempo fa / non hanno capito la mia triste realtà / non
avevamo niente da dividere tra noi / i giochi e le ragazze non li ho amati
mai. / Altri amici so che troverò / e nuovi giochi io dividerò".
-
"Il lavoro". Anche il
lavoro è una catastrofe per Piero:
-
"E come tutti i giorni
della settimana / quando chiameranno la segretaria / ci sarà qualcuno
che mi guarderà e riderà. / Ed incontrandomi nel corridoio
con il direttore / come sempre lui troverà una scusa / e sicuramente
non saluterà".
Fino a quando finalmente
Piero non ne potrà più e accennerà a un timidissimo
gesto di ribellione:
"Ma ieri io non
ne potevo più / e quando il direttore si affacciò: / "La
segretaria venga qui da me" / e sono andato io!".
-
02 - "Come il volo di
un'allodola". Una canzone molto vicina per tono e musica a certe di Renato
Zero.
"La mia vita
è come il volo di un'allodola, / che uno specchio che scintilla
fa cadere giù / le sue ali stanche sono fragili / ninna nanna per
un volo che è finito. // Camminare in questo mondo non è
facile / se tu sei diverso gli altri non capiscono. / Io non so come farò
a difendermi / se è importante dimostrare chi non sei".
-
03 - "A est del sole
e ovest della luna". Pieretti si veste da poeta e crea un guazzabuglio
di parole dove non è chiaro cosa voglia dire:
"Sopporto in
silenzio, io vivo per me / voglio essere quello che sono / a est del sole,
a ovest della luna. // Corpo da uomo cosa farai? / voglia di fare male
non hai. / Giostra nel tempo, gira però / tu stai soffrendo un po'.
// Cuore di donna non scegli mai / senza sentirti dir che non puoi,
/ l'uomo che inventa la civiltà/ uccide la libertà".
-
04 - "Il vestito rosa
del mio amico Piero".
-
"Guardo il mio vestito
rosa / e penso che più tardi/ io me le metterò. / Fuori sta
già venendo buio: / nell'ombra della sera / io mi nasconderò.
/ Sento che forse non è giusto / nascondersi per questo / ma la
gente non saprà mai / com'è grande il dolore che mi dà./
Guardo il mio vestito rosa / (...) / forse nel buio il suo colore
/ non si potrà vedere / e la gente non saprà mai / com'è
grande la mia felicità".
È la prima ed
unica volta che la parola "felicità" è nominata nel disco.
-
05 - "Troppo grande
la fatica". Riflessione sul senso della vita compiuta da un omosessuale
in preda ad autentica paranoia:
"Io lavoro tutti
i giorni in un grande magazzino / ho giocato con le bambole / fin da quando
ero bambino. //
Amo un uomo molto
bello / ma non gliene importa niente / io lo copro di regali / ma lo facio
inutilmente /. Troppo grande è la fatica / come è stupida
la vita // (...)
Le risate dei
vicini quando scendo per le scale/ io sorrido gentilmente / ma però
mi fanno male. / (...)
E la notte con
il buio / cento facili emozioni // (...) /
Ma che cosa me
ne faccio/ di una vita che è uno sbaglio / se quando morirà
mia madre / non avrò neanche un figlio?".
Dopo una canzone come
questa, che è un tale concentrato di luoghi comuni da costituire
un vero atto di accusa contro l'omosessualità, appare evidente
come l'ambiguità dell'operazione di Pieretti non sia una semplice
"ambiguità". È anche presenza di pregiudizi della più
bell'acqua, e incapacità di difendere una realtà che in fondo
è disprezzata, e non a caso è costantemente sminuita per
tutto l'Lp.
Basterà notare
che Pieretti è riuscito a non nominare mai la parola "amore"
in tutto un Lp dedicato ai "diversi dell'amore"!
-
06 - "Fine". L'autore
ci tiene a farci sapere (parlando con sottofondo musicale) che
"questo disco
non è un'invenzione. Piero esiste: l'ho conosciuto a otto anni alle
elementari, e l'ho rivisto dopo venti. Mi ha parlato di questo suo problema,
e così, come me ne ha parlato, io ho scritto".
Amen.
1973 - I Pooh - "Lei
e lei" - da - Parsifal.
Lei è amica
di lei ma anche di lui, che un po' la desidera. Ma l'amicizia fra le due
va un po' oltre, e lui perde lei per colpa di lei...
"Sai, fu l'abisso
per me / la sera che dicesti "vattene" / eri calma più che mai.
/
Ma ciò
che poi mi ferì di più / fu quando chiesi: "Ma perché,
per chi?". /
Guardai dietro
a te: in un sorriso c'era lei... / in silenzio vi guardai: / ciò
che vuoi, ma questo, mai".
1973 - Zero, Renato
- No! Mamma, no!
Si vedano i brani:
-
"Make-up, make-up,
make-up!".
Apologia dell'uso
del trucco per uomini e donne. Trazgrezzivo 'na cifra, ao'...
-
"No!
Mamma, no!"
L'ambigua accusa
d'una persona rinchiusa in ospedale psichiatrico, che rinfaccia la madre:
"è tutta colpa tua / se io non sono come vuoi". Il testo
però non è mai più esplicito di così.
-
"Sergente, no!".
Il cantante dichiara
al suo sergente di non voler fare il militare perché l'elmetto gli
"sconvolge i capelli", e inoltre non può fare a meno del
suo maquillage, e... della sua donna!
Però quando
se ne va aggiunge: "Sergente, no, / di lei non mi scorderò, /
dei suoi grandi occhi blu". Prevedo guai per la "sua donna", nel caso
si tratti davvero di una donna biologica...
1974
1974 - Bertè,
Loredana - "S.E.S.S.O." - da - Streaking.
Trasgressiva per
vocazione, la Bertè decise nel 1974 di dare in questa canzone un
fremito ai gentili clienti con un'attrazione lesbica (e una copertina con
lei nuda, che dovette essere ritirata e sostituita per aver deliberatamente
attratto i fulmini della censura).
L'io narrante intravede
una bella donna su un campo di sci. L'altra le sorride incoraggiante, ma
la timidezza e il timore impediscono all'io narrante di farsi avanti. Eppure
la fanciulla, come si suol dire, "fa sesso" all'io narrante -- che però
prudentemente non dice mai questa frase, perché scandisce lettera
per lettera la parola "sesso". In modo da non offendere le orecchie più
caste.
"Tu mi hai sorriso
a prima vista / come per dirmi "vieni qui"; / da quel momento io ti penso,
/ e ho nel cuore sempre te. / Non so il tuo nome, ma è lo stesso:
/ ti chiamo S.E.S.S.O.".
La musica di questa
canzonetta è poco più che tirata via, e l'interpretazione
non è delle migliori, anzi direi che è piuttosto sgolata.
Sarà certo per questo che nella memoria collettiva s'è praticamente
persa traccia di questo brano, che tutti hanno dimenticato. Meritatamente.
1974 - Camisasca, Juri
- "John" - da - La
finestra dentro [riedito in Cd nel 1991].
Canzone
di "rock progressivo".
Sui viali del piacere
il cantante reincontra il suo amico John, travestito, che si prostituisce.
John si scusa prima di salire sulla macchina di un cliente:
"Lui mi disse
carissimo amico / dalla vita non ho avuto niente / non mi rimane che questo...".
Ma il suicidio
(ricordatevelo, bambini!) è sempre in agguato per chi è omosessuale:
"Ora la sua anima
è appesa nel cielo / ma non si sa se è quella di una donna
/ o quella di un uomo, un uomo deluso. / Io so solamente che il mio caro
amico John / era migliore di tanti".
1974 - Caselli, Caterina
- "Desiderare" - da - Primavera.
Una canzone malinconica e melodica, dal
ritornello molto azzeccato, ma che si mantiene sempre sul generico rispetto
al sesso della persona la cui assenza è motivo del desiderio e rimpianto
dell'io narrante.
Forse è per questo che è
stata inclusa fra le canzoni interpretabili
in chiave lesbica.
Purtroppo non esiste in Rete neppure una
copia del testo (e sicuramente non per caso!) per fare una verifica, tuttavia
il verso che secondo il link che ho appena citato sarebbe rivelatore: "mi
succede davvero / fare a meno di lei", alle mie orecchie suona ben
diversamente: "mi succede da che / fai a meno di me"... Ciascuno
ascolti e decida da sé chi abbia ragione.
Quanto a me, a mio parere questo è
solo un "falso allarme" e la canzone non ha per tema un amore fra
donne.
1974 - Milva - "Sono
matta da legare" - da - Sono matta da legare.
Una donna impazzita
per amore di un omosessuale racconta la sua storia (vera, o delirio?).
Sfuggita dal marciapiede,
"mi trovo un
bel ragazzo / che di me era più pazzo. / Bello magico e prestante
/ era tutto fuor che amante / mi trattava da sorella / mi faceva sentir
bella / mi lavava mi asciugava / mi vestiva e pettinava / mi truccava gli
occhi e il viso / mi mandava in paradiso, / ma ridicolo ogni notte / mi
diceva buona notte".
Lei allora tenta il
suicidio, lui la trova e si uccide accanto a lei. Accorre gente, lei viene
salvata, incolpata della morte di lui, e internata in manicomio.
Adesso l'internamento
sta per finire,
"e con l'abito
più nero correrò al cimitero. / Porterò al mio ragazzo
/ (era solamente un pazzo) / quattro rose rosso fuoco / anche se mi ha
amato poco".
1974 - Sarti, Dino
- "Viale Ceccarini, Riccione"- da - Tre, Bologna invece!
Canzone in parte
in dialetto emiliano. Una strofa sostiene che se ti sai dare da fare in
viale Ceccarini a Riccione (notorio luogo di "battuage" anche omosessuale),
ti fai mantenere per tutte le vacanze da maschi e femmine:
"Viale Ceccarini
Riccione / la virilità non è un'opinione / spargi la
voce basta parlarne / fai le vacanze magari gratis. /
Femmine e maschi
anche per ore / jeans attillati attorno a un motore".
1974 - The gay guys
- "Forever" e "Sweet memories of yesterday" (45 giri).
Pochi crederebbero al fatto che l'iperberlusconiano
Cristiano Malgioglio possa avere avuto, per un istante nella sua vita,
la tentazione d'esprimere una fierezza gay che negli anni passati avrebbe
lasciato completamente perdere. Eppure, e l'ho appreso dalla
più improbabile delle fonti (la pruriginosa Wikipedia),
nel 1974 "Cristiano Malgioglio, quasi terminata l'esperienza con i Quarto
Sistema, scrive due brani che interpreta utilizzando lo pseudonimo "The
gay guys"".
Non ho mai avuto modo di ascoltare questo
45 giri, quindi non so cosa dicano le parole, ma certo per usare quel nome
nel 1974 (appena due anni dopo la nascita del movimento gay in Italia!)
ci voleva un gran bel fegato.
Onore al merito, anche quello dei successivamente
"redenti" dal berlusconismo.
1974
- Valdi,
Walter - "El
Belamì de la Barona" - da - Storie di vita, d'amore e di malavita.
Facce da galera.
Testo parlato,
in milanese, di cabaret. Il bulletto del quartiere si diffonde a parlare
del motivo per cui seduce tutte le donne del vicinato: la sua è
una missione sociale, nata da quando "gli eleganti balabiott, quei che
fan una dansa" (cioè un "balletto
verde") sono in continuo aumento.
1974 - Valdi, Walter
- "I Vahha Put Hanga" - da - Storie di vita, d'amore e di malavita.
W l'Amore.
Canzone umoristica
di cabaret in dialetto milanese su una tribù africana il cui capo
si sbarazza con un trucco della moglie, brutta e strega.
Costei, per vendicarsi,
lancia una maledizione tremenda, facendo diventare "cuu" tutti i
maschi della tribù. Le scheccate finali della canzone rendono chiaro
il concetto anche per chi non capisce il milanese.
1974 - Zero, Renato
- "Qualcuno mi renda l'anima" - da - Invenzioni.
Il lamento di un
adulto che da bambino è stato violentato:
"Qualcuno… Con
un sorriso addosso, / mi dice, giochiamo insieme dai. /
Ti compro, un
aquilone rosso, / se lo vuoi! / Avevo, / appena aperto gli occhi! /
Ma il buio, mi
raggiungeva già, / due mani, rubavano al mio corpo, / l’innocenza…
/
Ma, perché
è toccato a me, / fra tanta gente… /
Ma, che cosa
c’entro io, con quella gente… / Qualcuno mi renda l’anima!".
1974 - Zero, Renato
- "Tu che sei mio fratello" - da - Invenzioni.
Una canzone d'amore
piuttosto tenera, forse la più bella fra quelle a tematica gay incese
da questo cantante:
"Tu che sei mio
fratello, / la mia donna, il mio dio, / tu che vivi in silenzio, / non
scordare il nome mio!".
Se Zero avesse prodotto
continuando sulla linea di canzoni come questa, il mio giudizio sulle sue
incursioni nel campo dell'omosessualità sarebbe molto molto meno
severo.
Invece ha
voluto insistere sulla "trazgrezzione" del "famolo un po' strano,
eh?", per finire inevitabilmente ad andare a cantare dal papa, come
tutti i trazgrezzori.
Non capendo che
per alcuni, la "stranezza" non ha nulla di "strano". O meglio, capendolo
benissimo, come dimostra questa canzone, ma facendo finta di non
saperlo, per convenienza.
1975
1975 - Balsamo, Umberto
- "Pappagalli senza sesso" - da - Natali.
Commento ancora
da scrivere.
1975 - Cattaneo, Ivan
- UOAEI.
Il
primo LP di un artista militante gay italiano.
Quando questo Lp
apparve Cattaneo faceva parte del collettivo gay "Fuori!-autonomo" di Milano.
Nella raccolta hanno tematiche (prudentemente) gay le canzoni:
-
03 - "Darling". Qui
c'è un breve testo in bergamasco con avances al suo darling:
"Darling! per
chel ché so / mi òle giòst fat a te!" ("per
quel che mi riguarda, voglio solo farti!").
-
10 - "Pomodori da Marte".
Una surrealistica ma vaga esaltazione delle diversità.
"Ma se la vostra
normalità è stupida / allora io scelgo la follia: / e non
guardare se il mio volto è diverso / non fare domande non voglio
risposte / ma cerca di capire il linguaggio / che cancella ogni regola
e gioco".
-
11 - "Assaggia". Un
invito ad amare chi si vuole, rivolta ad un "tu" il cui sesso non è
però specificato.
"Assaggia la
mia pelle / e il sudore del mio corpo / e adesso ama / con chi vuoi / dove
vuoi".
1975 - Laterza, Antonietta
& Gabi, Nadia, "Simona" in: AA.VV., Alle sorelle ritrovate.
Riedita nel 1979 nell'Lp di Antonietta
Laterza, Le belle signore (Nadia Gabi qui è solo la chitarrista
che l'accompagna).
Canzone d'amore
femminista: una donna ama Simona, a cui la lega un'amicizia d'infanzia
e adolescenza:
"ti ricordi quante
volte / ci siamo / stordite con i nostri sogni /
e quando con
le mani gelate / ci piaceva pettinare i capelli".
Ora è costretta
però ad interrompere questo legame perché, essendo ormai
adulta, per la pressione sociale deve sposarsi:
"due donne /
non possono smarrirsi / negli occhi. / (...) /
Simona tu sei
bella sei cara / ma lui stringe la realtà".
1975
- Pravo, Patty - "Roberto e l'aquilone" - da - Incontro.
Il
testo, di Bruno Lauzi, ricorre alle metafore poetiche per raccontare l'accettazione
di sé d'un uomo omosessuale senza offendere nessuno, ma alla fine
il risultato è decisamente criptico e oscuro. Eppure ciò
era voluto, dato che dovevano capire il senso soltanto coloro che erano
in grado di capirlo. Fra i quali non mi colloco io, che non ho ancora
capito cosa vogliano dire le metafore poetiche della canzone.
(Commento
da completare).
1976
1976 - Farassino, Gipo
- "Lj wahha put-hanga" - da - Li mè amor dij 20 ani.
Cabaret.
Traduzione in dialetto
piemontese della canzone di Walter Valdi.
1976 - Guccini, Francesco
- "L'avvelenata" - da - Via Paolo Fabbri 43.
Canzone scritta
contro i suoi critici. Utilizza il linguaggio colloquiale con i suoi usi,
traslati e non, delle allusioni all'omosessualità: "un cazzo
in culo e accuse di arrivismo è quello che mi resta"; "io
negro, ebreo, comunista, io frocio"; "compagni il gioco si fa teso
e tetro / comprate il mio didietro, io lo vendo per poco"; e per concludere:
"a culo tutto il resto".
Solo un'argomentazione
retorica, per carità, ma all'epoca a sinistra darsi del gay era
ancora super-tabù, quindi la cosa fece sollevare più di un
sopracciglio.
1976 - Movimento
Femminista Romano (Fufi Sonnino e Yuki Maraini) - "Mi
guardo in uno specchio. (Canzone omosessuale)"
- Canti
delle donne in lotta 2.
Commento ancora
da scrivere.
[Chi
avesse copia di questa canzone, o informazioni più esatte, è
pregato di contattarmi].
1976 - Movimento
Femminista Romano (Fufi Sonnino e Yuki Maraini) - "Una
donna nella tua vita (Canzone omosessuale)" -
Canti
delle donne in lotta 2.
Commento ancora
da scrivere.
[Chi
avesse copia di questa canzone, o informazioni più esatte, è
pregato di contattarmi].
1976 - Nuova Compagnia
di Canto Popolare - "Il suicidio del femminella" - da - La
gatta cenerentola.
Opera teatrale.
Questo brano è solo musicale, trattandosi della musica di scena
che accompagna l'azione del suicidio del travestito.
1976 - Nuova Compagnia
di Canto Popolare - "Rosario" - da - La gatta cenerentola.
Rosario comico,
in napoletano strettissimo, recitato (non cantato) da un
gruppo di "femmenelle".
1976 - I Pooh -
"Pierre" - da - Poohlover. Fu cantata nel
1993 anche da Milva.
Bella e dolce canzone
d'amicizia per un transessuale.
Reincontrando un
ex-compagno di scuola (e a quei tempi si rideva "di quello sguardo di
bambina / di quella [s]ua dolcezza strana / triste") che ora si traveste
("scusami se ti ho riconosciuto però / sotto il trucco gli occhi
sono i tuoi / non ti arrendi a un corpo che non vuoi") il cantante
gli dice:
"senti Pierre,
sono grande ed ho capito sai, / io ti rispetto, resta quel che sei, / tu
che puoi".
Retorica, ma decisamente
niente male, per un gruppo "disimpegnato" come questo.
(Una curiosità:
questo brano è stato probabilmente quello che ha continuato a spuntare
fuori con la maggiore insistenza, mentre parlavo con amici e conoscenti.
durante le mie ricerche per questo elenco.
Evidentemente c'è
in esso qualcosa, che non sono riuscito a definire, che ne ha favorito
la memorizzazione presso il grande pubblico come "brano che parla di omosessualità",
magari a scapito di altri ben più espliciti. O forse invece è
stata proprio la tranquilla dolcezza, che non essendo scioccante ha favorito
quel tipo di risultato).
1976 - Vanoni, Ornella
- "La storia di Marcello" - da - Più.
Canzone un po' malinconica
ma molto bella che racconta di un bambino "diverso" (transessuale), che
cresciuto realizza il sogno di farsi chiamare "Maria" dalla gente assieme
alla quale è cresciuto:
"La storia di
Marcello è tutta lì / (...) / lui e il ragazzo soli
in quella via / e sua madre / che sognava di chiamarlo Maria.. //
La vita la vita,
bella vita: / che voglia di buttarla via / ma manca il coraggio / di lasciarla
lì a metà".
L'interpretazione della
Vanoni è splendida, sommessa ma decisa, e riesce a dar vita
palpitante a un testo piuttosto breve e banale.
Raccomando quindi
l'ascolto.
1976 - Vecchioni, Roberto
- "A. R." - da - Elisir.
Poi in: Il
grande sogno, 1992.
Dedicata al poeta
francese Arthur
Rimbaud, ne rievoca anche la movimentata relazione omosessuale con
il collega Paul
Verlaine, alludendo all'episodio in cui a Bruxelles Verlaine sparò
(ferendolo solo di striscio) a Rimbaud, che aveva deciso di lasciarlo:
"Ribaltare le
parole, invertire il senso / fino allo sputo, / cercando un'altra poesia.
/
E Verlaine che
gli sparava e gli gridava: / "Non lasciarmi, no, / non lasciarmi vita mia"
".
1976
- Vecchioni, Roberto - "Velasquez" - da - Elisir.
1976.
Curiosa e un po'
ermetica canzone su un altrettanto curioso amore per Velasquez,
forse essere mitico, forse conquistador o forse solo marinaio ed
esploratore:
"Ahi Velasquez,
com'è duro questo amore. / Mi pesa la notte prima di ricominciare:
/ e tante veglie, come soglie di un mistero, / per arrivare sempre più
vicino al vero. / (...)
Ahi Velasquez
fino a quando inventeremo / un nido di rose ai piedi dell'arcobaleno, /
e tante stelle, tante nelle notti chiare / per questo mondo, questo mondo
da cambiare?".
Chi canta di questo
amore è un uomo, come mostra l'accenno a una "moglie" che aspetta
in patria l'io narrante, e per la quale costui prova nostalgia.
1976 - Zero, Renato
- Trapezio.
Se ne vedano le
canzoni:
-
"No! Mamma, no!"
(Già in: No! Mamma, no!, 1973). Poi
anche in Realtà e fantasia, 1979.
-
"Salvami". Poi in: Realtà
e fantasia, 1979.
Invocazione d'aiuto
di un prostituto omosessuale, che chiede di essere strappato dalla vita
orrenda del marciapiede:
"Salvami, / dalla
strada che non sa / fra giorno e notte, quanti figli ha! / Fra questa gente
in cerca d'allegria, / che compra e vende questa pelle mia! / (...)
Questa strada non è la mia, / voglio presto
fuggire via!".
-
1976 - Zero, Renato
- "Un uomo da bruciare". Poi in: Realtà e fantasia, 1979.
Questa canzone,
una fra le più riuscite di Zero, è abilmente costruita su
due livelli di lettura.
Il primo è
l'invito generico a non cadere nel grigiore del conformismo, rivolto a
un giovane che, avendo trovato il primo lavoro, rischia d'entrare
nell'ingranaggio del matrimonio e della routine di una vita passata
dietro al bancone di droghiere:
"Adesso che sei
il garzone del droghiere / e con le mance in tasca sei un signore / a questo
punto, puoi aspirare a tanto, anche a lei...".
Oh, sì, certo,
dice il cantante, ora lei ti si darà "con slancio e con amore",
ma, aggiunge il cantante,
"tu non sai il
prezzo che dovrai pagare! / Scappa! Fuggi! E salva qualche cosa in te!".
E qui entra in ballo
il secondo livello di lettura, dato che la canzone assume l'aspetto del
monito contro un matrimonio e una relazione eterosessuale cercati solo
per inseguire una normalità che dia sicurezza, ma che invece
significheranno solo la perdita della libertà d'essere se stesso,
respirando liberamente.
A compiere quali
atti servisse tale libertà non viene mai detto... ma chi voleva
capire, all'epoca, lo capì benissimo.
1977
1977 - Cattaneo,
Ivan - Primo
secondo e frutta (Ivan compreso).
Più che il
troppo (e troppo a torto) celebrato Renato Zero, è Ivan Cattaneo
a tenere alta la bandiera della tematica gay nel 1977, con questo Lp da
"dieci e lode", di rock sperimentale ma non tanto elitario quanto quello
del primo disco, che contiene fra l'altro (ma le allusioni sessuali si
sprecano anche nelle altre canzoni):
-
03 - "L'amore è
una s/cossa meravigliossa (o no?)".
-
06 - "Il vostro ombelico
(il mio desiderio)". Affronta ironicamente la frequente inconciliabilità
del desiderio gay con quelli della società "normale":
"... e invece
sono il vostro ombelico / sempre lì a metà, in mezzo inutile
/ imbarazzato mentre voi fate l'amore. /
Su dimmi se ce
l'hai con me / ma che colpa ne ho? / se io vorrei chiamarti / per poterti
dire / che ti voglio bene. /
Ed io sarò
la vostra / la vostra vasca da bagno / e meglio d'ogni altro / io conoscerò
tutto il vostro sporco".
-
10 - "[Salve o] divina!
(travestitostory)". Esaltazione spudorata d'un travestito:
"Tu stella diversa
al cervello / ed i piedi a graffiar la pedana per tutta la notte / e i
ragazzi del sabato sera / curiosi ti toccano e chiedono ma come mai? /
Tu non sei proprio
uguale a noi / quei trucchi sfavillanti calzoni attillati / un angelo sporco
non ancora caduto /
tu sei la regina
del nostro night / un clown senza circo sopra una corda / tu sei una...
/ divina divina".
-
11 - "L'altra faccia
della Luna (l'altra faccia dell'amore)".
Una poetica canzone
d'addio e rimpianto per un ragazzo:
"Mi lasci senza
avermi dato niente / eppur sembravi aver capito che / un amore diverso
è uguale per noi / ed invece adesso tu vai / (...) /
ma l'altra faccia
della Luna è anche l'altra faccia dell'amore / oppure la stessa
cosa... e va bene / ma nessuno dalla parte oscura".
1977 - Cohen,
Alfredo (pseud. Alfredo D'Aloisio) - Come barchette in un tram.
È il primo
Lp italiano interamente (o quasi) dedicato alla tematica gay da un'ottica
liberazionista. Fra i nomi dei collaboratori citati sulla copertina del
disco: Juri Camisasca e Franco Battiato (che è l'arrangiatore
e direttore artistico). Un assoluto "classico".
L'Lp, che
è stato riedito su anche su Cd, contiene le canzoni:
-
01 - "I vecchi omosessuali".
Provocatoria canzone
dedicata alla malinconia della condizione dei vecchi omosessuali.
"Città
dai mille mali / dove li hai confinati? / I vecchi omosessuali / - destini
consumati - / vanno a raggiungere / senza sorridere / i tuoi giardini,
/ dove un giorno / fecero pompini!".
-
02
- "Tremila lire".
Canzone di denuncia
sulla condizione dell'omosessuale che "arrestato braccato schifato evitato
ucciso deriso "sorpreso" indifeso pestato annullato violato castrato",
trova l'unico sbocco d'amore nei cinemini di periferia, dove i soli contatti
disponibili sono quelli a pagamento.
Immagina il dialogo
fra il cliente e il prostituto, entrambi sommersi da problemi umani di
cui non hanno colpa (la fame e il bisogno da un lato, la paura e la solitudine
dall'altro).
-
03 - "Il signor pudore".
Filastrocca satirica
sulla ristrettezza mentale e il grigiore di coloro che si atteggiano a
"signor Pudore".
-
04 - "Non ho ricchezze
non ho".
Poesia o filastrocca
sull'amore, un po' nonsense e un po' ermetica:
"Se me ne vado
vi lascio cari cari cari cari ad azzeccar / se sono morto, se sono vivo,
se un cesso di stazione mi darà / più speranze che la vostra
maledetta tranquillità! / (...) /
Non ho rimpianti,
non ho paure: chi vuole avermi l'ho avuto già. / Maledetto sia l'amore
che un abbraccio non darà!".
-
05 - "La mia virilità".
"La mia virilità
è un morso di bacio falso / buono per giudicare quelli che noi baciamo
/ buono per minacciare quelli minacciati / buono per governare i fiati
dei ragazzi"...
-
06 - "Edipuccio e li
briganti psicoanalisti". (Cantata in abruzzese...)
-
07 - "Come barchette
dentro un tram".
Questa canzone è
un po' filastrocca un po' poesia surrealista, e invita a vivere senza avere
paura dei sogni, della felicità, dell'amore e del sesso.
-
08 - "Dolce ragazzo,
vai, componi prati".
Canzone d'amore:
"Dolce ragazzo,
vai, componi prati. / Forse di gioia c'è da queste parti / qualcuno
che darà carezze gioia. /
Qualcuno sa impugnare
abbracci baci / come due rossi fiori di battaglia, / come dei grossi baci
mai pensati".
-
09 - "Signor tenente".
Canzoncina impertinente
sull'esercito:
"Signor tenente,
/ ti devo dire, / immantinente, / che c'è poco da capire. /
Ci succede proprio
là. / Quando in branda noi andiam. /
Con la notte
che ci dà / tutto ciò che noi vogliam".
1977 - Concato,
Fabio - "A Dean Martin" - da - Storie di sempre. (Anche in 45 giri.
Riedita poi nel 1979 nell'Lp: Zio
Tom).
Canzone satirica.
Un sano e perbenista
americano fa una corte serrata ad una "ragazina picolina"...
Ma ahilui, alla
fine emerge che era un travestito!
"Quanto pelo
hai sul petto / ora che ti guardo meglio / sembri proprio un ometto".
1977 - Dalla, Lucio
- "Disperato erotico stomp" - da - Come
è profondo il mare.
Canzone erotico-comica.
Il protagonista è stato abbandonato dalla sua amante che ha trovato,
pare, migliore compagnia:
"te ne sei andata
via con la tua amica, quella alta, grande fica / tutte e due a fare qualcosa
di importante, di unico, di grande".
1977
- Dalla, Lucio - "Quale allegria" - da - Come
è profondo il mare. Anche in: Torino, Milano e dintorni,
1981.
Canzone d'amore
per una persona dal sesso non specificato, che si conclude alludendo a
un giovane prostituto quindicenne e alla sua disperazione:
"Facendo finta
che la gara sia per tutti arrivare al gran finale / mentre è già
pronto Andrea, / con bastone e cento denti, / che ti chiede di pagare /
per i suoi pasti mal mangiati / i sogni derubati i furti obbligati / per
essere stato ucciso / quindici volte in fondo a un viale / per quindici
anni / la sera di Natale...".
1977 - Madrugada - "Katmandu"
- da - Incastro.
(Anche come 45 giri).
Probabilmente sbaglio
(il testo non è disponibile online e il cantante si mastica le parole)
ma forse questa filastrocca nonsense butta lì la parola "gay"
(senza un preciso motivo: la canzone riguarda infatti una lei che abbandona
lui per un altro lui) in uno scambio di battute fra solista e coretto:
A Katmandu
- Katmandù
Katmandù -
non son più
gay
- Non fa
rima, non fa rima yé ye -
Ma non fa
niente
- Questo lo,
questo lo dici tu! -
È però
possibile che si tratti
solo d'un errore di comprensione: la frase "non so più ieri"
mi pare altrettanto probabile, e dopo tutto, "gay" non era poi una parola
tanto usata, nel 1977.
1977 - Malgioglio, Cristiano
- "Scandalo" - da - Scandalo. (Anche in 45 giri).
Il nostro amore
crea scandalo, dice il cantante, rifiutandosi però di specificare
il sesso della persona amata al punto da dire: "tu mio padre, tu mia
madre".
1977 - Malgioglio, Cristiano
- "Tu mio padre, tu mia madre" - da - Scandalo.
Commento ancora
da scrivere.
1977 - Martino,
Miranda - "È morto un uomo" - da - Ottimo stato.
Sull'assassinio
di Pasolini:
"È morto
un uomo, lucido e gentile, un ragazzo di vita l'uccise. / Per una strana
storia, dice la gente. /
Il veleno circola
continuo e sottile, la ferocia, la violenza, / il rifiuto di capire. /
"Quel bucone
hanno fatto bene ad ammazzarlo", dice la gente".
1977 - Paoli, Gino -
"I fiori diversi" - da - Il
mio mestiere.
Delicata ma al tempo
stesso ambigua canzone che parla degli omosessuali sotto metafora...
floreale:
"In fondo al
mio giardino ci sono degli strani fiori. / Mia madre dice che non hanno
un nome ufficiale, / dice che devo tirarli via, perché non so come
chiamarli".
Paoli esalta i gay come
squisiti e innocui animaletti di compagnia privi di pretese e di volontà
propria:
"son sempre pronti
a ridere con me / non chiedono mai niente e, con la mia ragazza /
son gli unici che parlano di vestiti. / (...) / Quando non ho più
voglia di parlare / stanno zitti ad aspettare e mi sopportano / quando
gli parlo della fine del mio amore".
Eppure, benedetto masochismo,
"i fiori diversi,
in fondo al mio giardino, / vivono volentieri insieme a me / sanno che
per me un uomo è solo un uomo / sanno che per me un fiore è
sempre un fiore".
1977 - Pelosi, Mauro
- "Claudio e Francesco" - da - Mauro
Pelosi.
Commento ancora
da scrivere.
E ballando abbracciati
così fino all'alba, / tra gli sguardi che sporcano e non vanno più
via: / sono stanco di essere schiacciato. //
E sognando così
come due amanti normali / che han voglia di andarsene senza voltarsi: /
fino a quando dovremo nasconderci?...
1977 - Squallor - "Unisex"
- da - Pompa.
Nel 1973 aveva iniziato
a pubblicare il composito gruppo degli Squallor, ammucchiata goliardica
di musicisti, compositori e cabarettisti di grido. Prodotti per puro divertimento
(i loro testi sboccati garantivano il bando automatico da parte
di radio e tv) erano però un prodotto professionale, estrema propaggine
un po' più birichina della tradizione del cabaret. C'era perciò
un abisso qualitativo fra i dischi degli Squallor e le musicassette autoprodotte
dei complessi porno-goliardici (alla "Prophilax", per intenderci) che avrebbero
iniziato a proliferare negli anni Ottanta.
Come tutta la goliardia
italiana, anche gli Squallor tendono ad essere fallocratici ed omofobi,
tuttavia ciò che evita loro un giudizio negativo sul loro lavoro
sono gli sprazzi di assoluta genialità delle loro satire ("Gennarino
Primo", cronaca dell'elezione del presunto "primo papa napoletano", dopo
decenni spicca ancora come un assoluto capolavoro).
Inoltre, se i gay
non escono molto bene dalle loro canzoni, gli eterosessuali non vengono
affatto trattati meglio ed escono a loro volta con le corna rotte dal "trattamento
Squallor". In parole povere: ce n'è per tutti.
La presente "Unisex"
è la sboccatissima relazione (raccontata sulla base musicale di
"Fiesta" di Raffaella Carrà - una scelta non casuale!) dell'avventura
di un... cardinale in un cinema:
"Mentre stavo
osservando la pellicola / mi sentii un affare durissimo in mano e lo strettei
fortissimo e lo pigliei" (...)
"Lo portai nella
mia stanza, / lo denudai e lo baciai fortemente su tutto il corpo. Olè.
Olè. Olèee. /
Non si capiva
più niente: lo prendevo da tutte le parti, / nelle narici del nasooo,
/ dentro al buco delle orecchieee, / e anche nel buco del culoooo! /
Mi faceva impazzire,
era una bella bestia, / era una bestia che spingeva nel buco del culoooo,
/ lui spingeva e io traivooo... [tiravo, NdR] /
Che bell'uomo,
che era! Calmo ma non troppo, per quando ci voleva".
Eccetera....
1977 - Svampa, Nanni
- "La ballada dei biottòn" - da - Milanese.
Antologia della canzone lombarda. Vol. 11. Al dì d'incoeu.
Descrive alcune
donnine che fanno lo strip tease, e fra queste si dliunga soprattutto
su Cona Baracc, alias Orazio La Brocca, disastroso travestito baraccone
di ringhiera...
1977
- Svampa, Nanni - "Tromboni della pubblicità"
- da - Cantabrassens. Riedito in: W Brassens, 1983. Traduzione
in milanese d'una canzone di Brassens del 1962 - "Les trompettes
de la renommée".
Presa in giro degli uffici di P.R. delle
case discografiche, a sentire i quali, secondo Brassens/Svampa, varrebbe
la pena di farsi passare per "pederasta" pur di far parlare di sé:
"Forsi per fà parlà la
stampa scandalistica / me toccarà girà con andatura ritmica
/ me toccarà parIà con l'erre molto moscia / e fà
ballà per strada o l'una o l'altra coscia. // Podarissi fà
de tutt, ma che salti oppur che donda / per famm passà per vun che
sta in su l'altra sponda / el servirà a nagòtt, el serviss
pròpi a nient, / ormai vess pederasta l'è pú inscì
sconvolgent").
Beppe
Chierici ne aveva inciso già nel 1969 una versione in italiano -
"Le trombe della celebrità".
1977 - Vecchioni, Roberto
- "Blu(e) notte" - da - Samarcanda.
Dolcissima canzone
dedicata a Sandro
Penna (di cui cita due versi): la melanconica, dolce protesta d'un
vecchio omosessuale (al pari di Penna, un tantinello pedofilo).
"Hai mai perso
un ragazzo, ragazzo? Ha detto: / "Ciao", è andato, ha detto: "Sono
stanco d'amare". /
È diventato
abbastanza lontano su quella sua / bicicletta. Quand'ero giovane dicevo:
"perduto", / certo piangevo, ma perduto lui ce n'era / un altro; però
da vecchio pesa il respiro: / lo vedevo giocare, lo guardavano tutti. Quante
/ volte ho pensato: "Basta, sto male", quante / volte ho detto: "Basta,
camminami avanti..." /
Ma il fanciullo
che avanti a te cammina / e non lo chiami, non sarà più quello"
".
1977 - Vecchioni,
Roberto - "L'ultimo spettacolo" - da - Samarcanda.
Raccontando una
fantasticheria di ambiente omerico dice anche, parlando di Achille
e Patroclo (senza nominarli):
"Ho visto fra
le lampade un amore: / e lui che fece stendere sul letto / l'amico con
due spade dentro il cuore, / e gli baciò piangendo il viso e il
petto...".
1977 - Virginie
et Barbara - "Viens" (45 giri).
Fin dalla scelta
di una cantante con l'asscento franscese, un maldestro tentativo
di vampirizzare il successo mondiale di "Je
t'aime, moi non plus" di Gainsbourgh e Birkin (1969), cercando di compensare
la mancanza di novità (otto anni dopo!!!) con il "di più"
della tematica lesbica (che all'epoca era in effetti assai ""piccante").
Una donna "navigata"
approffita del fatto che la fanciulla inesperta è senza il fidanzato
per sedurla.
Il testo è
parlato sullo sfondo di una base musicale, e non cantato.
Super-trash.
I curatori del canale
Youtube "Le introvabili" mi han scritto aggiungendo che questa canzone
appartiene a un filone (almeno una ventina di esempi!) che hanno
ribattezzato "orgasmo songs". Aggiungendo:
"È un
filone sotterraneo ma noto della canzonetta dei Settanta. Alla fine, "Buonasera
dottore" di Claudia Mori che cos'era, se non un'orgasmo song, anche se
castigata?
Credo che l'avvento
delle tv private, che gli orgasmi li mostravano esplicitamente, abbia reso
superfluo questo genere, che comunque ha lasciato in eredità anche
dischi di una certa raffinatezza. Tutti eterosessuali, che sappia io, a
parte questo, e Timothy e Luca - Due".
1977 - Zero, Renato
- "Mi vendo" - da - Zerofobia.
Poi in - Realtà
e fantasia, 1979. "Seguimi, io sono la notte, il mistero, l'ambiguità".
Cosa venderà
mai il protagonista della canzone?
(commento da rifare).
1978
1978 - Bella, Gianni
- "Amico gay" - da - Toc toc.
Mollato dalla sua
lei, il cantante va a lagrimare sulla spalla dell'amico gay, che vive come
cabarettista e, fortunato mortale!, "non si innamora mai".
"Gay, pallido
pierrot, di lei non ti parlerò / tu puoi capirmi oh gay, e consolarmi
/ certo che stasera un po' confuso e disperato / ti ho cercato come se
cercassi lei / ma non ti prenderò per quello che non sei / amico
gay".
Ma perché uno
per poter essere gay dev'essere "pallido" e, soprattutto... Pierrot
(ovvero, pagliaccio)? E perché non avere il diritto
d'innamorarsi deve essere spacciato per un privilegio? Questo
è un modo di ragionare tipico del razzismo: "A loro piace,
vivere così".
1978
- Carrà, Raffaella - "Luca" - da - Raffaella.
Lamento d'amore
(peraltro piuttosto allegro, anzi decisamente umoristico) di una ragazza
abbandonata dal suo Luca, fuggito con un uomo:
"Io lo pensavo
tutto il giorno intero / senza tradirlo neppure col pensiero, / ma un pomeriggio
dalla mia finestra / lo vidi assieme ad un ragazzo biondo: / chissà
chi era, forse un vagabondo, / ma da quel giorno non l'ho visto proprio
più".
Una cover è stata incisa dalle
"Hostess di Volo" nel 2005 nella Pride compilation.
Questa è una delle canzoni che
mi sono state segnalate il maggior numero di volte da amici e conoscenti
quando parlavo della mia ricerca sulle canzonette lgbt ("Ma 'Luca' della
Carrà l'hai già messa, in elenco?"), segno del fatto
che è stata molto ascoltata, ed ha colpito la fantasia di molti,
nonostante sia un motivetto leggerino e disimpegnato. O forse, proprio
per quello... ;-)
1978 - Cochi e Renato
- "Silvano" - (45 giri).
Scritta assieme
ad Enzo Jannacci, che
l'ha incisa per conto suo nel 1980. Si tratta d'un malizioso delirio
nonsense, un gioco che si diverte a inanellare rime sdrucciole,
rimproverando un tradimento amoroso a un uomo:
"Silvano, mi
hai lasciato sporcandomi / e la storia del nostro impossibile amore / continua
anche senza di te".
A un certo punto però
il testo apparentemente privo di senso descrive con doppisensi sfacciatissimi
un rapporto sessuale anale (e non ci si faccia ingannare dagli aggettivi
al femminile!"):
"Rino, / sfodera
scuse plausibili, / gìrati / succhia il bisogno del passero, / lurida
/ soffiati il naso col pettine, ah ah! / Voltati, / ospita il nido del
rettile, / Guardami, / apprezza il mio lato più turgido, / spingimi,
/ sbattimi contro gli spigoli! / Togliti, / c'è un contrattempo
alla pròstata, ahi ahi! / Stupida, / mi hai contraffatto le analisi!".
Un piccolo capolavoro.
Cochi
e Renato hanno reinciso la canzone nel 2007, rimaneggiandone radicalmente
il testo, pur mantenendo il carattere omoerotico del rapporto con Silvano.
1978 - Concato,
Fabio - "Vito" - da - Svendita totale. Anche in 45 giri.
Ricordando con tenerezza
un suo amico d'infanzia, rievoca come una volta furono scoperti e presi
in giro dai compagni per i loro "giochi strani", di cui il cantante
dichiara di non vergognarsi. Finalmente una canzone senza sensi
di colpa!
La canzone ebbe
un seguito nel 1984 con "Ti
ricordo ancora".
1978 - De André,
Fabrizio - "Andrea" - da - Rimini.
Una versione suonata
con l'apporto della PFM in: Fabrizio De André in concerto,
1979.
Bellissima canzone
sul dolore e l'amore di Andrea, che ha perso l'amato (partito soldato e
morto in guerra) e che per questo pensa al suicido. A mio parere una delle
più intense canzoni omosessuali, nonostante tutti la conoscano
e nessuno faccia mai fatto caso all'aspetto omosessuale della relazione
cantata (di cui De André ha parlato apertamente nei suoi
concerti):
"Andrea aveva
un amore, riccioli neri / Andrea aveva un dolore, riccioli neri: / c'era
scritto sul foglio ch'era morto sulla bandiera / (...) / ucciso
sui monti di Trento dalla mitraglia. /
Occhi di bosco,
contadino del regno, profilo francese; / occhi di bosco, soldato del regno,
profilo francese; / e Andrea l'ha perso, ha perso l'amore, la perla più
rara".
Curiosamente, il tema
omosessuale di questo testo mi è stato spesso negato dalle persone
- specie omosessuali - a cui ne ho parlato negli anni; eppure
è stato confermato esplicitamente dallo stesso De André,
che così la presentò in occasione di un concerto nell'estate
1992:
"Questa canzone
la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo addirittura poetico,
'figli della Luna': quelle persone che noi continuiamo a chiamare 'gay',
oppure, con una strana forma di compiacimento, 'diversi', se non addirittura
'culi'.
Ecco... mi fa
piacere cantare questa canzone, che peraltro è stata scritta per
loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare
che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi
senza bisogno di vergognarsene".
Una cover è stata incisa da
Sasà Di Donna nel 2005 nella Pride compilation.
1978 - Easy Going
- Easy Going.
Disco-music in lingua
inglese, prodotta da un gruppo che prendeva il nome da un locale gay di
Roma (e la copertina
dei loro dischi era esplicita rispetto alle loro preferenze sessuali!
Sulle quali oggi in Rete non si trova più la minima traccia: tutto
è stato censurato dai fans!).
Questo Ep contiene:
-
"Baby I love you".
-
"Little fairy" (anche
in 45 giri).
Testo in inglese
che già nel titolo preannuncia una fairy ("fatina", cioè
"checca"), che è invitata ad essere quello che vuole, uomo o donna
fa lo stesso.
-
"Suzie Q" [a tema gay].
-
"Do it again" [a tema
gay].
1978 - Faust'o [Fausto
Rossi] - Suicidio.
Un Lp di rock d'avanguardia,
che nei testi è aggressivo e a tratti orgoglioso.
Contiene anche canzoni
con tematiche o allusioni omosessuali (poi svanite negli Lp successivi):
-
"Bastardi".
Questa canzone ha
un testo ambiguo (forse "noi" si riferisce ai gay "marginali" e
"voi" alla società dei "normali").
"Noi dormiamo
/ nei vostri sogni / vecchi vestiti / di seta blu. /
Noi solo / bastardi
/ dolci, brillanti bastardi".
-
"Benvenuti tra i rifiuti".
Esaltazione di chi
nella notte corre nel buio "riversando sperma sulle vostre inibizioni":
"Quando cade
la notte / e i vostri sogni si fanno pesanti/ ricchi, poveri politicanti
/ siete figli della merda; /
noi corriamo
dentro il buio / vomitiamo sangue sulle vostre verità. /
Benvenuti tra
i rifiuti / non vi cacceremo via!"
-
"C'è un posto
caldo".
Storia di una riuscita
seduzione ("corruzione") gay:
"Quel giorno
ho visto un mostro / ma non l'ho detto mai, / dopo anni ti ho incontrato
/ hai sorriso e hai detto ciao! / (...) /
Nudo, il suo
corpo nebbioso ondeggiava, / la lingua bagnata di dolce / veleno che mi
penetrava / disse: / (...) /
Resta, c'è
un posto caldo / la gente fuori non capirà / resta, restami accanto.
/ Risposi: Prendimi ancora se vuoi!".
-
"Godi".
È l'esaltazione
della perversione ("la tua ultima occasione / la corretta soluzione
di una vita vissuta a metà") e la presa in giro di coloro che
fanno l'amore di nascosto e pieni di sensi di colpa:
"Godi / però
di nascosto, nel cesso, nel bosco / nell'ultimo posto in cui Dio ti vedrà
/ (...) /
Se ci pensi è
più che giusto che sia così / il regime del consenso è
tutto qui!". (...)
"Non usare il
coito anale per il gusto di far male / fai l'amore con malinconia... /
Non provare inclinazioni,
non avere tentazioni, / che non si accontentino di lei!".
1978 - Malgioglio, Cristiano
- "Maledizione io l'amo" - da - Maledizione
io l'amo.
Commento ancora
da scrivere.
1978 - Pellizzola, Renato
("Renato 33"), "Lingua italiana" - da - Non stop.
[Chi
avesse copia di questa canzone mi
farebbe cosa gradita contattandomi].
Testo di cabaret
(non cantato) che si diverte a giocare sui doppi sensi. Parlando di calcio
e di un centravanti che
"in un'azione
di contropiede si è liberato del suo uomo"
esecra il fatto di
"liberarsi così
del proprio uomo davanti a tutti, davanti a migliaia di spettatori...".
1978 - Polizzi, Cecilia
- "Les biches" - (45 giri).
Ci ho messo molto
per capire se questo disco fosse un prodotto titillatorio per eccitare
gli eterosessuali, oppure un tentativo serio da parte d'una donna di esaltare
"con le armi della poesia" l'amore fisico fra donne. Ne ho concluso che
si tratta forse di tutte e due le cose: cioè di un tentativo onesto,
ma commercializzato in modo atroce dall'editore nella speranza di "far
cassetta" con il tema "piccante". Da qui il titolo orribile di questa canzone,
e la copertina troppo esplicitamente lesbica, al limite del soft-porn.
Commento ancora
da completare.
1978 - Polizzi, Cecilia
- "Ninna nanna di Saffo" - (45 giri).
Retro di "Les biches".
Commento ancora
da scrivere.
1978 - Pravo, Patty
- "Pensiero stupendo"
- (45 giri). Poi nell'Lp - Miss
Italia.
Una delle canzoni
più celebri di Patty Pravo, se non addirittura il suo "cavallo di
battaglia" tout-court.
È la simpatica
e disinibita descrizione d'un rapporto sessuale fra "lui" e "lei" in presenza
di un'altra "lei":
"E tu / e noi
/ e lei / fra noi. /
Vorrei, / vorrei,
/ e lei adesso sa che vorrei. /
Le mani, / le
sue, / e poi un'altra volta noi due: /
vorrei per amore
o per ridere / dipende da me".
Il brano è stato
interpretato anche da Dolcenera
nel 2005 (pure
in duetto con Loredana Bertè), dai La
Crus nel 2001 (che nel video l'hanno genialmente trasformata
in un rapporto fra due "lui" ed una "lei"!) nonché reinciso
in un nuovo arrangiamento da Patty Pravo nel 1997.
1978 - Simone, Franco
- Paesaggio.
Contiene le canzoni:
-
"La ferrovia" (anche
su 45 giri.)
Una canzone bellissima,
sia nella musica che nel testo, che descrive il processo del "venir fuori"
in un ragazzo gay di provincia:
"Appoggiato a
quel muro tra un chiodo e una scritta, / guardando i compagni miei / rincorrevo
il coraggio di essere uguale / a quegli altri davanti a me". (...)
"Che sforzi per
potersi liberare, / per dare un senso al tutto, per capire / che quel sesso
parlato, temuto / poteva essere felicità".
Infine la liberazione
nella fuga:
"E mi ribellai
/ guardai nel fondo di me stesso / e mi ribellai / ma io non parlai / cambiai
soltanto abitudini e gente / e me ne andai".
Antonino
Inguì ne ha inciso una cover sulla Pride
compilation nel 2005.
-
"Gocce".
Un riuscitissimo
capolavoro del doppiosenso omoerotico. Atmosfera
ben riconoscibile da chi sia gay ("Ed è così che vive
questo amore / nascosto per paura di morire") perfidamente nascosta
sotto abilissimi doppi sensi, anche erotici ("raccolgo a gocce / il
tuo piacere / (...) / bevendo il gusto / della tua pelle").
-
"Ogni giorno nuovo".
Commento ancora
da scrivere.
1978 - Le Sorelle Bandiera
- "Fatti più in là" e "No, io non ci sto" - (45 giri).
Le "sorelle Bandiera"
furono il primo gruppo di travestiti ad ottenere un enorme (per
quanto effimero!) successo di pubblico attraverso la televisione ("Fatti
più in là" fu la sigla della trasmissione tv L'altra Domenica).
In realtà
si trattava più di attori cabarettisti che di cantanti, visto che
tutte le loro canzoni furono sempre incise dal complesso delle "Baba Yaga".
Segnalo questo disco
solo come curiosità, anche perché le Sorelle Bandiera si
guardarono sempre bene dal toccare in qualunque modo il tema dell'omosessualità.
1978 - Squallor - "Radiocappelle"
- da - Cappelle.
Commento ancora
da scrivere.
1978 - Tich,
Andrea - Masturbati.
Fra le canzoni di
questo album, provocatorio fin dal titolo e sperimentale, si segnalano,
per la tematica gay o la presenza d'allusioni omosessuali, i brani:
-
02 - "Lettera". Lettera
a un amico/amante. "Ma di questi fatti ne riparleremo quando verrò,
/ a proposito del tuo segreto / non ne ho mai parlato sai?".
-
03 - "La primavera nel
bosco". La canzone si conclude con questa frase:
"Ma non state
lì impalati, piuttosto ditemi: / dove si batte in questo bosco dell'ostia?"
-
04 - "Porta i fiori".
Anche se devi andare al cimitero a trovare i tuoi morti, dopo averlo fatto
vieni con me al mare:
"scoprirai che
il tuo corpo vibra se il cervello vuole. / Linfe calde ma salate / si spargeranno
sugli scogli".
-
06 - "Il candidato".
Il candidato, finito il comizio, corre a far la spesa per una festa che
prepara per la sera: "balletti verdi e
danze sfrenate / questa notte faremo".
Quando all'improvviso si accorge di una cosa: "Hiii, ho dimenticato
i finocchi".
-
08 - "Uccello". Apologia
neanche tanto velata del membro virile,
l'"uccello più
sacro / che mai abbia visto nella mia vita, / tante qualità, ma
tutti più o meno uguali".
-
09 - "Paese". Contiene
un'avance: "Vuoi far l'amore con me? / Vieni, sono molto eccitato".
1978 - Timothy &
Sarah - "Tre
in amore" - (45 giri).
Commento ancora
da scrivere.
1978 - Vecchioni, Roberto
- Calabuig,
Stranamore e altri incidenti.
Contiene tre canzoni
che occhieggiano al nostro tema:
-
"A te". Malinconica
ed ambigua canzone rivolta al figlio (o figlia?) di una amante:
"A te che non
c'è un uomo / a cui non hai creduto, / amando il suo dolore / anche
se si era addormentato, / a te che nascondevi / ridendo la paura / che
fosse solamente / un'avventura"...
-
"L'estraneo (infiniti
ritorni)". Contiene due incisi molto alla Sandro Penna:
Sotto i portici
di Toledo / ho preso un bimbo nero per la mano / e mi portavano lontano
i suoi occhi",
e:
"Ho imparato
le mille posizioni / fra le gambe di donne e di bambini / le loro bocche
come fiori".
Se la prima frase potrebbe
essere presa in senso "paterno", la seconda ha un inequivocabile significato
sessuale. E mi chiedo come abbia potuto Vecchioni cantare questi versi
senza essere mai linciato...
-
"Stranamore". Le strane
vie dell'amore:
"E lui che torna
a casa sbronzo / quasi tutte le sere / e quel silenzio tra noi due che
sembra non finire / quando lo svesto, lo rivesto e poi lo metto a letto
/ e quelle lettere che scrive e poi non sa spedirmi / forse non lo sai
ma pure questo è amore".
Il testo è audacissimo,
ma siccome potrebbe benissimo adattarsi alla situazione d'un figlio alle
prese con un padre con il problema dell'alcolismo, nessuno vi ha mai trovato
alcunché di strano.
Ma sul fatto che
Vecchioni in quegli anni amasse giocare sul filo dell'ambiguità,
non ci sono dubbi: lo dimostra proprio la quantità delle sue canzoni
di quel periodo che è possibile leggere in chiave gay (cosa che
nella produzione degli anni più recenti è venuta meno).
1978 - Venditti, Antonello
- "Giulia" - da - Sotto
il segno dei pesci.
Una donna è
contesa fra un uomo e una donna, e la vittoria sembra arridere a quest'ultima.
"Giulia ti accarezza
/ Giulia lotta insieme / Giulia parla anche per te / è Giulia che
ti tocca / è Giulia che ti porta / via da me / (...)
ma lei è
solo un po' confusa / e ti prego non portarla / via da me".
1978 - Zero, Renato
- Zerolandia.
Contiene:
-
"Sbattiamoci!" (anche
su 45 giri).
Il protagonista
della canzone si dedica con entusiasmo alla seduzione d'una focosa fanciulla:
"Dai su... sbattiamoci!
/ Tanto per conoscerci di più. /
Dai su, perquisiamoci
/ sulle reti morbide / con un dolce su e giù!".
Ma ecco la "tragica
scoperta":
"Non ci sbattiamo
più. / Non potevi dirmelo, anche tu, / che ti chiami Massimo, /
è uno scherzo pessimo: / vatti a farti sbattere più giù!".
-
"Triangolo"
(anche su 45 giri).
Una delle canzoni
più note di Zero.
Racconta l'angoscia
e i dubbi d'un "vero maschio eterosessuale" di fronte alla richiesta della
sua ragazza di fare l'amore a tre assieme a un altro uomo:
"Ora spiegami,
dai! / l'atteggiamento che dovrò adottare... / mentre io rischierei,
/ di trovarmi al buio fra le braccia lui... / Che vuoi... non è
il mio tipo!!".
Ma alla fine, dopo aver
gustato il frutto proibito, il protagonista della canzone conclude concedendo:
"Il triangolo io lo rifarei, / lo rifarei!".
1979
Un anno decisamente
esplosivo, per quel che riguarda il numero di canzonette "a tema"...
Tutti scoprono all'improvviso il tema, tutti ne vogliono parlare...
L'omosessualità era ormai palesemente
"sdoganata" nel mercato discografico, e suscitava interesse (nonché
prurito e curiosità morbose) sia a destra che a sinistra...
1979 - Anonimo -
"Dove vai, se il vizietto non ce l'hai?" - Sigla iniziale e conclusiva
del film: Dove vai se il vizietto non ce l'hai?
Musica di Berto
Pisano.
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Il bagaglino
- Oh gay! (Cabaret).
Colonna sonora d'uno
spettacolo con tematiche buffonesche/omosessuali, un po' pecoreccio e di
destra, ma con bravi interpreti:
-
01 - I cantori - "Evadamo".
-
02 - I cantori e Zizì
Rien - "Ormoni".
-
03 - Oreste Lionello
- "Bamboline e soldatini".
-
04 - Sergio Leonardi
- "Roma de notte".
-
05 - I cantori, Lionello,
Leonardi, Bombolo - "Fumetti gay".
-
06 - I cantori e Oreste
Lionello - "Vinca il peggiore".
-
07 - I cantori - "Al
"Craxy horse" "
-
08 - Luciana Turina
e i cantori - "Hello Dolly".
-
09 - Luciana Turina
e i cantori - "Un harem tutto gay".
-
10 - I cantori - "Se
ti scappa di scappare".
-
11 - Luciana Turina
ed altri - "J'ai deux amours".
-
12 - I cantori - "Travéstiti".
-
13 - Lionello, Turina
ecc - "Se fosse solo un sogno".
1979 - Bella, Marcella
- "Lady anima" - da - Camminando e cantando.
Commento ancora
da scrivere.
Una cover è stata incisa
da
J.D. Vine nel 2005 nella Pride compilation.
1979 - Califano,
Franco - "Avventura con un travestito" - da - Ti perdo.
Testo recitato,
in romanesco. Come il nostro virile eroe si trovò malgré
lui sedotto e bidonato da un travestito, da lui scambiato per una donna...
e con il quale nonostante tutto il "fattaccio" avviene.
C'è chi dice
di trovarlo umoristico, io personalmente lo trovo solo pecoreccio e volgare.
De gustibus.
1979 - Cattaneo, Ivan
- Superivan.
L'album contiene
le canzoni:
-
01 - "Boys
and boys". Parole in libertà con ritornello dedicato ai "wonderful
wonderful boys" e con frasi volanti come: "Te quiero te quiero muchacho".
Niente però di più esplicito di così.
Il brano è
stato riproposto nel
1986 da Teo.
-
04 - "Su". Una canzone
dolce ma maliziosa, e terribilmente fallica:
"Vieni su e vai
in amore / io ti amo / dai sali su / dai vieni su / su entra, vai in amore
/ sali e vai / sali e sei / il fiore che impazzisce".
-
05
- "Señorita torero". Canta di una "señorita torero" (transessuale)
che di sé dice:
"Dentro ai viali
e ai manicomi / qui finisce la mia vita / son pantera accovacciata / a
un vibratore mercenario".
Ma il ritornello la
rassicura:
"Prima o poi
anche tu sarai / donna agli occhi tuoi, / tu, señorita torero".
Una cover di questa
canzone è stata reincisa
dai Crystal Ltd nel 1990.
-
06 - "Superuomo". Sfottuta
dei "palestrati", che solo in quegli anni iniziavano a far capolino anche
nella comunità gay italiana:
"Il tuo torace
è il più possente / d'acciaio: Mister-muscolo sei / e del
2000 la pin-up tu diverrai, / e potrai esser Superman, / o Superwoman,
o Supergay! / E donne e uomini / fra le tue braccia avrai!".
-
09 - "Sexo!". Invocazione
al sesso libero: il cantante promette d'essere
"un po' pantera,
/ forse un poco tigre, / certo cagna sarò: / la tua cagna sarò!".
1979 - Cocco, Elio -
''Milano-Livorno'' (45 giri).
Storia tristissima
d'un ragazzo morto a 21 anni per overdose di eroina nel cesso d'una
stazione, che riporta il commento d'un viaggiatore benpensante alla notizia:
1979 - Cohen, Alfredo
- "Valery"
[musica di Franco Battiato: ascoltatela e dite se vi ricorda per caso qualcosa...]
- 45 giri. Riedita in Cd in - AA.VV. - Gay
right compilation.
Canzone del 1976,
dedicata a un personaggio
reale, la transessuale Valérie Taccarelli.
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Cohen, Alfredo
- "Roma" - 45 giri. (Retro della canzone precedente).
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Collage -
"Strano" - da - Concerto d'amore.
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Concato, Fabio
- "Porcellone" - da - Zio Tom. (Anche in 45 giri).
Andato a sgridare
il ragazzo del piano di fronte perché va sempre in giro per la casa
nudo, un marito scandalizzato viene "aggredito" sessualmente e... cede.
"Mi armo di coraggio,
attraverso e lo vado a trovare; / quel porco maledetto in qualche modo
me la deve pur pagare. /
Penso bene a
quel che devo dire, suono il campanello / sto per scaricargli un pugno
in faccia, ma è follemente bello. /
Mi prende per
la vita, mi aggredisce, mi bacia sulla bocca. / Io sto perdendo dolcemente
i sensi, è mano sapiente che mi tocca".
In
questo Lp viene ripubblicata anche: "Dedicato a
Dean Martin", del 1977.
1978 - Dalla, Lucio
- "Anna e Marco" - da - Lucio
Dalla.
In "un locale
che fa schifo" in cui Anna e Marco sono andati a ballare, c'è
"una checca che fa il tifo".
1978
- Dalla, Lucio - "Stella di mare" - da - Lucio Dalla.
Ambigua canzone
d'amore il cui ritornello dice: "tu, come me", dedicata a una persona
di sesso volutamente ambiguo (gli aggettivi al femminile concordano tutti
per il genere con la parola "stella").
Quando uscì
si spettegolò e speculò addirittura sul fatto che Dalla avesse
inteso alludere a un prostituto, per la frase: "e se non ti avessi uscirei
fuori a comprarti".
1979 - Dalla, Lucio
e Francesco De Gregori - "Ma come fanno i marinai" - da - Banana
republic. (Anche in 45 giri) .
La canzone si chiede
di passata: "ma come fanno i marinai / a baciarsi fra di loro / ma rimanere
veri uomini, però?".
Per quanto un po'
nonsense, la domanda per qualche tempo diventò un vero "tormentone".
Un mio amico che ha fatto il militare in marina mi diceva che tutti gli
canticchiavano adosso questi due versi di continuo...
1979 - Daniele, Pino
- "Chillo è nu buono guaglione" - da - Pino
Daniele.
Divertita descrizione
(per metà in dialetto napoletano) di un transessuale che "fà
'a vita 'e notte sott'a nu lampione" per mettere da parte i soldi per
l'operazione di cambio di sesso.
In questo modo vuole
realizzare il suo sogno di normalità:
"E mi chiamerò
Teresa / scenderò a far la spesa /
me ffacce crescere
'e capille / e me metto 'e tacchi a spillo /
inviterò
gli amici a casa / a passare una giornata / (...) /
e uscire poi
per strada / e gridare: "SO' NORMALE!", /
e niscuno me
dice niente / e nemmeno la "stradale"."
1979 - Easy Going
- Fear.
Secondo Ep di musica
da discoteca, con testi in inglese, di un complesso italianissimo. Il disco
contiene:
-
01 - "I strip you".
Confessione d'omosessualità di un ragazzo gay a una donna.
Commento ancora
da scrivere.
-
02 - "Fear". Un ragazzo
si scopre gay corteggiando una ragazza.
Commento ancora
da scrivere.
-
03 - "To Simonetti"
-
04 - "Put me in the
deal".
1979 - Gaetano,
Rino - "Resta vile maschio dove vai" - da - Resta vile maschio dove
vai.
Canzone umoristica
basata su un triangolo lui+lei+lei: lui in viaggio si porta dietro, oltre
alla sua lei, un'altra lei per "farsela" con comodo; ma ecco che le due
iniziano a socializzare un po' troppo, e a questo punto lui ("Non ha
senso, in tre, non si può") cerca di svignarsela.
Ottenendo la risposta
che dà il titolo alla canzone.
Molto esplicita
la copertina...
1979 - Laterza,
Antonietta - Le belle signore.
Lp di canzoni femministe,
con qualche puntata anche nel lesbismo, per il quale si vedano le canzoni:
-
"Carla è una
mia amica".
Parla dell'amicizia
amorosa fra due donne, spezzata dall'arrivo di un bel ragazzo che piace
ad entrambe e che fa innamorare una delle due, Carla. Qualche stonatura...
-
"Dove guardi".
Il testo è
ambiguo e molto aperto ad una lettura lesbica, ma è scritto
con estrema prudenza:
"Dove guardi
così lontano / pensi all'amore lo so, /
se fossi un uomo
ti amerei / troppo in questo momento, /
mentre ti giri
e sembri tutta d'oro. / (...) /
E allora mi posso
abbandonare / sulle tue spalle per farmi accarezzare /
come un bambino
da stringere / e cullare in mezzo al tuo seno /
e finalmente
/ sognare".
-
"Simona".
Ripresa della canzone
edita nel 1975 nell'Lp: Alle sorelle ritrovate.
1979 - Leone, Nino - "Ragazzo punk" (45 giri).
Signora maestra no, non sono stato io!
Ha cominciato lui! Io non volevo metterla, ma poi i curatori del canale
Youtube "Le introvabili" hanno insistito!
Io lì a dire: "questa canzone parla
di un ragazzo punk, non di un ragazzo gay", ma loro
a insistere: ma ti sembra che la descrizione sia quella di un punk, scusa?
"Già il complimento che, per
ben due volte, nel ritornello Nino Leone rivolge al ragazzo - "Tu sei grande,
tu sei bello" - fa suonare qualche campanellino d'allarme. In più
la descrizione è tutto fuorché quella di un punk:
"Profumo un po' pesante / la giacca
di lamé / sorriso un po' scostante / in discoteca un re. //
Il viso da bambino / il passo da leone
/ il ciuffo sul nasino / per ogni situazione".
Un punk che si profuma e usa giacche di
lamé? Avesse cantato un "ragazzo alla moda", ancora ancora ci stava.
Ma hai mai visto un punk così affettato? E aggiungi che ascoltando
i versi "Evviva i punk / magari il mondo fosse punk", qualcosa
non torna: una cultura "contro" come quella punk non cerca l'omologazione
mondiale. Sceglie di essere diversa. Ma se invece sostituiamo "punk"
con "gay"... allora funziona, nell'ottica di un ragazzo".
E sì, messa così, in effetti
la cosa è parecchio strana, come se qualcuno avesse scritto la canzone
"Ragazzo gay" (Leone di Lernia nel 1997 ne ha pubblicato una piuttosto
simile a questa, come spirito del testo, e
s'intitola guarda caso proprio "Tu sei gay"), e la casa discografica
gli avesse poi d'imperio cambiato all'ultimo istante il titolo, presa da
spavento.
Voi cosa ne pensate?
1979 - Malgioglio, Cristiano
- Sbucciami.
Questo è
fra tutti i dischi di Malgioglio quello in cui si parla di più di
tematiche omosessuali. E uno dei dischi di quel periodo ad avere uno dei
contenuti più sfacciatamente gay. Cosa che sorprendentemente passò
praticamente inosservata (ma a volte il silenzio è solo sintomo
d'imbarazzo):
-
02 -
"Luci a San Francisco".
-
03 - "Mentre fuori piove"
(anche in 45 giri). Descrizione non troppo velata di un rapporto orale
con un uomo:
"Sento le tue
spalle calde come neve, / metto un fiore in bocca / mentre fuori piove,
/ scende la cerniera lungo il suo binario, / ecco che il sipario non separa
più, / bevo un altro poco / sei di pietra tu!".
-
04 - "Regina". Un capolavoro
del camp, fin dal titolo:
"Ehi tu non sai
quel che fai / quando strappi / l'amore ci muore se vai / ma chi sei non
vorrai rovinarmi / regina stasera mi fai".
-
05 - ...Io, la pantera...
-
06 - "Orientale". Fallica
e delirante, sicuramente camp:
"Orientale /
questo amore, / orientale, mi chiama, / orientale, la lancia che strazia.
/
Orientale, /
come lo amo: / se lo vedo lo abbraccio, / se mi lascia mi ammazzo, mi ammazzo".
-
07 - "Mi arrapa l'idea".
Esplicita e un po' folle:
"Mi arrapa l'idea
/ di venire con te; / mi arrapa l'idea / di far l'amore con te; / mi arrapa
l'idea / di ballare con te / stasera e non domani; /
mi arrapa l'idea
/ di scovarti con lei; / mi arrapa l'idea / di giocare coi gay, / regalandoti
a lui / poi lasciarti con lui, / stasera e non domani".
-
08 - "Io a...". La quotidianità
e la perversione nell'amore, descritte con tono camp:
"Io amo / quello
che per voi non è giusto, / io amo quello che a voi no, non piace,
/ io amo quello che per me poi si spara. / (...) /
Io amo farmi
un trucco in forma perfetta, / io amo fargli un buco sulla maglietta, /
io amo le sue giacche, quelle sbiadite. / (...) /
Io amo i pazzi
con i vizi dei sazi / e quel serpente che ora gira su me".
-
09 - "Ernesto". Canzone
d'amore per un ragazzo, dalle rime un po' balorde, scritta per il
film omonimo ma scartata:
"Ernesto / ma
che bordello fa la mia testa / non ragiona e si tortura / e ogni notte
è la mia cattura. / Ernesto / quanta agonia dirti ti amo, / ed è
questo che spaventa / come un thrilling se non si inventa. (sic)
1979 - Milva - "I suoi
vent'anni" - da - La mia età.
Canzone molto strana
(scritta da Mikis
Theodorakis), racconto d'una seduzione lesbica, passata praticamente
inosservata alla comunità gay nonostante fosse cantata da un'artista
di gran fama:
"Sta lì
/ sorride appena un po' / nuda si muove come se / fra me / e lei / ormai
/ fosse deciso".
1979 - Mina - "Sensazioni"
- da - Attila. Poi in: Del mio meglio, 1980.
Vaga atmosfera gay,
tutta da decifrare, intorno al non meglio specificato amante. Niente di
che...
1979 - Miro - "Ambiguità"
- da - Ambiguità.
La solita menata
dell'"ambiguità", che ha anticipato il queer come moda per
evitare di fare coming out puro e semplice:
"Non ti va /
questa mia ambiguità / non lo sai già più / se mi
vuoi / in un colpo hai / di più. Io uomo io / come tu mi senti /
io donna io / quando tu mi difendi".
1979 - Miro - "Oh
no dottore!" - da - Ambiguità.
Un povero paziente
deve subire le pesanti avances del dottore da cui è andato
a farsi visitare.
"Oh no dottore
/ tieni il camice allacciato / io non so curare / ciò di cui tu
sei malato" (sic!).
1979 - Nannini, Gianna
- "America"
- da - California.
(Anche in 45 giri).
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Nannini, Gianna
- "Lei" - da - California.
Amicizia/amore fra
due donne, con un "lui" che incombe sullo sfondo:
"Solo lei, gli
occhi suoi come stelle sulle strade / mi portavano a viaggiare, viaggiare
ed ero vento / sconfinavo le pareti, nel silenzio /
ero notte sul
suo seno / e sfuggivano le mani senza più paura".
1979 - Pareti, Renato
- Ansio-lexo-dormipoc.
Cantante di bella
voce ma ossessionato dai gay. In questo Lp si vedano le canzoni:
-
"Ansio-lexo-dormipoc".
Il cantante si lagna del fatto che gli "altri" cantanti hanno successo
solo perché sono..., cosa che lui non è, e giù nomi:
Miguel Bosé, Renato Zero, Sylvester...
Infine il cantante annuncia che lui stasera mangerà minestra...
senza piselli però! Squallido, ed anche un po' patetico.
-
"Barbie". Nel testo
si accenna a certe donne che:
"facevano da
sé, / perché con l'uomo no / non c'è dolcezza, oggi
no!", però: "io certe cose con un altro mai! / Il mio equilibrio
lo perderei".
-
"Gay".
Testo spaventoso, che dimostra cosa venga fuori quando un individuo
zeppo di pregiudizi vuol dimostrarsi a tutti i costi "di idee aperte" senza
avere la minima idea di cosa ciò voglia dire:
"Gay, rughe a
zampa di gallina mai! / Metti il tuo cerone quando vuoi... / non badare
a me! /
Gay, l'eroismo
è un senso e tu ce l'hai, / tu un commediante nato sei... / ingaggiarmi
vuoi... no, no, no, no! / Ci risiamo, / hai quel quid di strano...
/ come ce l'ha un divano" (sic!).
Conclusione:
"Io ti accetto
ma, no, no, no, no!!!".
1979 - Revolver - "Gay"
(demo tape).
[Gruppo punk, con
Ivan Cattaneo].
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Riondino, David
- "Samba '78" - da - David Riondino.
Canzone "impegnata"
che contraddittoriamente denuncia l'emergere di un "conformismo dell'anticonformismo"
negli anni del "riflusso" post-sessantottesco. Fra i bersagli del cantante:
lo chic della diversità obbligatoria:
"Esser diversi
è un vanto, è un prezioso vezzo quel certo neo, / sogni di
risvegliarti un mattino negro omosex ebreo, / serpeggia l'imbarazzo di
esser scambiati per normali: / "Sai cara, sono diverso", "Sai caro anch'io,
come siamo uguali!"".
1979 - Tamara - "Tango
diverso" - Sigla finale del film: La patata bollente. Anche in 45
giri.
Musica di Totò
Savio.
Commento ancora
da scrivere.
1979 - Le Sorelle
Bandiera - "Rimmel & cipria" - (45 giri).
Anche in questo
45 giri delle "Sorelle Bandiera" nulla
di apertamente gay.
1
1979 - Le Sorelle
Bandiera - "Bella come me non hai avuto mai nessuno" - (45
giri).
Sigla tv de "L'altra
domenca". Non ha tema gay.
1979 - Timothy
e Luca - "Due" - (45 giri).
Uno dei prodotti
più bizzarri di quel periodo.
Il rapido atto sessuale
(in macchina, come suggerisce la copertina) di un uomo che ha appena tradito
il suo partner con un altro... e glielo racconta pure. Solo un matto poteva
sperare di vendere una canzone così demenziale... ma viva i matti!
1979 - Triangolo
- Triangolo.
Questo Lp contiene:
-
01 - "Voglio tutto".
-
02 - "Km 94".
-
03 - "Il primo anello
del potere".
-
04 - "Wake up man".
-
05 - "Gli affari sono
affari".
-
06 - "Marcia trionfale".
Inedito.
Quest'opera è
pubblicata sotto una Licenza
Creative Commons "Attribuzione
- Non opere derivate 2.5" Italia.
La
ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto
i termini di tale licenza. La ripubblicazione parziale è
concesso esclusivamente
previo accordo con l'autore: scrivere
per accordi.
[Torna
alla pagina principale] [Torna
all'indice dei saggi di cultura gay]
[Mandami
correzioni, suggerimenti o proponimi un nuovo link]