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Giovanni Angelello (sec. XV)

Stemma
Stemma di Galeazzo Maria Sforza, del 1478.

"Grida" per Milano [1476] [1]
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1476, indictione nona, die 7 mensis Maij in Tertijs
1476, indizione nona, giorno 7 del mese di maggio all'ora terza.

Considerando il magnifico cavallere et exhimio doctore de leze, messer Iohanne Angelello da Bononia, ducale generale capitaneo de justizia de Milano etc., la grande gravezza dell'horribile et sceleratissimo vitio sodomiticho, e li grandi mali, penurie, tempeste ed altri infiniti dampni seguiti, et li quali continuamente seguisseno per esso abominabile vizio;

Il magnifico cavaliere ed esimio dottore della legge messer Giovanni Angelello da Bologna, capitano di giustizia ducale e generale di Milano ecc., considerando il grave peso dell'orribile e scelleratissimo vizio sodomitico, e i grandi mali, le carestie, le tempeste ed altri infiniti danni che ne conseguono, e che continuamente seguono per colpa di questo abominevole vizio,
et intendendo sua Magnificentia, che sono alchuni sporcati e ribaldi huomini, quali non temendo Dio, ne Sancti, ne il suo judicio, vituperosamente commetteno il dicto vitio con maschi et con femine prostribularie, e altre, ed essendo sua Magnificenzia venuta a sapere che ci sono alcuni uomini sozzi e criminali, che non temendo né santi né Dio, né il suo giudizio, vituperosamente commettono il detto vizio con maschi e con femmine del bordello, e altre,
e volendoli pro viribus suis provedere et obviare, fa fare publica crida e bando: e volendo, per quanto può, provvedere e rimediare, fa fare pubblica grida e bando:

Che non sia alchuna persona de qualuncha stato, grado e condictione voglia se sia, che ardischa ni presuma commettere il dicto vicio sodomiticho, e contra natura, con alcuna persona maschio, o femina, sì del  postribulo, come de altra condictione, de commettere esso vicio, sotto  pena del fuoco, e como se contene ne li statuti, decreti ed ordini ducali e del comune di Milano.

Che nessuna persona di qualsiasi stato, grado e condizione qualsivoglia, ardisca o presuma commettere il detto vizio sodomitico, e contro natura, con qualsiasi persona, maschio, o femmina, sia del bordello sia di altra condizione, di commettere questo vizio.[2].sotto la pena del fuoco, così com'è previsto negli statuti, decreti ed ordini ducali e del Comune di Milano.
Certificando caduna persona, che di ciò ne firà facto diligente inquisixione e cercha, e firano puniti li agenti e li patienti; videlicet, quilli che faranno et chi se lasseranno fare tale vitio, irremissibilmente. Rendendo noto a tutti, che di ciò sarà fatta diligente inchiesta e indagine, e saranno puniti gli attivi ed i passivi, cioè, quelli che praticheranno e quelli che si lasceranno praticare tale vizio, senza possibilità di perdono.
Signat. 
IOHANNES ANGELELLUS
Firmato: 
Giovanni Angelello.

Laurentius Cixeranus, notarius canzellarius, mandato subscripsit.

Lorenzo Cizerano, notaio cancelliere, su incarico sottoscrisse.

Cridata fuit dicta crida ad aregheriam, quae est in Broleto Novo communis Mediolani, suprascripto die martis septimo mensis Maij, in tertijs, sono tubarum praemisso.

La presente "grida" fu gridata all'arengario, che è nel Broletto nuovo del comune di Milano, nel soprascritto giorno martedì sette marzo del mese di maggio, all'ora terza, dopo aver suonato le trombe.
Il Broletto nuovo, tuttora esistente in Piazza Mercanti a Milano, in un'incisione settecentesca, prima della sopraelavazione voluta da Maria Teresa d'Austria.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo copiato da: Carlo Morbio, Storia dei municipij italiani, Società tipografica de' classici italiani, Milano 1846 (ristampa anastatica: Cisalpino-Goliardica, Milano 1972), vol. 6, Codice Visconteo-sforzesco 316 (1390-1497), p. 483. 
La parafrasi in italiano moderno e le traduzioni degli incisi in latino, così come l'aggiunta di neretti e la divisione in paragrafetti, sono opera mia.

Si tratta non di una vera legge, ma di un decreto ("grida") della persona investita dell'ordine pubblico (il "Capitano di giustizia") di Milano, che richiama - non si sa con quanto successo - al rispetto delle leggi già in vigore a Milano contro la sodomia, come quella del 1447.
(Non ho ancora rintracciato il testo dei "decreti ducali" in materia qui espressamente citati).

Duca di Milano in quell'anno era Galeazzo Maria Sforza, che curiosamente è sospettato d'esser stato "sodomita" egli stesso.

[2] La ripetizione è nell'originale.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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