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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Un detective gay per un giallo sicuramente "diverso"
Questo delizioso romanzo "giallo" del 1970 (ambientato nel 1967, ovvero prima dei moti di Stonewall) è stato scritto da uno degli autori statunitensi che con maggior forza hanno posto la questione della presenza gay nella letteratura, non solo facendo coming out, ma insistendo nel proporre personaggi e situazioni gay in àmbiti (come il giallo, per l'appunto) che fino a quel momento avevano ottusamente e fanaticamente censurato il tema.
In
un'epoca in cui negli Usa (in Italia, no!) il personaggio gay è
diventata una specie di spezia piccante da aggiungere a questa o quella
serie televisiva, è difficile provare ancora la sorpresa e in alcuni
casi lo shock che devono avere provato i lettori a cui era originariamente
destinato questo romanzo.
A
iniziare dal fatto che il protagonista stesso, il detective Dave
Brandstetter, è gay. La rivelazione non arriva subito,
ma a romanzo avanzato, allo scopo di creare un "colpo di scena" che certamente
nel 1970 doveva suonare come un colpo di grancassa.
Dave
è un po' oltre la quarantina ed è "vedovo" dopo che un tumore
(no, l'Aids non era ancora stato scoperto!) gli ha appena rapito il compagno
della sua vita. Dunque, le vicende che affronta, il modo di relazionarsi
dei personaggi, aprono ferite appena rimarginate in lui, e Hansen
non le nasconde, parlandone come se ne era sempre parlato per qualsiasi
protagonista eterosessuale.
La
sua "scandalosa" rivoluzione letteraria era tutta qui: nel trattare i personaggi
omosessuali esattamente come tutti gli altri. Avendo questa benemerita
generazione di scrittori ottenuto ciò per cui aveva combattuto,
il valore rivoluzionario di tale iniziativa oggi ci arriva attenuato, dopodiché
il piatto stesso, il romanzo, è sufficientemente gustoso da "reggere"
perfettamente anche se dopo così tanti anni l'ingrediente gay non
sembrerà più "piccante" a nessuno di noi lettori del XXI
secolo.
Tanto per rendere
chiaro il punto, non è solo il protagonista, ad essere gay. Purtroppo
però, dato che il thriller si regge sulla progressiva scoperta
di chi altri fosse gay, tra i personaggi che affollano la scena, non mi
è possibile entrare in maggiore dettaglio senza rovinare il gusto
della lettura.
Posso segnalare
unicamente Madge, amica intima del protagonista e lesbica dedita
agli innamoramenti seriali (e catastrofici) con donne nettamente più
giovani di lei, che deve sorbirsi il garbato rimprovero del "coppiaiolo"
Dave affinché si cerchi una donna della sua età, se desidera
una maggiore stabilità di rapporto.
Hansen si diverte
a farla entrare all'improvviso in casa di Brandstetter dopo
che costui è stato appena sedotto da un diciottenne che lo aveva
concupito fin da ragazzino, e che nella scomparsa del partner del protagonista
ha ricevuto l'implicito "nulla osta" per proporsi a lui. Respinto
proprio perché troppo giovane, alla fine vedrà premiata la
sua costanza... giusto in tempo per far incazzare Madge, che voleva presentare
la sua nuova partner -- coetanea! L'amica se ne va dicendo più o
meno: "Da che pulpito veniva la predica!".
Come
si vede, Hansen si diverte coi suoi personaggi, e sfugge gli stereotipi:
tanto quello del gay criminale psicopatico che prevaleva nei "gialli" all'epoca,
quanto quello "buonista" ed apologetico del gay perfettino, che letterariamente
avrebbe guastato il libro, facendolo "invecchiare" nel giro di pochi anni.
Invece il libro
invecchiato non è, come dimostra il fatto che l'industria editoriale
italiana dopo ben 42 anni s'è decisa a tradurlo... Un segnale, questo,
dell'arretratezza del mondo degli editori italiani, che vivono ancora nella
mentalità e nella visione del mondo degli anni Sessanta.
Faccio questa affermazione
a ragion veduta, dato che questo romanzo rivela un testo fresco, ben costruito,
leggibilissimo e gradevole, niente affatto invecchiato in tutti questi
decenni. A cos'altro dobbiamo, quindi, il bando, se non proprio alla scelta
"scandalosa" di mettere in scena un detective gay e "coppiaiolo" che si
muove in un mondo in cui esistono anche i gay?
Giudizio conclusivo.
Una lettura raccomandata
sia a chi ama il genere del "giallo" sia, sorprendentemente, anche a chi,
come me, è sempre rimasto freddo verso questo genere letterario.
A me, infatti, è
piaciuto. Boh...