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Recensione di Giovanni Dall'Orto
Un interessante tentativo d'introdurre il tema gay nei "gialli"
Questo gradevole romanzo giallo del 1984 è (ben) costruito attraverso l'indagine sulla morte d'un camionista, che ricostruisce le circostanze del suo misterioso assassinio percorrendo le strade dei working poor americani, in balia di gang di strada a cui la polizia lascia il controllo del territorio fintantoché si limitano a terrorizzare solo altri poveri ed emarginati. Che costituiscono il mondo nel quale si svolge l'indagine, raccontando vite costruite in base all'arte di arrangiarsi, spesso in bilico fra onestà e crimine, e non certo per scelta ma per mancanza d'alternative.
Il
romanzo riveste interesse anche per il tentativo (riuscito) d'introdurre
la tematica omosessuale in ottica "corretta" anche nel genere letterario
del romanzo poliziesco, che fino a quel momento ne aveva parlato solo come
movente per crimini efferati o come caratteristica tipica degli psicopatici
assassini.
Lo fa in modo "politicamente scorretto", presentando le due facce
della medaglia: un vecchio e bisbetico signore (con duplice vizietto
di travestirsi da donna di quando in quando, e di farsela con giovanottoni
disperati - ma muscolosi - delle gang di strada, ivi incluso il
principale sospetto dell'omicidio), e il personaggio principale stesso,
l'investigatore
Dave Brandstetter, che ha una relazione di coppia con Cecil
Harris, un giovane nero che è anche suo assistente e collaboratore.
("Keep it in the family", insomma...).
La
trama, che trattandosi d'un giallo non posso ovviamente raccontare senza
far crollare il piacere della lettura, si basa sulle indagini relative
alla morte non accidentale d'un camionista, che alla fine si rivelerà
essere coinvolto in un... eccetera.
Nelle
indagini ha un ruolo importante il suddetto vecchietto, inchiodato su una
sedia a rotelle e asserragliato in una casa che ha trasformato in una sorta
di fortino, dalla quale ha l'abitudine tanto incresciosa quanto improbabile
(ma che si rivelerà utile per l'investigatore) di spiare tutto ciò
che fanno i vicini e di annotarlo su un quadernetto.
Sarà
la sua omosessualità (pp. 30-36) la prima ad essere rivelata: di
lui sapremo che in gioventù era stato amante dell'attore rivale
di Rodolfo Valentino, cioè Ramón
Novarro.
Questo
personaggio rivela una certa petulanza nel fare commenti sulla bellezza
fisica di ogni giovanotto dei dintorni, ma alla fine nonostante la sua
acidità e petulanza dimostrerà d'esser un buon diavolo.
Quando
morrà, Brandstetter considererà un gesto dovuto mettere un
suo cappellino da donna anni Venti sul corpo che viene portato via (p.
129).
"Vi
va di scherzare", commenta un poliziotto, notando l'insolito omaggio.
"Lui
non scherzava", risponde Brandstetter.
Un
"bravo!" all'autore.
Quanto
a Brandstetter stesso, lo vediamo amorevole alle prese col suo ragazzo
che, convalescente dopo essersi beccato una pallottola in qualche episodio
precedente, fatica a recuperare le forze.
I
due interagiscono anche con le tipiche battute da umorismo gay:
Interessante infine l'intervista all'autore Joseph Hansen, alle pp. 140-141, nella quale la prima domanda dell'intervistatore è proprio:
"Avercene", come Hansen!