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Joseph Hansen, Violenza nella notte, "Il Giallo Mondadori" n. 1935, 2/3/1986.
 
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[Narrativa a tematiche lgbt]

Recensione di Giovanni Dall'Orto


Un interessante tentativo d'introdurre il tema gay nei "gialli"

Questo gradevole romanzo giallo del 1984 è (ben) costruito attraverso l'indagine sulla morte d'un camionista, che ricostruisce le circostanze del suo misterioso assassinio percorrendo le strade dei working poor americani, in balia di gang di strada a cui la polizia lascia il controllo del territorio fintantoché si limitano a terrorizzare solo altri poveri ed emarginati. Che costituiscono il mondo nel quale si svolge l'indagine, raccontando vite costruite in base all'arte di arrangiarsi, spesso in bilico fra onestà e crimine, e non certo per scelta ma per mancanza d'alternative.

Il romanzo riveste interesse anche per il tentativo (riuscito) d'introdurre la tematica omosessuale in ottica "corretta" anche nel genere letterario del romanzo poliziesco, che fino a quel momento ne aveva parlato solo come movente per crimini efferati o come caratteristica tipica degli psicopatici assassini.

Lo fa in modo "politicamente scorretto", presentando le due facce della medaglia: un vecchio e bisbetico signore (con duplice vizietto di travestirsi da donna di quando in quando, e di farsela con giovanottoni disperati - ma muscolosi - delle gang di strada, ivi incluso il principale sospetto dell'omicidio), e il personaggio principale stesso, l'investigatore Dave Brandstetter, che ha una relazione di coppia con Cecil Harris, un giovane nero che è anche suo assistente e collaboratore. ("Keep it in the family", insomma...).


La trama, che trattandosi d'un giallo non posso ovviamente raccontare senza far crollare il piacere della lettura, si basa sulle indagini relative alla morte non accidentale d'un camionista, che alla fine si rivelerà essere coinvolto in un... eccetera.
Nelle indagini ha un ruolo importante il suddetto vecchietto, inchiodato su una sedia a rotelle e asserragliato in una casa che ha trasformato in una sorta di fortino, dalla quale ha l'abitudine tanto incresciosa quanto improbabile (ma che si rivelerà utile per l'investigatore) di spiare tutto ciò che fanno i vicini e di annotarlo su un quadernetto.
Sarà la sua omosessualità (pp. 30-36) la prima ad essere rivelata: di lui sapremo che in gioventù era stato amante dell'attore rivale di Rodolfo Valentino, cioè Ramón Novarro.
Questo personaggio rivela una certa petulanza nel fare commenti sulla bellezza fisica di ogni giovanotto dei dintorni, ma alla fine nonostante la sua acidità e petulanza dimostrerà d'esser un buon diavolo.
Quando morrà, Brandstetter considererà un gesto dovuto mettere un suo cappellino da donna anni Venti sul corpo che viene portato via (p. 129).
"Vi va di scherzare", commenta un poliziotto, notando l'insolito omaggio.
"Lui non scherzava", risponde Brandstetter.
Un "bravo!" all'autore.


Quanto a Brandstetter stesso, lo vediamo amorevole alle prese col suo ragazzo che, convalescente dopo essersi beccato una pallottola in qualche episodio precedente, fatica a recuperare le forze.
I due interagiscono anche con le tipiche battute da umorismo gay:


Interessante infine l'intervista all'autore Joseph Hansen, alle pp. 140-141, nella quale la prima domanda dell'intervistatore è proprio:

E la risposta è: Aggiungendo a chiosa: Chapeau: trovatemi un giallista italiano che faccia oggi quel che faceva Hansen nel 1984!
Se la produzione narrativa di massa (inclusa quella proposta dal cinema e dalla tv) ha mutato atteggiamento verso il discorso lgbt negli Usa e non in Italia, ciò si deve alla presenza negli Usa e non in Italia di persone come Hansen.
Certo, scrivere gialli "gay" e fare coming out come scrittore di gialli non cambierà forse il mondo... però il mondo dei lettori di gialli, sì. E ciò in Italia non è stato possibile (al di là delle nobilissssime e pretestuosissime motivazioni accampate dagli scrittori nostrani), per pura e semplice pusillanimità.

"Avercene", come Hansen!


 
 
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