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[Fantascienza con personaggi lgbt]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
Guida galattica dei gourmet omofobi.
In una recensione più dettagliata (in chiave non gay) a questa antologia osservavo come il "prestito" dei personaggi creati da Massimo Mongai, concesso ad alcuni autori italiani, abbia prodotto fondalmentalmente un incubo di barzellettacce pecorecce, rivelatrici d'un abisso di miseria sessuale nel quale palesemente la massa dei maschi eterosessuali è inchiodato a vita.
Volendo trattare qui del solo aspetto gay, specificherò che ciò è particolarmente evidente nei due racconti che presentano situazioni omosessuali: "Orrutrut l'insaziabile", di Leo Sorge (p. 119-129), e "Banchetto a Uz", di Fabrizio Bonci (pp. 171-182).
Nel primo un'astronave atterra su un pianeta sul quale gli indigeni fanno prigioniero l'equipaggio destinandolo al bumba-bumba, che il caso vuole si esattamente la stessa cosa del bunga-bunga che Silvio Berlusconi ha reso celebre in tutta Italia.
Siamo in altre parole al livello di una barzelletta da caserma, ed è particolarmente scoraggiante che il concetto di "spiritosaggine" dell'autore consista nel variare per diverse pagine l'idea che la ciurma è destinata ad essere inchiappettata. Immagino che risate di fronte ad una situazione tanto irresistibilmente esilarante...
Gli indigeni, ovviamente, pavlano con l'evve moscia, come nelle barzellette sui finocchi di qualche anno fa.
Di fronte al supplizio che attende l'equipaggio, solo l'ufficiale scientifico sembra rassegnato al proprio destino, ma viene messo a tacere con un rotondo "ma stai zitto, recchione maledetto!" (p. 123), tanto per rendere maggiormente chiaro che questo è un racconto di elevata eleganza concetti e di eloquio.
Il comandante riuscirà ad evitare il destino a cui era destinato, facendo rinsavire Orrutrut al quale un guasto nell'Ipod aveva invertito la personalità, ritrasformandolo in Rodolfo Turturro, il cuoco d'astronave intergalattico creato da Massimo Mongai. E provocando la desolazione dell'ufficiale scientifico, lasciato sconsolato a mormorare "non si fa così, la guerra è guerra"...
Nel secondo racconto, a un banchetto sardanapalesco (al quale presenzia anche qualche palese "sodomita") arriva, assieme a due colleghe, una puttana di rara bruttezza: una vera racchia.
Non si tarderà a scoprire che si tratta ancora di Rodolfo Turturro che, sazio di ogni piacere, aveva voluto farsi rimodellare il corpo per provarne di nuovi e squisiti.
Purtroppo, trasformatosi per questa ragione in donna, qualcosa era andato storto, e non solo l'operazione era ormai irreversibile, ma neppure come donna Turturro riusciva ad essere altro che un mostro repellente. Ecco perché si era rassegnato a fare la prostituta (e qualcuno trova una logica in questo ragionamento, me lo segnali).
Mi sfugge in cosa consisterebbe l'umorismo di questo racconto, perché palesemente occorre essere eterosessuali per riuscire ad apprezzare la squisita ironia di questo brano.
Insomma, se l'insieme dei racconti non è granché, laddove si tocca il tema gay l'omofobia è talmente violenta e priva del minimo tentativo di almeno fingere di essere altro che omofobia, da essere addirittura ributtante.
Un ultimo cenno a p. 282: recensione di un ristorante galattico gestito da lesbiche che odiano furiosamente i maschi. In questo modo il "manualetto del perfetto omofobo" è completo.