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[Saggio storico con tematiche lgbt]
Recensione di Giovanni Dall'Orto
I comportamenti sessuali devianti prima dei greci e dei romani.
Il saggio tratta dell'infertilità volontaria (aborto, masturbazione e omosessualità, quest'ultima alle pp. 71-119) nella Mesopotamia antica.
Dopo un breve esame del racconto biblico di Sodoma e Gomorra, passa a esaminare le leggi mesopotamiche che trattano di omosessualità (pp. 77-81) che, rileva Saporetti, si preoccupano soprattutto dello stupro omosessuale.
Segue (pp. 81-90) un esame del significato di termini come assinnu, kurgarru, kulu'u che indicano il sodomita passivo/prostituto/effeminato/addetto al culto: l'autore mostra come tali termini fossero sinonimi, e legati da un lato al culto della dea Ishtar, dall'altro alla prostituzione.
Alle pp. 90-97 esamina le due versioni de La discesa di Inanna agli Inferi e il ruolo che in tale leggenda ricoprono l'assinnu e il kurgarru. L'autore ipotizza (pp. 99-100) che questi personaggi fossero sacerdoti auto-evirati in onore della dea, esattamente come i galloi dell'epoca classica, anch'essi accusati di omosessualità ed effeminatezza.
Al ruolo sacro e sacerdotale di questi personaggi sono dedicate le pp. 101-110, che presentano alcuni documenti in cui l'addetto sacro di questo tipo e il non-maschio/effeminato sono identificati.
A p. 111-112 l'autore esamina anche alcuni manuali di sogni (oniromanzia).
Infine a pp. 114-119 l'esame passa al ruolo dell'omosessualità nel mito di Gilgamesh.
La conclusione dell'autore è che l'antica Mesopotamia, a differenza di quanto avveniva nel mondo ebraico, non condannava l'omosessualità, se non quando accompagnata da violenza, o dall'assunzione del ruolo passivo dell'"effeminato", che era disprezzato.