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DISCORSO FINALE
Dopo il comizio sovietico dell'anno scorso al Pride nazionale a Milano, parecchia gente è rimasta scottata. Quest'anno perciò i tre Pride maggiori hanno cercato di rimediare al danno in maniere diverse.
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A Padova hanno parlato solo persone comuni e non i politici: idea buona, ma che a tratti è scaduta nell'elenco di sfighe ("mi hanno licenziato, mi hanno picchiato, mi hanno discriminato, mi hanno insultato"…) che forse non eravamo nello stato d'animo migliore per ascoltare.
La piazza è comunque rimasta piena fino alla fine.
Ma non credo sia la soluzione più allettante.
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A Milano ci sono stati interventi brevissimi e mirabilmente sobri dei soli gruppi organizzatori; purtroppo però ancor prima dell'inizio si era già verificata la fuga di massa dei partecipanti appena arrivati in piazza, che è restata semideserta (la gente, la freghi una volta sola).
Sarà per il prossimo anno…
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A Roma, infine, il Mieli ha alternato personaggi della musica e della politica: se volevi ascoltare Paola e Chiara dovevi restare a sorbirti Titti De Simone che inveiva contro Berlusconi (Titti, di' qualcosa di gaylesbico, anche solo di bisex, ma di' qualcosa di omosex!).
Preziosa s'è rivelata l'esperienza in "eventi/spettacoli" accumulata dal Mieli: lo spettacolo è stato di prima qualità. Ma alla fine la piazza era semideserta comunque: l'errore fatale qui era stato aspettare tre quarti d'ora prima d'iniziare: molti nell'attesa se n'erano andati.
Il modo migliore per gestire i discorsi finali dal palco non è stato insomma ancora trovato, occorrerà procedere per tentativi ed errori finché ci azzeccheremo…
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