FESTA O COMIZIO?
In tutto il mondo, ogni Gay Pride "riuscito" è sempre il risultato di un attento equilibrio fra aspetti di festa e aspetti politici.
Quindici anni fa, l'ostilità dei proprietari di locali gay nei confronti del movimento era assoluta, e chi provava a distribuire volantini di prevenzione dell'Aids davanti ad un locale gay veniva spesso cacciato via se non insultato.
Quindici anni dopo, il mondo commerciale, un raid poliziesco dopo l'altro, ha scoperto e imparato di non poter vivere senza le organizzazioni politiche (delle quali - novità! - alcuni di loro hanno anche fatto parte). Le quali organizzazioni, da parte loro, hanno scoperto che senza l'apporto economico dei locali il movimento gay è una macchina senza benzina.
Giunti a questo punto… siamo al punto di partenza. Perché il carattere "misto" (festa/manifestazione) del Gay Pride va raggiunto, va costruito, dosandolo tentativo dopo tentativo: non casca dal cielo già fatto come lo scudo di Atena.
Oggi come oggi siamo in mezzo al guado, mi pare: il Gay Pride non riesce ancora ad essere una festa ma non riesce più ad essere una manifestazione.
Occorre uno sforzo di progettazione più deciso, occorre evitare di lasciar fare al caso, con il rischio che ne venga un risultato che mischia il peggio di entrambe le impostazioni: un evento superficiale come una festa e noioso come una manifestazione!
L'obiettivo è invece ottenere il meglio da entrambe: un evento stimolante come una manifestazione e divertente come una festa.
Più facile a dirsi che a farsi… ma non essendoci alternative, ci resta solo da rimboccarci le maniche per provarci…
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