GIORNALI E MASSMEDIA
Il trionfo del World Pride fu in gran parte il risultato dell'enorme copertura che i mass-media diedero all'evento, a seguito degli anatemi papalini. I nostri nemici, che controllano ormai tutti i mass-media italiani, se ne sono accorti ed hanno giurato di non ripetere mai più l'errore.
Da quest'anno, quindi, il Gay Pride finisce ovunque in pagina locale, o nei TG locali, perdendo la caratteristica di evento nazionale e internazionale che invece ha in tutto il resto del mondo.
Se a ciò si aggiunge che in molti giornali resta al lavoro una "vecchia guardia" di redattori che scelgono ancora le foto e fanno ancora i titoli come cinquant'anni fa, la misura è colma.
Una delle novità della politica gay dei prossimi anni, a mio parere, sarà senza dubbio la nascita di gruppi di pressione di e sui giornalisti. Una sorta di Anti-defamation league in versione gaya.
Non è più pensabile investire tante energie nella riuscita d'iniziative, per poi vedere andare in fumo il risultato per colpa dell'omofobia mai contestata dei giornalisti. I giornalisti, la loro ignoranza, la loro arroganza, la loro supponenza, la loro chiusura mentale, la loro mentalità da Italia che non esiste più da mezzo secolo, sono il prossimo ostacolo da abbattere.
A giudicare dalla proteste che sento attorno a me, il mondo gaylesbico è abbastanza stufo del modo in cui è (mal)trattato dall'omofobia dei massmedia, e quindi una protesta organizzata ha ottime probabilità di successo. Si tratta solo di partire…
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