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di attualità > Riflessioni sull'attentato terroristico di Orlando
I gay di Orlando nel mirino del preteso "scontro di civiltà".
[Inedito, 16 giugno 2016]
di:
Giovanni Dall'Orto.
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Il killer di Orlando, con la maglietta della polizia di New York.
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La "più grave sparatoria terroristica compiuta nella storia degli Usa" (il Massacro di Wounded Knee
è opera dell'esercito statunitense, quindi non è terrorismo, e poi le
vittime erano indiani, quindi non hanno diritto a fare parte della
storia) ha scelto i gay come bersaglio.
Credo che non
sarebbe prudente saltare fin d'ora alle conclusioni, come ho invece
visto fare attorno a me: dovremmo avere ormai imparato tutti che i
massmedia hanno la pessima abitudine di partire "lancia in resta" con illazioni,
magari "suggerite" da un'opportuna "velina" della polizia o di chi abbia interesse a
sviare l'attenzione da qualche elemento imbarazzante, e quando poi
arrivano i fatti che le smentiscono lo "scoop" è ormai vecchio e le
smentite vengono pubblicate in un angolino e notate da nessuno… E così
il ciclo può ricominciare, senza che nessuno si chieda mai il perché dell'accaduto, o
se lo chieda ma facendo le domande sbagliate sui problemi sbagliati, in
modo che non si arrivi mai a nessuna soluzione.
Molte cose non sono chiare nella vicenda: l'endorsement all'Isis che secondo la polizia sarebbe stato fatto da parte dell'assassino è stato diffuso da tutti, però stranamente molto meno commentate sono le sue foto in divisa da poliziotto
e il suo lavoro come guardia giurata (una professione che fornisce ai
femminicidi un numero spropositato di carnefici: e questo non
meriterebbe un commento?).
Anche la
circostanza che il padre sia un talebano islamico (di quelli "buoni",
usati dagli Usa nella loro guerra in Afghanistan o Siria) è stata
commentata solo da siti di sinistra, mentre gli altri si sono buttati
subito sull'etichetta dell'Isis (che, a quanto sembra di capire,
dell'esistenza di costui ha appreso solo dai giornali, ma si è
prontamente gettata a rivendicare il massacro), più facile da usare senza dover
chiedere cosa stia combinando l'estrema destra statunitensi con i "terroristi islamici moderati" in giro per il mondo (al Qaeda, quella dell'11 settembre, è stata ribattezzata "moderata", e gli Usa hanno ufficialmente chiesto ai russi di non bombardare la sua branca siriana, al Nusra, con l'ammissione che basi e territorio ed esercito dei "ribelli moderati" stranamente coincidono con quelli di al Nusra).
Neppure è chiaro se le testimonianze su una possibile omosessualità dell'assassino siano l'ennesima falsa pista ("non esiste l'omofobia: sono i froci che si ammazzano fra loro per le loro ripicche")
o se invece facciano luce su un ulteriore elemento inquietante di
questo evento e sui meccanismi autodistruttivi innescati dall'omofobia
sociale.
Per non parlare
dei dettagli: l'assassino aveva davvero complici che hanno sbarrato le
porte delle uscite di sicurezza, o ha agito da solo?
Al solito, prima di lanciarsi in illazioni sarebbe opportuno aspettare i risultati dell'inchiesta: se necessario, li si contesterà in un secondo momento.
Del resto le circostanze dell'evento sono tali da fornire molta carne al fuoco del dibattito ancor prima di avere tutti i dati.
"Eterofobia", un gruppo rabbiosamente omofobico su Facebook, merita d'essere seguito perché è molto istruttivo sulla mentalità degli omofobi, dato che pubblica vignette come questa che dice: "Se in una coppia gay uno uccide l'altro… si tratta di femminicidio o di omofobia?".
Ebbene, questo
gruppo ha reagito non certo prendendo le distanze dall'assassino, bensì
da chi come Scalfarotto ha ribadito come questi fatti dimostrino
l'importanza di una legge contro l'omofobia. Scalfarotto è stato chiamato "Sciacallotto" e accusato di sciacallaggio sui corpi delle vittime
(il che equivale a chiamare "sciacalli" gli ebrei se ricordano la
Shoah, ma viste le tendenze politiche dei frequentatori del gruppo non
mi stupirò quando lo faranno), aggiungendo:
"In Florida c'è una legge contro l'omofobia? Sì.
Tale legge ha forse evitato la strage? No."
Che dire, un ragionamento impeccabile. In Italia c'è una legge contro
l'omicidio? Sì. Tale legge evita forse che avvengano omicidi? No.
Dunque, una legge contro l'omicidio non è necessaria. Ecco a quale
livello "ragionano" i nostri nemici: l'odio li acceca a tal punto da
non far vedere loro che i loro pretesti sono ridicoli anche per un
bambino di cinque anni.
Ma come in tutte
le tragedie, anche in questo caso l'attentato di Orlando ha tirato
fuori il meglio ma anche il peggio anche del nostro mondo. Questo tweet dimostra – ammesso che ce ne fosse bisogno – come l'ossessione del politically correct, ossia l'ossessione queer di etichettare ciascuno di noi con la sua brava etichettina in quanto "noi queer siamo contrari alle etichette…"
(???), sia una strategia per imporci di discettare in eterno e senza
costrutto sulle parole per distrarci dai fatti. Una strategia che
afferma che quel che conta è guardare il dito, la Luna non esiste perché "è solo una costruzione sociale".
Per i diversamente anglofili, il testo del tweet dice: "Gente,
me ne rendo conto… ma per favore… tenetelo a mente. Quando dite che la
sparatoria ad Orlando è stata "omofobica", voi cancellate le persone
trans e bi".
Non commento: credo che "avete passato ogni limite"
sia la sola cosa che si possa dire di fronte a questi atti di pura
demenza, e lo dico in senso diagnostico-psichiatrico. Qui siamo alla
psicosi maniaco-ossessiva: una sola risposta per qualsiasi tipo di
domanda e di circostanza.
Un secondo aspetto che emerge dai commenti è che, chiunque abbia
compiuto la strage, è ormai un dato di fatto che volenti o nolenti i
gay sono stati arruolati nello "scontro di civiltà" portato avanti
dalle estreme destre neofasciste (neocons americani, ultranazionalisti
russi e islamisti – questi ultimi definiti giustamente "i fascisti islamici che odiano ebrei, negri, donne e froci, ma senza treni che arrivino in orario")
che si stanno affrontando in giro per il mondo.
Ho visto giovani
militanti gay esultare per il patrocinio concesso dall'ambasciata
statunitense ai pride italiani, e l'ho trovato molto strano: ci stanno
consegnando la cartolina precetto che ci arruola nelle loro
guerre in giro per il mondo, e noi esultiamo? O i giovani di oggi amano
andare in guerra, a differenza di quelli dei miei tempi, o non hanno
ben compreso il significato di certi gesti. Significano che le guerre
americane e le nostre lotte sono una sola lotta. E che quindi noi gay italiani siamo bersagli legittimi per chiunque non ami gli americani. Got it?
Il pinkwashing,
ossia l'arruolamento della tematica gay per finalità politiche che
nulla hanno a che vedere con la liberazione dei gay, è una prassi che
la destra evoluta dei paesi stranieri (non dell'Italia, dove è direttamente il Pd a rifiutare il patrocinio al Pride di Firenze,
quindi figuriamoci Lega o An!) applica da molti anni. Israele, uno
Stato che non possiede una Costituzione che dia pari diritti a tutti i
cittadini e che non possiede il matrimonio civile, riconoscendo
unicamente quello religioso, ha investito molto in tal senso, per dare di sé l'immagine dell'"unica democrazia del Medio Oriente", bastione della "civiltà occidentale" in guerra contro la "inciviltà islamica". Peccato però che l'assassino della manifestante del Pride di Tel Aviv nel 2015 fosse un terrorista ebreo, non islamico.
Ma i gay servono come strumento per propagandare l'idea di uno "scontro fra civiltà", tra una (fantomatica e mai esistita) "civiltà giudaico-cristiana" tollerante e democratica, che tollera addirittura i fro…, ehm, i gay, e la barbarie islamica intollerante.
Ora, sul fatto
che l'islam abbia dimostrato che in fatto di intolleranza non prende
lezioni da nessuno non ci piove, ma cristiani ed ebrei non arrivano
certo al secondo posto in questa "bella" gara (l'idea che non esista un terrorismo cristiano è pura e semplice propaganda).
Tanto per dirne una, un
ventenne bianco è stato arrestato poche ore dopo l'attentato di Orlando
con un'auto carica di armi mentre si recava al Pride di Los Angeles.
E non è certo la Westboro Baptist Church ad essere l'unica ad aver dichiarato che l'assassino di Orlando era stato inviato da Dio: in Italia anche il cristianissimo Adinolfi aveva affermato che di fronte alle richieste dei gay "occorre prendere i fucili" o un sacerdote aveva predicato che i gay meritano la morte... ed ora eccoli accontentati.
Dobbiamo quindi stare molto attenti a questi tentativi di arruolarci nelle guerre politiche che preludono alla guerra mondiale (in Siria sono in azione eserciti e forze speciali di quattordici
nazioni, eppure i nostri giornali continuano a farci fessi
parlando giulivamente di "guerra civile"). Il mondo lgbt è troppo
piccolo per potersi difendere in quanto tale, ed è troppo figlio del pensiero e della prassi nonviolenta
per pensare di difendersi con le armi in pugno senza commettere
harakiri, tuttavia come bersaglio è assolutamente perfetto, come
Orlando dimostra. Quindi, guai a cadere nella trappola della propaganda sullo "scontro di civiltà" e diventarne, come da anni le destre evolute ci chiedono, entusiasti propagatori.
Ciò che unisce tutti questi attentati (ebraici, cristiani, mussulmani,
atei) non è la misteriosa e non meglio definita "omofobia", un concetto psichiatrico che vorrei vedere rottamato il prima possibile
perché fa più danni che altro, bensì l'adesione a una precisa visione
del mondo, quella totalitaria di estrema destra che vuole "ripulire" il
mondo da tutti i degenerati, siano essi ebrei, omosessuali, negri,
zingari, mussulmani, immigrati… completate voi la lista: è lunga.
Occorre trovare daccapo il coraggio di chiamare "fascista" un fascista. L'Isis non è un gruppo islamico, è un gruppo fascista
che sostiene l'inferiorità delle donne e pratica la schiavitù e lo
sterminio dei diversi da sé: Allah è solo un pretesto, come lo era il
Dio invocato dai nazisti quando dicevano Gott mit uns.
I cosiddetti "ultraortodossi" ebrei parlano e agiscono in modo
assolutamente identico a quelli dei fascisti nostrani, con la
differenza che non odiano gli ebrei… bensì gli arabi. La destra
statunitense sta coltivando la pericolosa convinzione di potere
"rimettere in linea il mondo" con le buone e soprattutto con le
cattive, col rischio molto concreto di scatenare un conflitto atomico
mondiale (l'ultimo): Hitler al suo confronto era un dilettante. E va
da sé che i siti nazionalisti russi
sostenitori della "rinascita cristiano-ortodossa", pur odiando l'Isis
con una sincerità che manca ai siti occidentali, si sono ben guardati
dal nominare la natura del locale vittima dell'attentato... anzi questa è stata
la prima volta che l'Isis vi ha ottenuto applausi e congratulazioni.
Questo di Orlando non
è dunque un episodio del presunto "scontro di
civiltà", visto che ammucchiati da questo lato dello scontro abbiamo,
mescolati allegramente, ebrei, sunniti, sciiti, protestanti, cattolici
e ortodossi. Questa è la vecchia guerra, mai sopita, tra la visione
totalitaria
del mondo e le altre, ossia per dirla in modo più tradizionale, tra
destra e sinistra. Una guerra che attraversa trasversalmente le
culture, le religioni, le civiltà, perché esistono ebrei neofascisti ed
ebrei di sinistra, tedeschi neonazisti e tedeschi di sinistra, persone
colte di destra e persone colte di sinistra, sottoproletari di destra e
di sinistra... eccetera.
Dunque, il fatto che esistano anche nazistoni
mussulmani (ed anche cristiani) è cosa che non solo non stupisce, ma è nell'ordine delle
cose: quello che non è nell'ordine delle cose è decidere di battezzarli
"ribelli moderati" o "patrioti" ogni volta che ci illudiamo di poterli "furbamente" sfruttare per
i nostri giochi di potere (in Afghanistan, in Siria, in Iraq, ora in
Libia...), guardando dall'altra parte quando si procurano (da noi!)
armi e finanziamenti.
Rifiutiamoci di
farci arruolare per qualsiasi campagna "pro" o "contro" qualcuno o
qualcosa a seguito dei fatti di Orlando. Gli apparati di propaganda
sanno come sfruttare la comprensibile emotività generata da questi
avvenimenti, portandoci a evitare di parlare delle vere questioni sottostanti.
Che in questo
caso specifico sono: la possibilità per qualsiasi fanatico di comprare
fucili da guerra senza problemi, a cui negli Usa (dove ci sono più negozi di armi che scuole o Starbucks)
non si riesce a porre freno per lo strapotere della lobby degli
armaioli; il sostegno che gli Usa forniscono ai gruppi islamisti fin
dai lontani tempi in cui li armarono e pagarono per combattere i sovietici in Afghanistan;
il sostegno che l'Occidente fornisce agli Stati che (come l'Arabia
saudita e il Qatar) hanno posto il salafismo islamista come base della
loro (folle e fascistica) politica; l'incapacità degli Usa di liberarsi
dalla mistica della "pena di morte" come qualcosa che qualcuno "si
merita"; l'indulgenza
con cui si guarda al risorgere del neofascismo che, nella scomparsa
generalizzata della sinistra, si sta candidando a dare voce alle masse
private di diritti e di possibilità di sussistenza dalla follia
economica neoliberista. Eccetera.
Non farlo
significa ricadere ancora una volta nella manfrina della "malattia
mentale dell'attentatore", o del "pericolo islamico", che non solo non
spiegano nulla, ma anzi occultano le motivazioni reali, impedendo così
di prevenire ulteriori atti del genere.
Tratto
da: Inedito
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