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piede sbagliato"
"Compagna Luxuria, parti col piede sbagliato"
[Lettera
aperta, 5 maggio 2006]
di: Giovanni
Dall'Orto
Per
altri articoli sullo stesso tema (i Pacs) vedi
qui e qui. |
Leggo
con raccapriccio le esternazioni dell'onorevole Vladimir
Luxuria sulla stampa odierna, in cui il neoeletto dichiara
che non firmerà la proposta di Grillini sui Pacs, ritenendola troppo
avanzata (nonostante si tratti di una riproposta di una formulazione
già sottoscritta da più di 150 deputati nella scorsa legislatura).
La
dichiarazione, al di là del contenuto, è comunque importante,
ed è utile a fare finalmente chiarezza sulla questione dei Pacs,
dimostrando quanto giuste fossero le critiche rivolte dal movimento
gay e lesbico alla formulazione volutamente sibillina del programma dell'unione
rispetto ai Pacs:
"La
nostra posizione è quella di fedeltà e lealtà al programma
dell'Unione, ci riteniamo vincolati al programma e pensiamo che il confronto
sia necessario con tutte le forze della coalizione. (...) Così
si rischia di andare al muro contro muro".
Dunque,
ha
chiarito l'on Luxuria, i Pacs nel programma dell'Unione NON ci sono,
contrariamente a quanto hanno proclamato in campagna elettorale vari partiti,
fra cui i Ds ma anche Rifondazione Comunista, che si era attribuita addirittura
il merito di avere trovato un compromesso che ne salvaguardasse
la sostanza, sia pure a scapito della forma. Vladimir ci ha invece chiarito
che non era vero: lei si attiene a l programma, e "quindi" non firma
la richiesta dei Pacs.
"Quindi"
è ufficiale: nel
programma i Pacs NON ci sono. Lo sapevamo già, ma la
conferma ufficiale ci è utilissima per decidere come comportarci
in futuro.
Come
elettore NON pentito di Rifondazione (i Pacs nella vita non sono tutto,
come ha dimostrato il flop della Rosa nel Pugno: "vogliamo
le rose... ma vogliamo anche il pane!") prendo atto
di questa chiarezza, che sarebbe stata comunque più utile prima
delle anziché dopo le elezioni.
Al
compagno Vladimir desidero chiarire solo due cose:
-
Se ritiene
che la sua elezione abbia come scopo quello di "moderare" il movimento
gay e le sue richieste, ha sbagliato ruolo e momento. Proprio la
vicenda dei Pacs, dimostrando l'inaffidabilità della controparte
politica, ha radicalizzato il movimento gay. Nella misura in cui
i nostri rappresentanti sono stati scavalcati, delegittimati, smentiti
e umiliati dall'Unione, il movimento non è più interessato
a trattare attraverso loro. Quindi neppure attraverso Vladimir Luxuria.
Può quindi risparmiarsi il ruolo, per lei inedito, di paladina della
moderazione, perché lo reciterà solo a proprio esclusivo
beneficio.
-
Se ritiene
che i Pacs siano una richiesta troppo avanzata, che rischia di impedire
"che ci sia il dialogo con tutte le forze del centrosinistra che hanno
anche idee diverse dalle nostre", le è di sicuro sfuggito che
i Pacs sono una richiesta ormai superata. I Pacs erano una proposta
che mediava tra le esigenze del mondo gay e quelle delle "forze del
centrosinistra che hanno anche idee diverse dalle nostre". Un compromesso
raggiunto faticosamente, con anni di aggiustamenti e mediazioni
all'interno del movimento gay, che Vladimir dovrebbe conoscere. Ma nel
momento in cui è stato dichiarato in modo ufficiale dalla controparte
l'assoluto disinteresse a ragionare sulla base di tale mediazione,
non esiste più nessun motivo a fossilizzarsi su di essa.
Non
esiste infatti alcun motivo per cui l'Italia non dovrebbe fare come la
cattolicissima Spagna, paese in cui è nata l'Opus Dei e che
ha vissuto una dittatura fascista più lunga della nostra. La richiesta
del movimento gay si sta orientando ormai verso la pura e semplice richiesta
del matrimonio. Sarebbe veramente buffo e divertente che fossero i rappresentanti
LGBT comunisti a fare come i giapponesi, che si ostinavano a combattere
nella giungla una guerra che era già finita da anni. La frontiera
del dibattito ormai si è spostata verso la richiesta del matrimonio
gay. Una richiesta decisamente più "rivoluzionaria", ma che non
dovrebbe certo spaventare una rappresentante eletta in un partito che la
rivoluzione
non l'ha mai vista come una sciagura. E meno male, aggiungo io.
Giovanni
Dall'Orto (direttore del mensile gay "Pride")
Lettera
aperta. Ripubblicazione consentita.
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