La contestazione anti-"omosessualista" a Cécina.
[Da: Facebook - 16 marzo 2016]
di:
Giovanni Dall'Orto.
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Ho
lasciato che il polverone si depositasse per qualche giorno, prima di
mettermi a rispondere a quanti mi hanno scritto, attraverso la mia
pagina Facebook (e qualcuno anche per email), rispetto alle polemiche scatenate a Cécina (Livorno) dalla presentazione del mio libro Tutta un'altra storia. L'omosessualità dall'antichità al secondo dopoguerra
avvenuta l'11 marzo 2016. La mia pagina Facebook ha avuto in questi
giorni oltre 50.000 visualizzazioni, contro le 2/3.000 dei momenti di
massimo traffico sperimentato in precedenza, e questo indica fino a che
livello l'accaduto abbia scaldato gli animi, e la polemica.
Ho preferito allora non aggiungere combustibile, perché la polemica
passa in pochi giorni, mentre le cose che ero andato a dire a Cecina mi
appaiono un po' meno caduche di quanto non sia una rissa di cortile.
Come prima cosa, ovviamente, desidero ringraziare quanti mi hanno ringraziato per aver presentato il libro. My pleasure, direbbero gli inglesi: sono io ad essere grato a chi prima mi
ha invitato, e poi ha deciso di andare fino in fondo nonostante gli
attacchi che stava subendo, che si sono spinti fino a mettere in dubbio
la sua capacità di organizzare eventi culturali. Perché, questo mi è
chiarissimo, nessuno qui ce l'aveva con me: il bersaglio (politico)
erano l'assessore alla cultura di Cecina e la persona che aveva
organizzato l'evento. Che hanno "tenuto duro", e di questo io li ringrazio.
Chi ha attaccato l'amministrazione comunale ha fatto scrivere dai suoi fogliacci di propaganda[1] che io ero un importantissimo esponente "omosessualista"[2], invitato a parlare di unioni civili (questa se la sono sognata, come ha visto chi è stato presente) per portare avanti la teoria del gender
(qui siamo al delirio) o propugnare l'utero in affitto (e qui bastava
leggersi il mio Facebook per rendersi conto del fatto che, come
marxista, io non posso che essere contrario a qualsiasi commerciabilità del corpo umano[3], quindi come potrei essere favorevole a questa pratica?).
Mi han persino dato del piddino, quando qualsiasi militante gay del Pd
se solo potesse avere la mia testa su un piatto d'argento farebbe i
salti di gioia, visto che io le critiche all'omofobia del Pd non le ho mai risparmiate!
Sono quindi turbato dal fatto che persone così giovani si sentano... turbate dalla contrapposizione di idee.
E mi vorrei rivolgere a queste persone per dire loro: attenzione, voi
siete nate in un'epoca in cui il dissenso è stato criminalizzato tanto
a destra quanto a sinistra, quindi avete finito per considerare
ingiusto il fatto che esso venga manifestato. Non mi interessa chi
abbia sdoganato questa ideologia, se Berlusconi prima o Renzi adesso,
fatto sta che oggi voi pensate che esprimere pubblicamente e in modo
nonviolento un dissenso sia un male, qualcosa di cui la cittadina in
cui avviene la contestazione debba poi "scusarsi" con la persona
contestata.
Oggi, senza che ne accorgiamo più, prevale l'idea secondo cui chi
contesta la narrazione ufficiale lo fa non perché abbia le ragioni e il
diritto per farlo, ma perché è una persona invidiosa, un "rosicone", un "gufo",
che parla non perché (legittimamente) dissente ma perché vorrebbe
rubare il posto a chi comanda, e quindi cerca di farlo/a andare a gambe
all'aria calunniandola/o.
E in effetti la casta dei politici italiani è tanto inefficiente
proprio perché non si preoccupa più di governare (cosa che implica
anche la capacità di governare il dissenso) ma si preoccupa solo di comandare,
concetto che implica che chi vince fa quel che gli pare, senza tenere
più conto dei punti di vista altrui (a iniziare da quelli degli
elettori).
Ebbene, come avrete ormai intuito, io non la penso affatto così. Ben vengano quindi le contestazioni, purché nonviolente, che sono occasioni di chiarimento, come lo sono state nel nostro caso.
Certo, le contestazioni basate sulle bugie
mi seccano, ma ogni volta che (come nel nostro caso) gli organizzatori
del dibattito non si fanno intimidire dalle calunnie e il dibattito
avviene lo stesso, le bugie si ritorcono contro chi le ha scagliate,
come avete ben potuto osservare di persona.
L'accaduto ci ha mostrato perché i democratici debbano sempre essere
"intolleranti verso l'intolleranza", e non accettare mai il ricatto di
chi vorrebbe sopprimere la libertà di parola per difendere la libertà
di parola.
Purtroppo, credere a questa regola, che è la regola d'oro del dibattito
democratico, un po' ci frega. Non possiamo togliere la parola a chi
sostiene il "diritto" di togliere la parola. Se lo facessimo, noi
diventeremmo coloro che contrastiamo.
La democrazia non può essere difesa sospendendo la democrazia,
come sentiamo ripetere ossessivamente sempre da quella classe politica
di cui ho tanto poca stima, e che ha macchinato mostruose "riforme"
costituzionali che puntano proprio a questo.
Locandina di quotidiano la mattina successiva. |
Per questo non possiamo cadere nella loro trappola. Le tesi delle
Sentinelle in piedi non si zitiscono, si confutano: con lo studio, con
il ragionamento e con la logica e soprattutto con la testimonianza in
prima persona (che include anche, ebbene sì, la contestazione
delle loro iniziative!). Fino a quando non sarà concesso loro dalla
maggioranza dei cittadini di ricorrere al manganello e all'olio di
ricino (i soli metodi con cui
le destre possono mai sperare di vincere un confronto d'idee) non
possono vincere, perché chiedono cose contraddittorie, a cui non
credono neppure loro.
Ne abbiamo avuto una prova durante il dibattito, quando il mio
oppositore principale mi ha contestato l'affermazione secondo cui il
concetto di famiglia varia di secolo in secolo e di popolo in popolo,
affermando apoditticamente che la famiglia è una sola. Io gli ho
risposto, come ricorderete, elencando una serie di famiglie alquanto bizzarre citate nella Bibbia, e lui ha liquidato l'argomento dicendo che non era lì per discutere della famiglia ebraica.
Ma se esiste una "famiglia ebraica" di cui non è interessato a
discutere contrapposta ad una "famiglia non-ebraica" di cui è invece
interessato a discutere, allore come minimo abbiamo già due tipi diversi di famiglia eccetera.
Come avete visto, neppure coloro che fanno certe affermazioni credono
che siano vere: le sostengono solo perché la linea del partito è
quella, ma sono i primi a sapere che si tratta di puri slogan
propagandistici.
In caso contrario, i portavoce della "famiglia naturale" oggi non sarebbero in Italia un Adinolfi (giocatore d'azzardo, divorziato, risposato a Las Vegas - la città dei casini e dei casinò), o il prete sotto processo per pedofilia che ha partecipato al convegno sulla "famiglia naturale" a Milano nel 2015.
[3] Prima
che io mi trovi a dire cose che non ho mai detto, specifico che ciò a
cui sono contrario è il concetto di "affitto" (figuriamoci poi quello
di "vendita"!) e non quello di "surrogazione" che, come ho fatto notare
alla conferenza, è noto alla razza umana fin dai tempi della Bibbia.
Credo che sia inevitabile che nel futuro la procreazione avvenga
(anche) in modi oggi inusuali, visto che sono cambiate famiglia e società. Ad esempio,
prima che la prassi commerciale monopolizzasse il dibattito, io
osservavo con un certo stupore attorno a me l'inatteso aumento degli accordi fra
coppie lesbiche e coppie gay legate da amicizia per concepire assieme
uno o più figli. A titolo di esempio: il primo presidente nazionale di Arcigay è da parecchi
anni padre d'un simpaticissimo bambino proprio per una scelta di questo
genere (cosa che né lui né io quarant'anni fa avremmo mai pensato fosse
non dico possibile, ma neppure immaginabile: la "scelta gay" era tale anche perché escludeva i figli dalla nostra vita).
Di questi casi di famiglie "normali" con componenti omogenitoriali, ovviamente, non si parla mai, perché non si riesce a strumentalizzarli per il pollaio mediatico-partitico -- almeno: non si riesce a farlo senza fare la figura degli sciacalli che si è.
[4] Sempre
a scanso di equivoci, ricopio qui (riscrivendola un poco, perché
l'avevo scritta in fretta e furia in treno, pestando sullo smartphone)
la mia obiezione su Facebook, per specificare che essa era di tipo
filosofico-argomentativo, ragione per cui m'infastidisce molto vederla
scadere a critica sul piano personale e umano. Ossia sul piano in cui
il docente in questione merita, semmai, il nostro rispetto: