La sinistra dei "ma nemmeno" -- e la destra delle martellate
[Inedito,
25 aprile 2008]
di: Giovanni Dall'Orto
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"A
chi possiede solo un martello, tutti i problemi sembrano chiodi", dice
un proverbio. E che sia proprio vero lo dimostra un
articolo pubblicato oggi, 25 aprile, sul quotidiano di destra "Libero"
a firma Fausto Carioti, col titolo A furia di pensare ai gay la
sinistra li perde per strada.
In
esso si sostiene che nelle recenti elezioni non solo la questione omosessuale
si è rivelata, dal punto di vista politico, irrilevante, ma che
la sconfitta della sinistra si può attribuire proprio all'ostinazione
con cui essa ha preteso di occuparsi di tale irrilevante questione
invece che d i problemi "veri".
Se il movimento gay non fosse il decerebrato che è, inizieremmo subito a riflettere su questa preoccupante accusa, in cui continuo ad imbattermi in questi giorni, al punto da farmisospettare che sia stata orchestrata una vera campagna di stampa per "vendere" l'idea: la sinistra ha perso perché si è preoccupata troppo di froci e di negri, invece che dei problemi reali della ggente. Prima che "Libero", lo aveva dichiarato a botta calda due settimane fa addirittura un operaio comunista nelle lettere sul "Manifesto".
Ma
questa tesi è fondata?
A
priori l'accusa potrebbe anche essere vera (dei problemi reali della
ggente
la sinistra ha fatto tutto, fuorché occuparsene)...
se la
sinistra si fosse davvero occupata almeno "di froci e di
negri".
Tuttavia guardiamo i fatti: la legge Bossi-Fini ancora perfettamente in vigore, nessuna legge antidiscriminazione per i gay (perché bloccata da parlamentari del centrosinistra, e non dall'opposizione), di leggi su Pacs/Dico/Cus manco a parlarne (perché bloccate dal centrosinistra eccetera), la legge berlusconiana che ammette la discriminazione sul lavoro dei gay ancora perfettamente in vigore, quella che proibisce l'inseminazione eterologa alle lesbiche assolutamente intatta. Visto il bilancio, qualcuno, magari il compagno operaio comunista della lettera, potrebbe comunicarci dove quando e come il centrosinistra si sarebbe mai occupato di froci, di grazia?
E,
per passare alla questione immigrazione (i "negri"), il precariato generalizzato
favorito dal dumping sociale della manodopera clandestina non ha
avuto il minimo argine, neppure una fottuta legge che istituisse in Italia
(l'unico Paese europeo assieme alla Grecia a non averlo!) almeno il sussidio
di disoccupazione. E questo non certo per colpa dell'opposizione, ma unicamente
per gli entusiasmi verso il turbocapitalismo e la globalizzazione neoliberale
che il Ds nutre ed anzi ostenta.
Al
punto che ormai tutti - perfino i giornalisti, il che è tutto
dire - si
sono accorti che molti operai al Nord hanno votato Lega, che guarda
tu il caso è nel panorama politico italiano il solo partito a non
avere paura di dirsi contrario alla globalizzazione e al neoliberismo,
sia pure con motivazioni assurde e con un'ideologia aberrante. Ma anche
così, era pur sempre il solo partito che permettesse di esprimere,
attraverso il voto, una protesta antiglobalizzazione.
"Se
Dio ti dà solo limoni, meglio imparare a far limonate", dice
un grazioso proverbio spagnolo. E questo han fatto, gli operai del Nord,
arrangiandosi con quel che avevano sottomano, ovvero con un partito antiglobalizzazione
non perché postmoderno (come la "sinistra radicale") o antimoderno
(come AN) bensì perché pre-moderno e addirittura neo-feudale:
demenziale.
Eppure
anche così, piaccia o no, resta il fatto che la Lega è
oramai in Parlamento il solo partito che non deliri di entusiasmo per la
globalizzazione e per i costi che essa infligge. E raddoppia i voti.
Sarà un puro caso?
Ciò
premesso, torniamo al ragionamento di "Libero", che mena martellate su
questo che è un bullone e non un chiodo, dato che essendo di destra
non possiede le chiavi (inglesi) per affrontare correttamente la situazione.
La
sinistra si è occupata sì di froci e negri, ma non ha letteralmente
battuto un chiodo su questi temi.
Di
più e peggio: la sinistra se n'è occupata, ma solo per
negare loro qualsiasi diritto (pensiamo solo alla "caccia al rumeno"
scatenata da Veltroni).
In
altre parole: è vero che ha ciarlato di gay e di negri (o
meglio, di rumeni) per evitare di parlare semmai di abolizione della
legge
Biagi, come invece avrebbe dovuto fare, e su questo sono d'accordo
con "Libero". Tuttavia ciò lo ha fatto solo ed esclusivamente
per negareanche ai gay o ai negri (o ai rumeni) qualsiasi
diritto, alla pari degli operai.
Questo
è ormai il concetto di "uguaglianza" della sinistra italiana: "Tutti
i cittadini devono essere uguali, quindi visto che alcuni di loro non hanno
diritti, ne consegue che nessuno deve avere diritti...".
Messa
così l'analisi, ne consegue che la sinistra ha perso, non per avere
parlato di queste categorie, bensì perché non è stata
capace di offrire soluzioni per nessuno: non per i lavoratori, manemmeno
per i "froci e i negri".
Altrove
- prendiamo quale esempio la non molto dissimile Spagna - Zapatero è
stato un docile supporter della globalizzazione e della precarizzazione.
Ha tolto le truppe dall'Iraq, come promesso, però le ha mandate
in Afganistan. Ha proposto la flexicurity, però ha favorito
la "flessibilità". Ha fatto approvare una mega-sanatoria dei lavoratori
clandestini stranieri, a rischio di essere impopolare, però ha fatto
sparare sugli africani che tentavano di entrare clandestinamente nell'enclave
di Melilla. È stato parte del Washington
consensus a cui sottoscrivono ormai tutti i leader "di sinistra"
d'Europa. MA... Ma almeno ha offerto al suo elettorato nuove
libertà nel campo dei diritti civili, ivi incluso il "matrimonio
gay" -- e la promozione della condizione delle donne. Ha
tenuto testa alle pretese del clericalismo e dei preti in modo netto, preciso
e senza tentennamenti. Risultato? Poche settimane prima della disfatta
della sinistra italiana, è stato clamorosamente riconfermato
al suo posto dall'elettorato spagnolo.
Alla
faccia dell'analisi di "Libero": froci e negri nei risultati elettorali
contano eccome! Ma solo a patto di aver fatto qualcosa per risolvere
i loro problemi, e non certo per conservarli intatti. Altrimenti si fa
il lavoro tipico della destra (e l'uscita di Berlusconi citata nell'articolo
da "Libero" dimostra che questo è effettivamente, per codice genetico,
l'atteggiamento della destra) e allora tanto vale votare per la Lega.
Il
che è in effetti è esattamente quello che è avvenuto.
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Diciamo
allora che sulla base dell'analisi della differenza fra l'agire del centrosinistra
italiano e quello di altre nazioni, la sinistra italiana ha perso, anzi
è stata addirittura punita con la sua cancellazione dal Parlamento,
per non essere stata capace di parlare non
solo di operai e precari e precarizzati
e disoccupati, ma nemmeno
(altro che "ma
anche"!!!) di froci e di negri. Ha fatto solo e unicamente gli
interessi di Confindustria e di Berlusconi, e basta. È
arrivata al punto da salvare Berlusconi quando era al nadir della
sua carriera politica.
Un
bilancio più disastroso di questo non era immaginabile, e
la sconfitta è stata meritatissima.
Questo, "Libero" non può scriverlo, ovviamente. La sua libertà di movimento nell'analisi della società italiana è pari a quella di una teredine (uno di quei molluschi che si scavano un buco nel legno e ci si incistano per tutto il resto della vita, senza uscirne mai più). Ma pur dal suo buco a destra in cui s'è incistato, "Libero" avrebbe voluto poter dire (ma ovviamente non poteva farlo) che l'Italia avrebbe avuto ed ha bisogno di una sinistra capace di dire e fare cose di sinistra, se non altro perché poi finisce per toccare alla destra fare le cose che avrebbe dovuto fare la sinistra.
Oggi
infatti la critica antiglobalizzazione tocca alla Lega, il che è
francamente grottesco. E
il 17 aprile fa Carlo Fidanza di Alleanza Nazionale ha avuto il
coraggio di ammonire Tettamanzi: "Il cardinale faccia il pastore di
anime e lasci stare la politica". Il motivo per cui Fidanza
ha ricordato a Tettamanzi quale sia (in base alla legge italiana e in base
al Concordato) il ruolo politico dei prelati, era ignobile (Tettamanzi
aveva ricordato che anche i Rom hanno diritti umani); tuttavia resta
il fatto che se si cerca qualcuno che ricordi che Stato e Chiesa devono
restare separati, occorre rivolgersi ai postfascisti, perché alla
sinistra viene l'apoplessia alla sola idea di ripeterlo, sia pure per motivi
nobilissimi. E sai che voglia ha la destra di farla lei, la paladina della
laicità dello Stato di fronte al debordare senza più freni
dei clericali...
Ancora,
la soluzione del problema del conflitto d'interesse non è rimandabile
(ci sono i pronunciamenti europei a cui prima o poi dovremo adeguarci),
dato che la questione è ormai imbarazzante perfino per la
destra italiana (Berlusconi escluso), e la mina vagante dei Pacs rischia
di paralizzare per altri cinque anni il governo. Eccetera...
Paradossalmente
quindi Berlusconi ha ragione, quando dice che "Sarà meglio
che il prossimo commissario Ue italiano si interessi «di infrastrutture
e di trasporti invece che di omosessualità". Esistono infatti
davvero
questioni politiche molto più urgenti da risolvere: per esempio,
il mostruoso conflitto d'interessi del cittadino Silvio Berlusconi
(lasciato intonso non da una ma da ben due legislature del centrosinistra)
-- anche se stranamente a questo l'onorevole Silvio Berlusconi
non fa cenno...
Quindi,
lasciarsi paralizzare per dieci anni dalla Chiesa sulla questione dei Pacs
è stato demenziale. I Pacs andavano portati in Parlamento,
discussi ed approvati (come da programma dell'Ulivo) nel giro di una settimana,
e via andare. Tutto qui. Ma no, due anni e mezzo a menare il can per l'aia
solo per accontentare Mastella e Binetti (1,5% dei voti) e scontentare
tutti gli altri, a iniziare dal proprio elettorato (12% di voti persi nel
giro di due anni e mezzo: un record).
Sì,
Berlusconi
ha ragione. Un partito di sinistra che si lascia ricattare e paralizzare
per anni per una quisquilia come i Pacs, cioè una questione
su cui il 75% degli italiani (inclusi gli elettori del centrodestra, inclusi
i cattolici stessi) è già plebiscitariamente favorevole,
dimostra
una straordinaria incapacità di fare politica, e merita di perdere
le elezioni.
Direi
quindi che l'uscita di "Libero" sia solo un modo di mettere le mani avanti.
Visto che il PD è stato tanto incapace di risolvere per via
parlamentare la questione ineludibile dei Pacs quando poteva farlo, ora
la patata bollente passa in eredità al centrodestra -- e nel frattempo
si è arroventata ancora di più.
La
questione dei "froci e dei negri" è infatti una di quelle battaglie
di civiltà che una volta partite possono essere sì rallentate,
ma non fermate. È come l'abolizione della schiavitù o il
voto alle donne: una volta che uno Stato arriva a infrangere il tabù
di chi sostiene che si tratta solo di "un'utopia assurda e irrealizzabile",
per tutti gli altri Stati adeguarsi diventa solo questione di tempo. E
la destra lo sa, pur facendo il proprio (vano, ma non inefficace) dovere
nel tentare di fermare le lancette dell'orologio.
"Libero",
che è reazionario ma non scemo, sa insomma che adesso questa patata
bollente se la dovrà pelare il centrodestra. E potendo unicamente
dare martellate, dà giù di martello con un'analisi non propriamente
chirurgica e raffinata, esprimendo due idee in totale contraddizione
fra loro:
1)
la questione gay è del tutto irrilevante, dal punto di vista
politico: perfino gli stessi gay la snobbano.
2)
La questione gay è talmente rilevante che il centrosinistra
ha perso le elezioni come punizione del fatto di averla affrontata, e Franco
Grillini ha "perso" la corsa elettorale
come punizione per il fatto di averla proposta nel suo programma elettorale.
Oibò,
quale raffinatezza d'analisi!
Non
stupisce che "Libero" non riesca a scrivere neppure una frase senza contraddirsi
tre volte: è il suo stile. "Libero" non è un giornale, è
un volantino agit-prop, dunque non ci si aspetta da lui né
chiarezza di analisi, né coerenza. (E tanto meno che dica la verità:
per esempio Carioti afferma che i candidati gay sono "sistematicamente"
snobbati, e cita quale prova il caso di Scalfarotto... ma tace completamente
il caso clamoroso e infinitamente più significativo di Nichi
Vendola, che oltre tutto aveva pure l'aggravante di essere anche comunista.
Citando Scalfarotto ma non Vendola "Libero" non sta insomma descrivendo
un fatto: sta solo trasformando - in puro "stile Libero" - in "fatti" i
suoi pregiudizi ideologici, "aggiustando" la realtà fino a quando
si adatta alle sue analisi).
Gay Pride di Milano, 2007. Foto Giovanni Dall'Orto. |
Tutto ciò premesso, proprio in quanto volantino agit-prop "Libero" resta comunque prezioso per capire cosa stia fermentando nelle budella della destra italiana più becera. Quella che grazie a Berlusconi adesso è daccapo al governo. E che guardando all'eredità che ha appena conquistato si accorge con orrore di avere ereditato le questioni irrisolte "dei negri e dei froci". Ahia!
Ebbene, questo articolo è un chiaro messaggio: "Non crederete mica che dobbiamo essere noi a risolvere la questione che la sinistra non è stata capace di affrontare, vero? Essa è irrilevante, teniamola completamente fuori dal dibattito politico, sia chiaro: guardate, neppure agli stessi gay interessa che si affronti. Quindi non ne parliamo neppure, va bene?".
(Evvipiacerebbe che fosse per davvero così, eh cocchini?!).
"Libero"
teme insomma che la grana dell'approvazione di una legge sui diritti dei
gay scoppi fra le mani del Capo durante la sua legislatura.
Ora,
a parte il fatto che io non credo che Berlusconi durerà cinque anni
(a meno che ottenga l'appoggio suicida da parte di Veltroni... il che potrebbe
peraltro accadere, perché in quanto ad intelligenza politica quell'uomo
è un'assoluta capra), "Libero" teme a ragione.
L'iter
per portare i ricorsi delle coppie gay fino alla Corte europea per i Diritti
dell'uomo è già iniziato alcuni anni fa. Avrebbe potuto essere
fermato da una legge che lo rendesse superfluo, ma questa legge non è
mai stata approvata. La strada per arrivare alla Corte europea è
lunga, certo, dato che la Giustizia è lenta, ma se tutto va secondo
le previsioni la questione potrebbe effettivamente essere discussa nel
prossimo quinquennio.
"Libero"
ha quindi fatto bene a spararci addosso: noi diretti interessati faremo
certamente di tutto per mantenere sempre all'ordine del giorno la questione
omosessuale, anche perché l'incazzatura verso il tradimento da parte
dei nostri rappresentanti ha già iniziato a superare la depressione
causata dalla sconfitta.
E
bene, anzi benissimo,
ha fatto Grillini ad essere l'unico a rifiutarsi di far sparire dalla campagna
elettorale il tema dei diritti lgbt. I problemi politici vanno infatti
risolti
in un modo purchessia, al limite con un compromesso, mai però nascosti
e dimenticati. Si può nascondere la polvere sotto il tappeto per
un po', ma alla fine qualcuno inciamperà nel bozzo del tappeto,
e tutta la polvere tornerà per aria in una volta sola.
Dando
clamorosamente ragione a chi voleva scoparla via.
Ora
che non siamo più ricattati quotidianamente da Mastella (e dal mostruoso
Dini, finalmente tornato nelle braccia del Berlusca), ora che i partiti
di sinistra non hanno più nulla da perdere se non le nostre
catene, ora che l'arrembaggio dei sederi della nomenklatura Arcigay al
seggio parlamentare a qualsiasi costo (ivi inclusa l'irrilevanza
politica del movimento gay in Italia) è stato frustrato per
almeno cinque anni, adesso si può finalmente ricominciare a fare
politica seria.
Quella
cioè che affronta i problemi dei lavoratori e quelli dei
negri e quelli dei froci, e li risolve.
Alla
faccia di "Libero" e della sua analisi fatta a martellate.
Foto Giovanni Dall'Orto. |
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