Il brutto anatroccolo
da "Pride", febbraio 2001.
di: Giovanni Dall'Orto
Se un gay odia il mondo dei gay... La lettera di un giovane lettore pone una serie di interrogativi interessanti. Ne approfitto per discutere del mondo gay, dei suoi difetti e limiti, e del disagio che troppi di noi provano nel frequentarlo.
Ciao a tutti i lettori di "Pride". Spesso nel vostro mensile o in altre riviste gay leggo articoli riguardanti la difficile integrazione di persone omosessuali nella società. Premesso che ogni persona ha il diritto di vivere la propria sessualità in modo assolutamente libero, senza discriminazioni di sorta, vorrei aggiungere alcune considerazioni. Esistono due tipologie di omosessuale: da un lato vi sono persone ben integrate all'interno della società, accettate e rispettate; dall'altro vi sono persone emarginate ed allontanate. Nel primo caso l'omosessuale continua a vivere nel mondo "etero", ha molte amicizie eterosessuali, non si lascia andare ad atteggiamenti che provochino l'ilarità della "massa" e accetta la propria condizione con serenità, senza isterismi. Nell'altro caso invece, il gay si circonda esclusivamente di suoi simili perdendo il contatto con il reale. Non solo, purtroppo la maggior parte di quegli omosessuali conduce uno stile di vita che io disapprovo. Troppe checche urlanti, troppo sesso fine a se stesso, senza amore, senza sentimenti… per non parlare della darkroom, del sesso a tre o più, della mancanza di relazioni stabili. Insomma, uno squallore. Io non credo più nell'amore gay, eppure non ho ancora vent'anni. C'è troppo marcio in questo ambiente, è uno schifo, e la cosa che più mi fa male è che pochi alzino la voce, pochi si ribellino. Ed io voglio farlo pubblicamente. Le associazioni, per così dir, di "categoria", invece di portare aventi stupide rivendicazioni si impegnino, per esempio, a combattere contro le darkroom, a portare fra gli omosessuali una "cultura" nuova che metta al primo posto l'amore e non il sesso, a creare dei valori. Sì, avete capito bene, dei valori. Si può cambiare, si deve cambiare! Perché non capiti più che un omosessuale convinto come me, debba scagliarsi così violentemente contro persone che hanno la sua stessa inclinazione sentimentale. Per volere bene a tutti e farci voler bene da tutti, inclusi gli eterosessuali naturalmente! Grazie a tutti per l'attenzione e… riflettete! Mirco R....... - Monselice (Padova)
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Caro Mirco, sapessi che tenerezza ci ha fatto la tua lettera, qui in redazione… nonostante apparteniamo tutti alla categoria che hai esecrato: coloro che sono apertamente gay e che si circondano dei propri simili.
Ci ha fatto tenerezza e non rabbia perché, nonostante che tu ci abbia sparato addosso tutti i peggiori preconcetti contro i gay, hai fatto una cosa importante: hai firmato e hai autorizzato a pubblicare la firma. Dunque sei una persona che ha il coraggio delle proprie idee, in un mondo che passa la vita a fingere e a nascondersi. Dunque, non sei un vigliacco omofobo che cerca pretesti per giustificare la propria viltà ma sei solo… disinformato. Sei un ragazzo che è vissuto in un mondo in cui (basta leggere da dove scrivi) non è mai esistita la possibilità di sentire sul mondo gay altro che propaganda e stereotipi razzisti.
Il coraggio, però, ce l'hai, e ti assicuro che nel mondo gay per essere felice il coraggio conta per il 90%. Più della bellezza, più della gioventù, più della ricchezza. Per essere felici come gay occorre prima di tutto il coraggio d'essere se stessi e di non vergognarsene. Il resto, se c'è, è solo un accessorio.
Ci vuole coraggio per amare persone i cui enormi difetti vedi fin troppo bene.
Ci vuole coraggio per amare un mondo che vorremmo migliore da subito, ma che cambia troppo lentamente.
Ci vuole coraggio per amare un essere umano che appartiene alla tua prima categoria, e che finge, dissimula e mente. Un ragazzo, Mirco, che ci tiene più alla sua rispettabilità di fronte agli amici etero che a te! Che non ha il coraggio di farsi vedere assieme a te, che non ti presenterà mai alla famiglia. Che prima o poi s'inventerà un'inesistente normalità eterosessuale e magari si sposerà. Per poi farsi trovare in quei posti in cui si consuma solo sesso e nient'altro. Perché lui ha una normalità da difendere, non può mica bruciarsi con te, con un "frocio".
Ci vuole coraggio, pazienza e amore, vero amore, per cercare di mostrare a una persona così che esistono anche altre possibilità di vita. Sapendo che farlo è una scommessa che, come tutte le scommesse, può anche essere persa.
Ci vuole insomma coraggio per andare avanti circondati dalla vigliaccheria, da gente che odia se stessa e in se stessa odia gli altri gay. O che odia gli altri gay e quindi finisce per odiare il gay che è in sé, arrivando a non avere rispetto nemmeno della propria vita, a non prendere precauzioni nel sesso perché in fondo se un frocio prende l'Aids "se lo è solo meritato"…
Nella tua lettera si leggono rabbia e fastidio per il fatto di appartenere a una categoria di persone che non riesci a stimare. Gente senza valori, senza serietà, patetica, ridicola, limitata.. e che altro ancora?! Ma al tempo stesso sei abbastanza maturo da non raccontare fiabe a te stesso, da capire che questo è il mondo a cui appartieni. Ti dà fastidio che gli altri non siano come tu li vorresti, ma ti rendi conto del fatto che il tuo destino passa attraverso loro. E ciò ti scoraggia.
Allora, visto che siamo alle fiabe: conoscerai, immagino, quella del Brutto anatroccolo, scritta da Andersen (che era gay come me e te) ed è una bellissima metafora del coming out gay. Il cigno cresciuto per sbaglio fra le anatre si ritiene brutto e si vergogna quando si guarda nello stagno perché non è come le altre anatre. Poi un giorno vede nel cielo una formazione di cigni, riconosce in loro l'immagine che vede nello stagno, capisce, si alza in volo e si unisce a loro. E così diventa uno di quei gay spregevoli che, per usare le tue parole, "si circondano esclusivamente di propri simili perdendo il contatto con il reale"!
Come se il reale fosse automaticamente quello delle anatre e solo quello, come se esistesse una sola realtà, quella delle anatre, e che tutti noi cigni dobbiamo fingerci anatre, brutte anatre, anziché bei cigni, per essere come tu ci vuoi. Col cavolo che ti daremo retta. Io sono reale quanto qualsiasi eterosessuale, e chi mi frequenta non perde il contatto col reale. E tu?
Parliamoci chiaro. Viste le premesse non mi stupisce che tu non creda all'amore (io all'amore gay ci credo: lo vivo! Eppure ho 42 anni…). Ma tu, caro Mirco, tu ci staresti assieme a un ragazzo che odia il mondo di cui fai parte? Io no. E neppure tu, se ti ho capito bene. E come me e te, mille altre persone.
Questo non vuol dire che tu non sia, magari, umanamente migliore di coloro che ti disprezzano. Il punto è che però non sei affatto migliore di coloro che disprezzi tu.
Tu chiedi valori? Eccotene uno: rispetto per chi non è come te. Un altro valore? La tolleranza, un valore di cui non possiedi neppure una briciola. Altri valori? L'amore, senz'altro. Ma l'amore non è un'astrazione. È qualcosa di molto concreto per cui vale la pena vivere, ma che va costruito e meritato. Nessuno te lo regalerà senza avere avuto da te rispetto e tolleranza. Appunto.
L'amore, mi disse un amico una volta, è quello che resta dopo il cozzo fra due volontà inconciliabili. Ed è vero. A vent'anni hai il diritto di credere ancora a un Amore Ideale, da fotoromanzo. Ma crescendo (come gay, intendo: a vent'anni sei già un uomo adulto) imparerai (a tue spese) che l'Amore Ideale non esiste, se non nel mondo degli ideali. Nella realtà esistono solo amori reali, con la a minuscola, con gente come me e te con tanti difetti e qualche pregio. E se vuoi i pregi, devi sapere sopportare i difetti. Perché? Ma per amore, ovviamente...
Se non sei pronto a farlo, come non sono pronti a farlo milioni di gay, la tua vita sarà quella di chi vaga come una pazza da battuage a battuage alla ricerca frenetica e sempre più disperata d'un principe azzurro che non troverà mai, perché cerca un Ideale Assoluto e incontra "solo" persone reali.
In conclusione, immagino tu sarai un po' arrabbiato perché certo non era questa la risposta che t'aspettavi. Ma considerami, se puoi, un dentista: non pretendo di non aver fatto male, ma avevo la presunzione di evitarti maggiore dolore in futuro.
E se mi permetti un solo consiglio vorrei chiudere con un principio che credo riassuma tutto quello che ho imparato in venticinque anni di militanza gay, servendo quegli stessi valori a cui tu tieni tanto quanto me: "Non fare a un gay quello che non faresti a un etero". Cioè non usare mai due pesi e due misure, pretendendo da un gay quello che non pretenderesti da un etero.
Ciao e auguri. Scommetto che fra poco ti avremo fra noi. Ti manca infatti solo da capire che il movimento gay non esiste per chiudere i locali gay bensì per aprire nuove, diverse possibilità di vita oltre i locali gay.
Per chi le desidera, e senza obbligare nessuno a desiderarle.
Ovviamente.
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