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SOCRATE VENEZIANO: FRANCESCO ALGAROTTI (1712-1764)
di: Giovanni Dall'Orto
Francesco Algarotti (1712-1764) ritratto da J. E. Liotard
Francesco Algarotti ritratto da J. E. Liotard
Aveva ventiquattro anni, era molto bello (così almeno lo giudicarono i contemporanei, nonostante il naso aquilino) ed era appena giunto a Londra per abbeverarsi alla fonte di quel pensiero scientifico moderno di cui fu importante divulgatore in Italia [1]. 

Il newtonianesimo per le dame, divulgazione dell'Ottica di Newton, 1739Correva il 1736 e per lord John Hervey (1696-1743), uomo politico inglese chiacchieratissimo per la sua bisessualità, vedere il giovane Francesco Algarotti (1712-1764) e innamorarsene fu un tutt'uno. 
Algarotti, che nella sua non lunga vita (appena cinquantadue anni) sarebbe stato scrittore, poeta, saggista, divulgatore scientifico, diplomatico e procacciatore d'arte, era nato a Venezia, figlio d'un mercante, ed aveva compiuto buoni studi, per quanto eclettici. 
Prima che a Londra era stato a Parigi, dove aveva conosciuto (e affascinato) i più bei nomi dell'Illuminismo francese. E il fascino che l'aveva aiutato a Parigi non l'abbandonò a Londra, dove fu immediatamente accolto nella "Royal Society", la prestigiosa accademia scientifica. 

A questo fascino anche Hervey scoprì di non poter resistere: egli: 

"se ne innamorò perdutamente. Sfortunatamente l'intima amica di Hervey, lady Mary Wortley Montagu [1689-1762], divenne sua rivale in amore (...) dato che anche Algarotti era bisessuale. Così iniziò uno dei più pazzi triangoli amorosi del XVIII secolo. 
Dopo una breve soggiorno estivo a Londra (...) Algarotti tornò a Venezia per preparare per la pubblicazione la (...) sua trattazione divulgativa dell'Ottica di Newton -[2]. Ed ecco arrivare una valanga di biglietti d'amore da entrambi i suoi ammiratori inglesi. Lord Hervey scrisse je vous aime de tout mon coeur [vi amo con tutto il cuore, NdR]; Lady Mary scrisse je vous aimerai toute ma vie [vi amerò per tutta la vita, NdR]. 
Hervey e Lady Mary si vantarono a vicenda di quanto spesso ricevessero lettere da Algarotti. In una coppia di lettere che deve aver procurato un gran divertimento al giovane italiano, Hervey invitò Algarotti a venire presso di sé in Inghilterra, mentre Lady Mary invitò se stessa ad andare da lui in Italia. 
Algarotti replicò con cortesi incoraggiamenti ad entrambi, ma aveva altro a cui pensare. In quel preciso momento era innamorato d'un giovanotto di Milano chiamato Firmano, con il quale fece con agio un viaggio nel sud della Francia. 
Lord Hervey scherzosamente rimproverava Algarotti per il fatto di non scrivere più spesso; Lady Mary spediva perorazioni angosciate per ottenere più lettere. Lord Hervey controllava saggiamente la sua ferita amorosa, lady Mary continuava pazzamente a spedire cris du coeur [grida del cuore, NdR]. Lord Hervey divenne geloso, Lady Mary divenne pazza di dolore[3].
Le lettere di Hervey contengono frasi come: 
Sia che tu stia o che tu vada, non dimenticarti di me, mon cher: io non ti dimenticherò mai per tutta la mia vita-[4].
Algarotti lo ringraziò dedicandogli sei delle dieci lettere in cui è divisa una delle sue opere più celebri, tuttora letta, i Viaggi di Russia [1739-1751]. E quando riapparve infine a Londra nel 1739 fu ospitato da Hervey, che poté così riabbracciarlo... con comodo. 

Cosa implicasse l'accettazione di tale ospitalità si capirà meglio sapendo che Hervey aveva una fama sessuale non proprio edificante [5] 
A tale fama alluse la sua rivale Lady Mary con una battutaccia fulminante, divenuta celebre, secondo cui: "Il mondo è composto da uomini, donne, ed herveys[6]. E nel 1735 il poeta Alexander Pope in una satira aveva pubblicamente scorticato Hervey come un effeminato "Sporo" (dal nome del castrato amante dell'imperatore Nerone) [7]. 

Tre mesi dopo l'arrivo a Londra, comunque, Algarotti ripartì alla volta della Russia, da dove scriveva ad Hervey invitandolo a non dimenticarsi di lui e a continuare ad amarlo. Il lord inglese fece buon viso a cattivo gioco; Lady Mary, invece, ormai d'ostacolo alla reputazione del marito, col di lui consenso si fiondò a Venezia, sperando di riunirsi all'amato Algarotti appena fosse tornato dal viaggio. 

Nel tornare a Londra Algarotti fece una sosta gravida di conseguenze, fermandosi otto giorni alla corte prussiana, dove conobbe il principe ereditario Federico (1712-1786), suo coetaneo. 

Federico II di Prussia (1712-1786). Incisione settecentesca 

Costui trovò il parere di Lord Hervey e Lady Mary sull'Algarotti del tutto appropriato. 

Così, otto mesi dopo, da poco riunito al suo amato Hervey, Algarotti ricevette a Londra una notizia elettrizzante: il re di Prussia era morto, suo figlio era ora il nuovo re Federico II di Prussia (poi soprannominato "il Grande"), e lo voleva accanto a sé in Germania per l'incoronazione. E sùbito. 

L'ora ventottenne e sempre affascinante Algarotti lasciò così nuovamente Herveys (non lo avrebbe mai più rivisto) e si precipitò in Prussia. 
Il motivo per cui Federico desiderasse la compagnia del charmant Francesco non è di quelli per cui occorra spremersi il cervello. La sua predilezione per i giovanotti (specie se ben piazzati) ha lasciato tracce ovunque. 
 
 
Voltaire e Federico II alla reggia di Sans-Souci in un disegno ottocentesco
Voltaire e Federico II alla reggia di Sans-Souci in un disegno ottocentesco.
Ad esempio Voltaire, a lungo ospite nel palazzo reale di Sans-souci a Potsdam (vicino Berlino), ci ha lasciato testimonianze inequivocabili [8], arrivando in una lettera dell'1 dicembre 1740 a definirlo: "la rispettabile, singolare ed amabile puttana" [9]. 

Così il 15/6/1743 scrisse, rivolgendosi a Federico II come a "Cesare": 

Amo Cesare fra le braccia 
della sua amante che gli cede; 
rido e non mi offendo 
di vederlo, giovane e piene d'attrattive, 
di sopra e di sotto a Nicomede-[10]. 
L'ammiro più che Catone, 
perché è tenero e magnanimo-[11].
E nella stessa lettera Voltaire aggiunse: "Vostra maestà è con me una civettina [une coquette] assai seducente[12]. 

Sempre lui, parlando della Corte di Potsdam con una corrispondente il 17 novembre 1750 specifica: 

"Lo so, mia cara bambina, tutto ciò che si dice di Potsdam per l'Europa. Soprattutto le donne sono scatenate (...) ma tutto ciò non mi riguarda (...).  
Vedo bene, mia cara bambina, che questo Paese non è fatto per voi. Vedo che si passano dieci mesi l'anno a Potsdam.  
Questa non è una Corte, è un ritiro da cui le signore sono bandite. E tuttavia non siamo in un convento di frati. Considerato bene tutto, aspettatemi a Parigi[13].
Il significato delle allusioni di Voltaire è reso chiaro da un altro testimone, Giacomo Casanova  (1725-1798), che nelle sue Memorie scrisse di aver visto a Potsdam Federico II guidare il primo battaglione dei suoi soldati, tutti con un orologio d'oro donato da lui per avere avuto il... coraggio di soggiogarlo come Cesare aveva fatto con Nicomede [14]. Della cosa, ci assicura, nessuno faceva mistero. 
 

Sempre Casanova racconta divertito d'aver conosciuto a Breslavia un canonico italiano, tale Bastiani, che era un 

"abate veneziano di cui il re di Prussia aveva fatto la fortuna. (...)  Mi fece vedere tutti i biglietti dolci che aveva ricevuto dal re di Prussia prima della sua promozione al canonicato; questo monarca era stato assolutamente innamorato di Bastiani, e ha voluto diventare la sua donna, ricompensandolo, da re[15].
Algarotti, che evidentemente su queste "ricompense" ci contava, sfruttò l'occasione arrivando a Berlino: qui divenne "intimo amico", molto intimo, del re, scalzando in breve il precedente amante, il barone Keyserling. 
Fu così che il fascinoso italiano ricevette nel decennio successivo onori, incarichi politici (la carica di ciambellano), un titolo nobiliare (conte) ed incarichi diplomatici. 

Fu proprio durante un'ambasciata a Torino che Algarotti si trovò "per caso" faccia a faccia con - sorpresa! - Lady Mary, che aveva peregrinato per l'Italia, un po' turista inglese e un po' Didone abbandonata. La coppia visse due mesi insieme, ma la convivenza terminò con un disastro e la definitiva separazione dei due. Quando Algarotti tornò a Berlino, lady Mary partì per il Sud Italia. Adieu, adieu. 

Se con le donne non tutto corse liscio per Algarotti, con gli uomini le cose pare andassero meglio. Ancora quel pettegolo di Voltaire ciarla delle sue avventure omosessuali in una lettera a Federico del 15 dicembre 1740, nella quale scherza sulla predizione per cui Berlino sarebbe diventata un giorno, grazie a Federico, una nuova Atene. Lo è diventata fin troppo, burla lo scrittore francese, al punto da averne preso anche i costumi omosessuali: 

Ma quando, presso il grosso Valori, 
vedo il tenero Algarotti 
stringere d'un forte abbraccio 
il bel Lugeac, suo giovane amico, 
credo di vedere Socrate rinfrancato 
sul groppone d'Alcibiade [16] 
ma non quel Socrate ostinato 
che fa sfoggio di sofismi, 
dall'occhio cupo, il naso camuso, 
la fronte larga, l'aspetto scuro; 
bensì Socrate veneziano, 
dai grandi occhi, il naso aquilino 
del buon san Carlo Borromeo. 
Quanto a me, per nulla interessato 
a questi affari della Grecia, 
premuroso del solo Federico, 
ho lasciato studi e compagna [17].
Si noti che il 6 dicembre precedente Voltaire aveva scritto ad Algarotti stesso una lettera maligna che descriveva a tinte fosche Venezia, affermando che vi si trova: 
un popolo molle, fiacco, guasto 
d'ignoranza e furberia, 
col deretano spesso slabbrato 
grazie agli sforzi del vecchio peccato 
che è chiamato sodomia, 
ecco sbozzato il ritratto 
dell'assai nobile Signoria [18].
Letta alla luce di questi versi, l'allusione ad Algarotti come "Socrate veneziano" assume tinte decisamente poco lusinghiere. 

L'idillio tra Algarotti e Federico II durò due anni; poi, per motivi ignoti (si dice il fallimento della missione diplomatica a Torino) nel 1742 i rapporti si raffreddarono all'improvviso. Anche i fuochi della passione si spengono... 

Algarotti prese allora congedo, diventando... procacciatore d'opere d'arte italiane per il re di Polonia, a Dresda. 
Nel 1746, però, acquietatesi le regali ire di Federico II, il nostro tornò a Potsdam, dove rimase (presumibilmente senza più incarichi nella camera da letto del re, che ormai si dilettava di granatieri) fino al 1753, quando la salute che iniziava a deteriorarsi per una tubercolosi lo spinse a tornare in Italia. Da allora si dedicò tutto alla scrittura e allo studio, scambiando anche lettere cortesi con Lady Mary [19]. 

Negli ultimi due anni di vita la ricerca di un clima salubre lo spinse a Pisa; qui morì nel 1764. Il suo corpo fu tumulato nel celebre Camposanto pisano e Federico II, memore dell'antica passione, gli fece costruire un imponente mausoleo. 

La tomba di Francesco Algarotti nel celebre Camposanto di Pisa (Foto G. Dall'Orto).
La tomba di Francesco Algarotti nel Camposanto di Pisa. (Foto Dall'Orto).

Il monumento funebre, tuttora visibile nel Braccio meridionale del Camposanto (a sinistra dell'ingresso, contro il muro, sull'angolo), rimane oggi quale pegno e ricordo d'un amore "diverso" che non ebbe, per una volta, paura di mostrarsi al mondo. 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina..

Note 
[1] L'edizione delle Opere complete dell'Algarotti, in 17 volumi, fu stampata a Venezia nel 1791-1794. 

[2] È Il newtonianesimo per le dame, edito nel 1737. 

[3] Ricton Norton, Mother Clap's molly house, Gay men press, London 192, p. 155. 

[4] Michael Elliman e Frederick Roll, The pink plaque guide to London, Gay men's press, London 1986, p. 101. 
Fare clic qui per leggere alcune di queste lettere ad Algarotti 

[5] Norton, Op. cit., pp. 146-158 

[6] Ibidem, p. 147. 

[7] Ibidem, p. 148. 

[8] Sulle quali vedi: Jacques Freville, Entre les lignes. En lisant Voltaire, "Arcadie" nn. 187/188, Juillet/Aout 1969, pp. 363-368. 
Sull'omosessualità di Federico II le testimonianze abbondano: ne cito qui una minima parte. 
Fra i saggi sull'argomento cfr., di Susan Henderson, Frederick the Great of Prussia: a homophile perspective, "Gai Saber", I 1977, n. 1, pp. 46-54. 

[9] François-Marie Arouet detto Voltaire, Correspondance, Gallimard, Paris (vol. 2 1965 e vol. 3 1975): vol. 2, p. 409. 

[10] Allusione al re di Bitinia, secondo i pettegolezzi dei suoi contemporanei amante di Cesare. 

[11] Voltaire, Op. cit., vol. 2, p. 643. 

[12]-Ivi. 

[13] Ibidem, vol. 3, pp. 280-281. 

[14] Giacomo Casanova, Histoire de ma vie, Brockhaus et Plon, Wiesbaden et Paris 1960-1962, 6 voll., X 4, p. 2817. (Però è Cesare che fu accusato d'essersi fatto "soggiogare" da Nicomede). 

[15] Casanova, Op. cit., X 8, pp. 2963-2964. 

[16] Il giovane che Socrate amava. 

Valori è Guy-Louis Henri marchese di Valori (1692-1774) generale francese e ambasciatore presso Federico II. 

[17] Voltaire, Op. cit., vol. 2, p. 413. Lugeac è un certo Charles-Antoine de Guérin, marchese di Lugeac, attaché dell'ambasciata di Francia a Berlino. 

[18] Ibidem, p. 412. 

[19] Nulla ho trovato per ora sulla vita sentimentale di Algarotti nel periodo passato in Italia. 
È significativo che io abbia potuto documentare solo gli affaires stranieri, usando documenti stranieri: dagli studi italiani, zero. Trattandosi di uno scrittore italiano ciò è ben... "strano". 

Nota aggiunta il 6/2/2008: Dopo aver letto questa nota una lettrice che si firma L. M. mi ha aggiunto quanto segue:  
Le scrivo a questo proposito: nella scheda dedicata al "Socrate veneziano", la nota 19 indica che lei non ha informazioni circa la vita di Algarotti dopo il suo rientro in Italia, che lei mi dice essere avvenuto circa nel 1753. 
Quello che so è che, negli anni successivi, frequentava assiduamente Leopoldo Marco Antonio Caldani (1725-1813), anatomo-fisiologo di chiara fama, che per controversie con il senato accademico bolognese decise di trasferirsi in altra città. I due si conoscevano molto bene, pur essendo Algarotti più grande, probabilmente fin dai tempi dell'università a Bologna e, negli anni tra il 1755-57, ebbero collaborazioni e carteggi, nonostante si occupassero di materia ben diverse (su questa notizia non ho fonti precisissime).  
Invece le trasmetto testualmente la testimonianza tratta dalla biografia di Caldani, scritta dal nipote Floriano Caldani nel 1822 (Modena, Tipografia Camerale): 
"... il chiarissimo conte Algarotti, che assiduamente assistito lo avea nelle sperienze Halleriane, che da lui aveva appreso l'anatomia, e che altissima stima gli professava, per secondare un siffatto divisamento (la disputa bolognese che portò Caldani alla decisione di trasferirsi, NdR), il grazioso alloggio gli offerì nella casa che in Padova possedeva, ed il Caldani partì dalla patria sua il giorno 5 di gennaio dell'anno 1758" (c. XIII)". 
Ringrazio le lettrice per la segnalazione.



Apparso originariamente in "Babilonia" n. 165, aprile 1998, pp. 88-89. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.
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