Umanista.
Scrisse in latino poesie, epistole, trattati filosofici, in cui rivela una vasta cultura. Girolamo
Balbi nacque forse a Venezia verso il 1450, studiò (probabilmente
a Roma) con Pomponio-Leto.
Il suo carattere aspro e poco conciliante lo mise in urto con alcuni colleghi, che egli aveva accusato d'incompetenza. La polemica assunse toni accesi finché verso il 1490/91 Balbi dovette fuggire da Parigi perché denunciato per sodomia ed eresia. Uno dei suoi
avversari, Publio Fausto Andrelini (1462-1518) scrisse pure nel
1491/1493 un'ecloga latina (la numero XI dell'edizione a stampa) intitolata
De fuga Balbi, nella quale sin dai versi introduttivi si
premurava di rendere note le accuse di sodomia contro il rivale [1].
Anche un Guillaume Tardif scrisse nello stesso periodo in latino un'Antibalbica, accusando Balbi di esser stato processato per sodomia. Balbi si rifugiò in Inghilterra, poi passò a Vienna (1493) e a Praga presso re Ladislao di Boemia; qui però nel 1497 dovette fuggire ancora, per una nuova accusa di sodomia. Bohuslaw von Hassenstein, barone di Lobcovicz (Bohuslav Hasistenius, 1460/2-1510/5), già suo protettore, scrisse allora un componimento latino in cui rinfaccia che i boemi non saranno forse colti come gli italiani, però almeno non sanno nulla di amori per Ganimede-[3]. Balbi si rifugiò
in Ungheria, dove si fece prete e visse per quindici anni, "cambiando
vita" e ottenendo importanti incarichi politici e diplomatici.
Morì nel 1535. Il ruolo per
cui Balbi venne apprezzato in vita (per certi aspetti analogo a quello
di Filippo
Buonaccorsi) fu sostanzialmente quello di propagatore delle scoperte
dell'Umanesimo nei Paesi dell'Est europeo.
Fra le sue composizioni
latine (liquidate dalla Catholic
encyclopaedia online come "volgari e indelicate, senza particolare
merito"), numerose quelle a tematica omosessuale.
Una delle composizioni
edite [6]
è indirizzata a Pomponio
Leto e parla di un "nuovo amore" per un ragazzo; un'altra [7],
parlando della propria casa, afferma che in essa, sacra ad Ercole, non
possono entrare femmine, ma solo il "casto" giovane che egli chiama
"Ila"
(dal nome del ragazzo amato da Ercole).
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Publio Fausto Andrelini, Buccolica [1496]. Edita come: The eclogues of Faustus Andrelinus and Ioannes Arnolletus, The John Hopkins Press, Baltimore 1918. Vedine le pp. 53-57, 113-114. [2] Vedine estratti in: Andrelini, Op. cit., pp. 115-117. [3]
Giovanni degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno le vite e
le opere degli scrittori viniziani, Occhi, Venezia 1752-1754, vol.
2, p. 247.
[4]
Girolamo Balbi, Opera poetica, oratoria ac politico-moralia, Stahel,
Vindobonae [= Vienna] 1781-1792), 2 voll.
[5]
Per esempio nel Manoscritto marciano latino, classe XII, n. 210 = 4689,
presso la biblioteca Marciana di Venezia.
[6] Girolamo Balbi, Op. cit. vol. 1, p. 204, n. 131. [7] Girolamo Balbi, Op. cit. vol. 1, p. 205, n. 35. |