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Pagano Paganini (sec. XVIII?)
 
Genova nel 1632. Dalle Logge vaticane.
Genova nel 1632. 
Dalle Logge vaticane.

<Per la morte di Jacopo Bonfadio> [sec. XVIII] [1]
.
Nuncius ut vitreas Benaci percussit aures
illius nati casum obitumque ferens
Quando l'annuncio del tramonto e della morte di quel figlio
sconvolse le chiare orecchie del Benaco
fluctibus et fremitu fertur crevisse marino, 
mox indignati talia voce dedit:
(dicono si gonfiasse d'un fremito marino e di tempesta),
così parlò con indignata voce:
Quod pro me crescis, quod fis augustior atque
dulcior, et semper maxima dona fero,
"Tu che di me ti nutri e più dolce diventi, e maestoso,
a cui sempre dono i più preziosi beni,
Oceane haec reddis mihi praemia? flamma fuisset 
extincta o saltem fluctibus illa tuis.
Oceano, tu così mi ripaghi? Nelle tue onde, almeno,
fosse morto quel fuoco!"

Genova nel 1632.
Genova nel 1632. 
Dalle Logge vaticane.

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti.

Note

[1] Il testo da: Jacopo Bonfadio, Opere, Brescia 1758, vol. I, p. 278. Poi in: Jacopo Bonfadio, Le lettere e una scrittura burlesca, Bonacci, Roma 1978, p. 18.

Traduzione da: Gianni Delfino, Dei martirii e del pene: il caso Bonfadio, "Sodoma" n. 1, autunno-inverno 1984, pp. 81-92, alla nota 19.

L'identità di questo Pagano Paganini pare  ignota a dizionari ed enciclopedie.

La poesiola, dialoghetto fra Lago di Garda e Mar Tirreno, tratta la condana a morte per sodomia dell'umanista Jacopo Bonfadio, nato sul Lago di Garda (a Salò) e giustiziato a Genova.


Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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