Da: Peplus Italiae
[1576, edito 1578] [1]
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<De morte Bonfadii>
III 136
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<Sulla morte di Jacopo Bonfadio>
III 136
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Non minus intumuit nuper Benacus alumni
Bonfadii ac Musis, docte Catulle tuis. |
Come per i tuoi canti, dotto Catullo, così da poco
s'insuperbì il Benaco per il figlio Bonfadio. |
Bis tamen infelix: rapuit nam Roma Catullum,
Bonfadium Leto das scelerater Ligur. |
Ma due volte infelice: Roma rapì Catullo, tu
scellerato ligure uccidi il Bonfadio. |
Historia aeternum cuius, fera Genua, vivis
immeritum saeva lege necare potes? |
Barbara Genova, eternamente viva nella sua Storia, puoi
giustiziare l'innocente con una spietata legge? |
Mitius est, quod te spumanti vortice marmor
tundit; et es scopulis durior ipsa tuis. |
Più tenera è la pietra che ti forgia nello spumante
vortice; tu stessa sei più dura dei tuoi scogli. |
Genova nel 1573.
Incisione di Antoine Lefrery.
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Note
[1] Il testo latino da: Giammatteo Toscano, Peplus Italiae, in: Io. Alberti Fabricii conspectus thesauri litterarii Italiae (...) subjuncto Peplo Italiae Jo. Matthaei Toscani, Brandt, Hamburgi 1730.
Traduzione italiana da: Gianni Delfino, Dei martirii e del pene: il caso Bonfadio, "Sodoma" n. 1, autunno-inverno 1984, pp. 81-92, nota 10.
Il titolo è stato aggiunto da me.
La poesiola tratta della condana a morte per sodomia dell'umanista Jacopo Bonfadio, autore di una Storia di Genova, nato sul Lago di Garda (a Salò) e giustiziato a Genova. |