Cardinale.
Nacque a Napoli, figlio cadetto d'una potente famiglia nobiliare, e per diciassette anni seguì la carriera delle armi nelle guerre che insanguinavano l'Italia: fu prima con le truppe imperiali, poi con quelle francesi. Quando suo zio Giovanni Pietro Carafa (1476-1559) fu eletto papa col nome di Paolo IV [1555-1559], Carlo Carafa [1] ricevette da lui il cappello cardinalizio. Lo zio gli affidò importanti incarichi, lasciandogli de facto la guida dello Stato per lunghi periodi. Carlo ne approfittò per costruire una rete di intrighi, orientando la politica del papato in senso filofrancese ed anti-spagnolo, in una serie di voltafaccia che miravano ad ottenere in cambio una signoria in Toscana per la casata Carafa. La guerra contro l'Impero e la Spagna ebbe però per lo Stato Pontificio (la cui parte meridionale fu occupata dagli spagnoli) esiti disastrosi. La pace di Cave (1557) riportò la situazione allo statu quo, ma stroncò le ambizioni (non gli intrighi) di Carlo Carafa, che si orientò via via in senso filo-imperiale. Tutto ciò
diede fiato agli oppositori (filofrancesi) dei nipoti del rigido
e moralista Paolo IV: la loro condotta scandalosa fu volentieri
denunciata allo zio.
"la cosa peggiore che vedevo era una mormorazione e una fama pubblica tanto divulgata che l'aria e tutti gli elementi ne erano infettati per ciò che si diceva che si fa a Roma durante questo pontificato; ed avendo su questo voluto esaminare ed ascoltare privatamente i personaggi autorevoli che sono tornati dall'Italia (...) oltre alla voce pubblica da quelli che sono stati a Roma (...) ho notato che si sentivano scandalizzati d'avere visto e saputo manifestamente ciò che si era presentato ai loro occhi. (...)Secondo un testimone dell'epoca i complici di Carlo in tali forme di lussuria erano: il vescovo d'Osimo [Vitellozzo Vitelli (1531-1568), NdR] e quello di Calvi, persone abhorrite dal papa, riputate da lui instromenti di tutte le dissolutezze e fragilità della carne, delle quali era il cardinale incolpato" [3].
In questo sonetto invita Amore a piangere, "perché qui non devi più commemorareLo "scandalo" arrivò a sfiorare lo stesso papa (un ex Inquisitore, che alla rigidità dei costumi teneva moltissimo), come mostra una pasquinata scritta durante il suo pontificato e che allude al suo preteso gusto per l'"arrosto" (parola che in gergo burchiellesco indica la sodomia) spiegando calunniosamente con tale gusto la sua passione per i roghi dell'Inquisizione: "Figli, meno giudizioDi fronte al moltiplicarsi delle accuse di malgoverno il papa all'inizio rifiutò di credere, ma alla fine cambiò idea e, furibondo coi nipoti Carlo e Giovanni, li privò delle cariche ed esiliò, nel gennaio 1559, non molto prima della sua morte. La caduta di Carlo Carafa sciolse la lingua alle pasquinate, che l'accusarono d'essere un sodomita, come fa la seguente, apparsa alla morte del papa (1559): "Guarda, rio [reo, NdR] scellerato,Tornato a Roma dopo la morte dello zio, Carlo si vide ben presto rinfacciare le disastrose scelte politiche imposte allo Stato della Chiesa; il nuovo papa Pio IV lo incriminò allora per una serie impressionante di crimini (dall'omicidio al peculato all'eresia), fra i quali era compresa la sodomia. Dopo un processo-farsa in Castel Sant'Angelo Carlo fu condannato (assieme al fratello Giovanni), e giustiziato [7]. Va comunque
notato che le accuse di sodomia ebbero scarsa o nulla rilevanza
nel processo: la vera motivazione della condanna fu infatti politica.
Condannandone i nipoti si condannava la politica anti-spagnola di papa
Paolo IV, addossando l'intera colpa a loro, utili "capri espiatorii".
La tomba del cardinale Carlo si trova oggi assieme a quella dello zio papa nella Cappella Carafa, nella chiesa di santa Maria sopra Minerva a Roma [8]. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1]
Sulla vicenda biografica si veda: A. Prosperi, voce: "Carafa, Carlo",
Dizionario biografico degli italiani, vol. 19, Istituto Treccani,
Roma 1976, pp. 497-507.
[2] George Duruy, Le cardinal Carlo Carafa (1519-1561), Hachette, Paris 1882, pp. 296-297. [3] Pietro Nores, citato in George Duruy, Op. cit., p. 296. [4]
Joachim du Bellay, Les
regrets [1558], in: Les antiquités de Rome. Les regrets,
Garnier-Flammarion, Paris 1971, sonnet
103.
[5] Silenzi, Renato e Ferdinando, Pasquino, Bompiani, Milano 1932, pp. 227-228. [6] Valerio Marucci et all. (curr.), Pasquinate romane del Cinquecento, Salerno, Roma 1983, p. 914. [7] Donata Chiomenti-Vassalli, Paolo IV e il processo Carafa, Mursia, Milano 1993. [8]
Su tutta la vicenda si vedrà anche, con profitto: Edmond Cazal,
Histoire anecdotique de l'Inquisition en Italie et en France, Bibliothèque
des curieux, Paris 1924, pp. 85-100. (Vi si parla anche di una beffa da
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