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Pittore.
Nacque probabilmente a Caravaggio in provincia di Bergamo (o, secondo un'altra ipotesi, a Milano nel palazzo dei marchesi di Caravaggio, dei quali era servitore il padre) . Fu allievo di Simone Peterzano e nel 1593 si trasferì a Roma dove, dopo un inizio difficile, fu infine preso sotto la protezione del cardinale Francesco Maria Bourbon Del Monte (1549-1627) ambasciatore dei Medici a Roma (che come vederemo fu probabilmente omosessuale) il quale nel 1597 gli diede alloggio in quello che allora era il palazzo romano dei Medici (Palazzo Madama), gli commissionò numerosi dipinti e lo aiutò ad ottenere importanti commissioni (come quella per la chiesa di San Luigi dei Francesi, 1599). Fu l'inizio di una brillante carriera: entro breve lo stile "realista" del Caravaggio, i suoi contrasti netti fra luce ed ombra, furono imitati da numerosi altri pittori e Caravaggio divenne un pittore molto richiesto. Tuttavia, quando già la sua carriera sembrava consolidata, gli impedì di raccoglierne i frutti il suo carattere criminale: Caravaggio era spesso coinvolto in scontri, girava illegalmente armato, e dovette infine scappare da Roma (con una condanna a morte sulla testa) per l'assassinio di un certo Ranuccio Tommasoni in una lite. Caravaggio fuggì a Napoli (circa 1606), poi in Sicilia, a Malta (dove fu incarcerato per avere offeso un cavaliere di Malta, ma ne fuggì nel 1608), ancora in Sicilia (e dovette fuggire di nuovo, vedremo perché), Napoli (dove fu ferito in una rissa di strada). Morì, probabilmente di malaria, sulle rive laziali, non lontano da Roma, dove stava aspettando, si suppone oggi, che i suoi potenti amici a Roma ottenessero la grazia per lui.
Fu omosessuale Michelangelo Merisi da Caravaggio?
Il dibattito sulle intenzionali implicazioni omosessuali della sua opera è in effetti avvenuto tutto al di fuori dei nostri confini: la cultura accademica italiana è tale che mai i critici si insozzerebbero per parlare di cose volgari e poco "Sublimi" come la realtà (o i volgari documenti storici). Per fare un esempio prendiamo il crtico d'arte cattolico Maurizio Calvesi, che strepita indignato:
Eppure le figure
"ritenute" (si noti, solo "ritenute": il fatto che uno dei primi possessori
tenesse nascosto Amor vincitore dietro una tenda nasceva certo dal
bisogno di proteggerlo dalla polvere...) provocanti sono quelle
in cui le intenzioni erotiche sono smaccate: le pose e gli
sguardi dei ragazzi (e solo ragazzi: nudi femminili, zero), i richiami
ad Amore: tutto è giocato ad un livello assolutamente esplicito [3].
Questo perché
Christoph Frommel ha persino ricostruito l'ambiente in cui Caravaggio ottenne le sue prime commissioni, mostrando che si rivolgeva a una cerchia sensibile ai temi omoerotici.
E tanto per tagliare la testa al toro e capire che tipo di persone fossero i committenti del Caravaggio, riporterò ciò che scrisse del cardinal Del Monte un suo biografo contemporaneo:
C'è forse bisogno di essere più espliciti? Del resto il giovane Caravaggio era abbastanza appetitoso da potere aiutare il talento con altri doti... come si vede dall'autoritratto, del 1595-6 circa, qui accanto. Come se non bastasse, a Palazzo Madama, Caravaggio si portò dietro pure un altro giovanotto ventenne, suo convinvente dal 1594: il pittore (di secondo rango) siciliano Mario Minniti (1577-1640).
Quello col Minniti fu solo il primo ma non l'unico di una serie di "ambigui" rapporti con garzoni e modelli (come Cecco di Caravaggio o il "Caravaggino"), messi in posa in modi in cui le allusioni al desiderio erotico sono esplicite. In altre parole, "si vede" (dai quadri) che Caravaggio era omosessuale (perché fu lui a volere che si vedesse) esattamente nello stesso modo in cui "si vede" che Rubens o Tiziano erano eterosessuali (cosa questa che non scandalizza nessuno, e tanto meno me). E poi, la fama del Caravaggio tra i contemporanei non era propriamente quella dell'eterosessuale impenitente, e la biografia stessa del Caravaggio non è decisamente quella di un'orsolina. Si può forse decidere di non tener conto della testimonianza resa nel 1603 (in un processo per diffamazione intentato al Caravaggio da Giovanni Baglione) dal pittore Tommaso Salini-[7], il quale affermò che un certo Giovan Battista era bardassa (amante passivo) del Caravaggio. Tanto più che Caravaggio, a scanso di rischi, negò prudentemente di conoscere il ragazzo [8]. Ma non credo si possa ignorare Francesco Susinno (1660/1670-ca. 1739), che spiegò che il Merisi dovette fuggire nel 1609 da Messina per i guai procuratigli il suo continuo ronzare attorno ai ragazzi:
Naturalmente
Calvesi [10]
protesta: la frase non alludeva certo "ai capricci di un omosessuale"
bensì "alle ispirazioni di un pittore".
Insomma, la
questione dell'omosessualità del Caravaggio è una "spina
nella carne" che tormenta l'omofobia dei critici dell'arte fin dalle origini,
cioè fin da quando Roberto
Longhi (1890-1970), che riscoprì per noi moderni
il Merisi, dedicò una vergognosa noterella all'"inversione sessuale"
del pittore [11].
Oggi per fortuna il tema dell'omosessualità del Caravaggio è discusso in modo più onesto, anche se per arrivarci si è passati attraverso omofobe letture "psicoanalitiche" le quali hanno voluto collegare a tutti i costi il carattere apertamente criminale del Caravaggio a un disagio derivante dalla sua omosessualità [13]. Ai giorni nostri il film di Derek Jarman, Caravaggio (1986) ha messo in scena un protagonista apertamente bisessuale senza causare scandalo.
Fare clic qui per alcune pagine mie sui "pin-up" (e gli amanti) del Caravaggio. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Ha fatto curiosamente eccezione Vittorio Sgarbi (sia pure con tutta la carica dei suoi soliti pregiudizi), che ha dichiarato nel 2001: «Caravaggio sopporta ogni tipo di lettura. (...) [anche] quella omosessuale: non m’importa conoscere la vita privata di Caravaggio (...) però mi colpisce la sua ambiguità. Mi colpiscono quei giovani modelli, i suoi Bacco e i suoi Giovanni Battista, allusivi e lascivi come i ragazzi fotografati da von Gloeden. Una omosessualità intinta di cattolicesimo, come quella di Pasolini e di Testori e di altri maledetti nostri contemporanei quali Fassbinder e Genet. Citato da: Ranieri Polese, In Giappone tutti pazzi per Caravaggio, "Corriere della Sera", 30 settembre 2001. [2] Maurizio Calvesi, Caravaggio, Art & dossier, aprile 1986, p. 14. [3] La cosa era talmente esplicita agli occhi dei contemporanei del Caravaggio che un pittore suo rivale, Manfredi, produsse un Cupido punito da Marte, in cui un rude maschiaccio le dà di santa ragione sul culo nudo e in primo piano di un Amore-marchetta "caravaggesco".
Fallimentare invece, per svenevolezza e devozione falsa e untuosa, la risposta d'un altro rivale, Amor sacro e amor profano di Giovanni Baglione (o Baglioni), che punta sulla religione: anche qui un Amore-marchetta "caravaggesco", ignudo, a terra (anzi stravaccato come una balenottera spiaggiata), mentre su di lui torreggia un vittorioso Amore Spirituale insopportabilmente lezioso, con annesso diavolaccio per connotare come diabolico, appunto, l'Amore presentato da Caravaggio come trionfante.
[4]-Margaret Walters, The male nude, Penguin, Harmondsworth 1978, pp. 188-189. [5] Christoph Frommel, Caravaggios Frühwerk und der Kardinal Francesco Maria del Monte, "Storia dell'arte", nn. 9/10, 1971, pp. 5-29 e appendice, p. 51. [6] Theodorus Amayden (1586-1656), Elogia summorum pontificorum (inedito), citato in: Luigi Spezzaferro, La cultura del cardinal Del Monte, "Storia dell'arte", nn. 9/10, 1971, pp. 57-92, a p. 60.
[7] Vedila in Maurizio Calvesi, Op. cit., p. 14. [8] Per la vicenda vedi: Maurizio Calvesi, Op. cit., pp. 64-65, e Donald Posener, Caravaggio's early homo-erotic works, "Art quarterly", XXXIV 1971, pp. 301-324. Poi in: Wayne R. Dynes e Stephen Donaldson (a cura di), Homosexuality and homosexuals in the arts, Garland publishing, New York & London 1992, pp. 111-134, a p. p. 302. [9] Francesco Susinno, Le vite de' pittori messinesi e di altri che fiorirono in Messina [1724], Le Monnier, Firenze 1950, pp. 114-115. [10] Maurizio Calvesi, Op. cit., pp.13-14. [11] Roberto Longhi, Novelletta del Caravaggio "invertito", "Paragone", gennaio 1952, pp. 62-64. [12] Bernard Berenson, Del Caravaggio, delle sue incongruenze e della sua fama, Electa, Firenze 1951, p. 81. [13] Si veda per un esempio: Herwarth Röttgen, Il Caravaggio. Ricerche e interpretazioni, Bulzoni, Roma 1974.
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