Dai: Sonetti
scritti in carcere [1556] [1]
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XXI
L'ultimo nel carcere la mattina che io fui libero, che fu lunedì mattina.
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21
Ultimo sonetto scritto in carcere la mattina in cui fui liberato, che fu di lunedì.
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Già tutti i Santi, ancor Saturno e Giove
m'han favorito: priego te, Luna, adesso,
che se' in questo cielo a noi più presso:
deh fa per me qualche
onorate pruove! [2].
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Già tutti i santi, e in più Saturno e Giove
m'hanno aiutato: prego te, Luna, adesso,
che sei in questo cielo più vicino a noi:
deh fa' qualcosa per aiutarmi! [2]. |
Tra' mi del carcer, che in Fiorenze, o dove,
sempre il tuo nome arò nel cuor commesso;
d'oro al tuo tempio i' vo' portare impresso
l'immago mia, né mai vogl'ire altrove.
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Fammi uscire, ed a Firenze e altrove
porterò sempre il tuo nome nel cuore;
voglio portare al tuo tempio un mio ex voto
d'oro, né andrò mai più altrove. |
Stentato ho qui duo mesi, disperato:
chi dice ch'io ci son per Ganimede;
altri, che troppo aldace i' ho parlato.
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Stentato ho qui due mesi, disperato:
chi dice che è stato per Ganimede,
altri, che troppo audace io ho parlato. |
Di amare altro che donne mai si vede
sotto Perseo: del bel giovine alato
ne ho l'onorato premio
ch'ogniun vede.[3].
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Non si vide mai altro amore se non per le donne
sotto il mio Perseo: eppure da Amore
ne ebbi l'onorato premio
che tutti vedono [3]. |
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Il Perseo di Cellini a Firenze.
(Foto G. Dall'Orto).
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XXII
In carcere.
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22.
In carcere.
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Porca fortuna, s'tu scoprivi prima
che ancora a me piacessi 'l Ganimede!
Son puttaniere ormai, com'ogni uom vede,
né avesti di me la spoglia opima.
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Porca Fortuna, ci voleva solo che tu scoprissi
che oltre al resto mi piacciono i maschi!
Ormai sono un puttaniere, come chiunque vede,
ed hai ottenuto ben misero bottino da me. |
Dinanzi ai tuo' bei crin così si stima;
né chi 'l merta gli dai, né chi te i chiede;
gli porgi a tal che non
gli cerca o vede [4].
Cieca, di te ormai non fo più stima.
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Così tu decidi, dea dai bei capelli:
non li offri a chi li merita, né a chi te li chiede,
li porgi a chi non li cerca
né vede [4].
Cieca, ormai non faccio più nessun conto su te! |
Che val con arme, lettere o scultura
affaticarsi in questa parte o 'n quella,
poi che tu se' sì porca, impia figura?
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A che serve, con armi, letteratura o scultura,
affaticarsi tanto di qui o di là,
se poi sei tanto porca, razza di brutto ceffo? |
Venga il canchero a te, tue ruote e stella;
t'hai vendicata quella prima ingiuria:
che nol facevi nell'età
novella.[5].
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Venga il cancro a te, alla tua ruota e alla tua stella,
tu hai vendicato quel primo insulto,
cosa che prima non avresti
fatto [5]. |
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La firma di Cellini sul torso del Perseo. (Foto G. Dall'Orto).
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XXV
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25
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L'arte, la roba, l'anima e lo onore,
e' cerca per ischerzo ancor la vita
levarmi; e se Iddio non porge aita,
vorrà di questa
l'ultimo valore.[6].
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La professione, gli averi, l'anima e l'onore
ed anche la vita, costui cerca come per scherzo
di togliermeli, e se Dio non porge aiuto,
vorrà fino all'ultima
forza della mia vita [6]. |
Com'hai tu, patria mia, sì duro il cuore?
E tu, Signor, quale stella ti incita
a dare al servo tuo sì gran ferita
in premio d'un così
immortal favore? [7].
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Come puoi, patria mia, avere così duro il cuore?
E tu, mio signore, che influsso astrale t'incita
a ferire in questo grave modo il tuo servo,
in premio di un tale favore
immortale? [7]. |
L'oprar dello ignorante Bandinello,
con averlo pien d'oro ingiustamente,
deriso ha 'l mondo, e non senza lor duolo. |
L'agire dell'ignorante Baccio Bandinelli,
dopo che è stato ingiustamente riempito d'oro,
disonora il mondo, non senza il dispiacere di tutti. |
Puossi in terra veder garzon più bello
che 'l mio Perseo? e fra l'umane gente
chi nol toccassi, sarie al mondo solo. |
Può forse vedersi sulla terra un ragazzo più bello
del mio Perseo? E fra gli esseri umani,
chi non ne fosse commosso, sarebbe unico al mondo. |
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa pagina, e chi gli segnalerà eventuali errori in essa contenuti. |
Note
[1] Il testo da: Benvenuto Cellini, Rime. In: Opere, Rizzoli, Milano 1968, pp. 901-sgg, così come online nel sito bibliotecaitaliana.it.
La parafrasi in italiano moderno, inedita, è mia.
Quelli che propongo qui sono i soli tre sonetti, fra quelli scritti in carcere, in cui si allude al motivo dell'arresto: sodomia (sul tema si veda quanto ho detto nelle pagine dedicate alla sua autobiografia).
Nonostante Cellini abbia rischiato la condanna a morte (prevista per i recidivi di tale reato, quale Cellini era), se la cavò, grazie all'intercessione del duca (che pure di lì a poco avrebbe scatenato una vera campagna repressiva contro questo reato), col pagamento d'una multa e gli arresti domiciliari per un paio d'anni. Durante questo periodo scolpì il Cristo ora all'Escorial.
"Ovviamente" i biografi del Cellini di solito ritengono irrilevante spiegare tutti questi "piccoli" dettagli...
[2] Cellini elenca, mescolando cristianesimo e astrologia in modo alquanto bizzarro, le influenze che sono infine riuscite a liberarlo: l'intercessione dei santi da una parte, e gli influssi astrali di alcuni pianeti dall'altra.
[3] Cellini si lagna d'essere stato mal ricompensato per la creazione, su commissione del duca di Firenze, della statua in bronzo del Perseo, che è tuttora in Piazza della Signoria, e che era stata salutata come un assoluto capolavoro.
L'autore di questa statua, (sper)giura Cellini, non amò mai altro che donne! (Nel sonetto 25 afferma però che chi non subisce il fascino erotico della sua statua è un eccentrico...).
[4] Allusione a un'antica rappresentazione della Fortuna: calva ma con un ciuffo svolazzante di capelli, che si deve essere pronti ad "acciuffare" quando la dea ci passa accanto, per fermarla a nostro vantaggio.
[5] La dea romana Fortuna (la Sorte) è rappresentata nell'arte antica mentre fa girare una ruota che fa salire alcuni e cadere altri, a indicare la sua capricciosità (una delle carte dei tarocchi ha tale tema).
La stella indica il destino, che favorisce chi vuole.
Non so però dire a quale dei molti avvenimenti in cui Cellini riuscì a scamparla in barba alla "fortuna" egli alluda qui parlando di "vendetta" della Fortuna.
[6] Cellini attribuisce la sua incarcerazione alle tresche dei suoi nemici, fra i quali spicca lo scultore rivale Baccio Bandinelli. Sul quale si veda il celebre episodio della Vita del Cellini (che fu dettata proprio durante questi arresti domiciliari) in cui Baccio accusa Cellini d'essere un "soddomitacccio".
[7] Aver creato il "Perseo". Il "signore" è il duca di Firenze. |