In Cosmicum patavino
/ Contro Cosmico
padovano [1492/1500].[1].
/ p. 235 / Non ve admirati se pochi fanciulli
a questi tempi nascono in Ferrara;
Cosmico c'è che 'l seme uman rincara
e par che de igiotirlo il se trastulli. |
Non vi stupite se pochi bambini
nascono in questi tempi qui a Ferrara:
c'è Cosmico che fa incetta di sperma
e pare che a inghiottirlo si trastulli. |
Altra vivanda mai grato non fulli
assai per bocca e più per cul gè cara.
O sommo Iove, a tanto mal ripara:
per che monstro sì crudo non annulli? |
Non gli piacque mai altro cibo,
che gusta per bocca e ancor più per culo.
O sommo Dio, ripara a tanto male:
perché un tale mostro non l'annulli? |
Natura se vergogna e piange ognora
d'aver produtto tal Anfisibena.[2]
che con due bocche il suo seme divora |
Natura piange e si vergogna ad ogni ora
d'aver prodotto
un tale Anfisibena.[2]
che con due bocche il suo seme divora. |
Ma tu, potente Alcide.[3], il baston mena
sopra tal bestia, se non che in poca ora
tua patria vota fia, non che mal piena. |
Ma tu, potente
Ercole.[3],
vibra il bastone
sopra tale bestia, se no in breve tempo
la tua patria sarà non spopolata ma deserta. |
Che val con tanta pena,
signor, far la città bella e grandirla,
e poi che non ge sia gente da impirla? |
A che serve con tanta pena,
signore, far la città bella e ingrandirla,
se poi non ci sia gente da riempirla? |
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Note
[1] "In Cosmicum patavinum" è contro Niccolò Lelio Della Comare, detto Niccolò Lelio "Cosmico", ca. 1420-1500). Edito in passato con l'errata attribuzione ad Antonio Cammelli detto "il Pistoia" (1436-1502) in: Antonio Cammelli, Rime edite ed inedite, Vigo, Livorno 1884, pp. 223-240. Il sonetto qui citato sta a p. 235.
[2] Anfisbena (Amphisbaena): mitico serpente con una testa ad ogni estremità.
[3] Ercole I d'Este, duca e autore, a partire dal 1492, d'un ampliamento di Ferrara, l'addizione erculea. L'allusione permette di datare il sonetto fra questa data e il 1500 (morte di Cosmico). |