"Celibato" è una parola usata molto spesso parlando del sacerdozio. Mr. Webster, nel suo celebre dizionario della lingua inglese, la spiega come: "Lo stato di chi non è sposato", ma oggi siamo diventati tutti più espliciti e più maliziosi che ai tempi di Mr. Webster. Sappiamo tutti che lo stato di chi non è sposato non comporta necessariamente la castità: uno stato, questo, assai più esaltato.
In un film intitolato Il prete, qualche tempo fa, un prelato era coinvolto in una relazione svergognata con il suo padrone di casa e un altro, arrivato di fresco, si è sistemato in canonica, si è tolto di dosso il collare inamidato e si è fiondato nel più vicino e notorio bar gay.
Il film era, ovviamente, assurdo. Se qualcuno arrivasse in un paesino per lavorare per McDonald's non sarebbe mai così indiscreto; figuriamoci se arrivasse per lavorare per sapete-bene-chi.
Perché Dio è tanto contrario a qualunque forma di auto-gratificazione? Non sembra ci sia alcuna risposta ragionevole, ma tutti accettiamo l'idea che lo sia. Io penserei invece che se un uomo fosse fisicamente appagato potrebbe concentrare la sua attenzione su questioni "più elevate", mentre se non lo fosse, nella sua continua battaglia contro la carne non penserebbe ad altro che a quelle.
Quando Clinton nominò il dottor Joycelyn Elders alla carica di ministro della sanità, costei riconobbe che l'ossessione per il sesso è un problema particolarmente oneroso nelle scuole.
La buona dottoressa disse pure che non avrebbe nuociuto agli adolescenti se ci fosse stata qualche lezione che discuteva in classe di masturbazione. Clinton ne fu scioccato. Il suo Ministro della sanità fu licenziato.
La scuola superiore per me è stato certamente il luogo in cui è iniziato tutto. Ho passato gran parte di quei quattro squallidi anni rendendomi schiavo di conoscenze che si sarebbero rivelate inutili e (come gli altri ragazzi) dandomi al passatempo solitario della masturbazione.
Era un argomento molto oscuro, circondato da vergogna e mistero. Eravamo tutti terrorizzati dalle sue possibili conseguenze. Saremmo impazziti? Gli altri si sarebbero accorti del fatto che lo praticavamo? E così via.
Nessuno si preoccupò di lenire queste paure, di dirci che questa era la forma di auto-gratificazione meno complicata e meno costosa e che, come è già stato fatto notare, uno non ha bisogno di apparire nella sua migliore forma fisica per praticarla. Quale altra cosa più di questa occorre dire?
E se non vi piace fare sesso con voi stessi, perché arrivare all'estremo opposto? Perché sposarsi? Per gli esseri umani, il matrimonio è uno stato così innaturale. Se vuoi la monogamia, è stato detto, dovresti sposare un cigno.
Quando Barbra Streisand disse che le persone che hanno bisogno delle altre persone sono le più fortunate del mondo, aveva ragione ad usare il plurale evitando così il comune fraintendimento per cui le persone che hanno bisogno di un'unica persona sono le più fortunate.
Se lasci che qualcuno entri nella tua vita permettendogli di reclamare il cupo ruolo di "migliore amico" (quasi altrettanto minaccioso che "moglie") costui ti carica di sensi di colpa. Quando lo incontri per strada dirà con sorpresa simulata: "Oh, sei ancora qui. Ovviamente ero convinto che tu fossi morto, dato che non mi hai telefonato per tutta la scorsa settimana".
In considerazione di questi intoppi è meglio organizzare il nostro interesse orizzontalmente, in modo che coinvolga l'intera razza umana, piuttosto che in profondità in modo che affligga un'unica sfortunata persona. Per questo è necessario vivere in una grande città, cosicché si renda disponibile un numero illimitato di estranei.
La gente mi chiede di continuo come mi comporto allora con le persone noiose, ma quando diciamo di qualcuno che è noioso, è spesso noi stessi che critichiamo. Ciò vuol dire che ci siamo presentati al pubblico come un recipiente poco profondo e spalancato nel quale gli estranei possono riversare qualunque cosa.
In passato ero solito dire che nessuno che parli di se stesso è noioso, ma la stampa mi ha riso dietro, perciò ora ho modificato questa dichiarazione. Ora dico che nessuno che parli di se stesso dicendo la verità è noioso. Uso questa frase per spondere ogni volta che mi si chiede: "Ma non sei solo"?
Sole, sono le persone che non sanno cosa fare del loro tempo quando sono sole. Io non ne faccio nulla. Sono molto esperto nel non far nulla. Non aderisco all'etica protestante dell'attività incessante. Prima che io faccia qualunque cosa, prima che io alzi un dito, mi chiedo sempre: "Ma c'è un modo per fare a meno di farlo?", e se c'è, lo faccio.
E a cosa si pensa sapendo non c'è nessun altro a consumare i nostri pensieri? Si pensa a se stessi, che è la sola cosa che si possa cambiare semplicemente pensandoci. E si deve essere da soli per farlo. Come ci si può dedicare a lavorare sulla propria immagine pubblica se, nel momento stesso in cui si aprono gli occhi, una voce fin troppo famigliare dietro dice: "E ancora un'altra cosa...".
Ma la parola conclusiva sul celibato, o i vantaggi dell'onanismo, appartiene probabilmente a quella scrittrice meravigliosa ma dimenticata che è Katherine Mansfield. Nel suo diario c'è un'annotazione che dice: "A proposito del vivere da soli. Se, per sfortunato caso, trovassi un capello nel burro, almeno sarebbe il mio". |