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Prospero Farinacci  (1554-1618)

Prospero Farinacci. Incisione da: Lorenzo Crasso, ''Elogi d'huomini letterati'', 1666.

Processo contro Berardino Rocchi e 
Prospero Farinacci [1595]-[1]
4 agosto 1595-[2]

(...)

Interrogato affinché dica la causa per cui <alcuni mesi fa> se ne andò da Roma, e a far cosa se ne andò verso la terra di Soriano.
Risponde: Io mi partei da Roma perché mi era venuto male et andai a Suriano, mia patria, per guarirmi.

Interrogato di che malattia si trovasse ammalato quando se ne andò da Roma, e fu ammonito di dire la verità circa la qualità della malattia e la causa della partenza.
Risponde, dopo essere rimasto un poco in silenzio e meditabondo. Signore, io mi partei di Roma perché mi era venuto male al culo et perché non mi potea medicare a Roma, che mi era stato detto che li hospitali non haverìano preso-[3], io mi risolsi d'andare a Suriano per medicarmi là.

E ammonito affinché esponga più chiaramente la qualità della malattia di cui soffriva allora, e da cosa fosse stato causata.
Risponde: Io haveva le creste al culo-[4], et mi erano venute perché mi era stato fatto di dietro.

E poiché il signore lo interrogava affinché spiegasse meglio cosa voglia dire con quelle parole "mi è stato fatto de dietro".
Risponde: Io voglio dire che era stato bugiarato[sodomizzato] e però [perciò] mi era venuto male al culo.

E aggiungendo il signore affinché dica da quale o quali persone lui sia stato sodomizzato.
Risponde: Il signor Prospero Farinaccio era stato lui che mi havea bugiarato, et anco m'havea bugiarato messer Gioanni guarda robba [guardarobiere] del cardinale Altaemps.

E poiché il signore si rivolse al detto imputato affinché badi a dire la verità e stia attento a non incolpare indebitamente qualsiasi persona.
Risponde: Signor, io non incolpo nessuno a torto, ma la verità è questa che ve dico io, che detto signor Prospero Farinaccio et detto messer Gioanni m'haveano bugiarato, e loro m'haveano causato quel male al culo-[5].

Interrogato affinché dica quante volte fu sodomizzato dai predetti signori Prospero <e> Giovanni, quando, per tramite di chi si sottopose ai predetti, e racconti la serie degli avvenimenti dal principio fino alla fine, e dalla prima volta fino all'ultima. 
Risponde: Come io ho detto un'altra volta [poco fa], quando stava [stavo] per servitore con messer Stefano ero solito d'andare al Guarda robba per le lenzola ogni settimana per mutare il letto de detto messer Stefano, et continuando così parecchi mesi io non hebbi mai nessuna molestia da messer Gioanni guarda robba.

Finalmente, circa tre mesi prima che io me partissi dalli servitij [dal servizio] di messer Stefano, andando un giorno in guarda robba secondo il mio solito, trovai che detto messer Giovanni era solo in guarda robba, mi prese per un braccio e mi ricercò [chiese] se io volevo lasciarmi bugiarare [sodomizzare] una volta, io li dissi che non volevo acconsentire et detto messer Gioanni mi tenne pur forte per un braccio serrò la porta della guarda robba, et perché io recusavo di lassarmi bugiarare da sua posta mi sciolse le calze, mi fece appoggiare la testa a certe scale de pietra che sagliono [salgono] su <in> alto, mi bagnò il culo mio con lo sputo, e poi mi messe il cazzo dentro il mio culo e per che non l'haveva molto grosso, non sentetti che mi faceva male, massime che per la prima volta fece il fatto suo in un sùbbito che io sentetti che dentro il mio culo mi bagnò con una cosa calda e mi dette tre giulij-[6]-d'argento.

Frontespizio della Praxis theoricae criminalis [1609] di Prospero FarinacciEt con detto messer Gioanni continuai la pratica sino al fine che mi partetti, che con l'occasione d'andare per le lenzola ogni settimana in guarda robba detto messer Gioanni mi bugiarava una volta nel modo che ho detto di sopra, e mi dava quando dui giulij e quando tre giulij secondo che gli piaceva, et poche volte passorno [trascorsero] senza che detto messer Giovanni non mi bugiarasse mentre io andava per le le<n>zola come ho detto, per ché ordinariamente io lo trovava solo in guarda robba, et esso mi bugiarava come ho detto, et alcune poche volte ce trovai gente in guarda robba, et così messer Gioanni mi lassava andare.

Circa un mese e mezo o dui nanti [prima] che io mi partisse da messer Stefani per la causa che vi dirrò qui sotto, stando a spasso lì per la loggia nante [davanti] la stanza del signor Prospero Farinaccio che poteva esser intorno al'hora del'avemaria, mi chiamò in camera, et io andai et entrassemo per la porta della sala, et quando fossemo in sala detto signor Prospero serrò la porta della sala, et mi ricercò [chiese] se io volevo lasciarmi bugiarare.

Io dissi de non, ma detto Signor Prospero era padrone in casa del Cardinal Altaemps, allor asentetti [assentii] e mi lasciai buggiarare una volta, et dopo havermi slacciate le brache, mi fece appoggiare la testa a uno scabello e mi bagnò il mio culo con lo sputo e mi mise poi il suo cazzo nel mio culo, e sentetti che mi fece male assai perché haveva il cazzo grosso, più di quello di messer Gioanni, et sentetti anco che fece il fatto suo perché mi sentetti bagnato dentro di una cosa calda, et dopoi haver fatto il fatto suo, io mi allacciai le brache, et il signor Prospero mi donò un testone di argento-[7], e me ne uscetti fuora per la medesima porta della sala.

(...)

De llà in un pochi giorni stando pure il Farinaccio detto nella sala del Cardinale che cenava, ad aspettare che il bottigliero mi daesse (sic) il fiaschettino del vino per il mio padrone che me lo dava mattina e sera, atteso che [dato che] il mio padrone era coppiero del Duca, il signor Prospero era stato dal cardinale, e tornava indietro alle stanze sue, e vedendomi me disse che io andasse alle stanze sue, così io ci andai, et arrivati in sala il signor Prospero serrò la porta et nel medesimo luoco mi bugiarò una volta nel modo che vi ho raccontato di sopra che parimente mi fece male perché havea il cotal [membro virile] grosso secondo l'atto.

Mi rallacciai le calze [i calzoni, le brache] et me ne uscetti dalla sala sopradetta et me ne andai alla sala del Cardinale ad aspettare il fiaschetto che mi dava il bottigliero dopo che il Cardinale hebbe finito di cenare, et quella volta il Signor Prospero mi donò due o tre giulij salvo il vero.

Piranesi - La ''girandola'' sopra Castel sant'Angelo [1783]Ultimamente [infine] essendo andato il Duchino e mio padrone alla camera mia che stava in cima del palazzo del Cardinale a vedere la girandola [i fuochi d'artificio] che si faceva di sopra castello-[8]-quella sera, ma non vi saperìa dire per quale causa, et io stavo nella camera del Duchino ad aspettare che venissero abbasso, che ci era anco un altro paggio che non me ricordo il nome, venne il Signor Prospero sopra detto et vedendomi nella sala del Duchino mi chiamò che io andasse con lui senza che il detto paggio se ne avvedesse perché stava nella camera del Duca.

Io andai appresso al Signor Prospero nella medesima sala dove mi ricercò che mi lasciasse bugiarare una volta, et così io mi slacciai le calze et mi appoggiai con la testa sopra lo scabello et il Signor Prospero mi bagnò il culo con lo sputo, e mi messe il cazzo suo nel mio culo e fece il fatto suo come l'altre volte ho detto e mi fece male come l'altre volte, e mi donò quella volta tre testoni, che io sùbito mi allacciai le calze et me ne uscetti fuora della sala, et me ne andai su nella loggia in cima della casa che la girandola non era ancora fenita, et tutte le volte che il Signor Prospero m'ha bugiarato, io stetti poco con lui perché faceva presto il fatto suo-[9].

Alcuni giorni depoi che il Signor Prospero mi hebbe bugiarato io sentetti male al culo che non potevo caminar bene e cosi cominciai a dimandare alli servitori di casa, che cosa era il male che veneva al culo senza scoprirme che io l'havevo perché haveva vergogna di dirlo, e loro mi diceano che si chiamavano creste.

Dimandava [domandavo] anco se quelli che l'havevano potessero entrare al hospitale a medicarle e loro mi respondevano che non si accettavano al<l'>hospitali quelli che si havevano questo male, et così mi risolvetti di parlare con Leandro servitore de detto Signor Prospero, al quale dissi che il Signor Prospero mi havea bugiarato, e dopo che lui m'havea bugiarato m'erano venute le creste al culo, e che m'ero informato se nell'hospitali m'avessero recevuto per medicare, et che mi era stato detto di no, et così risolvevo di tornare a Suriano.

Il detto Leandro mi dimandò de chi m'havea fatto venire le creste io li risposi che me l'havea fatte venire il signor Prospero, alhora lui me disse: "Orsù, sarà bene che tu vada a Suriano a medicarti".

Il giorno seguente il detto Leandro mi trovò e me disse che haveva detto al Signor Prospero che io haveva le creste e lui me l'haveva fatte venire, e sua signoria li haveva dato uno scudo-[10]; et ordinatoli che mi dicesse che io me ne andasse a Suriano, et così il giorno seguente me ne andai a Suriano, dove sono stato ammalato due mesi per le creste sopra dette, e me l'ha medicate maestro Giovanni Bassanello, il quale finalmente con forbice o rasoro me l'ha tagliate, non so <se> con forbice o con rasoro, e mi dette grandissimo dolore, e così mi sono guarito-[11]

(...)

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.
Note

[1] Il titolo del processo, a carte 112 recto, è in realtà Processus contra dominum Farinacium, lasciando da parte il meno "importante" Berardino, che pure è l'unico imputato!

[2] Da: Archivio di Stato di Roma, "Tribunale del Governatore", processi 1505-1599, vol. 290, carte 113r-121v. Già edito in: Giovanni Dall'Orto, La farina era cattiva,  "Babilonia" n. 135, luglio-agosto 1995, pp. 24-26.
Il brano qui pubblicato è estratto da un interrogatorio più lungo, che vede Berardino imputato di violenza sessuale contro un bambino a Soriano.
Ho segnalato in tondo le parole o frasi che ho tradotto in italiano, ma che sul manoscritto appaiono in latino.
Per evitare una grandinata di note, ho inserito direttamente nel testo, fra [ ] parentesi quadre, la spiegazione di termini arcaici o desueti.

[3] Ed era vero. La legge proibiva ai medici di curare ferite o malattie veneree all'ano senza denunciare il paziente, proprio per combattere la sodomia.

[4] Condilomi.

[5] Secondo la voce dedicata da Aldo Mazzacane a Prospero Farinacci nel Dizionario biografico degli italiani  (1995), comunque, gli inquisitori tanto brigarono (anche con la tortura) che riuscirono a far rimangiare la denuncia a Berardino.
In questo modo l'impunità dei potenti era salva una volta di più. 
A quei tempi gli individui ricchi e potenti manipolavano le leggi a loro favore, cambiandole e bloccando i giudici quando si trovavano nei guai con la giustizia. Oggi invece cose del genere non potrebbero mai accadere. Questo dimostra che oggi l'Italia è più democratica che nel Medioevo. Forza Italia!

[6] Moneta antica. Tre giuli era la tariffa per una donna prostituta.

[7] Moneta antica.

[8].Castel sant'Angelo
Palazzo Altaemps ha tuttora una torretta/loggia al culmine della facciata.

[9] "Ci misi poco perché raggiungeva rapidamente l'orgasmo". La necessità di "far presto", recepita in secoli di rapporti furtivi e pericolosi, ha inciso profondamente sulla sessualità omosessuale: noi siamo forse la prima generazione che non ha l'ossessione di "fare alla svelta". Ma molti hanno ancora un modo di fare devastato da questa cultura incentrata sull'orgasmo il più rapido possibile. 
Quel che noi siamo viene spesso da più lontano di quanto noi siamo disposti ad ammettere...

[10] Moneta antica, di discreto valore: uno scudo d'argento equivaleva a dieci giuli e a cento baiocchi. Una cena in osteria costava fra 8 e 12 baiocchi (notizia da Riccardo Bassani e Fiora Bellini, Caravaggio assassino, Donzelli, Roma 1994, p. 40).

[11] Sulla vicenda umana di Berardino Rocchi è opportuno commento quanto Pietro Aretino scrive nel 1539 sul destino dei ragazzi che entravano al servizio dei potenti: "Egli (...) timido e pauroso, bascia la mano del nuovo padrone, il quale, datogli un'occhiatina sottocoperta [avuti rapporti sessuali con lui], lo ricoglie con due risa mascoline, e venutogli a noia in tre dì, è dedicato (...) a lo spazzare de le camere ed a lo sponsalizio de'  [a dare piaceri sessuali ai] cuochi e de i canovai, la bontà dei quali lo ricama (...) di mal francioso [sifilide]. (Pietro Aretino, Ragionamento delle 
Corti, Lanciano, Carabba 1923, p. 29).

Vedi anche: Niccolò Del Re, Farinacci giureconsulto romano (1544-1618), "Archivio della società romana di storia patria"; XCVIII 1975, pp. 135-220. Anche in volume.

Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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