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Papa
dal 1550 al 1555 [1].
Studiò giurisprudenza a Perugia e a Bologna e, dedicatosi alla carriera ecclesiastica, divenne arcivescovo di Siponto (Manfredonia). Dopo aver ricoperto varie cariche politiche nello Stato della Chiesa, fu creato cardinale nel 1536. Fu eletto papa nel 1550 perché le sue posizioni politiche sembravano garantire equidistanza fra l'Impero e la Francia, ma di fatto la sua politica fu condizionata dalle esigenze, e minacce, imperiali. Fu però uomo di cultura e mecenate: protesse Michelangelo e Palestrina e potenziò la Biblioteca vaticana e l'Università della Sapienza di Roma. Costruì
per sé la suntuosa Villa
Giulia, oggi sede di un importante
museo.
Giulio III causò il peggior scandalo omosessuale della storia del papato. Già da cardinale le pasquinate[2] lo additavano insistentemente come sodomita. Nel 1543, quando era ancora solo il cardinal Dal Monte:
Nel 1544, anno in cui un falso epitaffio pasquinesco sentenzia:
Ancora, nel 1549:
e ancora: Monti attendi suol [pensa solo] a buggiarare.[6],ed anche:
e perfino nel
1550,
in occasione del conclave in cui sarebbe risultato eletto:
e mi fermo qui... L'elezione del
cardinal Del Monte a papa fu accolta con un certo sconcerto.
"... Hor di questo nuovo papa universalmente se ne dice molto male; che egli è vitioso, superbo, rotto et di sua testa".[11].Lo scandalo vero esplose però quando, nemmeno quattro mesi dopo la sua elezione al papato, Giulio III nominò cardinale il suo amante diciassettenne Innocenzo Del Monte (1532-1577), che aveva già fatto adottare dal fratello Baldovino. (Per questo oggi gli storici eterosessuali occultano lo scandalo dicendo genericamente che fece cardinale "un figlio"). Dal Monte aveva
conosciuto tredicenne Innocenzo (che prima dell'adozione si chiamava
Santino) quale figlio d'un suo servo. Il cardinale se ne innamorò
perdutamente e barattò la connivenza del padre con consistenti favori.
L'adozione da parte del fratello del cardinale (Baldovino Del Monte) prima e la nomina cardinalizia poi furono il premio supremo della sua compiacenza. La mossa era comunque eccessiva perfino per la corrotta Curia romana, come testimonia appena cinque anni dopo l'accaduto, Johannes Sleidan: Papa Giulio nel tempo ch'era Legato [rappresentante del papa] in Bologna haveva appresso di se un certo giovanetto per nome Innocentio: il qual lo fece Cardinale contra 'l volere & opinion di tutti; e di nuovo [oltre a ciò] lo ricevè per suo famigliare [lo adottò], e gli dette 'l suo cognome e le sue insegne.Tale nomina, contro cui protestarono invano i cardinali più sensibili alla necessità di riformare i costumi della Chiesa per contrastare la Riforma protestante, suscitò ampio rumore nelle Corti europee: <la nomina> "destò scandalo in tutta Roma. Non mancò chi disse, e la voce fu accolta da tutta la città, che il papa aveva voluto creare cardinale il suo amante. (...)Il bello è che la mossa era stata vaticinata da una pasquinata del 1550, scritta durante il conclave, che ammoniva a non far papa Del Monte perché:
Due furono le
voci principali che sulla vicenda girarono per Roma.
Su ciò ironizza per esempio una cattivissima pasquinata del 1550: Ama Del Monte con ugual ardoreL'altra tesi, "malevola" (o "realista"?), affermava invece che il cardinalato era la ricompensa delle prestazioni sessuali del ragazzo, o al più per entrambe le cose, come propone il poeta francese Joachim du Bellay (1522?-1560): Ma vedere uno staffiere, un bambino, una bestia,Qualcuno, come il protestante Théodore Agrippa d'Aubigné (1552-1630)[19]dichiarò ch'eran vere entrambe le ipotesi, ma che il ragazzo era più... "dotato" di quanto sembrasse a prima vista [20]. Gli storici cattolici invece negano, e amen (loro la storia la fanno così: cancellando tutto quello che non fa comodo a loro) [21]. Così del resto aveva fatto già fra Paolo Sarpi (1552-1623), che prudentemente parla solo di un "affetto filiale" che legava il papa al ragazzino, pur lasciando trasparire fra le righe il suo biasimo per tale "paterno" sentimento (ho messo online qui tale commento, con parafrasi in italiano moderno). Altrettanto prudente (o, più banalmente, censurato) il cardinale PietroSforza Pallavicini (1607-1668), che scrive ormai in piena Controriforma [1656/7]: Come se tutto ciò non bastasse, Innocenzo si rivelò uno dei peggiori cardinali che la Chiesa abbia mai avuto: rimasto libero di sé a 23 anni (Giulio III morì nel 1555) fu coinvolto in una catena di stupri (eterosessuali), violenze e perfino omicidii [23].Mà quel che imbrattò le primizie del suo Pontificato, fù la prima porpora ch'egli diede. Ne vestì esso un Giovane chiamato Innocenzo, di nazione [nascita] sì oscura, ch'ella rimane ancora ignota alla fama: se non quanto appresso ne fia raccontato. Ebbe però sempre punizioni
molto blande, a riprova del fatto che il Potere è sempre
molto
indulgente verso i propri
esponenti, anche
quelli palesemente indegni.
I corpi di Giulio III e di Innocenzo sono sepolti nella "Cappella Del Monte" della chiesa di san Pietro in Montorio a Roma. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Sulla vita, ma anche dettagliatamente sullo scandalo della nomina di Innocenzo, si veda P. Messina, voce: "Del Monte, Innocenzo", Dizionario biografico degli italiani, vol. 38, Istituto dell'Enciclopedia italiana - Treccani, Roma 1990, pp. 138-141 (con eccellente bibliografia ulteriore). [2] Vedile in: Valerio Marucci (a cura di), Pasquinate del Cinque e Seicento, Salerno, Roma 1988, e oltre, in questa pagina. [3] Marucci, Op. cit., p. 594. Il testo originale designa però, con una licenza poetica un po' biricchina, "fica" l'albero dei fichi. [4].Ibidem, p. 651. [5] Ibidem, p. 761. [6].Ibidem, pp. 464 e 750-751. [7]Ibidem, p. 785. "Venir dietro" significa anche, come nell'italiano gergale di oggi, "sodomizzare". [8].Ibidem, p. 817. "Capretto" è termine burchiellesco per "ragazzo" (cfr. l'inglese "kid"). [9].Ibidem, p. 831. [10].Ibidem, p. 865. Due i doppi sensi: sia "fondo" che "mondo" sono termini burchielleschi per "ano". [11]
Il dispaccio di Girolamo Muzio (1496-1576) da: Lettere
di Girolamo Muzio Giustinopolitano conservate nell'archivio governativo
di Parma, Deputazione di Storia Patria, Parma 1864, p. 152.
[12] Non ne ho trovato traccia. [13] Johannes Sleidan (1506-1555) Commentarii, ò vero historie [1555], s.e., s.l. 1557, Libro XXI, pp. 761-762 (sub anno 1550). [14] Così P. Messina, Op. cit., p. 139, che cita da: Matteo Dandolo, Relazioni degli ambasciatori veneti al Senato [16/3/1550], Società editrice fiorentina, Firenze 1839-1863, vol. 7 (= serie II, vol. III), 1846, p. 355. [15] Messina, Op. cit., p. 139, che cita da: Onofrio Panvinio (1530-1568), De vita Iulii III ante pontificatum [1557]. In: Sebastian Merkle (a cura di), Concilii Tridentini diaria, pars secunda (= vol. II), Herder, Friburgi Brisgoviae 1911, p. 147, 30 (e vedi anche la preziosa nota alle pp. 146-148). [16] Marucci, Op. cit., p. 884. [17] Da: Renato e Ferdinando Silenzi, Pasquino, Bompiani, Milano 1932, p. 227. [18]
Joachim du Bellay, Les
regrets [1558], in: Les antiquités de Rome. Les regrets,
Garnier-Flammarion, Paris 1971, sonnet
105.
[19] Theodore Agrippa d'Aubigné (1552-1630), Avantures du Baron de Faeneste (in: Oeuvres, Gallimard, Paris 1969), p. 828. [20] Si veda anche sul tema: Theodore Agrippa d'Aubigné (1552-1630), Confession catholique du sieur de Sancy, I 8, [ca. 1597/1617] (in: Oeuvres, Gallimard, Paris 1969, pp. 576-666), alle pp. 615-616. [21]
Si veda per tutti l'imbarazzatissimo Ludwig Pastor, Storia dei papi,
vol. 6, Desclée, Roma 1922, pp. 50-53.
[22] Sforza Pallavicini (1607-1667), Istoria del Concilio di Trento [1656-1657], ridotta da Giampietro Cataloni, Corvo, Roma 1666, XI 39, p. 293, sub anno 1550. Si veda questo documento con parafrasi in italiano moderno nella pagina che gli ho dedicato nel presente sito. [23]
Su Innocenzo esiste una monografia (che non ho letto), di Francis A. Burkle-Young
e Michael Leopoldo Doerrer, The
life of cardinal Innocenzo Del Monte: A scandal in scarlet, Edwin
Mellen Press (Renaissance Studies, V. 2), New York 1997.
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