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LEONARDO da Vinci (1452-1519)
 
di: Giovanni Dall'Orto

NOTA BENE. Questo testo è un semplice "appunto", pubblicato provvisoriamente in attesa di trovare il tempo
per terminare il lavoro di rifinitura.

Pittore, scultore, architetto ingegnere e scienziato italiano.

Figlio illegittimo d'un notaio fiorentino e d'una contadina, crebbe e fu educato nella casa paterna. Dal padre fu collocato verso il 1476 nella bottega del pittore Andrea del Verrocchio.

Nel 1478 ebbe il primo incarico pittorico autonomo, nel 1482 si trasferì a Milano, dove rimase fino al 1499. Nel 1500 tornò a Firenze, dal 1506 fu al servizio del re di Francia.

Tornato a Firenze nel 1506-1507, fu di nuovo nel 1508-1513 a Milano. In seguito, fallito un tentativo d'ottenere incarichi a Roma, dal 1515-16 sino morte alla visse in Francia, assieme al discepolo e poi erede Francesco Melzi (1491-1568), che conviveva con lui dal 1509.
Leonardo è l'esempio più celebre d'intellettuale rinascimentale dagli interessi poliedrici: dall'architettura militare all'anatomia, dalla geometria all'idraulica, dalla fisica all'ingegneria... Benché in vita sia stato usato dai committenti per gli incarichi più svariati (dalla progettazione di fortezze e canali, al disegno dei costumi per feste da ballo) oggi è noto soprattutto come uno dei sommi pittori dell'arte occidentale.

Se quanto detto finora non bastasse, si aggiunga un misterioso incarceramento che Leonardo subì a Firenze, su cui nulla si sa, se non che Leonardo in un appunto lo attribuisce sibillinamente al fatto di aver voluto dipingere Gesù come "putto".


La mattina del due gennaio 1998 il mondo si è svegliato attonito per la notizia esplosiva lanciata dalle agenzie di stampa: Leonardo da Vinci (1452-1519) "apprezzava le donne" e "dunque" non era omosessuale!

Lo assicurava un certo Carlo Pedretti, direttore dell'"Hammer institute center per gli studi leonardiani"... che non è altro che la fondazione messa in piedi dalla Microsoft dopo che Bill Gates s'è comprato il "codice Hammer" di Leonardo (ma questo nessuno l'ha scritto).

Di fronte al suo scoop la reazione più ovvia è stata in tutti, io credo, un lapidario "e chi se ne frega". Il nostro diritto ad essere gay non discende certo dall'"esempio" di illustri predecessori. Pazzi, sadici, assassini, serial killer: fra loro ci sono tanti omosessuali quanti ce ne sono tra eroi, genii, santi o artisti. Ciò che il movimento di liberazione omosessuale va ripetendo (invano?) da anni è che noi siamo dappertutto: dai vertici delle gerarchie cattoliche fino ai più squallidi gruppi mafiosi, come la cronaca ha dimostrato nei mesi scorsi.

Dunque, sapere se Leonardo da Vinci fosse o no omosessuale ci lascia abbastanza indifferenti. Eppure le reazioni suscitate dal comunicato stampa con cui l'Arcigay smentiva sui giornali del 4 gennaio la presunta "prova" dell'eterosessualità di Leonardo (in un testo nomina una "cortigiana"!) hanno mostrato che la questione non è poi così indifferente quanto sembra. 
è stato dichiarato all'Adn-kronos il 3 gennaio,

"Sono veramente patetici questi tentativi dei 'sindacati dei gay' di 'arruolare' Leonardo da Vinci fra le schiere degli omosessuali, quasi che una tale eventualità potesse conferire una sorta di 'pedigree' all'omosessualità e alle sue rivendicazioni. Quand'anche l'omosessualità di Leonardo fosse appurata, ci sfugge perché essa debba costituire un dato in grado di suscitare la replica stizzita dell'Arcigay nei confronti di chi lo metta in discussione".
Da chi viene questa dichiarazione: da un autorevole storico dell'arte? O da un ferrato biografo e studioso di Leonardo? Nossignori. Viene da Riccardo Pedrizzi, "responsabile per i problemi della famiglia" di... Alleanza Nazionale! [link a Oliari]

Ed ecco che mi assale un dubbio: ma se l'omosessualità di Leonardo sta così tanto a cuore a questi loschi figuri omofobi, allora forse sbagliamo noi a credere che sia un non-problema.

Andiamo perciò a vedere se davvero siamo di fronte a un "arruolamento" arbitrario o al contrario al tentativo di negare l'evidenza da parte di chi pensa che l'omosessualità equivalga automaticamente a vizio, malattia, disperazione, infelicità.

Se fosse vera la seconda ipotesi, allora il dibattito sull'omosessualità di Leonardo non sarebbe un astruso battibecco fra storici per questioni di lana caprina, ma avrebbe un significato politico ed esprimerebbe un punto di vista sull'omosessualità dei nostri giorni: cioè il punto di vista che da un frocio non possa venir fuori nulla di buono (e quindi, se uno ha fatto qualcosa di buono, non può esser stato frocio).
 


I documenti sull'omosessualità di Leonardo sono frammentari, data la segretezza con cui egli la visse sempre. E non per caso: si ricordi che la pena comune per i sodomiti, alla sua epoca, era la morte: dunque pretendere "prove inoppugnabili" dallo storico dell'omosessualità è assurdo: le prove inoppugnabili portavano, a quell'epoca, al patibolo, non alla memoria dei posteri. In questi casi dunque le prove possono essere solo "circostanziali" e spesso di seconda mano.

Ovviamente non è possibile mettere fra le prove l'analisi psicoanalitica che Sigmund Freud dedicò nel 1901 al Vinci (1): infatti questo scritto, nel quale l'omosessualità di Leonardo è data per scontata, si basa interamente su un errore di traduzione (Freud scambia un "nibbio" d'un sogno di Leonardo con un "avvoltoio" e delira poi per quaranta pagine su avvoltoi e gay!).

Vero documento è semmai la denuncia del 9 aprile 1476, nella quale il ventiquattrenne Leonardo, a Firenze, è accusato d'aver sodomizzato un giovane prostituto. Il testo dice:

"Notifico a voi Signori Officiali come egli è vera cosa che Jacopo Saltarelli fratello carnale di Giovanni Salterelli, sta co' lui all'orafo in Vachereccia, dirimpetto al buco, veste nero, d'età d'anni 17 o circa. El quale Jacopo va dietro a molte misserie e consente compiacere a quelle persone che lo richiegono di simili tristizie. E a questo modo ha avuto a fare di molte cose, cioè servito parechie dozine di persone, delle quali ne so buon date, et al presente dirò d'alcuno (...) [Fra i nomi elencati appare:] Lionardo di ser Piero da Vinci sta con Andrea del Verrochio (...)
Questi hanno avuto a soddomitare decto Jacopo, et così vi fo fede". (2)
Leonardo, assieme a tutti gli altri accusati, fu assolto non, come s'è spesso detto, per intercessioni dall'alto, ma più banalmente perché la denuncia, essendo anonima, non poteva essere accettata. L'assoluzione venne infatti concessa solo a patto che gli accusati non fossero nuovamente "tamburati", cioè denunciati (absoluti cum conditione ut retamburentur, [nota2bis](Fumagalli, p. 98). All'epoca il denunciante poteva essere infatti segreto (cioè noto solo ai magistrati), ma non anonimo, e questo per evitare false denunce anonime ai danni di avversari o nemici. Poiché in questo caso non arrivò nessuna nuova "tamburazione" (cioè denuncia "regolare"), una nuova udienza il 7 giugno 1476 chiuse il caso scagionando in blocco tutti quanti, Leonardo compreso.

Un documento altrettanto esplicito è una riflessione in chiave neoplatonica sull'amore, fino ad oggi trascurata (anche se Fumagalli [nota2ter], pp. 215-224, ne dà una lettura mistica, cosa che non mi pare molto probabile).

Qui Leonardo, dopo aver parlato senza sbilanciarsi di "amante" e "cosa amata", si lascia scappare un doppio genere maschile parlando di amante giunto all'amato:

"Movesi l'amante per la cosa amata come il suggietto con la forma, come il senso col sensibile, e con seco s'uniscie e fassi una cosa medesima (...).
Quando l'amante è giunto all'amato, lì si riposa". (4)


Un terzo documento ci viene dai disegni, che smentiscono in modo clamoroso il preteso carattere "asessuato" (su cui a lungo hanno delirato gli storici dell'arte) dei suoi ritratti di giovani androgini. 
Di recente è riapparso dopo secoli di censura uno sbalorditivo foglio, in cui un disegno leonardesco con angelo annunciante è stato ritoccato con l'aggiunta di una vistosa erezione. (5) Il "ritocco" potrebbe essere opera di allievi (e già questo dà un'idea di che razza di clima esistesse nella bottega di Leonardo), ma potrebbe essere opera del maestro stesso. Infatti Leonardo non era quell'essere "asessuato" e pudibondo che ci hanno descritto gli storici che non volevano prenderne in considerazione la sua sessualità "altra". Poiché era privo di sessualità etero evidente, si è decretato che "dunque" non aveva nessuna sessualità. Invece egli scrisse storielle "sconce" nei suoi fogli d'appunti, disegnò almeno tre volte atti di coito eterosessuale (una volta in uno studio anatomico) e disegnò figure che oggi diremmo senza esitare "pornografiche". 
Fra queste ultime appaiono anche ritratti di ragazzini su cui crescevano falli in erezione (non oso pensare cosa ne avrebbe detto Freud se l'avesse saputo), così descritti dal pittore e scrittore Giampaolo Lomazzo (1538-1600), che li vide prima che fossero distrutti: 
 
"uno dei quali era bellissimo fanciullo, co'l membro in fronte e senza naso, e con un'altra faccia di dietro della testa, col membro virile sotto il mento, e l'orecchie attaccate a i testicoli, le quali due teste havevano le orecchie di fauno; e l'altro mostro aveva in cima del naso il membro". (6)


Un quarto tipo di documento sono le pesanti voci sul rapporto di Leonardo col "Salaì", il discepolo che, si dice, "trattò come un figlio", e con cui convisse per molti anni. Su questo rapporto vale la pena di soffermarsi.

Gian Giacomo Caprotti (ca. 1480-1524) detto "il Salaì", è un garzone di cui gli appunti di Leonardo ci parlano senza interruzione dal 1494 in poi. Salaì seguì Leonardo per molti anni nelle sue peregrinazioni. Solo nel 1517 i due si separarono: 
 

"in quell'anno Leonardo si stabilì in Francia e il Caprotti a Milano, in una casa ch'egli aveva costruito nella vigna di Leonardo fuori porta Vercellina, della quale successivamente, per lascito testamentario del maestro, ottenne una parte". (7)

Aggiungerò che nel 1509 Leonardo aveva preso con sé il diciottenne Francesco Melzi (1491-1568), con il quale avrebbe convissuto fino alla morte, nel 1519. Melzi fu l'erede dei beni mobili di Leonardo ("particolarmente" generoso con i suoi "servitori"...).

Quale fu dunque il rapporto fra Leonardo e Salaì? I contemporanei non avevano dubbi: fu una relazione sessuale.
A mostrarcelo abbiamo innanzi tutto un foglio del "Codice atlantico". Quando questo codice di Leonardo fu restaurato, furono scollati i fogli incollati da secoli sul supporto, rivelando così i disegni (in genere di allievi) che si nascondevano sull'altra faccia.
Uno dei fogli fece particolarmente scalpore perché v'è schizzata l'immagine d'una bicicletta, sia pure con il tratto insicuro d'un ragazzo. Sullo stesso foglio (cioè i due mezzi fogli 132v e 133v) appaiono però, sempre schizzati dalla mano di qualche garzone, due membri virili in erezione, dotati di gambe e coda, che marciano verso un orifizio anale sopra il quale sta scritta una sola parola: "Salaj". (8)

A parere di Marinoni, che ha pubblicato il disegno, anche la caricatura di giovinotto che appare nella stessa pagina beffa il Salaì:
 

"E' uno scherzo che probabilmente sfoga un risentimento contro chi ha il privilegio della bellezza, straziandola proprio là dov'essa più risplende: il viso". (9)

Benché un insulto non costituisca una prova, esso ci permette almeno di sapere che i contemporanei di Leonardo non trovarono affatto il rapporto fra l'artista ed il Salaì tanto puro e casto quanto i critici d'arte babbei d'oggi...

Lo dimostra verso il 1563 anche il già citato Giampaolo Lomazzo, che mette in scena un dialogo immaginario tra Fidia e Leonardo. In esso a Leonardo è affidato l'incredibile compito di difendere... l'amore fra maschi! Ebbene: in questo discorso Lomazzo prende di mira proprio il rapporto con il Salaì:
 

"Leonardo: <Tra i pittori ebbero fama> (...) Antonio Boltraffio mio discepolo, insieme con il Salaì, che in vita più che tutti altri amai, che diversi furo [furono].

Fidia: Gli facesti il gioco, che tanto ameno [amano] i fiorentini, di dretto? [= la sodomia]
Leonardo: E quante volte! Considera che egli era uno bellissimo giovane, e massime ne' quindici anni.
Fidia: Non hai vergogna a dir questo?
Leonardo: Come vergogna? Non è cosa di maggior lode, appresso a virtuosi, di questo. (...) Sappi che l'amore masculino è opera sollamente di virtù che, congiungendo insieme gli uomini, con diverse affezioni di amicizia, acciò che da una ettà tenera vengano nella virile più fortificati amici.
Oltre di ciò l'amore masculino fu precetto laudabile di animo filosofico; e tutte le cose le quali oltre il necessario sono trovate ad ornamento di quelle, meritano pur laude". (10)

Ecco l'immagine che di Leonardo tramandarono al Lomazzo gli informatori che lo conobbero negli anni milanesi (1482-1499)!

E qui devo aggiungere una cosa che ha dell'incredibile: il testo da cui Carlo Pedretti ha tratto la citazione che a suo parere "dimostra" l'eterosessualità di Leonardo è esattamente... questo dialogo, che oltre tutto egli ha descritto come "un manoscritto del British Museum", dunque presumibilmente un testo inedito, mentre invece quel manoscritto è edito da decenni. E' mai possibile provare in modo più schiacciante la malafede di Pedretti?

Ma torniamo a Leonardo e al Salaì. Qualcuno sostiene che la relazione di Leonardo con lui iniziò fin da quando fu presentato a Leonardo, e a dire il vero l'idea che Leonardo se la sia fatta con un bambino di dieci anni (tanti ne aveva il Salaì quando Leonardo lo nomina per la prima volta, nel 1490) ripugna alla nostra coscienza. Va però notato che, dopo le prime annotazioni del 1490, il nome di Salaì sparisce dagli appunti per riapparire solo nel 1494, stavolta per non sparire più per oltre un decennio. (11)

E se oggi a noi quattordici anni paiono decisamente pochi per un partner, Leonardo era figlio del suo tempo, e quelli erano tempi in cui una bambina di dodici anni poteva essere data in sposa a un uomo fatto, addirittura con la benedizione della Chiesa. L'allusione del Lomazzo ai "quindici anni" del Salaì induce poi a spostare verso quest'età l'inizio della relazione fra i due. Tutto ciò non è certo edificante, ma purtroppo non posso cambiare i fatti per renderli meno ripugnanti.

Del resto se non si supponesse una relazione fra Leonardo e Salaì non si capirebbe per quale motivo l'artista abbia insistito per tanti anni a tenerselo accanto in qualità di garzone e di "servitore". Appena mette piede in casa di Leonardo costui definisce il ragazzino: "ladro bugiardo ostinato ghiotto" (12). Crescendo non migliora affatto: "Salaj ruba li soldi" annota amareggiato Leonardo nel 1497, quando il garzone è diciassettenne.

Sfugge davvero il motivo per cui chicchessia voglia tenersi in casa un ragazzo ladro, bugiardo, ozioso... se non per amore o passione che dir si voglia. Wasserman però ci rassicura:
 

"Ma il Caprotti aveva forse (sic) tratti di generosità che controbilanciavano i difetti del carattere". 

Salvo poi ammiccare: 
 

"Era anche affascinante e di bell'aspetto. Per dirla col Vasari "era vaghissimo di grazia et di bellezza, avendo begli capegli, ricci et inanellati". Queste sue qualità positive (sic), oltre al suo essere servizievole (...) bastavano a serbargli l'affetto di Leonardo". (13)

Da quando in qua avere "begli capegli, ricci et inanellati" costituisce una "qualità" tale da garantire il posto di lavoro a un domestico ladro e ozioso? E' dunque evidente ciò che Wasserman ha voluto dire...

Lomazzo del resto rende esplicito ciò che nel Vasari era implicito, mettendo in bocca a Leonardo queste frasi: 
 

"Presi in Milano quello Salaì di cui parlato avemo, che molto bellissimo e vago era e pieno di gracia, avendo begli capelli et inanellati, con gli occhi e bocca molti (sic) proporcionati, al quale mostrai diverse cose che ad altri insegnar non le volsi [volli], sì come a mio amato pincerna" [coppiere: allusione a Ganimede e Giove, NdR]. (14)

Per concludere, mi basterà accennare al fatto che gli storici si scervellano per capire la ragione d'un incarceramento che Leonardo subì a Firenze, sulle motivazioni del quale non sono rimasti documenti. Si sa solo che Leonardo subì la prigione, ma non si sa per quale ragione.

Questo è quanto. Ho dimostrato qualcosa? Ho dimostrato che Leonardo era gay? Forse no. Ma credo di aver dimostrato che i documenti esistenti non permettono ragionamenti semplicisti del tipo: "Leonardo era amico di una donna e dunque non poteva essere omosessuale". 
Leonardo non era affatto asessuato, però è impossibile documentare una qualche vita eterosessuale per lui, mentre lasciò dietro di sé una fama di sodomita lunga un chilometro.
Se qualcuno riesce a fare due più due, tragga da sé le conclusioni, e decida se operazioni giornalistiche come quella orchestrata da Carlo Pedretti nascano dal bisogno di verità o da una delle forme più sottili di omofobia: quella che vuol negare ad ogni costo che omosessualità e virtù possano coabitare nella stessa persona. 

Ma la polemica di questi giorni è stata interessante anche perché ha mostrato in che modo il pregiudizio antiomosessuale acciechi gli storici. Sul "Resto del Carlino" del 2 gennaio 1998 Alessandro Vezzosi, "direttore del Museo ideale di Vinci" ha "reso noto" un foglio d'un manoscritto leonardiano 
 

"che sembrerebbe smentire ulteriormente la tradizione dell'inclinazione omosessuale del genio di Vinci. 
In una satira contro la gabella di Modena, dando voce a un certo Maso, Leonardo scriveva: "O non mi debo io maravigliare con ciò sia che tutto un omo non paghi che cinque soldi, e a Firenze io, solo a metter dentro el cazzo, ebbi a pagare dieci ducati d'oro, e qui metto el cazzo e coglioni e tutto il resto per sì piccol dazio?".

Questa che è presentata come "prova" dell'eterosessualità di Leonardo è invece, semmai, la prova che un processo per sodomia Leonardo alla fine lo subì davvero. Dieci ducati d'oro sono una somma spropositata se si immagina che Leonardo stia parlando di un rapporto con una prostituta. Una prostituta costava due o tre monetine d'argento (e se ci si accontentava, anche meno); dieci monete d'oro sono semmai la somma d'una delle famose multe che le magistrature fiorentine infliggevano ai "sodomiti" dell'epoca.

Come si vede, contro ogni logica, si fa dire ai documenti non solo cose contrarie alla coerenza, ma anche alla logica e alla verosimiglianza.
 
 

Eventuale dida di foto

Testo
 
 
sto cella parziale (il testo ci gira attorno
testo dida

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

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Note

Originariamente edito come Leonardo e i ragazzi su "Babilonia" n. 164, marzo 1998, pp. 74-76. Un estratto è apparso in traduzione inglese sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1, ad vocem).

1) Sigmund Freud, Leonardo [1910], Boringhieri, Torino 1975 e varie edizioni. Per una critica (peraltro blanda) a quest'opera vedi: Meyer Schapiro, Leonardo and Freud: an art-historical study, "Journal of the history of the ideas", XVII 1956, pp. 147-178.

2) Citato in: Giuseppina Fumagalli, Eros di Leonardo, Garzanti, Milano 1952, pp. 97-98.
L'ho messo online integral,ente: fare clic 

3) Ibidem, pp. 215-224.

4) Ibidem, p. 215.

5) La foto di questo disegno è in: Carlo Pedretti, Leonardo. Il disegno, "Art e dossier", n. 67, aprile 1992, p. 33, ed online _______.

6) Citato in Giuseppina Fumagalli, Op. cit., p. 133.

7) J. Wasserman, voce: "Caprotti, Gian Giacomo", in: Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell'Enciclopedia italiana, Roma 1976, pp. 239-241, a p. 240.

8) Vedi la foto del disegno in Augusto Marinoni, La bicicletta di Leonardo?, in: AA. VV., Io Leonardo, Mondadori, Milano 1974, pp. 288-291 e 310, a p. 288.

9) Ibidem, p. 290.

10) Giampaolo Lomazzo, Libro dei sogni. In: Scritti sulle arti, vol. 2, Centro DI, Firenze 1974, Dialogo V, pp. 104-106 e 109. Citazione da p. 104. 
Il testo era già stato citato in: Vittorio Panzani, "Santatrinità", Maurizio Bellotti, Carlo Vannini: Leonardo da Vinci, "Babilonia" n. 4, 1983, pp. 14-19.

11) Sul punto cfr. Wasserman, Op. cit., p. 239.

12) Augusto Marinoni, Op. cit., p. 310.

13) J. Wasserman, Op. cit., p. 240.

14) Giampaolo Lomazzo, Op. cit., p. 109. 

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Originariamente edito come Leonardo e i ragazzi su "Babilonia" n. 164, marzo 1998, pp. 74-76. Un estratto è apparso in traduzione inglese sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1, ad vocem).
Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.

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