Hans von Marées
(nato il 24 dicembre 1837 a Elberfeld, oggi Wuppertal; morto il 5 giugno
1887 a Roma), nome completo Johann Reinhard von Marées, è
stato un pittore tedesco.
Studi ed esordi
Studiò dal 1853 al
1855 alla Akademie der Künste (Accademia d'arte) di Berlino, dopodiché
si trasferì a Monaco.
Nel 1864 Marées fu
aiutato ad uscire da una crisi finanziaria da un mecenate, il barone Schack
di Monaco, che acquistò uno dei suoi quadri e lo inviò
in Italia a copiare i capolavori dell'arte antica. Tuttavia, insodisfatto
della qualità delle copie, il barone Schack avrebbe rotto con il
suo giovane protetto.
Marées avrebbe però
trovato sostegno, dal 1868, da un nuovo mecenate (che forse fu palesemente
qualcosa di più che un semplice mecenate), Konrad Fiedler,
che non si limitò ad acquistarne le opere, ma volle Marées
accanto a sé nei propri viaggi per l'Euorpa.
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Hans von Marées,
Ritratto di Adolf von Hildebrand, ca. 1868.
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L'incontro con Adolf von
Hildebrand (1867)
In Italia Marées
aveva conosciuto a Roma nel 1867 Adolf von Hildebrand (1847-1921)
un giovane scultore e architetto, e se n'era innamorato:
"fino alla loro
definitiva separazione nel 1875 (e al successivo matrimonio di Hildebrand)
i due artisti vissero in simbiosi quasi completa)".[2].
Quando Hildebrand tornò
a Berlino, Marées lo seguì; lì i due artisti condivisero
casa e studio.
"Dal 1867 fino
alla loro rottura nel 1875, Marées nutrì per Adolf von Hildebrand,
suo compagno nel progetto di Napoli, un'amicizia che può essere
quanto meno definita un'amitié amoureuse.
Spesso Marées
faceva di se stesso e del giovane Hildebrand i protagonisti di composizioni
eroiche o allegoriche, di argomento elusivo, ma che sembrano accennare
alla particolare natura della loro relazione".[3].
Arruolato durante la guerra
franco-prussiana del 1870-1871, Marées visse dopo la fine del
conflitto ancora per qualche tempo a Berlino e Dresda. Qui, oltre a molti
ritratti ed autoritratti, dipinse scene agresti idilliache, vagamente basate
sul ricordo del suo soggiorno romano.
La stazione soologica
di Napoli
(1873)
Nel 1873 la coppia d'artisti
tornò in Italia, dove Marées ricevette la commissione per
dipingere quello che è considerato il suo capolavoro, il ciclo di
affreschi che decora la biblioteca della Stazione
zoologica "Anton Dohrn" di Napoli, appena costruita.
I due lavorarono assieme,
collaborando nelle parti dipinte e nelle sculture della stanza.
Marées scelse per
la decorazione la vita dei pescatori napoletani attorno a lui, presentando
immagini di grande potenza, popolate di figure virili e nudi maschili maestosi
e sensuali, nonostante la semplicità delle attività in cui
sono intenti. Le opere degli ultimi anni torneranno ancora molte volte
al tema del nudo nel paesaggio presentato a Napoli.
Il lavoro richiese quattro
mesi. In uno degli affreschi il pittore ritrasse una pergola sotto la quale
era seduto, assieme ad altre persone, lui stesso; accanto a lui sta Hildebrand.
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Hans von Marées,
"La partenza dei pescatori".
Napoli, stazione biologica
(1878).
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La decorazione dell'Acquario di Napoli risale
comunque al periodo più sereno e proficuo della relazione fra i
due artisti tedeschi, in cui, scrive Marées in una lettera del 1873,
lui e Hildebrand erano
"come un completamento
reciproco, in realtà una persona sola; ciò viene dal fatto
che entrambi ci siamo dedicati ad una cosa sola".[4].
I ritratti dei due amici (o
amanti?) appaiono anche, a fianco a fianco, sulle pareti.
Ed è proprio su queste
stesse pareti Marées riesce a fissare una volta per tutte il tipico
sogno nordeuropeo, specie tedesco, dell'Italia come Paradiso Terrestre
lontano dalla civiltà, e dei suoi abitanti come angeli pagani senza
pudori, di radiante bellezza e d'immediata disponibilità sessuale.
Si tratta ovviamente di un
immagine falsa e razzista: quando Marées dipinse questi affreschi
gli abitanti del presunto "paradiso terrestre" avevano già iniziato
ad emigrare, letteralmente a milioni, verso le Americhe e l'Europa
del Nord, in cerca di una vita meno bestiale.
Eppure, trattandosi di un
sogno, nulla impedisce oggi che anche noi, chiudendo gli occhi della mente,
possiamo sognarlo come lo vide la fantasia di Marées, che qui ci
regala un'immagine esteticamente riuscitissima di idilliaca armonia, seduzione,
equilibrio, purezza, pace.
Su questo ciclo pittorico
è stato scritto:
"La qualità
sensuale degli affreschi di Marées è sfuggita a molti commentatori
della sua opera. È infatti quasi un luogo comune considerare la
sua opera altéra, quasi estranea al suo secolo. (...)
Si capisce che le convenzioni
e la pruderie hanno deformato il giudizio sull'artista. Per qualche artista
italiano (e per molti stranieri) Napoli e la Sicilia rappresentarono <in
quegli anni> un Eden relativamente vicino, un paradiso esotico facilmente
raggiungibile. (...)
L'Italia meridionale
forniva un lussureggiante scenario naturale e uno stile di vita dove gli
ultimi seguaci dello spirito del Rinascimento potevano facilmente proiettare
i loro sogni di un'Antichità rivisitata e di una purezza primordiale,
accompagnate spesso da desideri più terreni.
Anche se l'opera di Marées
non scade mai nella volgarità, ha nondimeno una certa sensibilità
<sic> con i romanzi "kitsch" di Pierre
Loti, o richiama ancor più direttamente le fotografie
erotiche di Wilhelm
von Gloeden, altro "esule" tedesco che a Taormina aveva trovato
un paradiso popolato di soggetti a portata di obiettivo".[5].
Descrizione della biblioteca
di Napoli [1873]
Le composizioni d'interesse
omoerotico che decorano la biblioteca sono le seguenti:
"Affresco della
pergola" (parete est).
Le due figure all'estrema
destra del gruppo seduto ad un tavolo rappresentano Hildebrand (di profilo,
con la barba bionda) e Marées (seminascosto da Hildebrand).
L'espressione seria dei
personaggi qui ritratti ha suscitato questo commento:
"Sarebbe errato
ricondurre questa serietà alle difficoltà che dovettero essere
superate nella costruzione della stazione zoologica. Lo stesso Marées
trascorse in quel periodo i momenti più felici della sua vita.
Deve trattarsi di qualcos'altro.
Il pittore ci offre la chiave nella figura di Dohrn: infatti questi si
piega melanconicamente sul lato in cui si trovano i due quadri dei pescatori.
Egli incarna la dolorosa
convinzione di non poter prendere parte a questa vita libera, di non appartenere
a questo mondo antico e genuino, una convinzione che pesa su quegli uomini
così pieni di nostalgia verso quel passato!".[6].
"Affresco del Giardino delle
Esperidi" (parete sud)
Vi appare un bel nudo
maschile di spalle.
"Affresco dei pescatori"
(parete ovest)
Tra le figure affaccendate
intorno alle barche in secca, alcuni eleganti e sensualissimi nudi virili:
"gruppo eroico,
(...) possente immagine di libertà e di forza primigenia.
Osservandolo (...)
non si può non richiamare alla mente quella che poteva essere
l'immagine della classe lavoratrice agli occhi della borghesia del XIX
secolo, un'immagine che si tingeva il più delle volte di accentuate
componenti omosessuali".[7].
"Affresco dei rematori" (parete
nord)
Prosegue la scena dei pescatori
nudi al lavoro. Giustamente Marandel e De Masi parlano qui di:
"alcune figure
eroiche nude, travestite da pescatori (e non il contrario)" [8].
Firenze (1874-75)
Dopo il lavoro comune a
Napoli, nel 1874 i due artisti si trasferirono a Firenze, dove Marées
divenne amico del pittore romantico svizzero Arnold
Boecklin, trasferitosi nella città toscana in quello
stesso anno, e dove Hildebrand comprò l'ex Convento di S. Francesco
di Paola, nel quale ricavò due studi, uno per sé ed uno
per Marées.
La relazione fra Marées
a Hildebdrand iniziava però a sbiadire, per l'intenzione dello scultore
di "rientrare nei ranghi". L'allontanamento fu ritratto nell'opera "Die
Frau zwischen die beiden Männer" (La donna in mezzo a due
uomini", 1875).
Quando nel 1875 Hildebrand
decise infine di sposarsi, Marées non fu (comprensibilmente) contento
dell'idea: se ne andò da Firenze, trasferendosi a Roma, e la relazione
ebbe fine.
Hildebrand tornò
in Germania assieme a una donna, mentre Marées rimase in Italia,
dandosi all'insegnamento e collaborando con vari artisti.
Poco dopo (1878) la rottura
con Hildebrand, Marées avrebbe dipinto un
quadro, Le età della vita, nel quale uno splendido giovanotto
nudo coglie arance, mentre sulla sinistra un altro giovane lo guarda
intento: dietro di lui una donna gli porge un frutto. Davanti ai tre, un
vecchio si protende verso un frutto per terra.
La simbologia del quadro
è stata così interpretata (e nel 1952, periodo non certo
sospetto di "filo-omosessualismo" critico):
"Dobbiamo vedere
nell'uomo sulla destra lo stesso Marées, che in piena libertà
raggiunge i "frutti dell'arte", mentre il ragazzo, in cui dobbiamo vedere
sia Hildebrand sia il giovane Marées tentato dalla donna, non ne
è capace.
Il frutto che gli viene
offerto dalla donna è un altro, secondo Marées, di specie
inferiore.
Cosa debba succedere
nel caso che il giovane si lasci irretire, lo mostra l'anziano, che come
tale incarna non solo la fine della vita ma anche l'impotenza assoluta
ad afferrare il frutto.
Marées pone questa
figura davanti agli occhi del giovane come ammonimento. Che Hildebrand,
il quale copiò il quadro, abbia capito l'avvertimento?".[9].
La morte prematura
(1887)
Marées morì
a Roma il 5 giugno 1887, a soli 49 anni, quasi sconosciuto ai suoi contemporanei.
La scoperta della sua opera
è stata quindi il frutto d'una rivalutazione postuma, alla quale
ha contribuito anche la critica degli ultimi decenni [10].
Marées fu sepolto
a Roma nel cimitero acattolico ("Cimitero degli inglesi")
(zona seconda, fila 4).
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La tomba di Marées
a Roma (2006).
Foto di Massimo Consoli.
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Galleria
d'immagini presenti su "Wikicommons"
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Autoritratto con Franz
von Lenbach, 1863. |
La barca, dall'Acquario
di Napoli, 1873.
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La partenza dei pescatori,
Acquario, 1873.
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La partenza dei pescatori,
Acquario, 1873.
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Nudo di uomo seduto
(1873-4).
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Conducente di cavalli,
ca. 1882.
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Pferdeführer
und Nymphe (Raub der Helena).
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Note
[1].Un
primo abbozzo di questa voce è apparso su Wikipedia,
nel "Progetto
omosessualità", come: "Hans
von Marées". Questa parte è edita sotto licenza
GNU, e può essere riprodotta liberamente rispettando i termini
di tale licenza.
Il resto del testo (la maggior
parte), "troppo" gay per apparire su Wikipedia, l'ho scritto appositamente
per il mio sito, ed appare per la prima volta qui.
La ripubblicazione dell'insieme
della presente voce è consentita previa
richiesta.
[2]
Patrice Marandel e Domenico De Masi, Mar Marées, "FMR" n.
58, gennaio/febbraio 1988, pp. 47-63, p. 52.
[3].Ibidem,
p. 60.
[4]
Christoph Heilmann (a cura di), I "Deutsch-Römer". Il mito dell'Italia
negli artisti tedeschi 1850-1900, Mondadori, Milano, e De Luca, Roma
1988, p. 246.
[5]
Patrice Marandel e Domenico De Masi, Op. cit., p. 60.
[6]
Christian Lenz, in: Christoph Heilmann (a cura di),
Op. cit., p. 261.
[7]
Patrice Marandel e Domenico De Masi, Op. cit., p. 60.
[8].Ibidem,
p. 57.
[9]
Christoph Heilmann, Op. cit., p. 62.
[10].Bibliografia:
-
Robert Aldrich, The
seduction of the Mediterranean. Writing, art and the homosexual fantasy,
Routledge, London and New York 1993, pp. 138-141;
-
Eugenio
Battisti (fotografie di Francesco Radino), Cicli pittorici e
storie profane, Touring club italiano, Milano 1981 (collana: "Italia
meravigliosa"), pp. 204-205.
-
Christoph Heilmann (a
cura di), I "Deutsch-Römer". Il mito dell'Italia negli artisti
tedeschi 1850-1900, Mondadori, Milano, e De Luca, Roma 1988: pp. 60-75,
tavole 71-75 e disegni 123-137 (su Marées); pp. 76-86 e tavole
141-148 (su Hildebrand); pp. 241-265 (sugli affreschi dell'Acquario). Con
ulteriore bibliografia sui due artisti e la loro vita.
-
Patrice Marandel e Domenico
De Masi, Mar Marées, "FMR" n. 58, gennaio/febbraio
1988, pp. 47-63. (Fotografie di Massimo Listri). Sull'Acquario.
-
Julius Meier-Graefe,
Hans von Marées. Sein Leben und sein Werk, 3 voll., R. Piper
& Co. Verlag, Munchen e Leipzig, 1909-1910.
-
Luca Sclabas (pseud.
di Vincenzo Patanè), L'età dell'acquario, "Babilonia"
n. 144, maggio 1996, pp. 68-70. Sull'Acquario, in un'ottica gay.
Alcuni link:
-
Hans
von Marées nella "Glbtq encyclopedia" (in inglese).
-
Galleria
delle immagini di Marées nel museo di Monaco (in francese).
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