Pacifico
Massimi o Massimo, detto Pacifico d'Ascoli o Pacifico
Massimo d'Ascoli, fu poeta e letterato.
Invano si cercherebbe notizia di Pacifico Massimi nelle storie della letteratura italiana, e ciò non solo per l'ovvio fatto che scrisse in latino, ma soprattutto perché la sua opera più nota, l'Hecatelegium [1], edito nel 1489, è di una franchezza sessuale e soprattutto omosessuale che è poco definire rara: è unica. Quale altro
poeta rinascimentale ha infatti osato, come Massimi, ammettere apertamente
d'aver praticato la sodomia passiva?:
Massimi nacque, con ogni probabilità nel 1406 [3], ad Ascoli, da famiglia nobile e ricca ma esiliata alla sua nascita per ragioni politiche. La sua vita fu estremamente avventurosa, non riuscendo egli mai ad ottenere quel posto sicuro presso una Corte a cui aspirava. Ritornato dall'esilio nel 1426, Pacifico si sposò ad Ascoli con una certa Giusta ed ebbe tre figli, tutti morti nell'infanzia. Fu nuovamente esiliato nel 1445/48 e, in bolletta, si arruolò come medico e infermiere nell'esercito del re di Napoli, Alfonso d'Aragona. Nel 1452 poté tornare ad Ascoli e vi rimase fino al 1458, quando fu nuovamente esiliato per sedizione politica. In questa occasione gli fu confiscato definitivamente il patrimonio. Abbandonata la moglie, contro la quale scrisse versi latini violentissimi (fra le altre cose l'accusò d'avvelenamento dei figli!), lo troviamo nel 1459 a Perugia, studente di legge. Qui ottenne qualche riconoscimento come poeta latino, ma neppure in questa occasione riuscì ad ottenere una carica ufficiale. Nel 1476 andò a Roma, chiamato da papa Sisto IV (che lo aveva conosciuto a Perugia). Non ottenendo però alcun incarico neppure stavolta, si trasferì nel 1480 a Lucca, dove insegnò poesia, eloquenza e lingua greca e latina. Nel 1489
passò a Firenze, dove uscì a stampa l'Hecatelegium
e dove Pacifico fu insegnante privato. Nell'ultimo decennio finalmente
ebbe come protettore il giovane Angelo Colocci (1467-1549, che nel 1537
sarebbe diventato vescovo di Nocera), che da un lato lo convinse a smorzare
l'oscenità della sua produzione passata, dall'altra gli diede modo
di pensare a curare la stampa di tutte le sue opere. A questo scopo il
Massimi si trasferì a Fano, dove morì nel 1506, a pubblicazione
appena iniziata.
Pacifico Massimo d'Ascoli applicò nella poesia latina il gusto per il doppio senso a carattere erotico che si ritrova nella poesia giocosa italiana del Quattrocento: in ciò fu talmente abile che quando nel 1691 fu pubblicata a Parma una riedizione dell'Hecatelegium purgata da tutti i passi sessuali, numerosi doppi sensi sfuggirono all'attenzione dei censori. Si veda quale
esempio particolarmente esplicito la conclusione di "De puero":
ad un ragazzo Massimi promette di insegnare la poesia, e di mostragli in
che modo
Del resto non
fu la pubblicazione dell'Hecatelegium a dare a Massimi la fama
di sodomita: egli stesso testimonia che quando passava per strada
i ragazzi si sfioravano l'orecchio nel gesto che è in uso ancor
oggi per dare del "finocchio" a qualcuno:
Non è
insomma eccessivo parlare di ostracismo nei confronti di
questo poeta: divenuto rarissimo l'incunabolo dell'Hecatelegium,
non si provvide mai più a ristamparlo se non scegliendone qua e
là le poesie meno "compromettenti", oppure castrandolo.
Solo la recente riedizione a cura di Juliette Desjardins [8] e la traduzione parziale in inglese di Wilhelm [9] permettono infine di iniziare a conoscere un poeta la cui opera è straordinariamente esplicita e straordinariamente ricca di dati, informazioni e idee relative alla vita privata e sociale di un sodomita del XV secolo. Va a merito della Deshardin anche la riscoperta
e pubblicazione, avvenuta nel 2008, di una seconda raccolta di elegie,
anch'essa intitolata Hecathelegium[10],
da un manoscritto che Massimi aveva preparato in vista della pubblicazione
del 1506. Anche questa raccolta, pur essendo complessivamente meno "oscena"
della precedente, contiene poesie a carattere omosessuale, tra cui due
elegie scherzose che raccontano una rivalità con Angelo Colucci
per il medesimo ragazzo, conclusa con il baratto dei rispettivi amanti,
per fare la pace.
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1]
Pacifico Massimo d'Ascoli, Hecatelegium, Florentiae 1489; riedito
come: Hecatelegium, ou les cent élegies satiriques et gaillardes
de Pacifico Massimi, poète d'Ascoli (XVe siècle), Liseux,
Paris 1885; infine come Les
cent élégies, Université des langues et lettres
de Grenoble, Grenoble 1986.
[2] Pacifico Massimo d'Ascoli, Op. cit., "De matrona", IX 10. (La traduzioni sono mie). [3] Sulla scorta di Carmelo Calì, (Pacifico Massimi e l'Hecatelegium, Giannotta, Catania 1896), s'è accettato a lungo la data di nascita del 1400. Ma osservando che la morte lo colse, centenenario, mentre curava l'edizione dell'Opera omnia, che risulta iniziata e troncata nel 1506, Juliette Desjardins (nell'introduzione a Pacifico Massimi, Les cent nouvelles élégies (deuxième Hecatelegium), Les belles lettres, Paris 2008, p. XXXVIII) ha fissato le date di nascita e morte al 1406-1506. Di quest'opera consiglio il saggio introduttivo, che ha potuto chiarire diversi dettagli della vita del Massimi a partire da quanto egli dice di se se stesse nelle elegie fin qui inedite. [4] Pacifico Massimo d'Ascoli, Op. cit., "De puero", VII 3. [5] Carmelo Calì, Op. cit., pp. 17-19. [6] Pacifico Massimo d'Ascoli, Op. cit., "Ad Crispinum", V 7. [7] Niccolò Machiavelli, Lettere, Feltrinelli, Milano 1981, p. 63. [8]
Vedi nota 1.
[9]James Wilhelm (a cura di), Gay and lesbian poetry. An anthology from Sappho to Michelangelo, Garland, New York & London 1995, alle pp. 290-302. [10]Pacifico Massimi, Les cent nouvelles élégies (deuxième Hecathelegium), Les belles lettres, Paris 2008, con testo latino e traduzione francese a fronte a cura di Juliette Desjardins. [11].Ibidem,
p. XIII.
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