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PACIFICO MASSIMO d'ASCOLI 
(1406-1506)
 
di: Giovanni Dall'Orto

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un ritratto di Pacifico Massimo.
Ringrazio in anticipo chi potrà
spedirmene uno.
Pacifico Massimi o Massimo, detto Pacifico d'Ascoli o Pacifico Massimo d'Ascoli, fu poeta e letterato. 

Invano si cercherebbe notizia di Pacifico Massimi nelle storie della letteratura italiana, e ciò non solo per l'ovvio fatto che scrisse in latino, ma soprattutto perché la sua opera più nota, l'Hecatelegium [1], edito nel 1489, è di una franchezza sessuale e soprattutto omosessuale che è poco definire rara: è unica 

Quale altro poeta rinascimentale ha infatti osato, come Massimi, ammettere apertamente d'aver praticato la sodomia passiva?: 
 

Al mondo non visse mai ragazzo peggiore di me. 
Da che ho potuto, ho fatto in modo di servire la Venere nefanda: 
fino a lei mi aveva condotto la mano degli inculatori. 
Mille e grossi uccelli hanno rimestato i miei intestini 
e il mio culo era pigiato giorno e notte. 

Se prenderlo in culo fosse servito a farmi crescere il membro 
in erezione mi toccherebbe la testa, floscio, i piedi.  
Non mi giovò affatto, non ingrossò per nulla, e forse 
anzi fu consumato dall'uso eccessivo... 

Ogni ragazzino spera una cosa sola, che l'uccello diventi grosso 
e che riempia una grossa mano, 
e corre spesso voce che giovi a ciò il farselo mettere: 
questa sola è la causa principale di quel vizio. 
Ognuno però ne avrà tanto quanto la Natura gliene avrà dato 
costei lo farò lungo, se vorrà, o breve. 

Non affidatevi alle natiche: sono tutte invenzioni. 
Sono cose che diciamo solo per inculare i maschi. 
Non fatevi mettere sotto, al modo delle bestie, 
sia sufficiente l'aver lasciato usare la bocca [2].

Dopo aver letto queste righe è più facile capire perché Massimi abbia subìto l'ostracismo degli storici della letteratura. 



Massimi nacque, con ogni probabilità nel 1406 [3], ad Ascoli, da famiglia nobile e ricca ma esiliata alla sua nascita per ragioni politiche. 
La sua vita fu estremamente avventurosa, non riuscendo egli mai ad ottenere quel posto sicuro presso una Corte a cui aspirava. 

Ritornato dall'esilio nel 1426, Pacifico si sposò ad Ascoli con una certa Giusta ed ebbe tre figli, tutti morti nell'infanzia. 

Fu nuovamente esiliato nel 1445/48 e, in bolletta, si arruolò come medico e infermiere nell'esercito del re di Napoli, Alfonso d'Aragona. 

Nel 1452 poté tornare ad Ascoli e vi rimase fino al 1458, quando fu nuovamente esiliato per sedizione politica. In questa occasione gli fu confiscato definitivamente il patrimonio. 

Abbandonata la moglie, contro la quale scrisse versi latini violentissimi (fra le altre cose l'accusò d'avvelenamento dei figli!), lo troviamo nel 1459 a Perugia, studente di legge. Qui ottenne qualche riconoscimento come poeta latino, ma neppure in questa occasione riuscì ad ottenere una carica ufficiale. 

Nel 1476 andò a Roma, chiamato da papa Sisto IV (che lo aveva conosciuto a Perugia). 

Non ottenendo però alcun incarico neppure stavolta, si trasferì nel 1480 a Lucca, dove insegnò poesia, eloquenza e lingua greca e latina. 

Nel 1489 passò a Firenze, dove uscì a stampa l'Hecatelegium e dove Pacifico fu insegnante privato. Nell'ultimo decennio finalmente ebbe come protettore il giovane Angelo Colocci (1467-1549, che nel 1537 sarebbe diventato vescovo di Nocera), che da un lato lo convinse a smorzare l'oscenità della sua produzione passata, dall'altra gli diede modo di pensare a curare la stampa di tutte le sue opere. A questo scopo il Massimi si trasferì a Fano, dove morì nel 1506, a pubblicazione appena iniziata. 
Da un epitaffio latino premesso a questo volume sappiamo che a Fano esercitò l'avvocatura e che morì vecchio di venti lustri, cioè centenario. 


Pacifico Massimo d'Ascoli applicò nella poesia latina il gusto per il doppio senso a carattere erotico che si ritrova nella poesia giocosa italiana del Quattrocento: in ciò fu talmente abile che quando nel 1691 fu pubblicata a Parma una riedizione dell'Hecatelegium purgata da tutti i passi sessuali, numerosi doppi sensi sfuggirono all'attenzione dei censori.  

Si veda quale esempio particolarmente esplicito la conclusione di "De puero": ad un ragazzo Massimi promette di insegnare la poesia, e di mostragli in che modo  
 

"la sillaba che è breve diventerà per te lunga 
in che modo la si sollevi, in che modo la si abbassi 
e spesso per te tenderò le corde e muoverò il plettro 
e spesso ti lascerò tenere in mano la mia lira[4].
Eppure la produzione omosessuale di Massimi non si esaurisce nel pur esplicitissimo Hecatelegium: ad esempio secondo Calì [5] una ventina fra epigrammi e lettere in versi (in buona parte a tematica omosessuale) giace inedita nel Codice Marciano Latino XII 152 della Biblioteca nazionale di Venezia... 

Del resto non fu la pubblicazione dell'Hecatelegium a dare a Massimi la fama di sodomita: egli stesso testimonia che quando passava per strada i ragazzi si sfioravano l'orecchio nel gesto che è in uso ancor oggi per dare del "finocchio" a qualcuno: 
 

"Mi vedete, ragazzini, e mi indicate col dito, e vi sfiorate 
le orecchie, e credete che io sia maschio a metà?[6].
E in una lettera del 1501 a Machiavelli, Pacifico è elencato fra i poeti che evitano d'essere bruciati come sodomiti solo per la protezione accordata loro da potenti cardinali [7] 

Non è insomma eccessivo parlare di ostracismo nei confronti di questo poeta: divenuto rarissimo l'incunabolo dell'Hecatelegium, non si provvide mai più a ristamparlo se non scegliendone qua e là le poesie meno "compromettenti", oppure castrandolo 
L'unica edizione integrale moderna, pubblicata a Parigi nel 1885, si limitò ad appena 150 copie! 

Solo la recente riedizione a cura di Juliette Desjardins [8] e la traduzione parziale in inglese di Wilhelm [9] permettono infine di iniziare a conoscere un poeta la cui opera è straordinariamente esplicita e straordinariamente ricca di dati, informazioni e idee relative alla vita privata e sociale di un sodomita del XV secolo. 

Va a merito della Deshardin anche la riscoperta e pubblicazione, avvenuta nel 2008, di una seconda raccolta di elegie, anch'essa intitolata Hecathelegium[10], da un manoscritto che Massimi aveva preparato in vista della pubblicazione del 1506. Anche questa raccolta, pur essendo complessivamente meno "oscena" della precedente, contiene poesie a carattere omosessuale, tra cui due elegie scherzose che raccontano una rivalità con Angelo Colucci per il medesimo ragazzo, conclusa con il baratto dei rispettivi amanti, per fare la pace.  
Significativamente, la Desjardins segnala [11] che Colucci, divenuto possessore dei manoscritti di Massimi e suo esecutore testamentario, provvide a raschiar via dal manoscritto i titoli "imbarazzanti" di queste due elegie. 

L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina.

Note 

[1] Pacifico Massimo d'Ascoli, Hecatelegium, Florentiae 1489; riedito come: Hecatelegium, ou les cent élegies satiriques et gaillardes de Pacifico Massimi, poète d'Ascoli (XVe siècle), Liseux, Paris 1885; infine come Les cent élégies, Université des langues et lettres de Grenoble, Grenoble 1986. 
La sola traduzione italiana esistente è L'ecatelegio o cento elegie, L'acerba, Ascoli Piceno 2000 (con testo della prima edizione in - mediocre - ristampa anastatica a fronte), oltre alle poche poesie antologizzate in calce a: Antonio Beccadelli "il Panormita", L'ermafrodito, Corbaccio, Milano 1922. 

[2] Pacifico Massimo d'Ascoli, Op. cit., "De matrona", IX 10. (La traduzioni sono mie). 

[3] Sulla scorta di Carmelo Calì, (Pacifico Massimi e l'Hecatelegium, Giannotta, Catania 1896), s'è accettato a lungo la data di nascita del 1400. Ma osservando che la morte lo colse, centenenario, mentre curava l'edizione dell'Opera omnia, che risulta iniziata e troncata nel 1506, Juliette Desjardins (nell'introduzione a Pacifico Massimi, Les cent nouvelles élégies (deuxième Hecatelegium), Les belles lettres, Paris 2008, p. XXXVIII) ha fissato le date di nascita e morte al 1406-1506. Di quest'opera consiglio il saggio introduttivo, che ha potuto chiarire diversi dettagli della vita del Massimi a partire da quanto egli dice di se se stesse nelle elegie fin qui inedite. 

[4] Pacifico Massimo d'Ascoli, Op. cit., "De puero", VII 3. 

[5] Carmelo Calì, Op. cit., pp. 17-19. 

[6] Pacifico Massimo d'Ascoli, Op. cit., "Ad Crispinum", V 7. 

[7] Niccolò Machiavelli, Lettere, Feltrinelli, Milano 1981, p. 63. 

[8] Vedi nota 1 
La curatrice Juliette Desjardins ha pubblicato anche: Un document sur la crise morale du Quattrocento: l'Hecatelegium de Pacifico Massimi d'Ascoli, "Bulletin de l'association d'étude sur l'humanisme, la réforme et la renaissance", IX 1979, pp. 20-36. 

[9]James Wilhelm (a cura di), Gay and lesbian poetry. An anthology from Sappho to Michelangelo, Garland, New York & London 1995, alle pp. 290-302. 

[10]Pacifico Massimi, Les cent nouvelles élégies (deuxième Hecathelegium), Les belles lettres, Paris 2008, con testo latino e traduzione francese a fronte a cura di Juliette Desjardins. 

[11].Ibidem, p. XIII. 
 
 



Originariamente edito in traduzione inglese parziale sul Who's who in gay and lesbian history (a cura di Robert Aldrich e Garry Wotherspoon), vol. 1,ad vocem. Ripubblicazione consentita previo permesso dell'autore: scrivere per accordi.
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