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Umanista francese naturalizzato italiano.
L'inizio della sua carriera
fu costellato di scandali omosessuali che lo spinsero a fuggire
di città in città.
Nato a Muret, nel Limousin, Marc-Antoine iniziò assai giovane (1544) la carriera d'insegnante. A Bordeaux, dove fu negli anni 1547-1548, ebbe come allievo anche Michel de Montaigne. La sua vita ebbe una brusca svolta nel 1553, quando fuggì da Parigi, dove godeva già di buona considerazione, dopo esser stato arrestato per sodomia ed eresia: "sciaguratamente si macchiò di un'abominazione che sembrò distruggerlo, o almeno come l'ombra segue il sole e l'invidia accompagna la gloria, i suoi perfidi avversari, avendolo accusato di quel crimine capitale che fece un tempo ardere con lo zolfo e il bitume città intere, obbligarono il magistrato ad arrestarlo, e con le loro ardenti sollecitazioni lo fecero imprigionare allo Chatelet di Parigi" [1].In carcere Muret decise di lasciarsi morire di fame, ma i suoi amici ed estimatori lo avrebbero salvato riuscendo a "ricomprargli" (sic) la libertà... Una volta libero il nostro
decise di cambiar aria e si trasferì a Tolosa,
dove studiò e insegnò diritto. Il soggiorno durò comunque
poco: già nel 1554, come detto, egli
fuggì
ancora per evitare un nuovo processo
per sodomia ed eresia.
Negli
anni successivi troviamo Muret, dopo qualche peripezia in Italia,
a Venezia, dove insegna e collabora con vari editori, fra cui Aldo
Manuzio, alla pubblicazione di classici latini. Anche qui
però, mentre è al servizio del cardinale Ippolito d'Este,
"increscioso contrattempo, alcune indiscrezioni giungono alle orecchie d'Ippolito. Cosa gli è stato detto? Sono forse i peccati già espiati di cui Muret dovrà ancora sopportare la pena? (...) La lettera di Morin <che ce ne riferisce, NdR> non è esplicita: parla soltanto di voci negative, e dice che una lettera del cardinale di Tournon le ha confermate" [3].
"Muret fuggì da Tolosa, andò a Venezia, ma avendo cercato di sodomizzare i figli di alcuni dei più egregi nobiluomini, fuggì a Roma.Scaliger comunque esagera: Dejob sottolinea infatti che a Venezia (dove sulla sodomia non si scherzava, come dimostra il caso di Pomponio Leto) non fu mai aperto un vero processo contro di lui; Muret pensò però che fosse più prudente cambiar di nuovo aria e si trasferì, fra l'11 gennaio e il 4 febbraio 1558 (mollando a metà l'anno accademico), a Padova, sede d'una prestigiosa università [5].
Ciò prova che denuncia non vi fu: Padova apparteneva alla Repubblica di Venezia, e qui sarebbe stato facile arrestare Muret, se fosse stato latitante. Per sua fortuna, insomma, Muret fu solo vittima di pettegolezzi e voci... che comunque riuscirono a seguirlo anche nella sua nuova residenza: "Ecco di nuovo correre voci maligne sul suo conto. Decisamente Muret aveva lo sciagurato privilegio di far nascere i sospetti sui suoi passi.
A Roma Muret riuscì infine a diventare stimato e ricco. Nel 1572 il papa gli concesse anche, per i suoi meriti culturali, la cittadinanza romana. Nel 1576 fu addirittura ordinato prete. Morì ricco e rispettato, lasciando suoi eredi i gesuiti. Le numerose opere da lui pubblicate comprendono poesie latine, commenti ai classici latini, opere filologiche (Varie lectiones 1559-1600) e sulla retorica, orazioni celebrative eccetera. La sua opera fu tenuta in alta considerazione anche dalle generazioni successive, ma la scelta di farsi prete spinse fino al secolo scorso gli scrittori protestanti a tramandare fin troppo volentieri la notizia della sua omosessualità, e quelli cattolici a fare di tutto per nasconderla:
In realtà di almeno due amori di Muret conosciamo il nome: il già citato Frémiot, e Daniel Schleicher, suo studente, chiamato "figlio dolcissimo sopra ogni cosa" e destinatario di un'ode d'amore in latino in cui Muret si esprime con termini assai teneri... fin troppo [10]. Muret morì nel 1585 e fu sepolto nella chiesa della Trinità dei Monti.a Roma, la chiesa principale della comunità francese a Roma. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Guillaume Colletet, citato in: Charles Dejob, Marc-Antonie Muret, un professeur français en Italie dans la seconde moitié du XVIe siècle, Thorin, Paris, 1881, (Ristampa: Slatkine, Genève 1970), p. 47. [2] Dejob, Ibidem, pp. 51 e 58. [3] Ibidem, pp. 116. [4] Joseph Joost Scaliger, Scaligerana II. In: Scaligerana, thuana, perroniana, pithoeana et colemesiana, Covens et Mortier, Amsterdam 1740, vol. 2, pp. 257 e 465. [5] Dejob, Op. cit., p. 117. [6] Ibidem, pp. 128-129. [7] J. Voigt, Apologia pro Mureto criminis sodomiae postulato, "Apparatus societatis colligentium", I, pp. 93-616. [Non vidi]. [8] Sui processi per sodomia e i guai vari di Muret si veda anche: Gilles Ménage, Anti-Baillet, Foulque et Van Dole, La Haye, 1688 e Charpentier, Paris 1730; capitolo 83.
Sulla sua opera si veda: Giovan Vittorio Rossi (Janus Nicias Erythraeus), Pinacotheca virorum illustrium, Kalcovius, Colonia Agrippinae, 1645-1648. [9] Su quanto ci potesse essere di vero in tale continua accusa si esprime in modo insolitamente esplicito perfino l'ottocentesco Dejob (Op. cit., pp. 54-55): "Da dove viene che questa terribile accusa che ha forse cacciato Muret da Parigi, che l'ha certamente cacciato di Francia, lo faccia bandire ancora da Padova quattro anni più tardi? Sono dunque così accaniti, questi calunniatori? Dunque si moltiplicano contro di lui? E in che modo si propagano queste false accuse! Come vengono accolte persino in un mondo in cui di solito Muret gode di un grande favore! (...)
[10] "Sic ipse postquam desiero tui / aspectu amato atque expetito / posse animum exsatiare vultus / (...) / Quam sape te ut spectare possim, / morte mea cupiam pacisci!". (citato in Dejob, Op. cit., p. 53). |