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Una
delle più grandi figure di umanisti del Rinascimento.
Nato a Montepulciano, località da cui trasse il soprannome con cui è noto e dove esiste ancora la casa natale, giunse in tenera età a Firenze, dove fu allievo di insegnanti illustri, come Marsilio Ficino. Giovanissimo si accinse, nel 1469-1473, a una traduzione dell'Iliade dal greco in latino, con la quale attrasse l'attenzione di Lorenzo il Magnifico, che gli concesse nel 1473 l'uso della ricca biblioteca privata dei Medici, e nel 1475 gli affidò addirittura l'istruzione del figlio Piero. Il conferimento, nel 1477, del titolo di priore di San Paolo assicurò all'Ambrogini l'agiatezza e ne sanzionò la riuscita sociale. Successivi screzi con la famiglia de' Medici lo portarono però ad abbandonare Firenze per Mantova nel 1479; vi tornò nel 1480. Da allora si dedicò fino alla morte (avvenuta a soli quarant'anni nel 1494) all'insegnamento universitario, all'educazione di Piero de' Medici, alla scrittura e allo studio filologico dei classici antichi. Poliziano scrisse e poetò tanto in italiano che in latino e in greco classico. Fra le sue opere principali le Sylvae (in latino), le Stanze per la giostra di Giuliano (1475-78), i Detti piacevoli (1477-79) il dramma profano La fabula di Orfeo (1480) e inoltre opere storiche, traduzioni dal greco, studi di filologia ecc. La tomba
di Poliziano è oggi visibile nella chiesa
di san Marco a Firenze, sotto a quella di Giovanni
Pico della Mirandola.
Nonostante gli storici della letteratura italiana lo neghino con violenza, abbiamo almeno quattro tipi di fonti sull'interesse (chiamiamolo eufemisticamente così) del Poliziano per l'amore omosessuale. La prima
fonte sono ovviamente le denunce per sodomia alle autorità.
Ne conosciamo almeno due.
"E fra gli altri uno garzone che si chiama Duccio Mancino ne squittinò [denunciò] assai, fra gli altri messer Agnolo da Montepulciano" [1].Questa lettera, si noti bene, era stata già pubblicata nel 1935, ma parzialmente: questa frase, "guarda caso", era stata soppressa. (Ecco il modo in cui gli storici eterosessuali hanno fatto la storia dell'omosessualità fino a ieri). Il nome del Poliziano appare anche in un verbale d'interrogatorio (in latino) degli "Uffiziali di Notte" (la magistratura in quel periodo specializzata nella repressione della sodomia): il 23 luglio 1496 il diciassettenne Giovanni Bellacci denuncia tutti gli uomini da cui si era lasciato sodomizzare, e "disse che ser Angelo da Montepulciano, precettore di Piero de' Medici, al presente morto, una volta solamente, prima che morisse, sodomizzò nel posteriore il detto Giovanni" [2]. A Giacomo
Ad Angelo Poliziano Il caso più noto è quello del già citato Orfeo, opera teatrale che vanta il merito d'essere "la prima commedia profana della letteratura italiana", e che essendo stata musicata è forse la prima Opera con un tema omosessuale (purtroppo la musica non ci è pervenuta) [6]. In essa Orfeo,
persa per sempre la sua amata Euridice, giura che non amerà nessun'altra
donna e che si rivolgerà piuttosto ai ragazzi ("la primavera
del sesso migliore") invitando a schifare le donne: chi è già
sposato dovrebbe divorziare.
La vicenda è
solo la ripresa d'un mito
antico, a cui Poliziano non fornisce altro che un'elegante veste
italiana; ciò non impedì comunque alle edizioni a stampa
dei secoli XVII-XVIII di censurare le righe omosessuali del brano:
ORFEO: [Testo dall'edizione online del "Progetto Manuzio"](E si noti che a percepire l'apologia dell'omosessualità qui contenuta non furono solo i censori controriformisti ma anche, nel XIX secolo, il classicista e militante omosessuale John Addington Symonds). Più
ampia è la trattazione nelle poesie d'amore che il Poliziano
scrisse nel 1471/1494 in greco e in latino (ma non, significativamente,
in quelle scritte in italiano), soprattutto quelle in cui si rivolge a
un Crisocomo ("Chiomadoro") e a un Coridone (nome che allude
alla seconda
ecloga di Virgilio, di tema omosessuale), cantando il suo
amore a imitazione dei più eleganti autori classici (greci e latini) [7].
Dall'audace traduzione di Enzo Savino ecco a titolo di esempio un epigramma greco: Epigramma XXIXAltrettanto esplicita un'altra poesia in greco, una delle molte per il ragazzo "capelli-d'oro ("Chrysocomum"), sempre nella traduzione di Savino: Epigramma XXVIPer finire, un epigramma latino, indirizzato allo stesso ragazzo: Epigramma LXIV Si tratta di facezie (barzellette) su vari personaggi fiorentini, alcune delle quali hanno tema omosessuale (notevoli quelle relative a Donatello e Botticelli). La quarta ed ultima fonte di notizie sull'omosessualità del Poliziano è alquanto strana: si tratta infatti dalle circostanze della sua morte, che secondo la recente ipotesi di alcuni storici [14] sarebbe da annoverare fra le prime causate dalla grande epidemia di sifilide, che colpì l'Europa come una bomba proprio nel 1494. Vera o no che sia questa ipotesi, al suo apparire la sifilide aveva un decorso acuto, "fulminante", quale quello descritto nel più dettagliato racconto della morte del Poliziano tramandatoci: la lettera che Antonio Spannocchi (sec. XV-1503) scrisse in latino il 29 settembre 1494: "Scordavo di dirvi che il Poliziano è morto: e la causa è stata questa, che egli amava un certo ragazzo, tanto adorno di bellezza da non aver pari, con il quale ebbe a tal punto confidenze intime, che "il sesso perse la sua funzione naturale" [15].Se davvero i fatti si svolsero come narra Spannocchi, è più probabile che sia stato il ragazzo a contagiare Poliziano piuttosto che il contrario, visto che l'Ambrogini si ammalò solo dopo la sua morte, e che come detto la sifilide aveva allora un periodo d'incubazione cortissimo. (Incidentalmente, è interessante notare che un altro umanista in odore d'omosessualità, quel Pico della Mirandola nominato da Spannocchi, morisse appena due mesi dopo con i medesimi sintomi).
Sulla morte del Poliziano la voce popolare si divertì poi a ricamare una versione che non spiacerebbe oggi alle telenovelas, affermando che egli sarebbe stato stroncato dal furore amoroso per un ragazzo greco di nome Argo, al quale aveva cantato serenate col liuto per tutta la notte. Tanto eccessiva fu la passione con cui lo fece, si disse, che il giorno dopo morì d'un colpo apoplettico! L'implausibilità
di questa voce (creduta a torto invenzione dell'umanista Paolo
Giovio, 1483-1552), è stata usata dagli storici italiani
per negare credibilità anche alla lettera dello Spannocchi,
che in passato è stata liquidata come "un falso".
Per finire, l'antologia di testimonianze e voci che Del Lungo [18] raccolse sulla morte del Poliziano dimostra che è vero che egli fu talora vittima innocente di pettegolezzi, ma che ciononostante sostenere oggi che egli avesse in vita fama di "ortodossia sessuale" significa far violenza ai documenti. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1]
Citato in: Michael Rocke, Forbidden
friendships, Oxford University Press; New York & Oxford 1998,
p. 318, nota 22.
[2] Ibidem, p. 317, nota 11. [3]
Bartolomeo Scala, Lettera ad Angelo Poliziano [genn. 1493]. In:
Angelo Poliziano, Opera, Griphius, Lugduni 1546, 3 voll., Epistolarum
libri XII (vol. 1, pp. 3-456), al liber V, p. 129. La risposta
del Poliziano è a p. 135.
[4] Andrea Dazzi, Poemata, Torrentino, Firenze 1549, pp. 36-37. Traduzione mia. Per il testo latino fare clic qui. [5] Ibidem, p. 40. Per il testo latino fare clic qui [6] Esiste però in commercio una ricostruzione fatta usando musiche dell'epoca, che dà un'idea di quel che potesse essere. Anche il brano omoerotico in questione è musicato. [7] Si leggono in: Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite di Angelo Ambrogini Poliziano, Barbèra, Firenze 1867 (ristampa anastatica: Bottega d'Erasmo, Torino 1970). Su di esse si veda: Giovanni Semerano, La lirica greca e latina del Poliziano: "Epigrammata", "Convivium" 1951, pp. 234-248, che condanna in blocco come "quasi estranea" al corpus del Poliziano la produzione omoerotica, ma che ne traduce alcune, e soprattutto Enzo Savino (a cura di): Angelo Poliziano, Epigrammi greci [1471-1494], "Poesia", VII 1994, n. 74, pp. 4-20 (testo e gradevole traduzione). L'unica traduzione in ottica gay esistente è quella, parziale e in inglese, in: James Wilhelm (a cura di), Gay and lesbian poetry. An anthology from Sappho to Michelangelo, Garland, New York & London, 1995, pp. 308-309. [8] Enzo Savino, Op. cit., p. 13. [9] Come è noto, Venere era la dea pagana dell'amore, e la colomba era l'animale tradizionalmente usato nei sacrifici pagani per propiziarsi o ringraziare questa dèa. [10] Enzo Savino, Op. cit., p. 12. [11] Condannato per ribellione agli dèi pagani a restare in eterno vicino ad acque e frutti che fuggivano davanti a lui, impedendogli di dissetarsi e sfamarsi pur avendo a portata di mano cibo ed acqua. [12] Da: Prose volgari inedite e poesie latine e greche edite e inedite di Angelo Ambrogini Poliziano, Barbèra, Firenze 1867 (ristampa anastatica: Bottega d'Erasmo, Torino 1970), p. 144. [13]
Angelo Poliziano, Detti piacevoli, Istituto della Enciclopedia Italiana,
Roma 1983 (ho
pubblicato qui un'antologia delle facezie a tema omosessuale,
con testo e parafrasi in italiano moderno). Edito originariamente come:
Albert Wesselski (a cura di), Angelo Polizianos Tagebuch, Diederich,
Jena 1929.
[14] Anne Marie Moulin e Robert Delort, La sifilide: un male americano?. In: Georges Duby (a cura di), L'amore e la sessualità, Dedalo, Bari 1986, pp. 207-218, alle pp. 207-208. [15] Citazione letterale dalla legge antisodomia di Costanzio e Costante del 342 d.C. (= Codex Justinianeus 9.9.31), "Cum vir": "Cum vir nubit in feminam, (...), ubi sexus perdidit locum, (...) iubimus insurgere leges...". [16] Testo in: Isidoro Del Lungo, Florentia, Barbera, Firenze 1897, pp. 265-266. Traduzione dal latino mia. [17] Carlo Dionisotti, "Considerazioni sulla morte del Poliziano", in: Culture et société en Italie: du Moyen âge à la Reinassance, Université de la Sorbonne nouvelle, Paris 1985, pp. 145-156. [18]
Isidoro Del Lungo, Op. cit., pp. 255-279.
Aggiunta del 15 febbraio 2008 Ris indagano
sui resti del letterato.
Il Ris di Parma sta indagando alla ricerca del "treponema pallidum", il batterio responsabile della sifilide, sui resti del Poliziano, riesumati qualche mese fa a Firenze assieme a quelli di Pico della Mirandola grazie a un progetto promosso dal Comitato per la valorizzazione dei beni storici, culturali e ambientali per scoprire le cause della morte dei due insigni fiorentini. Sui corpi vengono effettuate analisi anche dalle Università di Bologna, Lecce e Pisa. "L'emergere
di vari documenti storici sulla presunta omosessualità di Poliziano"
- ha detto Silvano Vinceti, presidente del Comitato - "fa sì
che si debbano estendere gli esami anche alla ricerca di questo batterio,
anche perché una grande epidemia di sifilide colpì l'Europa
nel 1494.
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