Quando
incontrai Piero
Santi per la prima volta confesso di aver provato un po' di soggezione
per questo signore settantenne.
Era il 1984 e stavo preparando un libro di interviste su "omosessualità e cultura" [2], La pagina strappata, e gli intellettuali omosessuali formatisi prima della nascita del movimento gay mi avevano trattato a pesci in faccia. Nessuno era disposto a discutere di un libro su "un tema così assurdo". Fu perciò
una sorpresa scoprire lo spirito scattante che albergava in questo squisito
signore classe 1912.
Il pregio principe del suo carattere era l'autoironia, la scanzonata volontà di non prendersi sul serio, insomma la sua umiltà di fondo che nel confronto degli altri si trasformava in disponibilità, e in un culto quasi sacrale dell'amicizia (quante volte questa parola torna nei suoi titoli!). È questo pregio che, applicato ai suoi libri, conferisce loro quella leggerezza, quell'aerea attenzione alle piccole cose, quell'amore disperato e profondo per la vita di cui sono costruite le sue pagine più belle.
La riscoperta
di un'opera
Non si creda
che ciò denunci in Santi una scarsità di talento che gli
avrebbe precluso l'accesso alla "grandi" case editrici. Si trattava solo
di una conseguenza del suo carattere.
La sorte ha
però voluto che poco prima di morire Santi abbia assistito a un
rilancio dell'interesse per le sue opere, che ha addirittura richiesto
la ristampa di parte della sua produzione.
E non è
stato solo il grande pubblico a riscoprire Santi: anche il mondo gay si
è finalmente mosso. Lo scorso anno il
"Cassero" di Bologna ha pubblicato, a cura di Andrea Papi, Intorno
al cuore di Piero Santi, (Il Cassero, Bologna 1989),
una miscellanea di saggi critici su Santi.
I
libri di Piero Santi
Del 1942 è la prima recidiva di Santi, con Avventure nel parco (Edizioni di Rivoluzione, Firenze 1942), un titolo che è tutto un programma. Filigrane omoerotiche e turbamenti emotivi si leggono nelle amicizie maschili di un paio di racconti: "Dopo le vacanze" (pp. 55-64) ma soprattutto "Amicizia" (pp. 87-102). Nel 1950 appare
il Diario (1943-1946), (Neri Pozza, Venezia 1950), che Vallecchi
avrebbe ripubblicato nel 1968 come La sfida
dei giorni, arricchendola degli anni 1957-1968.
Nel 1954 ecco
Ombre rosse (Vallecchi, Firenze
1954), un progetto di "storia dei cinema fiorentini" che riverbera
fascinazioni da saga su storie umili e quotidiane.
Nel 1963 apparve
il romanzo che Santi mi disse di considerare la sua opera più riuscita,
Il sapore della menta (Vallecchi,
Firenze). È un romanzo "tradizionale" in cui si narrano le vicende,
gli amori, le speranze e le disperazioni di una generazione di intellettuali
fiorentini.
Del 1966 è
Libertà condizionata
(Vallecchi, Firenze), un altro romanzo sulle vicende d'un gruppo di ragazzi
fiorentini, e sulla loro vita quotidiana. Attorno a costoro ruota Giuliano,
giornalista fallito e omosessuale in segreto. A lui si accompagna qualche
altro personaggio "diverso", come Billi, un travestito.
Dello stesso
anno è Ritratto di Rosai
(De Donato, Bari 1966) che approfondisce una delle grandi amicizie di Santi,
quella per il pittore Ottone
Rosai, omosessuale ed anche un po' pedofilo. Con una scrittura
lirica, delicata, misurata, Santi riesce qui a dare il ritratto di un uomo,
dei suoi amori, dei suoi difetti e pregi, in modo smaliziato ma colmo d'affetto
e dolcezza.
Da un tetto e nelle strade (De Donato, Bari 1967) è una dichiarazione d'amore per una grande passione di Santi: Firenze. Colpita dall'alluvione del 1966, ferita, sconvolta, a poco a poco Firenze riprende a vivere in tutti i suoi aspetti. Compresi (pp. 66-68) quelli omosessuali. Nel 1971 appare Due di loro (Ca balà, Firenze 1971. Poi in: Cronos Eros, Transeuropa, Ancona e Bologna 1990. Poi: Pequod, Ancona 1997), fresco e brioso racconto che mette in scena due coppie eterosessuali terribilmente ordinarie, senza aspirazioni o momenti di gloria. Salvo uno, forse: durante una gita "due di loro", i ragazzi, hanno un inatteso rapporto omosessuale, che esce dalla routine prefabbricata della loro vita. Un racconto raffinato, ironico, che "sorridendo graffia", e affascina il lettore. Piero, Bernardo (Banci, Firenze 1977. Poi in: Cronos Eros, Transeuropa, Ancona e Bologna 1990, e in: Due di loro, Pequod, Ancona 1997) propone due racconti. Il primo è una riflessione affabulatoria su Pietro, un ragazzo/amico, con stralci di dolcissimo abbandono amoroso. Il secondo descrive con grande tenerezza e simpatia umana alcuni giorni di vita di Bernardo, un giovane prostituto. Un'incursione nel teatro si ha con Où les coeurs s'éprennent.[3] (Il fiore rosso, Firenze 1979), che parla della noia, e del modo di vivere forse falso di un "maschio" politicamente impegnato. Cosa resta di questo modo di vivere quando il desiderio (per sua natura irrazionale) sconvolge i calcoli fatti? E che dire se tale desiderio scatta per il giovane fratello della fidanzata? Il breve ma delizioso Trittico per Luca (Il fiore rosso, Firenze 1979, poi in: Cronos Eros, Transeuropa, Ancona e Bologna 1990, e in: Due di loro, Pequod, Ancona 1997), propone tre intensissimi scritti d'amore per il giovane Luca [Graziani], colmi di poesia. Tre piccoli delicati gioielli: a mio parere personale una delle opere più belle di Santi, e uno dei più perfetti scritti d’amore omosessuale italiani, nella loro essenziale purezza. Infine Sic
(Vallecchi, Firenze 1985) sconfina nel fantastico: l'io narrante (un omosessuale)
incontra, girando per Milano, persone nelle quali si sono reincarnate,
come condanna, alcune anime. Fra cui quella di Oscar
Wilde e di un prostituto di Firenze.
A questa bibliografia
bisogna infine aggiungere il già citato Cronos
Eros, mosaico di sprazzi di emozioni (soprattutto amorose,
ma non solo), momenti rievocati e descritti sfumando l'uno nell'altro con
un flusso ininterrotto della memoria. Come sempre, anche in quest'ultima
opera di Santi c'è una scrittura alta, limpida, poetica, affascinante.
Scritta in collaborazione è Due, firmato assieme a Luca Graziani (L'Upupa/Quaderni di Barbablù, Siena s.d.): monologhi, sciarade, botte e risposte sulla vita, l'amore, la vecchiaia e la morte di due personaggi legati da un rapporto amicale-amoroso. Non mancano opere di poesia, cataloghi d'arte (Santi gestì una galleria d'arte) e molti scritti di critica d'arte (fra tutti segnalo, in collaborazione con Anna Maria Amonaci, Andrea Papi, L'Upupa, Firenze 1984, con la riproduzione di undici dipinti (omoerotici) di Andrea Papi, dall'erotismo esplicito e ben riuscito). Lo scarso spazio m'impedisce una maggiore completezza.
Un giudizio Quando
confessai a Santi che l'opera sua che avevo amato di più era forse
Trittico per Luca egli si mise a ridere. "Oh, è una sciocchezza,
una cosa minore".
Resta il fatto che Santi è stato il cantore delle piccole cose, dell'introspezione delicata, delle cose dette e pensate sottovoce, dei sentimenti umani (l'amicizia, l'amore), della gioia di vivere, della pazienza di spremere il buono da una vita che non sempre è gentile, come non lo fu neanche con lui. Credo che il paragone che nasce spontaneo per il "dono" di Santi sia con quello di Christopher Isherwood, anch'egli maestro nel distillare pagine stupende da momenti di vita quotidiana, dalle piccole cose di poche pagine di diario (come in Ottobre) o di una giornata qualunque (come in Un uomo solo). Come Isherwood, Santi poteva contare su uno stile limpido, scorrevole, leggero, padrone della lingua al punto da conferirle una duttilità e una facilità di lettura quasi "parlata". E non credo che Santi se ne sia sempre reso conto, essendo un po' prigioniero di una concezione estetica che in un certo senso lo portava a tenere in scarso conto proprio quei momenti in cui era in grado di dire cose che solo lui riusciva a dire. Santi aveva il dono di infondere poesia e grazie alla narrazione di vicende di tutti i giorni, e nella sua modestia non se ne era accorto. Tocca allora ai lettori, ormai, accorgersi del lascito di questo scrittore, rampollo ingiustamente etichettato "minore" di quella stagione culturale che ci ha dato Montale, Landolfi o Gadda, con in più un pizzico di trasgressione birichina e di gioia di vivere che lungi dal guastare lo rendono ancora più affascinante. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Questo articolo è una commemorazione scritta per la scomparsa di Santi (apparve col titolo Amico e amante su "Babilonia" n. 79, giugno 1990, pp. 46-47). [2] Edito nel 1987 dalle Edizioni Gruppo Abele, Torino. [3] Il titolo è un verso di Paul Verlaine, dalla "Chanson de la plus haute tour": "Ah, che venga il tempo in cui i cuori si accendono!". |