Uomo
politico, scrittore e filosofo romano.
Nato in Spagna, studiò a Roma, dove iniziò la carriera politica verso il 31 d.C. Nel 41 fu però implicato in un processo per adulterio che coinvolgeva la famiglia imperiale, e fu deportato in Corsica, ove rimase fino al 49. Ritornato a Roma nel 49
gli fu affidata l'educazione del principe Lucio
Domizio Enobarbo, il futuro Nerone.
La
situazione cambiò però dopo l'uccisione d'Agrippina,
madre di Nerone, nel 59. Nerone si svincolò sempre più dall'influsso
del tutore che, trovatosi isolato nel nuovo entourage
dell'imperatore, si ritirò nel 62 a vita privata.
Non riuscì invece nel 65 a dimostrare la propria estraneità alla congiura dei Pisoni, e ricevette da Nerone l'ordine di suicidarsi, che egli eseguì. Seneca fu autore
assai prolifico, e diverse opere sue sono sopravvissute.
Seneca inoltre insiste sul fatto che lo schiavo usato come oggetto sessuale è un essere umano come il padrone [1], e non dovrebbe essere degradato da abusi sessuali (non però liberato da abusi lavorativi!). Come si
vede queste prese di posizione assomigliano, come altre di Seneca, ad
analoghe valutazioni proposte dal cristianesimo, che infatti
dallo Stoicismo ha assorbito gran parte della propria etica sessuale e
molti altri aspetti della morale, al punto che oggi ci paiono
specificamente "cristiani" anziché Stoici.
Fra le molte discussioni dell'omosessualità presenti nell'opera di Seneca segnalo soprattutto quelle nel De beneficiis [2], assai preoccupate della perdita di dignità legata all'accettazione di atti omosessuali, specie il coito orale. Da segnalare anche le ripetute allusioni nella sua opera più letta oggi, le Lettere a Lucilio, ad esempio laddove esecra [3] la sorte degli "infelici greggi" di ragazzi che, dopo il banchetto, vengono oltraggiati nelle stanze private; oppure laddove incita [4] a vivere sempre "secondo natura" evitando atti contro natura quali il travestitismo o il coito fra maschi, vero oltraggio sessuale [5]. Ulteriori allusioni troviamo nel De brevitate vitae[6]; nel De vita beata[7], nel De ira[8], De tranquillitate animi [9], nelle Naturales quaestiones [10] e in altri passi ancora. Un particolare inquietante è però che lo storico Dione Cassio (ca. 155 - ca. 240 d.C.), affermò nella Romaiké istorìe [11] che nonostante la sua ostentazione di virtù filosofica Seneca amava gli uomini (adulti), e che insegnò tale "vizio" anche a Nerone. L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Seneca, Ad Lucilium, XLVII 7. Traduzione italiana (con testo a fronte), Lettere a Lucilio, TEA, Milano 1994. [2] Seneca, De beneficiis, II 21, 1-2 e 5-6; II 28 5-6; IV 30, 2; IV 31, 4. [3] Seneca, Ad Lucilium, XCV 24. Traduzione italiana (con testo a fronte), Lettere a Lucilio, TEA, Milano 1994. [4] Seneca, Ad Lucilium, CXXII 7. Traduzione italiana (con testo a fronte), Lettere a Lucilio, TEA, Milano 1994. [5] Altre allusioni nell'Ad Lucilium: XII 3, LXVI 53, LXXXVII 16; XCVII 2-4; CXXIII 10, CXXIII 15-16. Traduzione italiana (con testo a fronte), Lettere a Lucilio, TEA, Milano 1994. [6] Seneca, De brevitate vitae, XII 5. Traduzione italiana online al link appena indicato, e a stampa come: La brevità della vita, in: Opere, Rizzoli, Milano 2000. [7] Seneca, De vita beata, XIII 6. Traduzione italiana: Della vita felice, Mondadori, Milano 1995. [8] Seneca, De ira, II 28, 7.
[9] Seneca, De tranquillitate animi, cap. XV. Traduzione italiana, La tranquillità dell'animo, Rizzoli, Milano 1997. [10] Seneca, Naturales quaestiones, I 16, 1-9; VII 31, 1-3. Traduzione italiana: Questioni naturali, Utet, torino 1998. [11] Dione Cassio, Romaiké istorìe, LXI 10, 4-6. Traduzione italiana, Storia romana, Rizzoli, Milano 1998, vol. 5. |