[da finire]
Una lastra di marmo corroso nel cimitero dell'Aquila: ecco ciò che resta di un uomo, Karl Heinrich Ulrichs (1825-1895), che a ragione è considerato il padre fondatore del movimento di liberazione omosessuale, e che nonostante il suo coraggio morì povero e in esilio.
Eppure seppe evidentemente farsi benvolere, se il marchese Niccolò Persichetti (1849-1915), che gli fu amico negli ultimi anni di vita, promosse la costruzione della tomba ancor oggi esistente, accogliendo Ulrichs nello spazio riservato alla propria famiglia.
Karl Heinrich Ulrichs era nato il 28 agosto 1825 ad Aurich, nel Regno di Hannover. Aveva studiato legge e dopo la laurea nel 1847 aveva intrapreso la carriera giuridica. Ma nel 1854, in circostanze mai chiarite (pare abbia subìto un arresto per atti omosessuali) si dimise e iniziò a lavorare come giornalista e come segretario di un rappresentante della Confederazione Germanica a Francoforte. Qui Ulrichs
si interessò alle più recenti scoperte scientifiche, in particolare
di embriologia, maturando una teoria dell'omosessualità che
egli espose in una serie di sei opuscoli[2]
pubblicati con lo pseudonimo "Numa Numantius" nel 1864-65 sotto
il titolo collettivo di Forschungen
über das Rätsel der männ-mannlichen Liebe ("Ricerche
sull'enigma dell'amore fra maschi").
Ulrichs era stato colpito dalla scoperta della bisessualità fisica negli animali, in particolare dal fatto che il feto dei mammiferi, in una prima fase, presenta caratteristiche sessuali indifferenziate, identiche per maschi e femmine.
Ulrichs giunse
così alla conclusione che sì, gli "uranisti" appartengono
ad un terzo tipo sessuale, che finora la scienza aveva trascurato,
e che combina caratteristiche fisiche maschili con un sistema nervoso e
quindi una psiche (lui diceva latinamente "anima") femminile [3].
Va aggiunto che Ulrichs, da quel poco che sappiamo di lui, era decisamente effeminato e sessualmente attratto dai "maschi veraci" (il fenomeno è ben noto anche ai giorni nostri, specie nel Sud Italia): la sua teoria nasceva dunque dal bisogno di capire e di spiegare al mondo cosa fosse ciò che si agitava nella sua "anima" [4].
Anche se ai nostri occhi queste teorie hanno un aspetto assai folcloristico, sarebbe un grave errore trascurare il loro merito enorme: classificando l'"uranismo" come una condizione biologicamente innata, portavano all'inevitabile conclusione che le leggi che punivano i rapporti omosessuali nella maggior parte degli Stati protestanti dell'epoca erano ingiuste e da abrogare.
E in effetti con Ulrichs i rapporti omosessuali escono dal campo della religione, della giurisprudenza punitiva, della filosofia e della morale per entrare in quello della biologia e della scienza in genere: ciò spiega il successo che la sua tesi del "terzo sesso" ebbe fra i medici e scienziati dell'Ottocento, grazie anche alla divulgazione fattane dal celeberrimo psichiatra e sessuologo austriaco Richard von Krafft-Ebing (1840-1902), l'autore della Psychopathia sexualis. Si potrebbe discutere sul fatto se tale fatto abbia costituito un vantaggio o meno, visto il modo atroce in cui la "scienza" (a cominciare proprio da Krafft-Ebing) si comportò con gli omosessuali nei decenni successivi. Sia come sia, non si può comunque negare che lo sforzo di Ulrichs nel lungo periodo influenzò gli studiosi in un modo di cui oggi pochi si rendono conto; quanto al resto, Ulrichs combatté sempre l'idea che l'"uranismo" fosse una "malattia", insistendo sul fatto che era una variazione naturale della specie umana. Questo è il punto importante che sfugge a molti gay moderni quando giudicano severamente le teorie di Ulrichs: alla sua nascita l'amore fra persone dello stesso sesso era solo un vizio, un peccato, un'immoralità; alla sua morte, grazie anche alle sue tesi, poteva essere anche il frutto di una condizione umana, magari anche "malata", ma comunque non risolvibile con leggi repressive e condanne morali.
Nel 1866 la Prussia annesse il regno di Hannover, e Ulrichs, che evidentemente aveva la tempra del combattente, difese il suo re, finendo in carcere per due volte. Liberato nel 1867, fu esiliato dall'Hannover, e si trasferì a Monaco di Baviera, dove riprese la sua attività. Qui, nel 1867, Ulrichs apparve ad un congresso di giuristi e prese la parola, col suo vero nome e cognome, proponendo l'approvazione di una risoluzione che chiedesse l'abrogazione di tutte le leggi anti-omosessuali tedesche.
Per Ulrichs questo fu certo un brutto colpo, eppure egli fino al 1879 continuò a scrivere, a polemizzare, a inviare i suoi opuscoli a medici, scienziati, filosofi, teologi, politici (persino in una lettera di Friedrich Engels a Karl Marx del 2 giugno 1869 si discute, ironizzando, di uno dei suoi opuscoli!) [5].
Alla fine però, non ricevendo se non "indifferenza da una parte, insulti dall'altra", Ulrichs, ormai stanco, mollò il colpo: nel 1880 si trasferì a Firenze, poi a Ravenna, poi a Roma e infine a Napoli "alla ricerca di una terra più libera" (come disse Persichetti nell'elogio funebre), abbandonando per sempre le sue battaglie pro-omosessuali. Seguì un periodo di vagabondaggi, che lo portarono in varie località italiane del Sud e di nuovo a Napoli, finché nel 1885 traslocò all'Aquila, dove visse dando lezioni di lingue e redigendo la rivista latina "Alaudae". All'Aquila Ulrichs abitò in Palazzo Franchi, Arco Franchi 5, dal 1894 al 1887. Qui il 27 aprile 1893 un incendio distrusse le sue carte, i suoi libri e i suoi amati fiori; Persichetti gli offrì una nuova casa in via s. Teresa 7 [6]. Qui la morte lo colse il 14 luglio 1895. *** Prima di morire il nostro ebbe la consolazione di ricevere la visita di un giovane medico omosessuale, Magnus Hirschfeld (1868-1935), che aveva tratto preziosa ispirazione dei suoi scritti e che avrebbe ripreso il lavoro da dove Ulrichs lo aveva interrotto.
E nel novembre 1891 ebbe luogo un'altra visita, quella del militante omosessuale e letterato John Addington Symonds (1840-1893) che nel 1893 ne parlò così in una lettera a un altro militante omosessuale, Edward Carpenter (1844-1929): Nonostante queste visite, comunque, il bilancio che fece Ulrichs della sua lotta, negli anni in cui viveva all'Aquila, ce lo rivela lui stesso nel 18__ in una lettera a ________:
*** Anni fa Enzo Cucco del Fuori! di Torino si mise alla ricerca di tracce di Ulrichs all'Aquila. Riuscì anche a trovare gli eredi di Persichetti, ma solo per scoprire che l'incendio del 1893 non aveva risparmiato assolutamente nulla dei libri e dei manoscritti che sperava di rintracciare (ma alcune carte e foto su di lui furono viste in mano a Persichetti nel 1909 da Hirschfeld: quindi qualcosa potrebbe essersi salvato). Cucco
andò comunque a cercare la tomba di Ulrichs [9]
e la trovò, inaspettatamente, accanto a quella di Persichetti. Per
riconoscerla dovette però, come mi ha raccontato, togliere il muschio
e i detriti che avevano cancellato l'epigrafe
latina.
Sic transit gloria mundi. Eppure, mentre le spoglie mortali di Ulrichs giacciono dimenticate, il suo lavoro continua a vivere [però negli ultimi anni Massimo Consoli di Roma ha creato la tradizione di un "pellegrinaggio" annuale all'Aquila alla tomba di Ulrichs]. L'unico torto di Ulrichs fu di essere nato troppo presto, prima cioè che... Karl Heinrich Ulrichs avesse spianato la strada a quel che doveva venire dopo.
*** Come tutte le cose umane anche le idee invecchiano. La teoria del "terzo sesso" si è nel frattempo guadagnata una pessima fama per il modo in cui è stata usata da psichiatri, nazisti, razzisti, ma questo è il destino di ogni idea umana: si pensi solo a quale uso sia stato fatto del cristianesimo o del comunismo! L'evoluzione della storia e delle idee rende reazionaria oggi l'idea che era rivoluzionaria appena ieri. Tuttavia una parte dell'opera di Ulrichs non è invecchiata: è il suo sogno che gli "uranisti" si unissero per ottenere, assieme, una maggiore giustizia.
Link a traduzioni online: Manor [1884], (e commento di Consoli, Massimo, Omosessualità e vampirismo: "Dracula" e "Manor"); inoltre "Regole per una unione degli Urninghi" [1865]. risolto il caso ulrichs
L'autore ringrazia fin d'ora chi vorrà aiutarlo a trovare immagini e ulteriori dati su persone, luoghi e fatti descritti in questa scheda biografica, e chi gli segnalerà eventuali errori contenuti in questa pagina. |
Note
[1] Niccolò Persichetti, In memoriam Caroli Henrici Ulrichs, ephemeridis cui titulus "Alaudae" auctoris; sylloge, Cappelli, Rocca San Casciano 1896.
[2] Gli opuscoli di Ulrichs sono stati riediti in edizione anastatica: Karl Heinrich Ulrichs, Forschungen über der Räthsel del mannmännlichen Liebe, Verlag rosa Winkel, Berlin 1994 (4 voll.). [3] All'epoca molti scienziati sostenevano con baldanza la tesi che le donne avessero un sistema nervoso, ed un cervello, diverso da quello degli uomini: ovviamente più "infantile" ed immaturo". Ulrichs inglobò nella sua teoria tale tesi fantascientifica, che però all'epoca aveva tutti i crismi della scientificità più ortodossa. [4] Date queste premesse è facile capire perché pochi anni dopo un altro grande militante omosessuale, lo scrittore Karl Maria Kertbeny o Benkert (1824-1882), che a differenza di Ulrichs si sentiva pienamente "virile", polemizzò con tale concezione, arrivando a proporre un termine alternativo a quello del giurista rivale: "omosessuale". È il termine che usiamo ancor oggi.
[5] "È un "urningo" davvero curioso quello che mi hai appena mandato! Queste sono rivelazioni estremamente contro natura.
[6] Hubert Kennedy, Op. cit., pp. 212-213. [7] John Addington Symonds, in: Hubert Kennedy, Op. cit., p. 218. [8] (*Kennedy, p. _____). [9] Celebrata da Magnus Hirchfeld in: Drei deutsche Gräber in fernem Land. Ein Bericht in gebundener Form [1909], "Forum Homosexualität und Literatur", n. 24, 1995, pp. 87-95. [10] Qualche tempo dopo Massimo Consoli è andato all'Aquila, dove ha fotografato la tomba: la foto è stata pubblicata a p. 22. del suo libro Stonewall, Napoleone, Roma 1990. Per una bibliografia di pubblicazioni su Ulrichs e di ristampe delle sue opere fare clic qui. |