Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1977
<--- 1976
- vai al - 1978
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1977
1977 - Gli amici del vento - "La ballata del
compagno" - da - Trama nera. (Musicassetta autoprodotta).
Canzone che all'epoca era neofascista,
mentre oggi potrebbe essere un "normale" discorso ufficiale di un qualsiasi
ministro, possibilmente "socialista". Colpisce infatti la perfetta sovrapponibilità
di certe esternazioni ministeriali e le schitarrate di questa "ballata"
(per sola voce stonata e chitarra scordata).
Il testo ce ne ha contro chiunque sia più
appena più a sinistra di Mussolini, e a un certo punto lancia minacce
non troppo velate a don Marco Bisceglia (che
qualche anno dopo, sospeso a divinis, sarebbe stato il co-fondatore
di "Arci gay").
Bisceglia era infatti stato intrappolato
dal giornalista d'un settimanale di estrema destra, che s'era finto un
gay alla ricerca della benedizione dell'unione col suo compagno, per poi
sputtanare colui che si era detto disponibile a concederla:
"Compagno sacerdote che sposi l'invertito,
/ sta' attento, presto o tardi, a non lasciarci un dito: /
le fiamme dell'inferno non son così
lontane, / potresti bruciacchiarti un pochino le sottane".
Un dossier di Enrico Oliari relativo
alla vicenda che sta alla base di questi quattro versi può essere
letto qui.
1977 - Cattaneo, Ivan
- Primo
secondo e frutta (Ivan compreso).
Più che il
troppo (e troppo a torto) celebrato Renato Zero, è Ivan Cattaneo
a tenere alta la bandiera della tematica gay nel 1977, con questo Lp da
"dieci e lode", di rock sperimentale ma non tanto elitario quanto quello
del primo disco, e che contiene fra l'altro (ma le allusioni sessuali si
sprecano anche nelle altre canzoni) i seguenti brani:
-
03 - "L'amore è
una s/cossa meravigliossa (o no?)".
Canzone piuttosto
ironica contro la coppia romantica tradizionale ("A… A come Amore /
che da tutti è bramato / ma… ma quale Amore / se da sempre è
franato"), che prende in considerazione i rapporti a tre, anzi a trentatré:
"lascia stare vecchie idee / sulla coppia a due o tre: / il vero Amore
siamo io te... / ed altri trentatré".
-
06 - "Il vostro ombelico
(il mio desiderio)".
Racconta ironicamente
la frequente inconciliabilità del desiderio gay con quelli della
società "normale":
"... e invece
sono il vostro ombelico / sempre lì a metà, in mezzo inutile
/ imbarazzato mentre voi fate l'amore. /
Su dimmi se ce
l'hai con me / ma che colpa ne ho? / se io vorrei chiamarti / per poterti
dire / che ti voglio bene. /
Ed io sarò
la vostra / la vostra vasca da bagno / e meglio d'ogni altro / io conoscerò
tutto il vostro sporco".
-
10
- "[Salve o] divina! (travestitostory)".
Esaltazione spudorata
d'un travestito:
"Tu stella diversa
al cervello / ed i piedi a graffiar la pedana per tutta la notte / e i
ragazzi del sabato sera / curiosi ti toccano e chiedono ma come mai? /
Tu non sei proprio
uguale a noi / quei trucchi sfavillanti calzoni attillati / un angelo sporco
non ancora caduto /
tu sei la regina
del nostro night / un clown senza circo sopra una corda / tu sei una...
/ divina divina".
-
11
- "L'altra faccia della Luna (l'altra faccia dell'amore)".
Il titolo prende
in prestito quello del film del 1971 L'altra
faccia dell'amore, che parlava dell'omosessualità segreta
di Ciaikovskij, per dare un poetico addio, con rimpianto, a un ragazzo:
"Mi lasci senza
avermi dato niente / eppur sembravi aver capito che /
un amore diverso
è uguale per noi / ed invece adesso tu vai / (...) /
ma l'altra faccia
della Luna è anche l'altra faccia dell'amore / oppure la stessa
cosa... e va bene, / ma nessuno dalla parte oscura".
1977 - Cohen,
Alfredo (pseud. Alfredo D'Aloisio) - Come
barchette dentro un tram.
È il primo
Lp italiano interamente (o quasi) dedicato alla tematica gay da un'ottica
liberazionista. Fra i nomi dei collaboratori citati sulla copertina del
disco: Juri Camisasca e Franco Battiato (che è l'arrangiatore
e direttore artistico). Un assoluto "classico".
L'Lp, che
è stato riedito su anche su Cd, contiene le canzoni:
-
01 - "I vecchi omosessuali".
Provocatoria canzone
dedicata alla malinconia della condizione dei vecchi omosessuali.
"Città
dai mille mali / dove li hai confinati? / I vecchi omosessuali / - destini
consumati - / vanno a raggiungere / senza sorridere / i tuoi giardini,
/ dove un giorno / fecero po*pini!".
-
02
- "Tremila lire".
Canzone di denuncia
sulla condizione dell'omosessuale che "arrestato braccato schifato evitato
ucciso deriso "sorpreso" indifeso pestato annullato violato castrato",
trova l'unico sbocco d'amore nei cinemini di periferia, dove i soli contatti
disponibili sono quelli a pagamento.
Immagina il dialogo
fra il cliente e il prostituto, entrambi sommersi da problemi umani di
cui non hanno colpa (la fame e il bisogno da un lato, la paura e la solitudine
dall'altro).
-
03 - "Il signor pudore".
Filastrocca satirica
sulla ristrettezza mentale e il grigiore di coloro che si atteggiano a
"signor Pudore".
-
04 - "Non ho ricchezze
non ho".
Poesia o filastrocca
sull'amore, un po' nonsense e un po' ermetica:
"Se me ne vado
vi lascio cari cari cari cari ad azzeccar / se sono morto, se sono vivo,
se un cesso di stazione mi darà / più speranze che la vostra
maledetta tranquillità! / (...) /
Non ho rimpianti,
non ho paure: chi vuole avermi l'ho avuto già. / Maledetto sia l'amore
che un abbraccio non darà!".
-
05 - "La mia virilità".
"La mia virilità
è un morso di bacio falso / buono per giudicare quelli che noi baciamo
/ buono per minacciare quelli minacciati / buono per governare i fiati
dei ragazzi"...
-
06 - "Edipuccio e li
briganti psicoanalisti".
Marcetta da circo
(con brevi inserti in abruzzese) che mette in ridicolo l'enorme quantità
di teorie - spesso contraddittorie - che gli psicoanalisti mettevano in
campo in quegli anni. La conclusione è che Edipo,
a furia di dar retta ai briganti psicoanalisti, finisce cieco ed in galera,
mentre i "briganti" sono a piede libero: "State attende, brava gende!".
-
07 - "Come barchette
dentro un tram".
Questa canzone è
un po' filastrocca un po' poesia surrealista, e invita a vivere senza avere
paura dei sogni, della felicità, dell'amore e del sesso.
-
08 - "Dolce ragazzo,
vai, componi prati".
Canzone d'amore:
"Dolce ragazzo,
vai, componi prati. / Forse di gioia c'è da queste parti / qualcuno
che darà carezze gioia. /
Qualcuno sa impugnare
abbracci baci / come due rossi fiori di battaglia, / come dei grossi baci
mai pensati".
-
09 - "Signor tenente".
Canzoncina impertinente
sull'esercito:
"Signor tenente,
/ ti devo dire, / immantinente, / che c'è poco da capire. /
Ci succede proprio
là. / Quando in branda noi andiam. /
Con la notte
che ci dà / tutto ciò che noi vogliam".
1977 - Concato, Fabio
- "A Dean Martin" - da - Storie di sempre. (Anche in 45 giri).
Riedita
poi nel 1979 nell'Lp: Zio Tom.
Canzone satirica,
presentata come "omaggio" al cantante italoamericano Dean
Martin, che incise diversi brani in italiano con un accento americano
piuttosto pesante, che Concato imita.
Un sano e perbenista
americano fa una corte serrata a una "ragazina picolina"...
Ma ahilui, alla
fine emerge che era un travestito!
"Quanto pelo
hai sul petto / ora che ti guardo meglio / sembri proprio un ometto".
Ovviamente il cantante
si prende gioco anche della ristrettezza di vedute del corteggiatore, incredibilmente
goffo nelle sue avances, e decisamente ridicolo anche nelle sue
reazioni alla scoperta del vero sesso della ragazzina:
"Con tutti i
negri, proprio a me / che sono bianco e pulito come un giglio! / Amo le
donne e le faccio impazzire! / Povero Martin, meglio ripartire".
1977 - Dalla, Lucio
- "Disperato erotico stomp" - da - Come
è profondo il mare.
Canzone erotico-comica.
Il protagonista è stato abbandonato dalla sua amante che ha trovato,
pare, migliore compagnia:
"te ne sei andata
via con la tua amica, quella alta, grande fica / tutte e due a fare qualcosa
di importante, di unico, di grande".
1977 - Dalla, Lucio
- "Quale allegria" - da - Come
è profondo il mare. Anche in: Torino, Milano e dintorni,
1981.
Canzone d'amore
per una persona dal sesso non specificato, che si conclude alludendo a
un giovane prostituto quindicenne e alla sua disperazione:
"Facendo finta
che la gara sia per tutti arrivare al gran finale / mentre è già
pronto Andrea, /
con un bastone
e cento denti, / che ti chiede di pagare /
per i suoi pasti
mal mangiati / i sogni derubati i furti obbligati /
per essere stato
ucciso / quindici volte in fondo a un viale /
per quindici
anni / la sera di Natale...".
Questa canzone è
stata interpretata anche da Ornella Vanoni (in: Io
dentro, 1977) e da Luca
Carboni (in Musiche ribelli, 2009).
1977 - Madrugada - "Katmandu"
- da - Incastro.
(Anche come 45 giri).
Probabilmente sbaglio
(il testo non è disponibile online e il cantante si mastica le parole)
ma forse questa filastrocca nonsense butta lì la parola "gay"
(senza un preciso motivo: la canzone riguarda infatti una lei che abbandona
lui per un altro lui) in uno scambio di battute fra solista e coretto:
A Katmandu
- Katmandù
Katmandù -
non son più
gay
- Non fa
rima, non fa rima yé ye -
Ma non fa
niente
- Questo lo,
questo lo dici tu! -
È però
possibile che si tratti
solo d'un errore di comprensione: la frase "non so più ieri"
mi pare altrettanto probabile, e dopo tutto, "gay" non era poi una parola
tanto usata, nel 1977.
1977 - Malgioglio, Cristiano
- "Scandalo" - da - Scandalo.
(Anche in 45 giri).
In questo Lp Malgioglio
è decisamente reticente sulla tematica gay.
Il presente brano
descrive quella che è palesemente la condizione d'una relazione
omosessuale ("E se ci amiamo noi facciamo... scandalo! / Scandalo!
/ Se respiriamo noi facciamo... scandalo! / Scandalo! / Buttàti
a terra noi facciamo... scandalo!"), tuttavia
è prudentemente riferito a una donna (un verso definisce infatti
la persona a cui si rivolge: "quella che non mi tocca").
Dunque lo ammetto:
questa canzone rientra nella presente bibliografia un po' per il rotto
della cuffia. Ma anche no.
1977 - Malgioglio, Cristiano
- "Tu mio padre, tu mia madre" - da - Scandalo.
Canzone d'amore per persona dal sesso
non specificato, anzi reso deliberatamente incomprensibile dal contemporaneo
riferimento a questa persona come "padre" e "madre":
"Sei tu mio padre, / sei tu mia madre;
/ tu la mia sete, / io la tua rete. //
Sei tu l'attesa, / quella che pesa,
/ forse sei il sole / o un colpo al cuore".
1977 - Martino, Miranda
- "È morto un uomo" - da - Ottimo stato.
Sull'assassinio
di Pierpaolo
Pasolini:
"È morto
un uomo, lucido e gentile, un ragazzo di vita l'uccise. / Per una strana
storia, dice la gente. /
Il veleno circola
continuo e sottile, la ferocia, la violenza, / il rifiuto di capire. /
"Quel bucone
hanno fatto bene ad ammazzarlo", dice la gente".
1977 - Paoli, Gino -
"I fiori diversi" - da - Il
mio mestiere.
Delicata ma al tempo
stesso ambigua canzone che parla degli omosessuali sotto metafora...
floreale:
"In fondo al
mio giardino ci sono degli strani fiori. / Mia madre dice che non hanno
un nome ufficiale, / dice che devo tirarli via, perché non so come
chiamarli".
Paoli esalta i gay come
squisiti e innocui animaletti di compagnia (secondo il noto principio per
cui "Il gay è il miglior amico dell'Uomo") privi di pretese e di
volontà propria:
"son sempre pronti
a ridere con me / non chiedono mai niente e, con la mia ragazza /
son gli unici che parlano di vestiti. / (...) / Quando non ho più
voglia di parlare / stanno zitti ad aspettare e mi sopportano / quando
gli parlo della fine del mio amore".
Eppure, benedetto masochismo,
"i fiori diversi,
in fondo al mio giardino, / vivono volentieri insieme a me / sanno che
per me un uomo è solo un uomo / sanno che per me un fiore è
sempre un fiore".
1977 - Pelosi, Mauro
- "Claudio e Francesco" - da - Mauro
Pelosi.
Nonostante sia stato prodotto per il mercato
"di sinistra" questo Lp non circolò molto (le difficoltà
con la distribuzione affondarono più di un prodotto ottimo, in quegli
anni in cui Youtube era al di là da venire), né riuscì
a "bucare" la cappa del silenzio.
La scoperta di questa bella canzone a
tematica gay è quindi frutto del riesame a posteriori, iniziato
con l'era Internet, della produzione passata, e soprattutto dimenticata.
"Claudio e Francesco" racconta i sentimenti
d'un uomo innamorato di un altro uomo, e della difficoltà di vivere
apertamente la sua relazione:
E ballando abbracciati
così fino all'alba, / tra gli sguardi che sporcano e non vanno più
via: / sono stanco di essere schiacciato. //
E sognando così,
come due amanti normali / che han voglia di andarsene senza voltarsi: /
fino a quando dovremo nasconderci?...
Interessante (e segno
dei tempi) il fatto che il testo individui come ostacolo alla propria accettazione
la psicoanalisi, oggi passata totalmente di moda, ma all'epoca al culmine
d'un successo pluridecennale come "catechismo dei laici", buono da usare
per colpevolizzare e condannare l'omosessualità laddove (per esempio
a sinistra) la Bibbia non andava bene:
"Poi a volte,
sai, come succede... / e abbiamo portato Freud dallo sfasciacarrozze: /
adesso viviamo insieme.
E son molte le
cose che non ho capito: / tra l'altra gente è difficile / anche
prendersi per mano".
La tematica scelta da
Mauro Pelosi era insolita (la coppia gay non era molto benvista
neppure all'interno del movimento gay, all'epoca: era giudicata "un'istituzione
borghese"!) e il tono usato è quello giusto, cioè alla larga
dal patetico o dal piagnucolio.
Pur mancando l'aspetto
rivendicativo (l'io narrante non mette mai in discussione l'opportunità
della scelta di nascondersi, né manifesta mai l'intenzione
di rompere le mura del carcere mentale in cui è rinchiuso) la canzone
denuncia efficacemente una condizione umana difficile, la cui difficoltà
era ignota alla gran maggioranza degli italiani, inclusi i "compagni":
"Da quanto tempo
io ti sognavo, ma non volevo ammetterlo: / avevo troppa paura..."
Purtroppo, nonostante
il coraggio del testo e del cantante sia innegabile, la visione che emerge
dalla canzone era datata già per l'anno in cui fu pubblicata:
dà sì voce alle domande che avevano appena (1971) dato vita
al movimento di liberazione gay, ma senza mai azzardare una risposta, o
anche accennare all'idea stessa che una risposta potesse esistere.
I due amanti sono
soli di fronte al mondo con il loro problema, e tutto ciò che possono
fare è lamentare "Oh, come siamo sfortunati", il che è decisamente
insufficiente. Tanto più che questo è un disco politico,
come dimostrano gli altri pezzi, quindi non si può certo obiettare
che pretendere una risposta politica da un cantautore sia eccessivo. All'epoca
non solo non lo era, ma era il minimo che gli si chiedesse...
Sospetto allora
che sia stata anche questa visione "arcaica" della questione gay
ad aver fatto sì che "Claudio e Francesco" passasse totalmente inosservata
nell'ambito "movimentista" in cui mi muovevo io in quegli anni: e sì
che eravamo affamati anche del minimo cenno in una canzone! Però
eravamo anche molto snob, e forse anche un poco razzisti nei confronti
di chi, come questo cantante, esprimeva visioni del mondo agli antipodi
della nostra...
Peccato, perché
di per sé la canzone è riuscita, pur essendo ovviamente un
tipico prodotto musicale di quegli anni, "datato" fin dal primo ascolto
dalla "schitarrata" cantautoriale.
La musica è
molto semplice, basata fondamentalmente sulla voce e la chitarra, con un
supporto molto discreto di pianoforte, basso e batteria. L'autore è
riuscito nell'intento di scrivere una sorta di "ballata dell'amore della
coppia gay", un intento reso esplicito nel titolo, che richiama la coppia
di "amanti dannati", Paolo
e Francesca, della Divina Commedia, come avrebbero
poi fatto anche Greta
Fornasari nel 2009 con "Paola e Francesca" e Piero
Spina nel 2010, con "Paolo e Francesco".
Nonostante la semplicità,
però, il brano riesce ad essere a tratti anche toccante, e ad attrarre
la nostra simpatia verso la coppia di amanti costretti a nascondere il
loro amore.
Visto che su Youtube
questo brano c'è, mi permetto di suggerire di provare ad ascoltarlo.
Magari con un poco d'indulgenza.
1977 -
Santo & Johnny - "Gay" (45 giri).
(Mai
ascoltata; mi risulta solo che il
45 giri fu pubblicato in Italia).
[Chi
avesse copia di questa canzone, o informazioni più esatte,
è pregato
di contattarmi. Ringrazio in anticipo].
1977 - Squallor - "Unisex"
- da - Pompa.
Nel 1973 aveva iniziato
a pubblicare il composito gruppo degli Squallor, ammucchiata goliardica
di musicisti, compositori e cabarettisti di grido. Prodotti per puro divertimento
(i loro testi sboccati garantivano il bando automatico da parte
di radio e tv) erano però un prodotto professionale, estrema propaggine
un po' più birichina della tradizione del cabaret. C'era perciò
un abisso qualitativo fra i dischi degli Squallor e le musicassette autoprodotte
dei complessi porno-goliardici (alla "Prophilax", per intenderci) che avrebbero
iniziato a proliferare negli anni Ottanta.
Come tutta la goliardia
italiana, anche gli Squallor tendono ad essere fallocratici ed omofobi,
tuttavia ciò che evita loro un giudizio negativo sul loro lavoro
sono gli sprazzi di assoluta genialità delle loro satire ("Gennarino
Primo", cronaca dell'elezione del presunto "primo papa napoletano",
dopo decenni spicca ancora come un assoluto capolavoro).
Inoltre, se i gay
non escono molto bene dalle loro canzoni, gli eterosessuali non vengono
affatto trattati meglio ed escono a loro volta con le corna rotte dal "trattamento
Squallor". In parole povere: ce n'è per tutti.
La presente "Unisex"
è la sboccatissima relazione (raccontata sulla base musicale di
"Fiesta" di Raffaella Carrà - una scelta non casuale!) dell'avventura
di un... cardinale in un cinema:
"Mentre stavo
osservando la pellicola / mi sentii un affare durissimo in mano e lo strettei
fortissimo e lo pigliei" (...)
"Lo portai nella
mia stanza, / lo denudai e lo baciai fortemente su tutto il corpo. Olé.
Olé. Oléee. /
Non si capiva
più niente: lo prendevo da tutte le parti, / nelle narici del nasooo,
/ dentro al buco delle orecchieee, / e anche nel buco del c**oooo! /
Mi faceva impazzire,
era una bella bestia, / era una bestia che spingeva nel buco del c**oooo,
/ lui spingeva e io traivooo... [tiravo, NdR] /
Che bell'uomo,
che era! Calmo ma non troppo, per quando ci voleva".
Eccetera....
1977 - Svampa, Nanni
- "La ballada dei biottòn" - da - Milanese.
Antologia della canzone lombarda. Vol. 11. Al dì d'incoeu.
Descrive alcune
donnine che fanno lo strip tease, e fra queste elenca pure Cona
Baracc, alias Orazio La Brocca, ex pompiere, e ora travestito di ringhiera
(la Bicocca era un quartiere periferico e popolare di Milano, anche se
oggi è stato molto rivalutato):
"Finì
de fa' lo striptease / la Cona Baracc la va a la Bicocca, /
e lì
scendendo dai tacc / la torna a ciamàss [chiamarsi, NdR] /
"Orassio La Brocca". /
Su e giò,
su e giò per i scal, / quand l'era un pompier / faceva la banda.
/
E adess con quater
piumm ner, / tre ròs in d'i man / al ciamen [lo chiamano, NdR]:
"madame!".
1977
- Svampa, Nanni - "Tromboni della pubblicità"
- da - Cantabrassens. Riedito in: W Brassens, 1983.
Traduzione
in milanese d'una canzone di Brassens del 1962 - "Les trompettes
de la renommée".
Presa in giro degli uffici di P.R. delle
case discografiche, a sentire i quali, secondo Brassens/Svampa, varrebbe
la pena di farsi passare per "pederasta" pur di far parlare di sé:
"Forsi per fà parlà la
stampa scandalistica / me toccarà girà con andatura ritmica
/
me toccarà parIà con
l'erre molto moscia / e fà ballà per strada o l'una o l'altra
coscia. //
Podarissi fà de tutt, ma che
salti oppur che donda / per famm passà per vun che sta in su l'altra
sponda /
el servirà a nagòtt,
el serviss pròpi a nient: / ormai vess pederasta l'è pù
inscì sconvolgent").
Beppe
Chierici ne aveva inciso già nel 1969 una versione in italiano -
"Le trombe della celebrità".
1977 - Ugolino - "Il matto" (45 giri).
La canzone parla di una fuga da un manicomio
(siamo a prima della riforma
Basaglia). Spaventato dalla follia della vita quotidiana, alla fine
della giornata il fuggiasco rientra spontaneamente. Tra le esperienze negative,
l'incontro con un "maniaco" che lo ha toccato:
"Ed in quella confusione / ho perduto
il portafoglio, / una moto mi ha sfiorato / e un maniaco mi ha toccato".
Particolare degno di nota: il testo della
canzone è stampato sulla copertina, segno del fatto che per questa
data ormai si riteneva di poter parlare esplicitamente di "maniaci sessuali"
senza più subire ritorsioni.
1977 - Vanoni, Ornella - "Quale allegria"
- da - Io dentro.
Cover della canzone
di Lucio Dalla, dello stesso anno.
La elenco per puro scrupolo di complettezza,
dato che dubito che, una volta interpretata da una donna, le allusioni
gay siano egualmente credibili.
1977 - Vecchioni, Roberto
- "Blu(e) notte" - da - Samarcanda.
Dolcissima canzone
dedicata a Sandro
Penna (di cui cita due versi): la melanconica, dolce protesta d'un
vecchio omosessuale (al pari di Penna, un tantinello pedofilo).
"Hai mai perso
un ragazzo, ragazzo? Ha detto: / "Ciao", è andato, ha detto: "Sono
stanco d'amare". /
È diventato
abbastanza lontano su quella sua / bicicletta. Quand'ero giovane dicevo:
"perduto", / certo piangevo, ma perduto lui ce n'era / un altro; però
da vecchio pesa il respiro: / lo vedevo giocare, lo guardavano tutti. Quante
/ volte ho pensato: "Basta, sto male", quante / volte ho detto: "Basta,
camminami avanti..." /
Ma il fanciullo
che avanti a te cammina / e non lo chiami, non sarà più quello"
".
1977 - Vecchioni,
Roberto - "L'ultimo spettacolo" - da - Samarcanda.
Raccontando una
fantasticheria di ambiente omerico dice anche, parlando di Achille
e Patroclo (senza nominarli):
"Ho visto fra
le lampade un amore: / e lui che fece stendere sul letto /
l'amico con due
spade dentro il cuore, / e gli baciò piangendo il viso e il petto...".
1977 - Virginie
et Barbara - "Viens" (45 giri).
Fin dalla scelta
di una cantante con l'asscento franscese, un maldestro tentativo
di vampirizzare il successo mondiale di "Je
t'aime, moi non plus" di Gainsbourgh e Birkin (1969), cercando di compensare
la mancanza di novità (otto anni dopo!!!) con il "di più"
della tematica lesbica (che all'epoca era in effetti assai ""piccante":
basti dire che dal punto di vista cronologico questa è solo la la
quarta o quinta canzone "a tema" ad apparire in lingua italiana).
Una donna "navigata"
approffita del fatto che la fanciulla inesperta è senza il fidanzato
per sedurla.
Il testo è
parlato sullo sfondo di una base musicale, e non cantato.
Super-trash.
I curatori del canale
Youtube "Le introvabili" mi han scritto aggiungendo che questa canzone
appartiene a un filone (almeno una ventina di esempi!) che hanno
ribattezzato "orgasmo
songs". Aggiungendo:
"È un
filone sotterraneo ma noto della canzonetta dei Settanta. Alla fine, "Buonasera
dottore" di Claudia Mori che cos'era, se non un'orgasmo song, anche
se castigata?
Credo che l'avvento
delle tv private, che gli orgasmi li mostravano esplicitamente, abbia reso
superfluo questo genere, che comunque ha lasciato in eredità anche
dischi di una certa raffinatezza. Tutti eterosessuali, che sappia io, a
parte questo, e Timothy e Luca - Due".
1977 - Zero, Renato
- "Mi vendo"
- da - Zerofobia.
Poi in - Realtà e fantasia, 1979.
Una delle canzoni più note di Zero,
è interamente giocata sul doppio senso: l'io narrante è un
venditore di momenti di felicità ("Io vendo desideri e speranze,
/ in confezione spray"; proprio come un cantante!) ma la canzone gioca
sul fatto che l'io narrante dichiara di vendere non solo questi momenti
ma addirittura se stesso, con frasi a doppio senso come:
-
"Seguimi, io sono
la notte, / il mistero, l'ambiguità! / Io creo gli
incontri!", e in quegli anni la parola "ambiguità"
era molto usata quale eufemismo per "omosessualità".
-
"Non è l'anima tua che io cerco,
/ io sono solo più di te!", dunque se non cerca l'anima, è
il corpo che vuole.
-
"Sono io la chiave dei tuoi problemi, /
guarisco i tuoi mali, vedrai! / (...) / In cambio del tuo inferno
/ ti do due ali, sai!", che è il tipo di promessa che può
fare un prostituto a un cliente difficile da convincere ("Vieni, bello,
che ti farò provare il paradiso, e con me dimenticherai tutti i
tuoi guai").
Ovviamente questo gioco, sul filo del rasoio,
servì egregiamente a creare attenzione e scandalo soffocato attorno
al giovane cantante, che nei decenni successivi non avrebbe mai smesso
di trastullarsi con il detto-e-non-detto.
Il risultato fu tanto soddisfacente per
Zero che nel 1983 Massimo
Morante avrebbe tentato il bis con "Imprevedibile" (prodotta guarda
caso proprio da Renato Zero!), a cui però non riuscì il gioco
di equilibrismo, tanto che la bilancia in questa imitazione pende nettamente
dal lato carnale.
All'inevitabile némesi provvidero
nel 1993 i Gem Boy, con una parodia (in cui l'inespresso viene espresso
fin troppo chiaramente) intitolata
"Lo vendo", lamento d'un ragazzo completamente in bolletta che decide
di vendere ciò che è facile immaginare.
<--- 1976
- vai al - 1978
--->
Inedito.
Quest'opera è
pubblicata sotto una Licenza
Creative Commons "Attribuzione
- Non opere derivate 2.5" Italia.
La
ripubblicazione integrale è consentita a chiunque sotto
i termini di tale licenza. La ripubblicazione parziale è
concesso esclusivamente
previo accordo con l'autore: scrivere
per accordi.
[Torna
alla pagina principale] [Torna
all'indice delle canzonette gay]
[Mandami
correzioni, suggerimenti o proponimi un nuovo link]