Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1978
<--- 1977
- vai al - 1979
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1978
1978 - AA.VV. - Non
stop.
Antologia di sketch
di cabaret dalla trasmissione tv Non stop. Perché sì,
quando Youtube non era neppure immaginabile, il solo modo per poter risentire
uno sketch divertente era ascoltarselo su Lp.
Ora, lo so bene
che questa non è musica, però questi Lp "parlati" erano venduti
nei negozi di dischi e seguivano tutte le regole editoriali del mercato
discografico. Pertanto concederò un lasciapassare almeno a questo
disco, che fra gli altri brani contiene anche:
-
Pellizzola, Renato ("Renato
33") - "Lingua italiana".
Testo recitato (non
cantato) che si diverte a giocare sui doppi sensi. Parlando di calcio e
di un centravanti che
"in un'azione
di contropiede si è liberato del suo uomo"
esecra il fatto di
"liberarsi così
del proprio uomo davanti a tutti, davanti a migliaia di spettatori...".
-
Thole, Ernst - "Una
telefonata".
Thole
(1955-1983) fu un comico cabarettista molto dotato, scomparso prematuramente.
Mise in scena più volte personaggi di omosessuali, descritti con
un umorismo molto camp e molto gay.
Come quello, geniale,
recitato in una
puntata di "Non stop" del 28 dicembre 1978, ed ora visibile su "Youtube":
"So che voi potreste
pensare: 'Questo fa parte di... una minoranza'...
È vero.
[Annuisce con la testa].
Io sono... un
negro. [Ride].
No, non è
vero! [Ride].
È il dubbio
che assale tutti quelli che mi vedono la prima volta e potrebbero pensare:
'Quello mi pare un po'... così'.
E infatti mi
vedono la seconda volta e dicono: 'No: è proprio, così!'."
[Applauso] "Applaudite
alle minoranze etniche? Bravi!".
Il brano presente in
questo Lp è una telefonata tra una madre e una figlia, che s'ispira
in parte all'ormai mitico
sketch della "mamma del gay" di Franca Valeri.
Anche qui abbiamo
una moglie che o non ha capito proprio (o non ha voluto capire) le tendenze
omosessuali del marito, che in viaggio di nozze era tanto ansioso che,
uscito a comprare le sigarette, è stato trovato nudo in un parco
assieme a un gruppo di marinai...
1978 - Bella, Gianni
- "Amico gay" - da - Toc toc.
Mollato dalla sua
lei, il cantante va a lagrimare sulla spalla dell'amico gay, che vive come
cabarettista e, fortunato mortale!, "non si innamora mai".
"Gay, pallido
pierrot, di lei non ti parlerò / tu puoi capirmi oh gay, e consolarmi
/
certo che stasera
un po' confuso e disperato / ti ho cercato come se cercassi lei... /
ma non ti prenderò
per quello che non sei, / amico gay".
Ma perché uno
per poter essere gay dev'essere "pallido" e, soprattutto... Pierrot
(ovvero, pagliaccio)?
E perché
non avere il diritto d'innamorarsi deve essere spacciato per un
privilegio?
Questo è un modo di ragionare tipico
del razzismo: "A loro piace, vivere così".
1978 - Carrà,
Raffaella - "Luca" - da - Raffaella.
Lamento d'amore
(peraltro piuttosto allegro, anzi decisamente umoristico) di una ragazza
abbandonata dal suo Luca, fuggito con un uomo:
"Io lo pensavo
tutto il giorno intero / senza tradirlo neppure col pensiero, /
ma un pomeriggio
dalla mia finestra / lo vidi assieme ad un ragazzo biondo: /
chissà
chi era, forse un vagabondo, / ma da quel giorno non l'ho visto proprio
più".
Una cover è stata incisa dalle
"Hostess di Volo" nel 2005 nella Pride compilation.
Questa è una delle canzoni che mi
sono state segnalate il maggior numero di volte da amici e conoscenti quando
parlavo della mia ricerca sulle canzonette lgbt ("Ma 'Luca' della Carrà
l'hai già messa, in elenco?"), segno del fatto che è
stata molto ascoltata (ne esiste addirittura una versione in spagnolo!),
ed ha colpito la fantasia di molti, nonostante sia un motivetto leggerino
e disimpegnato. O forse, proprio per quello... ;-)
1978 - Cochi e Renato
- "Silvano" - (45 giri). Riedita nel Cd - Le canzoni intelligenti
(2000).
Scritta assieme
ad Enzo Jannacci, che
l'ha incisa per conto suo nel 1980. Si tratta d'un malizioso delirio
nonsense, un gioco che si diverte ad affastellare parole sdrùcciole,
rimproverando un tradimento amoroso a un uomo:
"Silvano, mi
hai lasciato sporcandomi / e la storia del nostro impossibile amore / continua
anche senza di te".
A un certo punto però
il testo apparentemente privo di senso descrive con doppisensi sfacciatissimi
un rapporto sessuale anale (e non ci si faccia ingannare dagli aggettivi
al femminile! Una donna biologica non è fisicamente in grado di
creare "contrattempi alla prostata"!):
"Rino, / sfodera
scuse plausibili, /
gìrati
/ succhia il bisogno del passero, /
lurida, / soffiati
il naso col pettine, ah ah! /
Voltati, / ospita
il nido del rettile, /
guardami, / apprezza
il mio lato più turgido, /
spingimi, / sbattimi
contro gli spigoli! /
Togliti, / c'è
un contrattempo alla pròstata, ahi ahi! /
Stupida, / mi
hai contraffatto le analisi!".
Un piccolo capolavoro,
da ascoltare assolutamente.
I soli Cochi
e Renato hanno reinciso la canzone nel 2007, rimaneggiandone radicalmente
il testo, pur mantenendo il carattere omoerotico del rapporto con Silvano.
1978 - Concato,
Fabio - "Vito" - da - Svendita totale. Anche in 45 giri.
Ricordando con tenerezza
un suo amico d'infanzia, rievoca come una volta furono scoperti e presi
in giro dai compagni per i loro "giochi strani", di cui il cantante
dichiara di non vergognarsi. Finalmente una canzone senza sensi
di colpa!
La canzone ebbe
un seguito nel 1984 con "Ti
ricordo ancora".
1978 - De André,
Fabrizio - "Andrea" - da - Rimini.
Una versione suonata
con l'apporto della PFM in: Fabrizio De André in concerto,
1979.
Bellissima canzone
sul dolore e l'amore di Andrea, che ha perso l'amato (partito soldato e
morto in guerra) e che per questo pensa al suicido. A mio parere una
delle più intense canzoni omosessuali, nonostante tutti
la conoscano e nessuno faccia mai fatto caso all'aspetto omosessuale
della relazione cantata:
"Andrea aveva
un amore, riccioli neri / Andrea aveva un dolore, riccioli neri: /
c'era scritto
sul foglio ch'era morto sulla bandiera / (...) / ucciso sui
monti di Trento dalla mitraglia. /
Occhi di bosco,
contadino del regno, profilo francese; / occhi di bosco, soldato del regno,
profilo francese; /
e Andrea l'ha
perso, ha perso l'amore, la perla più rara".
Curiosamente (a testimonianza
di quanto forte sia stata per anni l'autocensura, che impediva addirittura
di pensare a certi temi), il tema omosessuale di questo testo mi
è stato spesso negato dalle persone - specie omosessuali
- a cui ne ho parlato negli anni; eppure
è stato confermato esplicitamente dallo stesso De André,
che così la presentò in occasione di un concerto nell'estate
1992:
"Questa canzone
la dedichiamo a quelli che Platone chiamava, in modo addirittura poetico,
'figli della Luna': quelle persone che noi continuiamo a chiamare 'gay',
oppure, con una strana forma di compiacimento, 'diversi', se non addirittura
'culi'.
Ecco... mi fa
piacere cantare questa canzone, che peraltro è stata scritta per
loro una dozzina di anni fa, così a luci accese, anche a dimostrare
che oggi, almeno in Europa, si può essere semplicemente se stessi
senza bisogno di vergognarsene".
Una cover è stata incisa da
Sasà Di Donna nel 2005 nella Pride compilation.
Un breve ma simpatico excursus sull'omosessualità
nella canzoni di De André si può leggere qui.
1978 - Di Michele, Grazia
- "Il problema" - da - Cliché.
Secondo il parere
dei curatori del canale Youtube "Le introvabili", questa canzone (che non
rivela mai il sesso della persona a cui l'io narrante si rivolge)
potrebbe adombrare una storia fra due donne. In effetti la circostanza
per cui il sesso del "tu" a cui si rivolge la cantante è accuratamente
occultato porta a sospettare che si volesse celare qualcosa.
Tuttavia
a mio parere questo non basta per qualificare il brano come canzone d'interesse
lgbt: a me pare un eccesso di zelo. Le canzoni che nel testo oscurano il
sesso del/la destinatario/a sono migliaia: se io dovessi elencarle
tutte qui, addio bibliografia sulla tematica esplicitamente lgbt!
Riporto comunque
il parere de "Le introvabili" per dare a chiunque il modo di giudicare
da sé:
"Come nella
canzone Gemma
di Rita Pavone (1990), si sospetta un innamoramento fra donne
per indizi in successione:
L'io narrante
ha convissuto - e forse convive ancora - con la persona a cui si rivolge
(si desume da "invecchiare nella tua stanza" e da "tra i miei stivali e
il tuo maglione", riferito evidentemente ai capi di vestiario ammonticchiati
qua e là in stanze piccole); l'evocazione di sensi di colpa; il
timore di parlare direttamente alla persona nonostante la convivenza; l'assenza
di un impedimento "canonico" (matrimonio, relazione fissa); perfino un
eventuale rifiuto, che costituirebbe "il problema" (appunto), non è
minimamente adombrato".
Chi legge queste righe
ascolti, se vuole, la canzone e decida da sé se trova più
convincente il punto di vista dei miei corrispondenti o il mio.
1978 - Easy
Going - Easy Going.
Disco-music in lingua
inglese, prodotta da un gruppo che prendeva il nome da un
locale gay di Roma (e la copertina dei loro dischi era esplicita
rispetto alle loro preferenze sessuali! Sulle quali oggi in Rete non si
trova più la minima traccia: tutto è stato censurato
dai fans!).
Questo disco, che mescola ritmi da discoteca
con arrangiamenti elettronici, fu il primo successo mondiale (vendette
oltre 500.000 copie) di quella che sarebbe stata chiamata "Italo-Disco"
(musica da discoteca all'italiana).
Questo Ep contiene:
-
"Baby I love you". (Anche
in 45 giri).
A un primo ascolto
(la voce è distorta elettronicamente col Vocoder, e capire cosa
stia cantando in anglo-trasteverino è un'impresa) non sembrerebbe
a tema esplicitamente gay ("Oh baby I need you / Oh baby I love you!").
Ma potrei sbagliarmi. [Se qualcuno fosse in grado d'inviarmi
i testi di questa ed altre canzoni degli Easy going mi farebbe cosa
gradita].
-
"Little fairy". (Anche
in 45 giri).
Testo in inglese
che già nel titolo preannuncia una fairy ("fatina", cioè
"checca"), che è invitata ad essere quello che vuole, uomo o donna
fa lo stesso.
-
"Suzie Q".
Cover in
versione "disco" d'una canzone dei "Creedence Clearwater Revival". Non
ha tema gay.
-
"Do it again".
Il carattere gay
della canzone è fuori da ogni dubbio per la presenza di versi ultra-espliciti
(per allora) come: "Touch me here, touch me there / and turn me"
("Toccami qui, toccami lì, e girami"); "Give it to me, give it
to you" ("Dallo a me, dallo a te stesso"), "You want me, I want
you, deeper" ("Tu mi vuoi, ed io ti voglio, più dentro"); "Inside
you, inside me, on fire!" ("Dentro di te, dentro di me, ardente!"),
ma al solito fatico a distinguere le parole anglo-ciociare, e mi servirebbe
una trascrizione del testo per capirci di più.
1978 - Faust'o
[Fausto Rossi] - Suicidio.
Un Lp di rock d'avanguardia,
che nei testi è aggressivo e a tratti orgoglioso.
Contiene anche canzoni
con tematiche o allusioni omosessuali (poi svanite negli Lp successivi):
-
"Bastardi".
Questa canzone ha
un testo ambiguo (forse "noi" si riferisce ai gay "marginali" e
"voi" alla società dei "normali").
"Noi dormiamo
/ nei vostri sogni / vecchi vestiti / di seta blu. /
Noi solo / bastardi
/ dolci, brillanti bastardi".
-
"Benvenuti tra i rifiuti".
Esaltazione di chi
nella notte corre nel buio "riversando sperma sulle vostre inibizioni":
"Quando cade
la notte / e i vostri sogni si fanno pesanti/ ricchi, poveri politicanti
/ siete figli della merda; /
noi corriamo
dentro il buio / vomitiamo sangue sulle vostre verità. /
Benvenuti tra
i rifiuti / non vi cacceremo via!"
-
"C'è un posto
caldo".
Storia di una riuscita
seduzione ("corruzione") gay:
"Quel giorno
ho visto un mostro / ma non l'ho detto mai, / dopo anni ti ho incontrato
/ hai sorriso e hai detto ciao! / (...) /
Nudo, il suo
corpo nebbioso ondeggiava, / la lingua bagnata di dolce / veleno che mi
penetrava / disse: / (...) /
Resta, c'è
un posto caldo / la gente fuori non capirà / resta, restami accanto.
/ Risposi: Prendimi ancora se vuoi!".
-
"Godi".
È l'esaltazione
della perversione ("la tua ultima occasione / la corretta soluzione
di una vita vissuta a metà") e la presa in giro di coloro che
fanno l'amore di nascosto e pieni di sensi di colpa:
"Godi / però
di nascosto, nel cesso, nel bosco / nell'ultimo posto in cui Dio ti vedrà
/ (...) /
Se ci pensi è
più che giusto che sia così / il regime del consenso è
tutto qui!". (...)
"Non usare il
coito anale per il gusto di far male / fai l'amore con malinconia... /
Non provare inclinazioni,
non avere tentazioni, / che non si accontentino di lei!".
1978 - Malgioglio, Cristiano
- "Maledizione io l'amo" - da - Maledizione
io l'amo.
La canzone non è esplicitamente
gay, grazie a quell'apostrofo bricconcello che non ci permette di capire
se qui si intendesse"lo amo" o "la amo".
Tuttavia, com'era solito fare in quegli
anni (si
pensi solo a "Gelato al cioccolato", edita l'anno successivo), Malgioglio
si diletta nei suoi doppi sensi sessuali:
"Lo so che ha più di un amante:
/ provvederò ad amare qualcosa di nuovo, / e il mio corpo sarà
come una rosa, rosa rossa. / (...)
Maledizione io l'amo, / quando mi vuole,
forse l'amo. / Se poi io odio, io l'amo; / se raggiunge il cuore, come
l'amo. /
Maledizione io l'amo / se mi fa sognare,
forse l'amo. / Perdo il controllo: io l'amo; / se mi fa piangere, io no,
non l'amo".
Richiamo l'attenzione sulla disponibilità
a fare del proprio corpo una "rosa rossa", metafora in uso diciamo almeno
dal XIII secolo, ma soprattutto sul fatto che l'amore sia particolarmente
forte quando l'amato riesce ad arrivare fino al cuore. Metafora che lascerò
spiegare a Sconsolata
(il personaggio creato dalla cabarettista Anna Maria Barbera) che parlando
dell'importanza della sessualità in un suo sketch annotava proprio:
"Amore, amore... Sì, amore... Ma se poi non mi arrivi fino al
cuore...".
E ho detto abbastanza.
1978 - Cecilia - "Les
biches" - (45 giri).
Ci ho messo molto
per capire se questo disco fosse un
prodotto titillatorio (la tipica "orgasmo song" all'italiana) per eccitare
gli eterosessuali, oppure un tentativo serio da parte d'una donna di esaltare
"con le armi della poesia" l'amore fisico fra donne (un tema ancora tabù
nelle canzonette italiane).
Ne ho concluso che
si tratta forse di tutte e due le cose: cioè d'un tentativo
onesto, ma commercializzato in modo atroce dall'editore, nella
speranza di "far cassetta" con il tema "piccante", fermandosi giusto
un millimetro al di qua del confine con il porno-lesbo.
Da qui il titolo
orribile di questa canzone (letto in francese significa "le cerbiatte",
ma se si legge all'italiana...), e la copertina troppo esplicita,
quasi soft-porn.
Anche il testo fluttua
in questo limbo fra pretesa artistico-letteraria, simulazioni orgasmiche
sospirose e musichetta di sottofondo gniii gniii gniii, che dovrebbe essere
romanticamente evocatica, mentre sborda nel kitsch puro e semplice:
"Mai, nessun
uomo mai potrà amarti così! / Dammi le tue mani, / senti
la mia pelle di donna: / è come la tua! /
Guarda! / I tuoi
piccoli seni / come sorridono ai miei: / li senti?"
E dopo queste "istruzioni
per assemblare un coito lesbico verbale", arrivano i sospiri orgasmici
e i riferimenti al "mio piccolo nido che dà calore" che è
"come un fiore aperto: ha sete di te, della tua bocca! Dissetalo e bevi!"...
e qui preferirei astenermi dal proseguire.
Grazie per la comprensione.
1978 - Cecilia - "Ninna
nanna di Saffo" - (45 giri).
Retro di "Les biches".
Un'altra "orgasmo
song" che mette un scena una donna che verseggia sul corpo della
sua amante addormentata.
Io la trovo spaventosamente
kitsch, di un gusto terrificante, ma chissà se era
insincera chi ha creato questa poesia lesbica (dozzinale), recitata con
pomposa enfasi attoriale (l'incisione sembra un saggio di scuola di recitazione)
su sottofondo di musichetta romantica.
Forse chi ha prodotto
questo 45 giri era davvero convinto di fare qualcosa di bello e importante.
E forse a qualcuno sarà anche piaciuto...
Però io lo
trovo lo stesso di un gusto terrificante:
"A lungo sai,
io ti ho cercata: / io ero come una farfalla imprigionata. / Non lo sapevo,
/ ma in qualche mio sogno oscuro, / io ti cercavo! /
E sei tu, ora,
la mia creatura, il mio peccato, la mia preghiera! /
Amami, àmami
sempre così, bambina mia: / non avere paura! /
Ecco! Mi senti?
/ Accarezzo la tua pelle, / ed è come se accarezzassi... il cielo...
la sua purezza! / E gli angeli, sai, non accusano mai di scandalo. /
Tu, ed io: /
la tua mano di donna, / nella mia mano di donna: libere! libere! libere..."
Sembra una poesia di
Solange...
Peraltro neppure a lieto fine:
"Domani, quando
ti perderò, / e le mie braccia resteranno sterili,
/ come una culla vuota"...
Perché l'amore
lesbico, si sa, è sterile, "come una culla vuota", ed è destinato
a finire presto...
Mi risparmio ulteriori
commenti.
1978 - Pravo, Patty
- "Pensiero stupendo"
- (45 giri). Poi nell'Lp - Miss
Italia.
Una delle canzoni
più celebri di Patty Pravo, se non addirittura il suo "cavallo di
battaglia" tout-court.
È la simpatica
e disinibita descrizione d'un rapporto sessuale fra "lui" e "lei" in presenza
di un'altra "lei":
"E tu / e noi
/ e lei / fra noi. /
Vorrei, / vorrei,
/ e lei adesso sa che vorrei. /
Le mani, / le
sue, / e poi un'altra volta noi due: /
vorrei per amore
o per ridere / dipende da me".
Il brano è stato
interpretato anche da Dolcenera
nel 2005 (pure
in duetto con Loredana Bertè), dai La
Crus nel 2001 (che nel video l'hanno genialmente trasformata
in un rapporto fra due "lui" ed una "lei"!) nonché reinciso
in un nuovo arrangiamento da Patty Pravo nel 1997.
1978 - Simone, Franco
- Paesaggio.
Contiene le canzoni:
-
"La ferrovia" (anche
su 45 giri).
Una canzone bellissima,
sia nella musica che nel testo, che descrive il processo del "venir fuori"
in un ragazzo gay di provincia:
"Appoggiato a
quel muro tra un chiodo e una scritta, / guardando i compagni miei / rincorrevo
il coraggio di essere uguale / a quegli altri davanti a me". (...)
"Che sforzi per
potersi liberare, / per dare un senso al tutto, per capire / che quel sesso
parlato, temuto / poteva essere felicità".
Infine la liberazione
nella fuga:
"E mi ribellai
/ guardai nel fondo di me stesso / e mi ribellai / ma io non parlai / cambiai
soltanto abitudini e gente / e me ne andai".
Antonino
Inguì ne ha inciso una cover sulla Pride
compilation nel 2005. Ne consiglio decisamente l'ascolto.
-
"Gocce".
La canzone affronta
un tema ben noto nella canzone a tematica lgbt: l'amore condannato a non
poter essere mostrato al mondo (si veda, ancora di recente, "Segreto"
di Letizia Contadino, 2008, o "Segreto"
di Alessandra Amoroso, 2009):
"Ed è
così che vive questo amore / nascosto per paura di morire"...
Franco Simone ha saputo
trarne, anche grazie a una musica molto discreta, quasi minimalista (voce
e pianoforte solo), un piccolo gioiello intimista, sommesso e in apparenza
dimesso. Mentre invece a ben guardare il testo si rivela tanto romantico
("conservo a gocce nella mia mente / la tua presenza, le tue carezze
/ perché mi basti pensarti appena / quando non ci sei") quanto
sbarazzino nei doppi sensi, allusivi al rapporto orale: "Raccolgo
a gocce / il tuo piacere / (...) / bevendo il gusto / della tua
pelle".
Una canzone molto
riuscita, a mio parere, e degna d'essere riscoperta. Ne consiglio l'ascolto.
-
"Ogni giorno nuovo".
Orgogliosa affermazione
del proprio diritto a scegliere da sé la propria vita evitando "il
grigiore, la normalità". Nulla di più chiaro di
così, però questo è il tono più esplicito raggiunto
da questo cantante, che nelle opere successive rinunciò completamente
al gioco dei testi decifrabili anche in chiave gay.
"Quand'anche
mi dicessero: "Hai sbagliato / da oggi andrebbe tutto riveduto" /
sorriderei a
chi non ha capito / che questa vita l'ho voluta io".
1978 - Le
Sorelle Bandiera - "Fatti più in là" e "No, io non ci
sto" - (45 giri).
Le "sorelle Bandiera"
furono il primo gruppo di travestiti ad ottenere un enorme (per
quanto effimero!) successo di pubblico attraverso la televisione ("Fatti
più in là" fu la sigla della trasmissione tv L'altra Domenica).
In realtà
si trattava più di attori cabarettisti che di cantanti, visto che
tutte le loro canzoni furono sempre incise dal complesso delle "Baba Yaga".
Segnalo questo disco
solo come curiosità, anche perché le Sorelle Bandiera si
guardarono sempre bene dal toccare in qualunque modo il tema dell'omosessualità.
1978 - Squallor - "Radiocappelle"
- da - Cappelle.
Non ce la faccio. Gli Squallor sono degli
stronzi maschilisti e omofobi, ma porca miseria, anche quando stanno sparlando
di me e mi stanno trattando secondo i peggiori canoni omofobici, riescono
lo stesso a farmi scoppiare a ridere!
Come in questo brano, che descrive una
fantomatica radio privata gestita da gay, secondo i canoni di quello che
gli eterosessuali fantasticavano dovessero essere i gay. (In effetti il
brano è divertente anche perché mostra gli omosessuali che
ragionano e si comportano come eterosessuali).
A differenza di quanto avviene nelle normali
presentazioni stereotipate, qui non s'insiste sull'effeminatezza e la "scheccata",
semmai, i gay sono caratterizzati da una continua ossessione erotica,
dato che alla fine tutti i loro discorsi vanno a parare "lì".
Il brano è purtroppo invecchiato
qua e là perché prende di mira personaggi d'attualità,
ma va comunque segnalato il fatto che questa è una delle prime canzoni
(se non la prima) non prodotte da gay a citare l'esistenza del neonato
(1971) movimento gay, il Fuori!:
"E vogliamocelo fare tutti quanti un
po' in mano, oggi? Vogliamo che tutti ci divertiamo un po', oggi? Con i
nostri dischi gay, con la musica nostra, del movimento Fuori-iiih?
Primo posto, oggi: "Siamo i figli delle
triglie", cantata da Truttruttruttruttrù" .
(Qui c'è una perfida frecciata a "Figli
delle stelle" di Alan Sorrenti (1977), che veniva preso in giro perché
cantava in falsetto).
"E al primo posto ancora, esequio:
"Vieneme 'nc...uollo", cantata da Gennaro Piedepuorco Spiezzettito. Un
gay napoletano: ci fa sempre comodo uno del Sud: il problema del Mezzo-Giorgio!".
(...)
Il famoso cantante folk, Zucculone,
è entrato di prepotenza... mi fa ridere perché lo conosco:
è un mio amico, è del mio quartiere, abita vicino a me. L'ho
fatto entrare io di forza: mi ha dato una moooossa, l'altra sera... Che
giuggiolone, voglio mandargli un bacino a questo qui: pciù, pciù,
pciù!".
Il testo da solo non rende il carattere del
pezzo (recitato su un sottofondo rock-and-roll tutto sassofoni e tastiere),
che "regge" anche per la bravura cabarettistica della voce recitante, piena
di moine e invenzioni spassosissime, sempre sul filo del nonsense
e del pazzo divertimento fine a se stesso.
In effetti ciò che ha permesso
agli Squallor di durare negli anni è stata sicuramente la professionalità
dei loro dischi: erano infatti tutti professionisti dello spettacolo, e
non ragazzini che tenevano in mano una chitarra da due o tre mesi, come
accadde successivamente nei troppi gruppi di "rock demenziale-goliardico".
E la differenza si nota.
1978 - Tich,
Andrea - Masturbati.
Fra le canzoni di
questo album, provocatorio fin dal titolo e sperimentale, si segnalano,
per la tematica gay o la presenza d'allusioni omosessuali, i brani:
-
02 - "Lettera". Lettera
a un amico/amante. "Ma di questi fatti ne riparleremo quando verrò,
/ a proposito del tuo segreto / non ne ho mai parlato sai?".
-
03 - "La primavera nel
bosco". La canzone si conclude con questa frase:
"Ma non state
lì impalati, piuttosto ditemi: / dove si batte in questo bosco dell'ostia?"
-
04 - "Porta i fiori".
Anche se devi andare al cimitero a trovare i tuoi morti, dopo averlo fatto
vieni con me al mare:
"scoprirai che
il tuo corpo vibra se il cervello vuole. / Linfe calde ma salate / si spargeranno
sugli scogli".
-
06 - "Il candidato".
Il candidato, finito il comizio, corre a far la spesa per una festa che
prepara per la sera: "balletti
verdi e
danze sfrenate / questa notte faremo".
Quando all'improvviso si accorge di una cosa: "Hiii, ho dimenticato
i finocchi".
-
08 - "Uccello". Apologia
neanche tanto velata del membro virile,
l'"uccello più
sacro / che mai abbia visto nella mia vita, / tante qualità, ma
tutti più o meno uguali".
-
09 - "Paese". Contiene
un'avance: "Vuoi far l'amore con me? / Vieni, sono molto eccitato".
1978 - Timothy &
Sarah - "Tre
in amore" - (45 giri).
Allora: Claudia,
fidanzata di Timothy, gli infila nel letto l'amica Sarah e scatena un rapporto
a tre, per un motivo che mi sfugge, dato che Timothy provvede subito a
dire "Ti amo" a Sarah, scatenando l'immediata gelosia di Claudia ("Sei
un bastardo! Maledetto!").
Timothy prima s'incazza
e vuol scacciare Claudia, poi si calma e s'affanna a meritarsi il perdono
usando il suo giovane e virile corpo, e da qui in poi è tutto un
sospiro, un gemito e un garbuglio, con il sottofondo d'una musichina "romantica"
con plìn plìn di chitarra e fiuu fiuu di flauto, secondo
il modello collaudato di quelle che molto opportunamente sono state soprannominate
"orgasmo songs".
C'è però
un piccolo dettaglio che rischia di sfuggire, in questo rotolar di corpi:
verso la fine Timothy invoca il nome di Sarah, e immediatamente Sarah invoca
il nome di Claudia. Dimostrando che forse non era stato il desiderio
di Timothy a spingere Sarah ad acconsentire al rapporto a tre...
1978 - Vecchioni, Roberto
- Calabuig,
Stranamore e altri incidenti.
Contiene tre canzoni
che occhieggiano al nostro tema:
-
"A te". Malinconica
ed ambigua canzone rivolta al figlio (o figlia?) di una amante:
"A te che non
c'è un uomo / a cui non hai creduto, / amando il suo dolore / anche
se si era addormentato, /
a te che nascondevi
/ ridendo la paura / che fosse solamente / un'avventura"...
-
"L'estraneo (infiniti
ritorni)". Contiene due incisi molto alla Sandro Penna:
"Sotto i portici
di Toledo / ho preso un bimbo nero per la mano / e mi portavano lontano
i suoi occhi",
e:
"Ho imparato
le mille posizioni / fra le gambe di donne e di bambini, / le loro bocche
come fiori".
Se la prima frase potrebbe
essere presa in senso "paterno", la seconda ha un inequivocabile significato
sessuale. E mi chiedo come abbia potuto Vecchioni cantare questi versi
senza essere mai linciato...
-
"Stranamore". Le strane
vie dell'amore:
"E lui che torna
a casa sbronzo / quasi tutte le sere, /
e quel silenzio
tra noi due che sembra non finire / quando lo svesto, lo rivesto e poi
lo metto a letto, /
e quelle lettere
che scrive e poi non sa spedirmi: / forse non lo sai ma pure questo è
amore".
Il testo è audacissimo,
ma siccome potrebbe benissimo adattarsi alla situazione d'un figlio alle
prese con un padre con il problema dell'alcolismo, nessuno vi ha mai trovato
alcunché di strano.
Ma sul fatto che
Vecchioni in quegli anni amasse giocare sul filo dell'ambiguità,
non ci sono dubbi: lo dimostra proprio la quantità delle sue canzoni
di quel periodo che è possibile leggere in chiave gay (cosa che
nella produzione degli anni più recenti è venuta meno).
1978 - Venditti, Antonello
- "Giulia" - da - Sotto
il segno dei pesci.
Una donna è
contesa fra un uomo e una donna, e la vittoria sembra arridere a quest'ultima.
"Giulia ti accarezza
/ Giulia lotta insieme / Giulia parla anche per te /
è Giulia
che ti tocca / è Giulia che ti porta / via da me / (...)
ma lei è
solo un po' confusa / e ti prego non portarla / via da me".
1978 - Zero, Renato
- Zerolandia.
Contiene:
-
"Sbattiamoci!" (anche
su 45 giri).
Il protagonista
della canzone si dedica con entusiasmo alla seduzione d'una focosa fanciulla:
"Dai su... sbattiamoci!
/ Tanto per conoscerci di più. /
Dai su, perquisiamoci
/ sulle reti morbide / con un dolce su e giù!".
Ma ecco la "tragica
scoperta":
"Non ci sbattiamo
più. / Non potevi dirmelo, anche tu, / che ti chiami Massimo, /
è uno scherzo pessimo: / vatti a farti sbattere più giù!".
-
"Triangolo"
(anche su 45 giri).
Una delle canzoni
più note di Zero.
Racconta l'angoscia
e i dubbi d'un "vero maschio eterosessuale" di fronte alla richiesta della
sua ragazza di fare l'amore a tre assieme a un altro uomo:
"Ora spiegami,
dai! / l'atteggiamento che dovrò adottare... / mentre io rischierei,
/ di trovarmi al buio fra le braccia lui... / Che vuoi... non è
il mio tipo!!".
Ma alla fine, dopo aver
gustato il frutto proibito, il protagonista della canzone conclude concedendo:
"Il triangolo io lo rifarei, / lo rifarei!".
<--- 1977
- vai al - 1979
--->
Inedito.
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