Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1983
<--- 1982
- vai al - 1984
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1983
1983 -
Alice - "La canzone più bella" - da - Falsi
allarmi.
Insolita
canzone, anomala sia per la musica "minimalista" che per il testo poetico,
dedicata all'amore fra donne.
"E
la sala è vuota / e le due donne ballano / senza musica,
uniche! /
Delicate e inafferrabili
si muovono / e la luna è già più bella! /
Poi ti prendono
per mano e con amore ti / fanno ballare la canzone più bella: /
il battito del loro cuore!".
La situazione non è molto chiara, anche
perché la cantante (ma secondo
LesWiki l'io narrante è un uomo) si rivolge a un uomo, suo amico,
dicendogli:
"Sei esasperato ma, credimi / oh, se
non vuoi convincerti, / guardale e capirai".
Forse la cosa di cui deve "convincersi" l'uomo
è la bellezza della scelta "diversa" compiuta dalla sua (ex) ragazza?
Lascio agli ascoltatori l'interpretazione di questo testo, alquanto criptico...
1983 -
Barra, Peppe - "Aitàno" - da - Peppe
e Barra (musicassetta venduta al botteghino degli spettacoli di
Barra).
Reincisa
con arrangiamento diverso in: Mò
vene, 1992.
Canzone di De Simone, in napoletano, tratta
dallo spettacolo Peppe & Barra, e dedicata a una "femmenella"
(travestito) napoletana.
Tutti ridono quando ti vedono passare,
gli dice il cantante: "Na femmena vera è cchiù masculo
'e tté".
Gaetano fa la sua vita di prostituto,
finché viene accoltellato; la gente allora, insensibile e indifferente
ai drammi altrui, va a giocarsi al lotto i numeri del delitto: "tutta
a ggente cca 'a verette / è curruta a sse juca'!"
Non avendo trovato il testo, non sono
in grado di decifrare ulteriormente al solo ascolto il napoletano stretto
usato dal cantante. [Sarò grato a chi fosse così
gentile da inviarmi
una trascrizione].
1983 -
Battiato, Franco - Orizzonti
perduti.
L'approccio
alle tematiche ed atmosfere omoerotiche è
caratterizzato in Battiato da un'ambiguità studiata e assoluta.
Solo chi sia gay e intenzionato a decodificare le atmosfere e i testi,
riesce a percepirlo, mentre al grande pubblico l'idea stessa che Battiato
abbia alluso al tema appare semplicemente ridicola.
In
questo Lp ci sono però ben tre testi con doppi sensi o ambiguità:
-
"Campane
tibetane".
Contiene
le seguenti parole un po' ermetiche, ma non troppo:
"Le
scampagnate alle cascine, / nei circoli creativi, / partite all'oratorio
/ (...) /
Marinavamo
dietro la scuola, / entrando in punta di piedi, / letti di ottone a baldacchino...
/
non
scorderò, non scorderò".
-
"Un'altra
vita".
Una
canzone d'amore molto sui generis, in cui si nomina un "tu" a cui
"si vuole bene", ma senza specificarne mai il genere.
L'ascoltatore
abituato all'assenza d'indicazioni di genere nelle canzoni omoerotiche
di quei decenni è quindi portato a decodificarla in questo senso:
del resto Battiato è sempre attento a lasciare indefinito il genere
delle persone a cui l'io narrante si rivolge nelle sue canzoni d'amore.
-
"Zone
depresse".
La
frase "Mi regali ancora / timide erezioni" è perfettamente
ambigua, in quanto non permette di chiarire se il "regalo" stia nel fatto
di causare erezioni all'io narrante, o se stia piuttosto nelle erezioni
che la persona in questione procura a se stessa perché ne goda l'io
narrante.
L'affettuoso
aggettivo "timido" mi fa propendere per la seconda ipotesi (altrimenti
sarebbe un rimprovero: in parole povere vuol dire "riesci a farmelo
rizzare solo a metà" e questo non è decisamente un
apprezzamento!). In ciò sono confortato dalla frase "guardavo
di nascosto i saggi ginnici nel tuo collegio", che assume un significato
preciso notando che la realtà descritta da Battiato è quella
arcaica, omosociale: Donne sotto i pergolati..., uomini seduti
fuori dai caffè. Dunque, nel periodo in cui le ragazze non facevano
certamente ginnastica assieme ai ragazzi...
1983 -
Bella, Gianni - G.B. 1.
Il
tema omosessuale sembra affascinare, in questo Lp, Gianni Bella, che lo
tratta in ben tre canzoni:
-
"Il
patto". (Anche su 45 giri). Un prostituto parla con Dio, e accetta di cambiare
vita, a patto che l'amore da quel giorno entri nella sua vita:
"Ho
venduto ormai / persino la mia dignità / sopra i marciapiedi / di
questa orribile città. /
Non
l'ho fatto per denaro / né per evitar lavoro: / solamente perché
son solo, / troppo solo. / (...) /
Ho
bisogno d'amore / se Tu vuoi che creda in Te".
Questa
canzone, dal motivo gradevole e orecchiabile, è stata portata al
successo dalla sorella di Gianni Bella, Marcella Bella, ma ovviamente cantata
da lei la tematica omosessuale svanisce completamente.
Una cover è
stata incisa da Leandro nel 2005 nella Pride compilation.
-
"Io Signore".
Ricordo di aver discusso con alcuni amici
sul senso da dare all'appellativo utilizzato dall'io narrante: "Signore",
o "signore"?
In altre parole, l'io narrante sta parlando
a Dio, oppure più banalmente a un essere umano, un ricco cliente,
chiedendogli un segno tangibile del suo amore?
Io ero per la "s" maiuscola (non ho mai
saputo che i prostituti chiamassero "signore" i clienti): questa è
una sorta di preghiera in musica, come lo è "Il
patto". Ma siccome quando lo dicevo mi si faceva notare che, giusto!,
"Il patto" è la preghiera d'un prostituto, ciò dimostrava
che Gianni Bella era ben capace d'infilare in una canzone questo argomento
"scabroso".
La prova del nove, secondo i miei opponenti?
L'io narrante chiede di conservare o avere solo cose relative a uno stile
di vita e per nulla "trascendentali": "l'amicizia e ballare / amo anche
stare insieme a parlar, / camminare per le strade di notte", "qualche
amico, una donna" (a un prostituto una donna è concessa: lo
rende più "maschio"!) "una vita / qualche lira di più
se tu vuoi / camminare tutto nudo per casa / (...) / possedere
qualche ruota e un motore". E qui: "Ma lo hai capito o no? Vuole
farsi fare la moto, il furbo!").
Quindi la preghiera è in realtà
una richiesta d'aiuto a mantenere lo standard di vita, almeno finché
l'io narrante sarà giovane e potrà esigerlo:
"Io Signore amo molto la vita / e vorrei
restare sempre così: /
gli anni miei, gli anni verdi soltanto,
/ se tu puoi, fammi segno di sì. / (...) /
E dammi un segno del tuo amore / per
me esisti solo tu".
Il risultato della discussione fu che ciascuno
rimase della propria idea... Ed io continuo a pensare che la canzone
non abbia un tema gay.
Tuttavia è comunque interessante
ricordare come nel 1983 una parte del pubblico, nel mondo gay, arrivasse
a leggere un sottotesto omosessuale anche in una canzone del tutto "innocua"
come questa.
Era il risultato dalla guerra tra la censura
e la voglia degli artisti di parlare di argomenti tabù, contando
sulla complicità d'un pubblico che a sua volta desiderava argomenti
nuovi. Da qui l'uso di doppi sensi, allusioni, significati "in codice",
la cui chiave era poi rivelata "di bocca in bocca", al di fuori dei canali
sui quali la censura aveva il controllo.
-
"La vela".
Una canzone volutamente ambigua perché parla di un uomo che fugge
sempre da chi lo ama, però è cantata da un uomo... in nome
di una "lei":
"Vecchio
caro smemorato / questa volta so che sei / per davvero un po' smarrito.
/ Sulla barca, indaffarato, / lasci il porto: dove vai? / Fuori il mare
si è gonfiato".
E infine:
"Bentornato
sporcaccione / ancor tu nelle mie braccia: / sì, è grande
l'emozione, / però in te non lascia traccia".
1983 - Di Michele, Grazia - "Ragiona col cuore"
- da - Ragiona
col cuore.
Una delle più bella canzone lesbiche
cantate in lingua italiana. Non tanto per la musica (che è essenziale
fin quasi alla povertà, e collocata senza alcun guizzo innovativo
all'interno della tradizione della canzone melodica all'italiana), quanto
per il testo.
Il quale dà voce, in modo diretto
e coraggioso (e assolutamente insolito, per quegli anni!), allo sconforto
d'una donna abbandonata dalla sua partner, che ha scelto il conformismo
e deciso di "rientrare nei ranghi" sposandosi:
"Chiara questa io non l'ho capita /
sull'altare un altra recita / un coltello dentro il cuore / e un bouquet
tra le dita.
Chiara non ricordi quella sera / fiamme
le tue mani su di me. /
Chiara quel tuo viso angelico / era
inferno per me".
Il messaggio implicito che era ovvio per qualsiasi
ascoltatrice o ascoltatore omosessuale, anche se non viene mai esplicitato
a parole, è che non è possibile rinnegare la propria natura,
cosicché il matrimonio per una donna lesbica non è altro
che una recita (e
andatelo a spiegare a Povia...).
L'io narrante invita perciò Chiara
ad essere meno calcolatrice e a "ragionare col cuore", ricordando
che il giorno in cui si sentirà sola "nella
sua casa di bambola", l'io narrante sarà pronta a
riaccoglierla fra le sue braccia.
Il testo, prudentemente, evita qualsiasi
cenno diretto alla sessualità, ma permette di capire ugualmente
che la fisicità è esistita, alludendo al fatto che le due
donne hanno dormito assieme, e in quell'occasione c'era stata "la tua
mano tra i miei capelli"...
Adottando un tono dimesso, ma franco e
diretto (e non strillato, ma ambiguo e reticente, come quello scelto fin
dal 1979 dalla Nannini) Di Michele riuscì ad evitare reazioni inconsulte
e levate di scudi per questa sua coraggiosa canzone, ma solo al prezzo
di passare piuttosto inosservata.
Se infatti questa canzone figura tra le
più amate dalla comunità lesbica italiana di quegli anni,
non ha però mai acquisito lo status iconico di certi brani
della Nannini. Forse la comunità lesbica gradiva qualcosa di meno
sussurrato e più strillato, o forse alla lunga quella della Nannini
si dimostrò una politica di marketing più adatta al
momento, oppure il problema fu ancora più banale, se ha ragione
Wikipedia che
afferma senza mezzi termini che questo album fu "distribuito poco
e male". E all'epoca, non essendoci Internet, poche copie in giro significavano
poche persone che riuscivano a conoscere la canzone.
Ad ogni modo la De Michele nel 1993,
con "Gli amori diversi" e una promozione stavolta decisamente sfacciata
(si fece anche fotografare nella vasca da bagno assieme a Rosana
Casale) si sarebbe presa la rivincita.
Entrando
così a far parte, assieme a Geraldina
Trovato e Paola
Turci, della trimurti delle Sacre Icone Musicali delle mie amiche
lesbiche negli anni Novanta (ovviamente accanto a Gianna Nannini, che però
stava in un pantheon speciale tutto per sé).
1983 -
Eu's arse - "L'omosessualità non è un reato" - da - 1981-1985,
pubblicato nel 2002.
Brano
punk, registrato live nel 1983 ma pubblicato solo nel 2002, che,
tra un gran chiasso di chitarre che si scassano, vede il solista strillare
come uno strafatto in rota il titolo della canzone. Nient'altro.
Nella
sua inconsistenza il brano è comunque interessante, se non
altro per notare come su un tema "controverso" come l'omosessualità,
sul quale in quegli anni all'estero era
fiorita tutta una produzione queercore (cioè gay-punk),
in Italia questi signori punk di "Eu's arse" non avessero assolutamente
nulla, ma proprio nulla, ma davvero nulla di "trasgressivo" da dire...
La situazione equivale a quella di chi
scrivesse una canzone sullo stupro, e poi cantasse dall'inizio alla fine
la frase: "Lo stupro è un reato". E quindi?
1983 -
Jaco D. (pseudonimo, secondo
questo sito, di Giancarlo D'Auria, alias Gigi Pascal, alias Jaco) -
"Un ragazzo particolare" - (45 giri). Poi nel Cd - Cavaliere
che vai.
Canzoncina
leggerina, ma allegra e briosa, che incita un ragazzo a non farsi condizionare
dalle male parole della gente grigia: lui è un ragazzo "particolare"
e deve essere orgoglioso di essere così speciale, e di portarsi
l'allegria nella vita come tutti i ragazzi "particolari"...
Il
prodotto è decisamente ruspante, a iniziare dal termine "particolare",
derivato dal romanzo Le amicizie particolari,
che negli anni Settanta fu usato come eufemismo per "omosessuale", soprattutto
nei piccoli annunci, dove la parola "gay" era tabù. In questo senso,
questo 45 giri è un epigono, rappresentando lo scatto d'orgoglio
di un paroliere che però, culturalmente, era ancora fermo al decennio
precedente.
Ovviamente
non è solo questo ad avere ostacolato il travolgente successo mondiale
di "Jaco D.", dato che il prodotto in sé è orecchiabile e
nulla di più. Oggi forse Jaco D. andrebbe al Grande Fratello
o ad Amici, dove troverebbe il tipo di pubblico adatto al suo prodotto...
ma la storia non si fa coi "se".
1983 - Jaco D. - da - Cavaliere che vai.
Contiene diverse canzoni a tematiche omosessuali
(oltre ad alcune a tematica eterosessuale). Una divertente recensione dell'intero
Lp si
trova sul sito "Orrore a 33 giri". Se ne veda:
-
01 - "Un ragazzo particolare" (già
recensito a parte).
-
02 - "Vieni".
Una canzone estremamente bizzarra, direi
anche "sbalorditiva". In essa infatti l'io narrante si rivolge a un uomo
invitandolo ad andare a vivere con lui, elencandogli i vantaggi economici
che ne otterrà se dirà di sì, vantandosi di essere
molto ricco e molto generoso (un termine che a furia di annunci
di giovanotti che cercano "maturi generosi" ha assunto un certo qual significato,
nel mondo gay):
"Ma cosa ci fai fra debiti e guai /
se dietro a una porta c'è già una carrozza? /
Vieni, è tempo di cambiare,
/ alzati e vieni! / Non far lo scemo, vieni, / non vergognarti, vieni!
/
Ti faccio andare dal sarto / il più
rinomato / per farti vestire / con raffinatezza, /
e dall'estetista / per farti curare
/ la pelle del corpo / che hai trascurato! /
Vieni, è questa l'occasione!
/ Copriti e vieni, non far lo scemo!"
L'invito "copriti e vieni" indica senza possibilità
di dubbi che il destinatario (che è sdraiato perché deve
"alzarsi" e nudo perché deve "coprirsi") è stato "collaudato"
a letto prima dell'offerta.
Io sono sbalordito di fronte alla sfacciataggine
di una canzone come questa, ma Jaco D. evidentemente la trovava sufficientemente
normale da renderla pubblica...
-
03 - "Balletto". La
canzone non fa mai riferimento al genere della persona a cui si rivolge,
che è genericamente invitata a lanciarsi senza più remore
nella danza d'amore:
"Prendimi, toccami,
volgimi, / spogliami, stringimi, coprimi, /
siamo i primi
ballerini / nel balletto dell'amore".
-
05 - "Mi spogli e poi".
[Commento
da "Le introvabili": Non è chiaro il sesso della persona a cui si
rivolge. Il testo della canzone non riesce a dire nulla di più profondo
del titolo].
(Commento
ancora da scrivere).
-
06 - "Cavaliere che
vai".
[Commento
da "Le introvabili": Strane metafore, in scena un cavaliere e un re che
perde il regno. Non ci ho capito granché, sembra comunque che voglia
parlare di una relazione d'amore con un uomo, terminata].
-
07 - "Non ce n'è uno".
(Commento
ancora da scrivere).
-
08 - "Questa sera gelosia".
[Commento
da "Le introvabili": L'io narrante è pronto per una serata con una
persona di cui non è specificato il sesso ma... lo/la sorprende
mentre sta ballando con un altro. Descrizione della scenata di gelosia:
"butto a terra i gioielli che tu mi hai regalato" (forse l'io narrante
è una donna?). Le rime sono rubate a "Gelosia" di Bobby Solo].
(Commento
ancora da scrivere).
-
10 - "Testamento". [Commento
da "Le introvabili": In caso di non-notizie per più di un anno,
tutti gli oggetti appartenuti in vita all'artista dovranno essere donati
all'"amico del cuore". Eufemismo, ovviamente, per qualcosa di più].
(Commento
ancora da scrivere).
1983 -
Malgioglio, Cristiano - ''L'importante è finire'' - da - Bellissime.
Scritta
da Malgioglio per Mina, che ne fece un successo nel 1975, la canzone (censurata
dalla Rai per il testo sessualmente allusivo) non ha tema gay.
Quando
però Malgioglio l'ha cantata di persona nel 1983 senza cambiare
il genere (maschile) della persona a cui si rivolgeva, il tema gay è
venuto fuori... o meglio, tornato fuori, trasformando in doppi sensi
allusivi frasi come:
"Ha
talento da grande lui / nel fare l'amore / sa pigliare il mio cuore"...
E certo!
"Vieni qui, che ti do via il cuore!".
1983 - Mastelloni, Leopoldo - "'O femmenello
'nnammurato" - da - Cammurriata.
Cammurriata
era un spettacolo teatrale scritto nel 1981 da Giuseppe Patroni Griffi
per Leopoldo Mastelloni.
Si tratta di brani in parte in parte cantati,e
in parte recitati con un commento musicale di sottofondo (quello
di questo brano è Astor Piazzolla).
Tuttavia, dato che su Youtube se ne trovano
video realizzati con un audio di buona qualità, ne deduco che dev'esserne
esistita un'incisione, per quanto in Rete non se ne trovi traccia. Era
infatti abbastanza comune all'epoca vendere, all'uscita dello spettacolo,
un Lp o una cassetta con la registrazione.
Questo brano si può ascoltare su
Youtube su un canale decisamente molto bene informato su Mastelloni, che
è facile immaginare gestito da qualcuno molto vicino a lui, data
la quantità di inediti o tracce rare che mette a disposizione. Il
commento specifica che "'O femmeniello" era inizialmente compreso nella
spettacolo, ma che ne fu espunto dopo alcune repliche per le proteste da
parte degli spettatori, che non l'avevano gradito.
Il brano, in napoletano, è il monologo
di un "femmenella" che cerca di convincere il suo amato (che si vanta d'essere
un boss camorrista), ad aprire la patta, alla ricerca di ..."un po'
dde ppoesia, e basta".
"Spòntate 'a vrachetta / che
me ne fotte a mme / si si' 'o capo d' 'o racketto /
nun te voglio fa' niente / ce voglio
mettere sulo 'a man' 'a rinto / mmiezz' 'o velluto morbido ca tieni… /
e spuntatela, ja'!"
Salvo scoprire che il tanto concupito maschione
"nun capisce 'e ffinezze" e si toglie i pantaloni, pronto a farsi
praticare un rapporto orale. Con disperazione del femmenella, che
vede rovinata tutta la "poesia".
Per apprezzarlo bisogna essere amanti
del genere, che è piuttosto bizzarro, ciononostante è un
bel monologo.
1983 - Mastelloni, Leopoldo - "Piccadilly
Circus" - da - Cammurriata.
Divertente monologo in dialetto napoletano
(recitato) della "guardaciesso" della stazione della metropolitana di Piccadilly
Circus a Londra, che argomenta della superiore civiltà degli inglesi
a partire dal fatto che sono talmente educati e servizievoli che perfino
nei gabinetti pubblici vanno sempre accompagnati, proprio come le ragazzine
che dicono all'amica "entra assieme a me, che mi fai compagnia".
Anche i giovani entrano coi genitori o
i fratelli o l'amico, e i marinai vengono a braccetto, e i militari con
i sacerdoti:
"Veneno a dduie a dduie / a 'vote a
tre / discretamente. /
'E militari! Gentili, accostumati /
scenneno scortati / sempe r''o nonno, r''o zio / 'a nu parente... /
Camminano 'mpont' 'e piere / e s'impizzano
rerenno / rint' 'o cesso. /
Nun se fanno / né bbere' né
sentì / po' se ne vanno".
Ah, la civiltà superiore!
1983 - Massimo Morante - "Imprevedibile" -
da - Esclusivo.
Ecco un clone musicale
della canzone "Mi
vendo" di Renato Zero (1977).
Pealtro il fatto
che qualcuno si sia preso il disturbo di clonare Zero ad appena sei anni
dalla sua uscita non sorprende quando si viene a sapere che autore e produttore
del disco fu lo stesso Renato Zero, che per dieci anni è stato il
fidanzato della sorella di Massimo, Lucy Morante.
Purtroppo "Imprevedibile"
non riesce a muoversi sulla medesima linea di sottile ambiguità
di "Mi vendo" relativamente al "cosa" sia in vendita: la dignità
umana o il corpo? Qui infatti i versi spingono a pensare con molta più
forza (forse per la ricerca deliberata d'uno scandalo che
"lanciasse" il cantante) alla prosituzione:
"Fammi un'offerta
e si può discutere: / pagamento all'istante / accetto solo contante.
/
Decidi in fretta,
/ dammi retta, / approfitta: / i miei titoli sono già alle stelle!
/
Vendo cara la
pelle mia / non guardo in faccia a chiunque sia. / (..)
Ed io arrivo
fin dove vuoi; / notte e giorno mi trovi, se mai / il mio indirizzo è
sulle pagine gialle!"
Come se non bastasse
Morante fatica a tenere la nota e in più di un punto glissa fuori
tono, cosicché l'ascolto di questa canzone non è un'esperienza
indimenticabile.
A conti fatti, è
molto meglio l'originale di Renato Zero che il replay offerto da
Morante.
1983 -
New Trolls - "Un peccato luminoso" - da - America
OK.
Descrizione
di un ménage à trois:
"un
peccato luminoso / da dividere per tre / (...)
come
giochi di bambini / giochi di bambini / il gioco bello di stringersi vicini".
1983 -
Pappalardo, Adriano - "Questa storia" - da - Oh!
Era ora.
Storia
d'un'amicizia amorosa adolescenziale (probabilmente sessualizzata, dato
che l'io narrante della canzone la racconta alla sua ragazza avvertendola
che, se narrata fino in fondo, potrebbe farle "mancare l'aria"),
per un coetaneo scapestrato che crescendo ha scoperto la propria transessualità:
"Per
me un ladro fu. / (...) / E tu puoi / chiamarlo un tarlo / ma fu
per me / un caro vandalo. /
E
tutto il resto può / piacerti oppure no, / ma che ne dici se / uno
così viene e mi fa: 'Amore mio'?"
Alla fine
questo amico è emigrato in città, dove ora
"si
è messo in testa il corpo d'un'attrice / (...) / posando
da dea / in fotografia, / da ladro, da dio / e da amico mio".
Non reclamo
lo status di capolavoro per questa
canzone dalla musica semplice e discreta, fin quasi al minimalismo, con
tocchi elettronici contenuti.
Non
lo reclamo, però si tratta, a mio personalissimo parere, d'una delle
migliori canzoni a tema lgbt di quel periodo, che secondo me è meno
conosciuta ed apprezzata di quanto non meriterebbe.
Ovviamente
nell'esprimere questo mio giudizio non mi ha certo contrariato il fatto
che Pappalardo riesca a proporre un messaggio positivo, per cui
un amico resta un amico anche quando compie scelte "diverse", e soprattutto
drastiche, come quella di cambiare sesso.
E
poi m'è piaciuto il fatto che l'io narrante racconti, senza nasconderla
o vergognarsene, la sua relazione omosessuale alla propria ragazza. Certo,
l'esperienza è confinata nel recinto delle "cose che tutti fanno
da ragazzi", e che raggiunta l'età adulta - e l'"inevitabile" eterosessualità
- non contano più, secondo i moduli dell'"omosessualità
mediterranea". Quel che conta però qui è che l'io narrante
mantenga l'ammirazione e il rispetto verso chi, a differenza di lui, in
età adulta ha perseverato in quella "ragazzata" dell'omosessualità.
Decisamente
non malaccio, per il 1983.
1983 -
Russo, Giuni - Vox.
Giuni
Russo non è mai stata esplicita nelle sue canzoni: o meglio,
lo ha fatto, ma solo parlando d'omosessualità maschile, mentre sul
lesbismo ha sempre mantenuto una reticenza ben custodita.
In
questo Lp appaiono comunque alcuni doppi sensi e allusioni omosessuali
(percepibili solo da chi li cerca intenzionalmente) che si trovano in:
-
"Abbronzate
dai miraggi".
Non
so se qualcuno ci abbia fatto caso, ma in questa che fu commercializzata
come canzoncina estiva, il testo contiene allusioni ammiccanti a innamoramenti
per donne:
Maestre
troppo elementari / mi complicarono la vita: / orizzonti ormai lontani,
/ ma una supplente di Pantelleria... / (...) /
Donne
troppo indipendenti / abbronzate dai miraggi, / ma innamorate solo al mare".
-
"Buenos
Aires".
Contiene
il verso: "dal terrazzo canta el mariquita" (cioè "il finocchietto":
allusione alla poesia di Federico García Lorca intitolata: "La
cancíon del mariquita")
-
"Sere
d'agosto".
La
cantante si rivolge ad una "lei" invitandola a venir via, per godere insieme
della bellezza delle serate estive:
"Che
cosa fai / da sola in quel caffè? / (...) / Lascia tutto
e vieni via con me. /
Le
sere d'agosto / profumano l'aria / bisogno di sole / la voglia d'amare.
/ (...)
E
tu non sei più con me / che grande importanza ha...".
1983 - Scialpi - "Mi
manchi tu" - da - Estensioni.
Cover italiana
della canzone "Things we do", dei Fun boy three, il cui testo originale
però non c'entra nulla con quello della versione italiana.
Che risulta una
canzone un po' bizzarra, visto che presenta l'amico che fugge con la lei
di lui, ilquale ultimo però scopre che adesso è l'amico
che gli manca, non la fidanzata:
"La amavo lo
sai / ma tu forse di più / ora lei sta con te / e mi chiedo perché
/ mi manchi tu".
Io una risposta al quesito
da proporre ce l'avrei...
1983 - Scialpi -
"No high school" - da - Estensioni.
Vi appare un veloce
scambio di battute in inglese maccheronico:
"Are you man
or woman"?
"A guy".
"Did you say
guy or gay"?
("Sei uomo o donna"?
"Una persona". "Hai detto "persona" o "gay"?).
1983 -
Squallor - Arrapaho.
Questo
Lp è restato nella memoria d'una generazione per
lo spot pubblicitario (rigorosamente trasmesso in tarda serata, per
non... sconvolgere i bambini!), della durate di pochi secondi, in cui un
gran bel ragazzone conciato da "indiano" entra sculettando e dice scheccando:
"Ciao! Comprati... Arrapaho!".
Il
saluto divenne un "tormentone" che impestava qualsiasi conversazione...
E la semi-censura di questo spot mostra fino a che punto fosse arrivato
il bando contro qualsiasi rappresentazione in immagini (incluse
quelle sfottenti!) delle persone lgbt. perfino un birignao diventava...
oscenità!
Oltre
a ciò, gli Squallor produssero anche un
film dallo stesso titolo, nel quale incastonarono alcune delle loro
deliranti canzoni. Nonché scenette di tutti i tipi, fra le
quali appare la
richiesta, da parte di Latte Macchiato (un uomo), della tribù dei
Froceyenne, della mano di Cornetto Solitario (uomo pure lui). Demenziale
e, porca miseria, uno si mette lì per condannare il greve maschilismo
e la trucida omofobia di queste opere, e dopo qualche minuto soprende se
stesso in flagrante reato di risate a crepapelle!
In
questo Lp, per la tematica gay si vedano le canzoni:
-
01 - "Aida".
Dialogo,
non cantato ma parlato, sulle note della "Marcia trionfale" dell'Aida,
di due napoletani che vanno all'Opera, dove uno dei due si sente mettere
le mani su una gamba da qualcuno. "Sarà qualche ricchione importante,
tienatélla che fai carriera". Alla fine viene però fuori
che era solo un cane.
-
03 - "El
Toro".
A
un "torero" manca ancora, per andare in pensione, un'unica "marchetta",
e si rivolge a un impresario dei "tori" (dichiaratamente "femmenella" e
"ricchione") perché gliela faccia fare.
Inutile
sottolineare la cascata di doppi sensi di questa canzone. Demenziale, volgare,
ma irresistibilmente buffa. (Unico vero difetto: il volume della
"base" musicale è un po' troppo alto, il che rende difficoltosa
la comprensione delle parole al primo ascolto. Ma online il testo si trova).
-
08 - "La
guerra del vino".
La
rivalità enologica fra un contadino italiano e un contadino francese
(ispirata a fatti di cronaca di quell'anno) si conclude con una non
metaforica "inculata" del francese ai danni dell'italiano.
<--- 1982
- vai al - 1984
--->
Inedito.
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