Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1984
<--- 1983
- vai al - 1985
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1984
1984 - Bella, Gianni
- "Mi domando" - da - G.B.2.
Ok, qui ammetto
che mi sto un po' divertendo io, perché questa canzone assume connotazioni
gay solo a patto di essere un po' maliziosi.
Epperò...
Il testo l'ha scritto
Mogol, e il responsabile del canale Youtube "Le introvabili", che mi ha
segnalato il brano, s'è chiesto se per caso Mogol non si sia divertito
a creare a bella posta un secondo livello di lettura in chiave gay.
L'io narrante si
chiede in effetti se ha davvero bisogno delle donne, o se non sarebbe meglio
per lui farne a meno:
"Non capisco
cosa in noi / ormai
non ha più senso, / non
capisco come mai. /
Io mi domando
se davvero / ho
bisogno di una donna, / o
se sto più bene solo. /
Mi domando se
l'amore / è
nelle pieghe d'una gonna".
Il sospetto che questa
possa essere la crisi di coscienza d'un gay in fase di coming out cresce
di fronte a una battuta che richiama l'espressione gergale "to come
out of the closet" ("uscire dall'armadio") per indicare l'ammissione
della propria omosessualità. E guarda caso l'io narrante chiede
alla sua donna se non si senta anche lei rinchiusa into the closet:
"Ma non ti senti
un po' anche tu / chiusa dentro ad un armadio?".
Più in là
di così non me la sento di andare con le illazioni: giudichi perciò
da sé il lettore.
1984
- Bertoli, Pierangelo - "Maddalena" - da - Dalla finestra.
Bertoli,
cantautore di sinistra, cerca qui di presentare con simpatia la condizione
umana d'un transessuale prostituto, parlando anche della sua emarginazione
e del calvario del cambio di sesso. Eppure io non sono certo, rileggendo
dopo tanti anni i versi di questa canzone, per quanto benintenzionata,
che Bertoli sia riuscito a non essere offensivo:
"Maddalena
si trascina tra i profumi di Chanel, / protettori e delinquenti e le stanze
di un motel.//
Maddalena
è un bastimento che non porta marinai / È un assurdo
calendario dove il sole non c'è mai. //
(...)
Maddalena
fuori posto / tra i normali non ci sta /
è
una specie di contorno / paradisi non ne ha. /
Maddalena
a Casablanca / come al Monte di pietà /
per
cambiare le sue carni. / (...) /
Ha
provato a trasformarsi / quasi fosse colpa sua".
Dopo aver
letto questi versi io temo che Bertoli sia andato un po' troppo oltre coi
tocchi di patetico, descrivendo la sua Maddalena con toni che ce la mostrano
fondamentalmente come un "caso umano". Non sono infatti certo del ftto
cahe descriverla come "un assurdo calendario dove il sole non
c'è mai" sia propriamente un complimento.
E
allora questa canzone, ad anni di distanza, è anche un utile documento
che ci ricorda quanta fatica abbia fatto la sinistra italiana a digerire
il boccone, troppo strano e troppo grosso, della questione lgbt...
1984 -
Bosé, Miguel - Bandido.
L'omoerotismo
di questo Lp è stato accuratamente sepolto nella versione italiana
rispetto a quanto avveniva nella versione spagnola: il bandido del
titolo rappresentava infatti l'outsider che si aggira di notte per
la città in cerca d'amore.
Edulcorate
le traduzioni la "chiave di lettura" omoerotica resta solo nei testi spagnoli
lasciati non tradotti nel bel mezzo delle canzoni: così in: "Fiesta
siberiana":
"balla
ragazzo (...); / son recuerdos de una noche / tu mirada que me ata,
ay / (...) / tu veneno que me mata" [balla ragazzo (...); /
sono ricordi di una notte / il tuo sguardo che mi lega, ahi / (...) / il
tuo veleno che mi uccide"].).
Così
anche in "Siviglia":
"Siviglia,
scorderai i tuoi giorni bui, ballerai, anche senza lei, sorriderai, t'innamorerai
(...) y al alba blanca le contaré / lo que yo te amé,
Sevilla, / bandido ya muero por ti, / tu paloma fui, Sevilla" ["e all'alba
bianca racconterò / quanto ti ho amato, Siviglia, / bandito muoio
già per te, / fui la tua colomba, Siviglia].
Inoltre
la sostituzione della parola bandido con la parola "indio" nella
canzone "Indio" ha fatto perdere il significato originale a frasi come:
"io
sono l'indio che va verso il sole / nella notte che cambia colore / e le
mie unghie sul cuore sul cuore / avrai, / un desiderio d'amore che sale
/ un'Atlantide fuori dal mare".
1984 - Colombo, Lu - "Aurora" (45 giri).
Ecco una canzone insolita da una cantante
altrettanto insolita.
Lu Colombo ebbe nel 1980 un flash improvviso
di celebrità delirante con un "tormentone" estivo, "Maracaibo",
e da quel momento fu condannata implacabilmente alla coazione a ripetere,
cercando (invano) di fare il bis con motivetti estivi con nomi di
località esotiche nel titolo, arrivando per disperazione nel 1985
a quello della più improbabile capitale africana... Ouagadougou!
Del filone dell'"esotismo improbabile"
fa parte anche questo "Aurora", ambientata nel sudest asiatico in un passato
non meglio definito (Istanbul vi è chiamata "Costantinopoli", nome
abbandonato nel lontano 1930).
La copertina del disco si affanna a spiegare
che il testo è tratto dai "diari di bordo" (?) "di
Antonio Colonna, nobiluomo romano disperso nei mari del Sud alla ricerca
di Aurora", il che è come dire che è un'invenzione letteraria
e morta lì (in fondo, anche "Maracaibo" ha per protagonista una
ballerina / trafficante d'armi amante di Fidel Castro / Miguél,
la quale non è certo un personaggio reale).
L'avviso (excusatio non petita...)
sulla copertina si spiega con il fatto che la ricerca di questa donna viene
cantata in prima persona da una donna, senza ulteriori giustificazioni
o motivazioni. E chiunque oda la canzone senza aver mai visto la copertina
del disco l'ascolterà, semplicemente, come il racconto dell'ossessione
amorosa d'una donna per un'altra donna.
Oltre tutto la canzone in sé non
è affatto cretina. Il ritmo è carino (e saltellante quel
tanto che basta per farci i "trenini" nei villaggi turistici estivi!),
le parole e la musica s'incastrano con una cura minuziosa insolita per
una canzonetta di questo livello, e infine il testo ha uno spessore decisamente
superiore a quello della media delle canzonette estive.
Aurora vi appare (fin dal nome) il simbolo
della vita vissuta come ricerca impossibile d'un ideale che sfugge, e non
si lascia mai raggiungere. (Un ideale, oltre tutto, indegno, visto che
le compagnie che frequenta (trafficanti, contrabbandieri) fan capire che
lei è sostanzialmente una squillo d'alto bordo).
"La prima volta che la vidi entrare
era vestita di seta nera, / i capelli tagliati corti e uno sguardo da pantera,
/
la moglie di un diplomatico mi disse
che si chiamava Aurora, / era lì col viceconsole britannico in partenza
per Singapore. // (...)
L'ho seguita di bocca in bocca da Flores
a Kabaena, / Mataram, Sumbawa; l'ho seguita di vela in vela. / (...)
È sicuro che certi viaggi sono
viaggi senza ritorno, / tra questa giungla che si getta in mare al tropico
del Capricorno: /
cerchi Aurora, trovi il vento, trovi
il mare, cerchi ancora, / perché qualcuno da qualche parte in qualche
porto ha visto Aurora"...
Niente male, a mio parere: il solo aspetto
veramente stridente è l'eccesso di colore locale, con coretti
etnici francamente dozzinali, irritanti nella loro falsità esibita
da villaggio turistico.
Resta da capire come mai una cantante abbia
deciso di proporre questa passione lesbica sotto il velo troppo
trasparente del "diario di bordo".
I curatori del canale Youtube "Le
introvabili", che mi hanno segnalato questo brano, commentavano nella
loro mail (ed io concordo col loro giudizio):
"Ma allora, se l'io narrante è
un uomo alla rincorsa d'una femme fatale per i sette mari, e se
gli autori del testo sono David Riondino (e la stessa Colombo), perché
affidarla a una donna? Non è un po' improbabile?
Misteri della discografia.
O forse no".
1984 -
Concato, Fabio - "Ti ricordo ancora" - da - Fabio Concato.
Séguito
della precedente canzone: "Vito".
E va dato atto a Concato di essere praticamente unico nel panorama della
canzonetta italiana ad aver saputo introdurre il tema degli amori fra bambini
in modo né morboso né moralistico:
"E
ti ricordo ancora / l'ingenuità la tua tenerezza disarmante / eri
un omino ma dentro avevi un cuore grande / che batteva forte un po' per
me. / (...) /
Ti
ricordo ancora / quando scoprirono che mi accarezzavi piano, / e mi ricordo
che ti tremavano le mani, / ed un maestro antico che non capiva".
Una cover è
stata incisa da Mauro Coruzzi nel 2005 nella Pride compilation.
1984 -
Graziani, Ivan - "Limiti (affari d'amore)" - da - Nove.
Anche in 45 giri.
Esortazione
a un amico indeciso che non osa avere storie d'amore.
Lo
incita il cantante:
"Vai,
corri da lei, / o da lui se preferisci, ma fallo!".
1984 -
Laszlo, Ken (pseud. di Gianni
Coraini) - "Hey hey guy" (12'').
Nonostante
il nome scelto e la lingua usata per le sue canzoni "Ken Laszlo" è
italiano.
Questo
cantante ha il merito d'aver messo in scena una storia d'amore apertamente
gay rivolgendosi al pubblico di massa, e non alle nicchie "colte" a cui
era riservato per lo più in quegli anni. Certo, in questo era protetto
dal fatto che l'inglese in Italia lo capiscono in pochini, però
l'audacia resta.
La
canzone narra una telefonata internazionale fra un ragazzo italiano ed
uno francese.
"Ti
amo", dice l'uno. "Anch'io", risponde l'altro.
"Dimmi:
è vero?" / "È vero, sì, è vero" / "Non pazzeggiare
troppo, è pericoloso". / "Non preoccuparti, baby d'oro". / (...)
/
Fammi
vedere quel che hai fatto / fammi sapere cosa succede qui stanotte, /
l'amore
a pagamento è pericoloso, / fammi sapere che accade qui stanotte.
/ Ehi, ehi, ragazzo!".
Per essere
esplicito, sì, è esplicito...
Una
prima nota divertente: in Rete si ripete un'unica trascrizione del testo
della canzone, fatta a orecchio da qualcuno che non capiva una parola su
due, il che rende surreale un testo già scombinato di suo.
Una
seconda nota divertente: il videoclip "originale" che si trova su Youtube
per questa canzone vede in azione il cantante e... una donna... Certo i
discografici, e forse lo stesso cantante, contavano su una certa dose di
disattenzione da parte degli ascoltatori (dopo tutto, chi mai sta
ad ascoltare il testo delle canzonette da discoteca?). E
sì che sulla copertina del disco si vede chiaramente che i due che
si stanno parlando al telefono sono due uomini!
Questa
strategia è stata usatissima per le canzoni omosessuali da commercializzare
al grande pubblico: la usa tuttora Immanuel
Casto, che fa recitare nei video delle sue canzoni più sfacciatamente
gay uno stuolo di femmine in calore che si contorcono... e il trucco funziona
ancora, nel XXI secolo!
1984 -
Mannelli, Erika - "L'elefante
gay" - da - Ambrogino 84. Ripresa
da Platinette nel 2005 in: AA.VV., Pride
compilation.
Canzone
sorprendente se non altro per la sua collocazione: in un disco di canzoncine
per bambini!
"Non
più lui ma lei", con le zanne di lamé e cinquanta nei
e le unghie laccate, l'elefante gay, "il
vizietto lui ce l'ha", e lascia sfogo "alla sua femminilità".
Ma
la cantante ritornella: "che simpatico che sei". Meno male: almeno
questo!
Su
questo brano si veda anche l'amplissimo
blog creato dall'autore della canzone.
1984 -
Mannoia, Fiorella - "Chiara" - (45 giri). Poi in - Basta
innamorarsi, 1989.
Canzone
d'amicizia per un'altra donna, amicizia tanto stretta da aver dato vita
a pettegolezzi nella cerchia dei conoscenti, che insinuano possa esserci
una relazione amorosa fra le due donne. E invece:
"Complice
amica mia / di quella compagnia: / su di noi le voci più maligne,
/
mentre
la nostra idea d'amore / era parlarsi delle ore /
e
veder spuntare il sole / ubriache come scimmie".
1984 - Ranieri, Karyna
- "La dolce vita" - da - Concerto per Fellini.
Canzone del 1960
(su musica di Nino Rota!) dedicata al mondo della "dolce
vita" romana descritta da Federico Fellini nel film omonimo.
Nel descrivere la
fauna corrotta e fatua della Via Veneto, si citava il fatto che
"Il gran sarto
con l'amico / sono pronti a sorseggiar /
una vita dolce
e scialba / fino all'alba".
(Per i più giovani,
specifico che "amico" era un eufemismo molto usato in quegli anni per dire
"amante").
Questi due versi
erano stati però censurati dalla prima
incisione del 1960, e sono riapparsi solo qui.
1984 -
Russo, Giuni - Mediterranea.
Uno
degli Lp più "a tema" della Russo, che qui è molto più
esplicita ed allusiva di quanto non lo sia stato nelle sue altre produzioni.
Vi si vedano i brani:
1984 -
Scialpi - ''Notturno'' - da - Animale.
Una
lettura in chiave gay di questa canzone non è immediata: diciamo
che la chiave è suggerita dal tono complessivo, dalla sensibilità
che traspare, e non da una qualche frase esplicita.
Dice
il testo:
"Sono
un notturno e vivo così / vago nella notte in cerca di chi / mi
può dare un po' di colore. / (...) /
Nei
miei cromosomi qualche cosa non va / dicono che sono un criminale. /
L'altra
parte del cielo / per me è un mistero / ma che c'è di strano
/ se corro contromano".
E forse
non è superfluo ricordare per i più giovani che la metafora
maoista dell'"altra metà del cielo" (quella che per il signor "Notturno"
"è un mistero) indicava il mondo delle donne...
1984 -
Squallor - "A chi lo do stasera" - da - Uccelli
d'Italia.
Le
canzoni demenzial-partenopee degli "Squallor" presentano l'omosessualità
in modo a volte stupido e cattivo, con addirittura una punta che
tende pericolosamente all'omofobia.
Eppure,
nell'insieme sono poi così irriverenti verso tutti e tutto da riuscire
a farsi accettare come un gioco goliardico.
Oltre
che decisamente sfottente: "A chi lo do stasera" è infatti una feroce
parodia di "A
chi la do stasera?" di Nadia Cassini. Anzi, un'auto-parodia, visto
che era stata scritta... da uno dei componenti degli Squallor (Daniele
Pace)!
Siamo
di fronte a una checchina, o travestito che sia, (la parte femminile è
doppiata da un uomo) e a un trucido "tamarro", entrambi alle prese con
il quesito: "a chi darlo stasera". Il primo vuole dare via il "cu... or",
l'altro invece il "pupparuolo" ("ciucciotto").
Il
loro incontro risolve il drammatico problema: "Dammelo qui, sul cu...
or".
La
canzone è stata stuprata in una non indimenticabile
cover
(in chiave metal) degli Immortadell, che si trova su "Youtube",
sito su cui affiora anche una sequela di cover da sagra di paese
di vari complessini, una più improbabile dell'altra.
Ebbene:
oltre alla bassa qualità, queste riprese hanno in comune una cosa:
tutte censurano l'aspetto omosessuale, trasformando la canzone in
un dialogo fra un uomo e una donna!
Segno
che l'irriverenza degli Squallor fa ancora centro e dà ancora fastidio,
sorprendentemente, dopo un quarto di secolo.
1984 -
Squallor - "Dottor Palmito" - da - Uccelli d'Italia.
In
una clinica sessuologica un cliente cerca invano di farsi aumentare le
dimensioni del pene, finché il medico ricorre alla... mano per farglielo
"crescere".
Demenziale.
1984 -
Squillo, Jo - "I
love muchacha" - da - Bizarre.
Anche in versione mix, "(I love) Muchacha".
Canzone
plurilingue (inglese/francese/spagnolo) costruita appositamente per essere
un concentrato di ambiguità.
Fin
dal titolo induce a pensare che si tratti d'una canzone d'amore per le
ragazze (in spagnolo, muchachas), e infatti nulla smentisce questa
impressione nel testo (che proprio in spagnolo a un certo punto dichiara:
"Con le ragazze mie amiche / la mia vita è dinamite").
Poi
però la cantante ha fatto sapere sui giornali che questa canzone
era un omaggio al suo produttore/fidanzato, Gianni Muciaccia, e
che aveva scritto la canzone assieme a lei...
Moooolto
spiritoso...
1984 -
Zero, Renato - "Per non essere così" - da - Leoni
si nasce.
La
canzone parla d'un prostituto (e lo si capisce meglio ricordando che "così"
negli anni Sessanta era un diffuso eufemismo per "omosessuale"):
"Mi
scelsi un abito. / Provai ad essere diverso. / Per non essere così!".
Si conclude
su una nota di ribellione e riscatto:
"Apri
il portafoglio / e paghi, quell'ora in più! / Ambiguo. / Diverso.
/ Perverso. / E adesso, come mi vuoi! / Più donna?/ Più uomo?
/ Non tremo. Adesso decido io / quale sarà il ruolo mio..."
<---
1983
- vai al - 1985
--->
Inedito.
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