Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1988
<--- 1987
- vai al - 1989
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Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1988
1988 - Gay Forse (feat. DJ Roby) - "Checca
dance" (45 giri esteso).
Questo brano (firmato da un gruppo-fantasma
che nel nome gioca su "Gay Force" e "forse gay") ha alle spalle una storia
talmente complicata che lascio volentieri a chi me l'ha segnalato, i sempre
vigili curatori del canale Youtube "Le introvabili"; il compito di riassumerla.
Ecco ciò che me ne hanno scritto:
"Fin dagli albori della musica leggera,
i cantanti non si sono mai tirati indietro quando c'era da prendere in
giro un collega, in modo più o meno bonario.
Questa però non è una
presa in giro: è puro dileggio verso Claudio Cecchetto e
Jovanotti (cantante da lui scoperto l'anno precedente), e anche molto volgare.
Innanzitutto la copertina,
un croquis che però nulla
lascia all'immaginazione (ed è a un passo dalla pornografia).
Poi le tracce sull'etichetta del disco:
sul lato A Checca
dance - Big dick mix, e non credo sia necessario tradurre.
Infine tra i vari collaboratori elencati
in copertina, tutti con nomi di fantasia, compare un Gino Latiano. Che
però sull'etichetta del disco è scritto Gino Latino. Ora,
Gino Latino
era un nome d'arte alternativo usato da Lorenzo Cherubini per incidere
alcuni dischi, ed evitare di saturare il mercato con Jovanotti. L'operazione
(illecita, secondo la legge) voleva evidentemente colpirlo direttamente,
al punto da lasciare nei meno informati il dubbio che fosse una sua produzione.
Se si prescinde dalla copertina e dall'etichetta
del disco, fingendo che non siano mai esistite, ci troviamo di fronte a
una parodia dal gusto infantile di "È
qui la festa?", successo di Jovanotti del 1988, e, in quanto infantile,
sostanzialmente innocua. Il testo ripete infinite volte: "È
qui la checca?" / "No, qui è Checchetto". Si sente anche una
voce con accento siciliano rispondere al telefono: "No, qui è
l'avvocato del foro"; altra spiritosaggine da scuola elementare.
Quanto alla data, sul web e su Youtube
è indicato il 1985, ma è un errore, soprattutto perché
nel 1985 Jovanotti ancora non cantava. In più, del disco parla "Stampa
sera", in un articolo del 21 novembre 1988 (La
stagione d'oro di Jovanotti vale 3 miliardi, di Ivano Barbiero). E la
numerazione progressiva dell'etichetta discografica (la Green production)
tradisce il vero anno di uscita, che non può essere il 1985, ma
il 1988, o al più l'inizio del 1989.
Del disco circolano pochissime copie,
segno che fu ritirato dal mercato quasi subito, oppure che era destinato
fin dalla nascita a una diffusione semiclandestina, per una ristretta cerchia
che mal sopportava il fenomeno Jovanotti".
La musica, che ne fa un tipico brano da discoteca
Italo-disco, è banalotta e scritta senza eccessiva cura, ripetendosi
sempre uguale. La struttura somiglia molto al brano "Sei
donna" dei Gay buster, del 1991: dance ripetitiva, intervallata
da squilli di telefono, esclamazioni e frasi parlate. (No, non so se questo
implichi una qualche forma di parentela fra i due brani).
Insomma, siamo di fronte a un antenato
del dissing che piace tanto ai rappers, e già allora
l'accusa di omosessualità veniva usata come argomento decisivo per
infangare gli avversari...
1988 - Incontrollabili serpenti - "Aids di
Stato" - da - Biancaneve e Gorbaciov.
Tre anni dopo l'esplosione dell'epidemia
di Aids in Italia, finalmente una canzone ne prende atto e la nomina. Per
dire le cose sbagliate, ovviamente.
Queasto valzer stralunato è una
specie di inno complottista, scritto
in italiano marasmatico in cui si capisce ben poco cosa si voglia dire
-- e quando lo si capisce si preferirebbe non aver capito.
Nella migliore tradizione di ragionamento
"complottista", senza esibire la minima prova "Aids di Stato" ci
fa sapere che l'Aids è frutto di una congiura degli Stati contro
l'umanità:
"L'Aids di Stato ci colpirà.
/ Cavie, noi, come animali in fondo, / sì, la scienza ci salverà.
/
Il mio no voglio gridare al mondo,
/ urlerò, mi sentirai. /
Stati bianchi, Stati neri, / chi di
voi mi colpirà?".
Alla faccia della paranoia. Ma è interessante
che almeno una canzonetta abbia fissato, come documento, quel certo modo
di (non) pensare.
Purtroppo ricordo distintamente, infatti,
di aver sentito diverse persone che sostennero, in quegli anni, proprio
che l'Aids era stato creato in misteriorissimi laboratori segretissimi
(dei quali, in puro stile complottistico, loro sapevano assolutamente tutto)
allo scopo di impedire ai gay di avere una sessualità libera e spontanea.
In particolare era stato creato per impedirlo a loro.
Quelli che si limitano a credere di essere
Napoleone e di essere l'imperatore del mondo, al confronto, sono solo dilettanti...
1988 -
Nannini, Gianna - "Donne in amore" - da - Malafemmina.
Segnalatami
come canzone con un testo d'amore fra donne, che però a me a dire
il vero ricorda più che altro le
"poesie" che il "professor Marenco" leggeva ad Alto Gradimento negli
anni Settanta: "Che egli ingrommi il cardio: / siede stronco sul
bordio del giàculo / orando, e occhia il metrotempo, / e poi si
leva sfrantato sfrecchiandosi le giùntule, / slurfando in bagorda
sòrbole di aria: / sghiozza un lamento"... (citazione da: "Sfranta").
Il
testo di "donne in amore" è simile, solo, è un poco meno
comprensibile di quello di Marenco:
"E mia nonna è una quercia e
va, / si erge nella tempesta, / nei momenti di guerra stira / senza lacrime
oscure / sopra i campi di grano. /
Le sottane in su / fanno odore di mare
/ nelle navi degli inverni da passare: / donne in amore, donne in amore".
Chiaro, vero?
Be', a me no. Probabilmente essendo io
maschio, mi manca qualche cromosoma indispensabile a capire per quale motivo
queste slurfate di sorbole dovrebbero essere tanto belle quanto
le considerano le mie amiche lesbiche... Ma non preoccupatevi per me: ormai,
sono rassegnato a questo mio tristissimo destino.
1988
- Nannini, Gianna - "Hey bionda" - da - Malafemmina.
Una delle canzoni più apprezzate
della Nannini, è abbastanza difficile da giudicare, per l'usuale
ambiguità dei testi di questa artista.
In apparenza si tratta d'una canzone "antimilitarista"
contro una donna-soldato
(e per tale la gabella
Wikipedia: "La canzone è un inno antimilitarista che critica
le donne militari, e il video venne girato in Israele, ma censurato in
Italia"), tuttavia leggendo bene il testo ci si rende conto del fatto
che quelle belliche sono solo metafore, che si limitano a descrivere come
questa "bionda" entri nell'amore con il piglio con cui si entrerebbe
in una guerra:
"Non perdi mai il tuo sangue freddo
/ programmi la tua strategia /
giuri con l'arma del rossetto: / 'Non
sarai mai amica mia'!".
E fino a prova contraria, i rossetti non sono
ancora un'arma in dotazione ad alcun esercito...
Dunque, il rimprovero che l'io narrante
rivolge alla "bionda" non è d'essere un soldato (anche
perché l'arruolamento delle donne prima del 2000 non era neppure
contemplato) bensì di gestire gli affari di cuore come se
fossero una guerra:
"Ti piace il corpo militare / conti
le stelle su e giù /
sei tutta da disinnescare / fai morire
peggio, tu!"
Avrei anche da ridire sul fatto che questa
canzone costituisca una vera "critica" al comportamento della "bionda",
visto che se da un lato l'io narrante le dice espressamente "sei una
stronza", dall'altra continua a ripeterle quanto sia attraente:
"senti cantano le donne / sei irresistibile!".
Tirando le somme, quindi, mi azzarderei a
dire che questa canzone sia semplicemente la descrizione (e non la critica)
d'una butch, o
comunque una donna dal piglio militaresco e decisionista, che risulta sì
antipatica ("stronza"), ma al tempo stesso anche sessualmente
attraente proprio per questo suo atteggiamento.
Il successo di questo brano si spiega
in parte anche col fatto che sono ben poche le canzoni dedicate a donne
butch, mentre di contro la canzonetta italiana trabocca d'uomini
effeminati e "checche". Forse perché le checche fan ridere, mentre
le butch inquietano...
Una cover di questa canzone è
stata incisa da Aida Cooper nel 2005 nella Pride
compilation.
1988 -
Squallor - "Attrazione anale" - da - Cielo
duro.
Il
titolo prende in giro quello del film Attrazione
fatale.
Riecco
il solito rock-and-roll demenziale degli Squallor che oltrepassa
il confine tra bizzarria e puro e semplice delirio.
Al
solito, quando parla di omosessualità è fin troppo esplicito,
nonché decisamente volgare... Ciononostante, misteriosamente,
fa ridere:
"Voglio
l'animale / anzi ho un'attrazione, /
un'attrazione
sì / ma un'attrazione anale. //
I
preservativi / ci mantengono più vivi. (...) /
Quando
inforco la Suzuki / te lo tiro in tutti i buchi, /
quando
prendo la Barilla / questo ca**o mi scintilla, /
ma
quando canta Baglioni... / che rottura
di coglioni!".
1988
- Squallor - "Carceri d'oro" - da - Cielo duro.
Demenziale
descrizione d'una carcerazione (il titolo allude a
uno scandalo dell'epoca, relativo ad appalti gonfiati per la costruzione
di carceri), che fra le altre cose presenta questo "raffinato" episodio:
"Mentre
ero lì che pensavo a Lucrezia mi sentii un coso duro venire da lontano.
Non
feci in tempo a parlare che avevo già preso trenta metri di ca**o
e non me ne ero accorto.
Mi
piaceva: mi doleva ma mi piaceva, mi doleva, ma mi piaceva".
<--- 1987
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