Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1990
<--- 1989
- vai al - 1991
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1990
1990 - Baglioni, Claudio (feat. Mia Martini)
- "Stelle di stelle"
- da - Oltre.
Testo criptico, che affastella parole
che spesso sembrano scelte più per il suono che per il significato.
Dalla catasta scappa fuori anche un riferimento
all'omosessualità, ma utilizzando un termine d'anteguerra e desueto
come "pederasta", la cui "inspiegabile" scelta riesco a spiegare, appunto,
solo per ragioni fonetiche:
"Io sperai di esser tra quelli / che
camminano le vie ribelli, / stelle di stelle, / sudici eroi. /
Quei cialtroni degli artisti, / scopatori
pederasti tristi, / incantatori aquilonisti, / egoisti".
Dubito che Baglioni intendesse dire per davvero
che un tempo aveva sperato di poter essere un giorno un... "pederasta
triste"; immagino semmai che il senso del verso sia che egli aveva sperato
di poter diventare un artista, nonostante il fatto che la società
parli male degli artisti definendoli, appunto, "pederasti tristi", cialtroni,
egoisti eccetera.
Un modo contorto per esprimere un concetto
semplice...
1985 - Bromuro - Federica (45 giri).
Sul canale Youtube del gruppo è
descritta così: "Canzone scritta nel 1985 a Jesolo su richiesta
di una nostra amica: scassava talmente che gliel'abbiamo scritta".
Secondo una
pagina di presentazione del gruppo sarebbe però stata incisa
su 45 giri solo nel 1990.
Il testo è di rara grezzaggine
e cafonaggine: si stenta a credere che la razza umana riesca a riprodursi,
se gli approcci fra eterosessuali sono su questo livello...
Un bulletto sulla spiaggia rimprovera
una certa Federica: non può andare in giro "a caccia di banane"
(sic!) sculettando e con quei vestiti succinti e aderenti che fanno arrapare
tutti i maschi: "ci fai sentire male".
La grezzaggine dell'io narrante giunge
infine al vero e proprio insulto:
"Ti ho vista scollata / tra Rimini
e Riccione / tenevi per mano / tuo cugino ricchione ricchione".
E uno che per far rima con Riccione usa "ricchione"
è proprio senza speranza.
Da evitare.
1990 -
Busi,
Aldo - Pazza!. Musicassetta allegata a un volume dallo stesso
titolo.
Come
Oscar Wilde prima di lui, anche Aldo Busi può affermare d'aver dato
prova di genio nella vita, e di semplice talento nelle opere.
Autore
d'uno splendido romanzo d'esordio, poi riproposto altre quaranta volte
con quaranta titoli diversi, ciò nonostante Busi è sempre
riuscito a smerciare tutto quel che ha fatto. La sua abilità
di promotore e piazzista ha esibito i tratti del genio... a differenza
di quanto è avvenuto nella sua attività di romanziere.
Per
dimostrare a se stesso che poteva vendere qualsiasi cosa
Busi s'è quindi messo a promuovere nuovi talenti, a esibirsi in
teatro e a ballare, a creare fumetti o ancora, tasto dolente, a cantare...
Pur
non avendo il minimo talento canoro, e pur essendo stonato come una
campana (Sabryna Trash al confronto è Lady Gaga), ammucchiò
in questa musicassetta nove efferate creazioni della sua ugola... e riuscì
come previsto a vendere il libro, e l'audiocassetta allegata. Geniale!
L'operazione
si salva in parte per i testi a forte impronta camp, a tratti divertenti,
ma sottolineo di avere detto "in parte".
Prevediblmente,
quasi tutte le canzoni contengono allusioni o tematiche di tipo omosessuale:
-
01 - "Pazza".
Rimbrotto
a una "frociarola" che sembra interessata a sedurre l'io narrante, che
a quanto pare è stato catalogato come <checca> "pazza" da lei.
E
il concupito le risponde, intessendo titoli di canzoni di Patty Pravo e
Mina sopra citazioni d'opera in sottofondo, che lei s'è innamorata
d'una fantasia, dato che la realtà dell'io narrante non è
certo quello che lei immagina:
"'Pazza'
cos'è: una dolcezza di struzzo che immagini? / Mandi pensieri
stupendi a una tua fantasia, /
ragazzi
tristi, corbeilles, tigri, bambole e pizzi... / Non vivo qui:
falsi indirizzi. / (...)
'Pazza'
perché? Tu non parli di me! / Ami un'idea, ti piace un nome. / Chi
è regina, chi è re?"
Se il
testo a tratti può risultare blandamente divertente nel suo gioco
camp, purtroppo il canto è a tratti semplicemente imbarazzante:
oltre alle stecche Busi, alle prese con una tessitura troppo alta per lui,
deve sforzare la voce fino a quasi strozzarsi per cercare (invano) di raggiungere
la nota.
Com'era
quella storia dei pietosi veli?
-
02 - "Nuova
idea".
Il
titolo riprende il nome d'una delle primissime discoteche gay di Milano,
anzi, d'Italia.
Il
testo (e anche la musica, che cambia freneticamente ritmo e orchestrazione,
facendo il verso alla "Nuova Idea", che sulle sue due piste mescolava disco-music
con tanghi, valzer e mazurche) ricorda uno degli assemblaggi dissennati
di Ivan Cattaneo, irti di citazioni (per esempio: il coretto è una
presa in giro di quello di "New Frontiers" di Battiato, del 1982, e così
via), ma purtroppo con un risultato più pedante. Non ci si può
infatti mettere a scrivere, come qui, una canzone diligentemente
e scrupolosamente sregolata e demenziale: è una contraddizione
in termini.
Il
risultato qui è un testo che dice fra l'altro:
"Ma
torno in pista, io sono il Tamurè
/ io sono Via col vento, sono una vecchia idea! /
Non
sono socialista! Io sono Cabaret, / sono virulento, vivo qui in
apnea. /
Io
sono la canzonetta che fa piangere, / e io sono l'operetta che parla di
me: /
mazurca
e via! Ciurca, la nostalgia! Ti sei scordato di me."
eccetera
eccetera eccetera, affastellando e affastellando...
In
compenso la melodia è sufficientemente semplice, e l'accompagnamento
musicale abbastanza fragoroso, perché le stecche si sentano meno
che in altre canzoni. A tratti il risultato è perfino sopportabile...
-
03 - "Le
piace Brahms?".
Il
testo della canzone, una satira delle persone che si sforzano di far discorsi
intelligenti nei luoghi di "battuage", illudendosi di poter così
impressionare i potenziali partner, è decisamente riuscito, anzi
divertente nel suo cinismo spietato:
"Parli,
conversi, chiacchieri: mi fai accendere? / Perle, pensieri, titoli: mi
fai sorridere. /
Sai,
fosse per questo, io non sarei qui. / Credi che io ami la gente perché
è intelligente?"
Purtroppo
però al di sotto di questo testo azzeccato, l'accompagnamento "brahmsiano"
offre ampie occasioni alla voce di Busi per spiccare in primo piano...
Con le conseguenze facilmente immaginabili.
-
04 - "Mi
chiamano Mina (ma il mio nome è Aldo)".
L'io
narrante lamenta di non trovare più, nei luoghi di battuage,
la stessa atmosfera frizzante di quando aveva vent'anni (e l'arrangiamento
fa qui il verso a quello delle canzoni di Mina degli anni Sessanta e Settanta,
delle quali viene citato anche qualche titolo):
"Se
fossi qui vedresti solo tassì / calvi spaiati / prelati troppo pagati
/ (...) /
Guarda
qui, adesso, che sesso da poco: non sento del fuoco; / domani forse trasloco
/ e non ci penso più! /
Ma
quando vien lo sgelo / il primo sole è mio: / torna, lucciola senza
lanterna / il desiderio, e va".
Una via
di mezzo fra un omaggio al camp frociarolo (Mina & c.) e un
tuffo nel tema evergreen della nostalgia della gioventù.
Se
si eccettua il ritornello (atroce) e qualche istante da solista (agghiacciante),
l'accompagnamento è sufficientemente sonoro da non far udire troppo
le stecche di Busi, per cui l'ascolto risulta umanamente sopportabile.
-
05 - "Atti
osceni (intermezzo)".
Che
peccato che questa divertente canzoncina disco non sia stata affidata
a qualcuno capace di cantare! Qui Busi glissa terribilmente su e giù
per il pentagramma vagolando alla ricerca (vana) della nota giusta, che
non riesce mai a centrare, e così facendo rende atroce un
brano dal testo malizioso e nonsense, decisamente azzeccato:
"Fischiare
ai capotreni / lingua senza freni; / ordinare a un poliziotto "M'incateni!":
/ atti osceni! / (...) /
Venerare
adoni, / depilar sansoni / (...) / atti osceni!".
Chissà
se si troverà mai un volontario per proporne una cover ascoltabile
da un orecchio umano!
-
06 - "Piccolino".
L'io
narrante qui si rivolge a una persona che non è chiaro se sia un
nipotino, e quindi per davvero un bambino a cui dà consigli zieschi,
oppure un amante più giovane col quale si diverte a fare il daddy,
trattandolo affettuosamente come il suo "piccolino".
Nel
secondo caso assumono un significato omoerotico versi come:
"Ti
diranno: "È meglio non telefonare, farsi sospirare". /
Tu,
piccolino, sai che è una bugia. / Lasciarsi amare è un gioco
elementare: / l'amore non è fare economia. /
E
tu sei bello quando dici "resto", / amore mio, / prima che io te l'abbia
chiesto".
E visto
che è improbabile che un bambino possa telefonare quando e come
vuole lui, e che possa decidere da solo se fermarsi a dormire oppure no,
io credo che la seconda interpretazione sia decisamente quella più
plausibile.
Pertanto
questa può essere classificata come canzone d'amore per un ragazzo,
anche se il livello del canto è... Ma di questo ho già detto
prima.
-
07 - "La
giornata al mare Alèoò".
Collezione
di rimbrotti ai bambini e di ciarle trite d'un paio di famiglie al mare.
Non ha contenuto gay.
-
08 - "Anestesia".
La
vita offre molte cose belle, alcune delle quali d'interesse gay:
"Belli,
i ragazzi che lavorano sull'autostrada / il primo giorno d'estate /
(...) /
Belli,
i bagnini un po' garibaldini / (...) /
Belli,
i ragazzi imbarazzati, che rovesciano il bicchiere / per spegner la luce".
Ma, lamenta
l'io narrante, io stento ad accorgersene perché non ci sei tu:
"Sarà
malinconia, / anestesia... / forse sarà che tu / non torni più".
-
09 - "Gran
Finale".
Omaggio alla cultura
gaya delle "melochecche", con un centone di citazioni da millanta opere
liriche, e un testo che fa un patchwork di luoghi comuni melodrammatici.
Peccato solo che
una voce non educata al belcanto risulti ancora più stridente, nel
tentativo di misurarsi le arie d'opera celebri. Ahinoi.
Quanto al testo,
si rivolge a un tu (che la parola finale rivelerà essere un "signor",
dunque un uomo) chiedendogli indulgenza amorosa:
"Amami un poco,
per quel che puoi, / sai, l'uomo è mobile, non pensa mai. /
(...) /
Non mi abbandonar!
Pietà di me! Pietà, signor!".
Ed è stato carino
che Busi abbia così dato voce finalmente, con le ultime cinque parole,
anche agli ascoltatori della sua cassetta.
1990 -
Crystal Ltd - "Señorita torero" (45
giri).
Cover
della canzone
di Ivan Cattaneo del 1979.
1990 -
Di Bella, Rosario - "Come se parlassero due amici" - da - Pittore di
me stesso.
Questa
canzone m'è stata segnalata come a tema gay, ma secondo me non lo
è. Il testo, infatti, si rivolge a una persona di cui non rivela
mai il sesso, invitandola a parlarsi come fra "due amici". Ora, è
vero che "amici" in italiano è maschile, però se il cantante
si rivolgesse a una donna direbbe comunque "amici", non certo "amiche"...
Vero
è che il sentimento verso questa persona amica è di tipo
amoroso:
"Ti porterò
su un altro mondo per non farti mai cambiare / ti porterò sulla
mia mano per poterti accarezzare / ti porterò seguendo il mare sulle
onde a navigare",
ma resta il fatto che
nessun indizio permette di dedurre che si tratti d'un uomo anziché
di una donna.
1990 -
Elio e le storie tese - "Vattene amore" - Inedito. (Se ne trovano versioni
dal vivo su "Youtube").
Parodia
massacrante di "Vattene amore", presentata nel 1990 al Festival di
Sanremo da
Amedeo Minghi e Mietta, un minestrone nonsense con anche allusioni
sessuali, fra le quali una è omosessuale:
"Vattene Amédeo,
non toccarmì, / io sono lesbian e già te lo dissi,
/ più di una volta, ma tu non capissi!".
1990 -
Gautier, Valentina - "Angeli" - da - Quasi un angelo.
Bizzarra canzone che parla degli omosessuali,
sotto la trasparente metafora degli "angeli", per esprimere la fascinazione
che l'io narrante prova per loro, e che però elenca una tale sfilza
di luoghi comuni da essere quasi offensiva!
Ok, lasciamo stare il fatto che l'io narrante
pensa che tutti i gay siano terribilmente sexy, "corpi conturbanti da
shock, / look molto chic, molto sexy / (...) / maquillage perfetti
da star": nelle fantasie erotiche è lecito vedere la gente come
ci pare, e questa canzone ammette senza problemi la fantasia erotica della
"tentazione del sesso degli angeli".
Più inquietante il testo laddove
esalta come "angelici" (??) alcuni degli aspetti più negativi
della condizione degli omosessuali, costretti ad amori clandestini e senza
volto:
"Angeli, corpi caldi, amori rapidi,
/ in un auto o alberghi squallidi, / corpi senza identità!".
Non comprendo perché un "amore rapido"
(leggi: "sveltina") in un "albergo squallido" (leggi: bleah!)
dovrebbe essere una cosa bella, ma daccapo, le fantasie sessuali ciascuno
di noi se le sceglie come preferisce.
Quando però scopriamo che secondo
la cantante noi gay siamo "donne in fondo all'anima", ossia siamo
in pratica tutti trans, allora ci si chiede se forse non avrebbe dovuto
portare dal meccanico le sue fantasie per una revisione completa prima
di scrivere frasi come:
"Angeli dagli amanti insospettabili
/ donne fino in fondo all'anima, quanti ridono di voi. /
E voi fragili, voi: ma che prezzo pagate,
voi angeli!".
Negli anni successivi a questa prova canora
la Gautier s'è progressivamente caratterizzata come sempre più
"frociarola", fino a rivolgersi espressamente alla comunità omosessuale.
Quindi forse questo primo passo falso glielo possiamo anche perdonare,
anche perché "è degli amici il perdonare".
A patto ovviamente che "perdonare" non
implichi fingere che questa sia una canzone dal messaggio positivo, perché
anche a volerla stiracchiare da tutte le parti non riesce comunque a distinguere
fra realtà e fantasia, fra transessuali e gay, fra nero e bianco.
Certo, se non altro la musica non è
banale e ciò aiuta a rialzare la media. Ma anche così, il
voto di sufficienza non c'è.
1990 - Manfredi, Max - "A
casa a piedi" - da - Le
parole del gatto (E la musica anche).
(Canzone ancora
da recensire).
1990 -
Mietta - "Piccolissimi segreti" - da - Canzoni.
Il testo di questa canzone è costruito
in perfetto equilibrio per poter esser letto sia come testo d'amore e intimità
fra due donne, sia come riflessione generica sull'amicizia.
I "piccolissimi segreti" del titolo possono
così essere letti come scappatelle amorose in una relazione lesbica,
oppure come il fatto che l'io narrante ama l'amica e non osa dirglielo
("Così da sempre abita dentro me / un piccolissimo segreto che,
/ (...) / nascondo sempre e / da sempre anche a te"), oppure
ancora come la riflessione sul fatto che l'amicizia, per funzionare, deve
sforzarsi di non dar dispiaceri inutili alla propria amica:
"Ma credimi: ci sono cose che non sai
/ che non vorrei sapessi mai, / che sto evitando, e forse anche tu. /
Tu che ingegnosamente fai / di tutto,
per non dire mai / quello che sai <che> mi può far male".
L'ambiguità impedisce insomma di leggere
la canzone come "a tematica lesbica", ma contemporaneamente non fornisce
alcun indizio sul fatto che vada considerata come "a tematica non
lesbica"! Scelga quindi chi ascolta, l'interpretazione che preferisce.
La musica della canzone è piuttosto
anodina, e dubito che qualcuno griderà al capolavoro per questo
brano, tuttavia, considerato il fatto che la cantante dà buona prova
di sé, e che il testo è gradevolmente evocativo, io l'ascolto
me la sentirei di consigliarlo.
1990 -
Nannini, Gianna - Scandalo.
In
questo Lp la Nannini si lascia infine andare un po', ed offre (alla buon'ora!)
un piccolo raccolto d'allusioni e testi "bisessuali" (anche se ha negato
di poter essere definita in quel modo: "Diciamo che non ho una preferenza
precisa in campo sessuale. Quando si trova la persona giusta non è
importante se è un uomo o una donna". "Va bene. Bisessuale".
"Non mi piace definirmi bisessuale. Mi sembra di escludere un sacco
di gente, hai capito? Magari i trans… Non mi sento bisessuale, mi sento
polisessuale". "Corriere
Magazine", 7 settembre 2006).
Oltre
alle canzoni che nomino qui sotto, ne appaiono altre in cui non è
specificato il sesso della persona amata (per esempio "Madonna Welt") e
che si si presterebbero a una lettura lesbica, tuttavia la Nannini
si preoccupa sempre d'inserire nei suoi Cd abbondandi canzoni d'amore-e-sesso
per uomini, in modo che diventi più logica una lettura di
default in chiave eterosessuale.
Ovviamente
le sue (numerose) fans lesbiche preferiscono leggerle altrimenti...
-
01 - "Scandalo".
(Poi anche in: Giannissima, 1991).
La
Nannini reagisce infine e prende di petto tutto lo spettegolare che si
faceva ormai da anni sulla sua sessualità. E minaccia uno "scandalo",
che però nella vita reale non ha mai avuto il coraggio di affrontare:
"Sei
più bella / nuda e senza fiato / lecca lecca / il gelato. /
Voglio
uno scandalo / tutti lo sanno / in prima pagina io e te... / e tutti i
figli tuoi".
Fosse
vero...
Per
quel che ne penso io, Nannini è stato per il mondo lesbico italiano
quello che è stato Renato Zero per il mondo gay: un'occasione
mancata, un'elevazione al ruolo di "icona comunitaria" che non è
mai stato cercato, voluto e tantomeno gradito dalla persona direttamente
interessata: al massimo sfruttato commercialmente - questo sì -
per costruire un fandom fidelizzato. Che però in cambio ha
ricevuto molto meno di quanto il fandom di qualsiasi icona gay eterosessuale
riceva regolarmente, fuori d'Italia.
Le
rivoluzioni di costume non le fanno i cantanti, che le mode le seguono
sempre e non le creano mai, ma anche così i casi Nannini-Zero
dimostrano l'indeguatezza del mondo culturale italiano, nel quale non è
mai riuscita a maturare una posizione d'onestà e chiarezza, quella
cioè che ha invece permesso ben altre scelte, all'estero, a figure
d'artisti decisamente non "politicamente impegnate" o "di sinistra", ma
che volevano semplicemente essere se stesse (penso per esempio ad Elton
John). In Italia le stiamo ancora aspettando...
-
04 - "Dea".
(Poi in: Giannissima, 1991).
Questa
canzone dedicata a una donna, esaltata come "dea", e invitata a condividere
una vita bohemienne e zingaresca, era
stata segnalata come un brano d'ispirazione lesbica.
Ebbene:
non è vero. La lettura del testo dimostra infatti che il termine
"dea" si riferisce all'io narrante, e che il sesso della persona a cui
è rivolta la canzone non viene mai specificato... tanto per cambiare.
Sicuramente
l'ambiguità del testo è studiata a tavolino:
"Con
quell'aria di sultana mi distinguo stasera, se mi vuoi. /
Dea,
io ti porto in mezzo al blu, e chi ci vede? /
Dea:
io che voglio perdermi con te, e amare al ritmo delle strade".
Confesso
d'essere infastidito da questi giochini, che servono solo a dire-e-non-dire.
Nessuno ha mai obbligato la Nannini ad un coming out che da parte
sua lei non ha mai desiderato fare.
Suo
diritto, per carità.
Ma
se desiderava mantenere private le sue scelte sessuali, come han
fatto decine d'altre sue colleghe, allora poteva risparmiarsi i
giochini.
Oltre
tutto, il fatto che la tessitura della canzone sia troppo bassa per la
Nannini (che pertanto fatica parecchio a tenere l'intonazione) non ha certo
contribuito a farmela amare: in questo pezzo sembra un'esordiente su Youtube...
-
12 - "Una
luce".
Canzone
d'amore, insolitamente "romantica" per gli standard della Nannini, per
un "tu" il cui sesso non è specificato, e al quale viene detto:
"Stella
verrà, per una grande donna laggiù, / che non si sentirà
più, poi, così sola. /
Calda
verrà, una luce calda sarà, / una luce forte, di ghiaccio
e di estasi. /
Mi
sento battere il cuore in cima al giardino di ghiaccio".
Il problema
è che non è detto da nessuna parte che il "tu" per il quale
verrà questa "grande donna" sia a sua volta una donna: potrebbe
essere anche un uomo. (Anche se ovviamente non conosco nessuna fan
di questa cantante che ammetterebbe mai che si possa davvero trattare d'un
maschio!).
Quanto
alla parte musicale, la linea melodica è semplicissima, l'arrangiamento
prevede solo pianoforte e voce, e al solito c'è qualche problemino
d'intonazione. Tutto sommato, a mio parere, non siamo davanti a una delle
migliori canzoni della Nannini.
1990 -
Pavone, Rita - "Gemma" - da - Gemma e le altre. (Nota:
la registrazione è del 1988).
Un "lento" d'atmosfera romantica e un
po' triste (non manca neppure l'armonica a bocca che "piange"), per parlare
d'una donna che non riesce ad accettare la propria omosessualità
e vive la vita come se si sentisse un ospite sgradito.
Non è mai facile parlare dei lati
sgradevoli della condizione omosessuale, perché il rischio di scadere
nel patetismo è enorme -- e in effetti anche questa canzone alla
fine inciampa, nei versi conclusivi, nel tentativo di suicidio di
Gemma. Che non era necessario, in quanto i versi precedenti erano riusciti
efficacemente a delineare la condizione umana di questa donna senza bisogno
di strafare o drammatizzare.
Tuttavia, prima dello scivolone finale,
il testo s'era caratterizzato per la delicatezza di tocco con la
quale era riuscito a delineare una condizione umana complessa, senza nominarla
e usando solo poche immagini allusive:
"Gemma, / arrossisce con gli occhi
/ e diventa di ghiaccio / se soltanto la tocchi. /
Gemma, / che non parla per ore / come
avesse un macigno / nel profondo del cuore.
Gemma, / che si tiene in disparte /
alle feste fra amici / e lo fa quasi con arte".
Va notato che l'ascoltatore arriva alla conclusione
che qui si sta parlando d'una donna lesbica solo per accumulazione d'indizi,
ma che la cosa non è mai detta in modo netto, al punto che
è possibile ascoltare il testo senza neppure accorgersi del vero
significato della canzone.
Il vezzo di scrivere canzoni "palindrome"
in quegli anni era certamente una moda (un po' vile), ma era anche una
necessità, volta a evitare censure e messe al bando da parte radio
e televisioni, che prima che esistesse la Rete erano gli unici canali di
promozione per un artista. Questo spiega come mai io qui mi trovi di continuo
a segnalare canzoni che "possono" essere lette in chiave omosessuale,
"ma anche no".
Concludo con due parole sulla musica, di
qualità decisamente più andante rispetto a quella del testo,
e che si limita a un accompagnamento un po' svogliato della voce.
Ciò senz'altro nuoce all'impatto
finale: a mio parere infatti se questa canzone, coraggiosa per quei tempi,
finì per passare inosservata, ciò si dovette (almeno in parte)
anche all'assenza d'un accompagnamento melodico tale da renderla "memorabile".
1990 -
Pooh - "Uomini soli" - da - Uomini
soli.
Contiene
la frase:
"Ci
sono uomini soli per la sete d'avventura, / perché han studiato
da prete o per vent'anni di galera, /
per
madri che non li hanno mai svezzati, / per donne che li han rivoltati e
persi, / o solo perché sono dei diversi".
Nient'altro,
ma fu carino che i Pooh si fossero ricordati anche di noi.
1990 -
Santarita Sakkascia
- "Happy gays" - da - Il meglio dei Santarita Sakkascia (demotape).
Poi in Santarita Sakkascia (Lp,
1991).
Cover della sigla della serie televisiva
degli anni Settanta Happy
days, che è stata a sua volta ripresa nel
1997 dai Penetrator.
I Roldeg stones (poi "Articolo 3ntino")
hanno inciso anch'essi, sempre nel 1997, un'ulteriore
cover in chiave gay della sigla, anch'essa intitolata "Happy gays",
che però ha un testo completamente diverso da quello del brano dei
Santarita Sakkascia.
(Commento
ancora da scrivere).
1990 -
Skiantos - "Il sesso è peccato, farlo male" - demo tape,
FGCI & Motown Modena. Poi in: Doppia
dose (2 cd) 1999.
La versione originale è stata reincisa
nel 2004 nella raccolta Rarities, con nuovo arrangiamento.
Canzone
sbarazzina-provocatoria che esalta il sesso (sicuro). Contiene i versi:
"Per
l'ambiguità sessuale / c'è il servizio militare / che t'inizia
al rapporto anale".
Questa
frase è stata però censurata nella
riedizione
eseguita nel 1999 assieme ai Datura!
I
curatori del canale Youtube "Le introvabili" commentano al proposito:
"Censurata
nel senso giuridico del termine! Quella cassetta venne ritirata in tutta
fretta perché l'Accademia militare di Modena aveva presentato un
esposto per vilipendio
alle forze armate. Un reato che nel 1990 prevedeva una pena da 6 mesi
a 3 anni (oggi è punito con una multa)".
A riprova
m'inviano l'articolo "Sesso sicuro con Moana e Skiantos", apparso su "La
Stampa" in data 27 luglio 1991, in cui Freak Antony ammette:
"A
scanso di guai, abbiamo ritirato le prima versione della cassetta prodotta
dai ragazzi della Sinistra e modificato il testo".
Quelli erano i tempi...
1990 -
Trash, Sabrina - "Piglialu in culu". (Singolo sul retro di: "Mo'!". Autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Benvenuti alla conoscenza con Sabryna
(nel 1990 ancora "Sabrina") Trash, all'anagrafe Andrea Nonsochi, "diva
sderenata" che costellerà ossessivamente questa mia piccola cronaca
della presenza lgbt nella canzonetta coi suoi aborti musicali, con
perseveranza degna di miglior causa.
Il problema di questa travestita "battona"
autonominatasi cantante è che è dotata di senso dell'umorismo.
Parecchio, senso dell'umorismo. Cosicché alcuni dei suoi aborti
musicali sono semplicemente esilaranti, nonostante la volgarità
più gratuita esibita, ostentata e sbattuta in faccia all'ascoltatore.
I suoi prodotti sono atroci, lei
lo sa, non obbliga nessuno ad ascoltarli, dopodiché è lei
la prima a sparare cattiverie pesantissime su se stessa e sulle proprie
canzoni. Anzi, lei stessa è il bersaglio preferito delle proprie
canzoni, nelle quali si autodescrive come un orrido mostro (nel 2010 si
è autodedicata un minalbum dal titolo The trav monster).
Ma come si fa a criticare una cantante
alla quale i fans, sul suo canale Youtube, lasciamo fan-messaggi come questo:
"Sabryna, questa canzone è orrenda: complimentissimi!
5 stelle?".
D'altro canto io penso che nei testi di
Sabryna Trash in futuro si ritroverà molta più "vita vera"
che in tutto il resto delle canzonette a tema lgbt messe assieme. Perché
negli anni queste canzoni hanno creato una specie di diario personale d'una
persona omosessuale che si prostituiva, e che ha raccontato cosa abbia
significato per lei "fare la vita". I rapporti coi genitori, con il "marito"
di turno, con i "clienti fetenti", con le colleghe/rivali, con gli odiatissimi
gay che si spacciano per etero, con la malattia venerea... con gli antidepressivi,
con gli anni che avanzano... Nulla viene dimenticato nelle caustiche canzoni
della "diva imperettata". Cha racconta lo squallore della sua vita, ridendoci
sopra.
Se le primissime canzoni non sono neppure
definibili "cover" (Sabryna si limita a sbatter su una musicassetta
e a ricantarci sopra un testo cambiato, cercando di sovrastare
con la propria voce quella del/la cantante originale!) col tempo sono arrivate
le "basi" e i remix, il sito web e i download via internet, e perfino un
po' di postproduzione che fa sì che la voce segua almeno in parte
il ritmo della musica... ma il carattere di queste canzoni "caserecce"
è rimasto uguale a se stesso.
Se nonostante la sua totale negazione
per l'arte del canto (è raro trovare qualcuno così tanto
stonato e per di più così totalmente privo del senso
del ritmo!) Sabryna s'è costruita un suo piccolo fandom,
è perché in lei il trash è una scelta autentica.
La sua produzione si basa infatti su una genettiana estetica della mostruosità,
che dice: "Avete fatto di me un mostro? Ebbene, lo sono, me ne vanto,
ed anzi mi presento ancora più mostruosa di quanto voi stessi osiate
presentarmi". Fino al punto di creare una canzone, "Tegàme"
(toscano per "donna brutta", "cessa") per proclamare al mondo che razza
di cessa sia la cantante...
Oggi che il trash è diventato
un sottogenere del vorace mercato della musica (si pensi solo al personaggio
di Immanuel
Casto, nato da una pura operazione di marke(t)ting, per quanto
innegabilmente riuscita), resta una fondamantale differenza tra Sabryna
Trash e gli altri cantanti: che mentre da che mondo è mondo i cantanti
danno via il cu*o gratis pur di aver l'occasione di venderci a caro prezzo
le loro canzoni, Sabryna Trash vende il cu*o per poterci dar via gratis
le sue canzoni. Mi sembra una differenza decisiva.
Quanto alla presente canzone, essa risale
ai primi passi della "diva sderenata" ed è in dialetto calabrese.
E siccome il
testo lo trovate qui, ed io non ne capisco nemmeno una parola
su due, mi esimo dal commentare oltre.
(P.S.: Sì, ho censurato
una parte della copertina. Il mio sito non è una pornochat).
1990 - Trash, Sabryna - "Scapolo"
- da - Scapolo. (Autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Sabrina
fa il verso a "Scandalo" della Nannini, con esiti
disastrosi. La qualità canora di questo brano è infatti
grosso modo quella che si avrebbe registrando i suoni che escono da un
pollaio in cui sia entrata una volpe...
Nel
1990 non c'era ancora la moda del "karaoke" e non esistevano quindi le
"basi" musicali a disposizione degli aspiranti "cantanti" (della domenica),
pertanto qui Sabrina si limita a schiaffare una cassetta nel mangiacassette
e a strillarci sopra con tutto il fiato che ha nei polmoni che lei vuole
un maschio per marito, e mentre la musica va avanti per conto proprio lei
comodamente starnazza per i fatti suoi, senza far più caso al ritmo,
all'intonazione e a tutte quelle stupidaggini lì.
Col
passare degli anni Sabryna Trash ha rivelato doti umoristiche da "stornellatrice"
stralunata, che giustificano l'inesplicabile esistenza d'un suo
piccolo fandom. Inoltre ha preso la buona abitudine di far ripulire
e mixare da un tecnico del suono i suoi "parti" prima di sgravarsene.
Ma
tutto questo è successo dopo. In queste "cagate" degli inizi
prevale a volte, come in questo caso, il (dubbio) piacere di fare il karaoke
sbilenco, sostituendo le parole di canzoni famose con parolacce a tutto
spiano. E sai che divertimento, per l'ascoltatore...
Non
credo quindi che questo starnazzo meriti un ascolto. E anche se non mi
darete retta, tanto lo so che dopo trenta secondi avrete già tolto
l'audio e sarete scappati a far suffumigi alle orecchie per decontaminarle...
1990 - Trash, Sabryna - "Sposa!"
- da - Sposa!. (Autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Parodia di "Bad" di Michael Jackson.
Fortunatamente prima di essere pubblicato
online dopo esser stato recuperato dal demotape originale, questo brano
è stato ripreso, ripulito e remixato (non è la solita musicassetta
sovrastata dai coccodè di Sabrina, se non altro era già stata
fatta con una base priva della voce del cantante), quindi è relativamente
più ascoltabile del precedente.
E a differenza di quella testé
citata, questa ciambella è riuscita col buco, visto che vi fa capolino
la vena caustica e al tempo stesso autoironica che da allora è sempre
stato il motivo per cui le parodie di questa "diva" improbabile riescono
a strappare la risata.
Sabrina qui delira sul proprio desiderio
di rientrare nei ranghi: ha infine trovato un camionista (Gaetano) come
marito, e vuol diventare la sua "sposa" e far la casalinga. Spingendosi
fino al desiderio di maternità ("perché sono mammifera,
lo sai?").
Sabrina giura che diventerà fedelissima,
anzi andrà a Casablanca per diventare completamente donna pur di
compiacere al suo Gaetano! Però i soldi per farlo non li ha, quindi
allo scopo di potergli essere totalmente fedele è... costretta
a tornare sul marciapiede per procurarseli!
"Non sono troia, ma sposa, da oggi
/ sarò una moglie fedele per lui / (...) /
Ma a mio figlio glielo dirò
/ che suo padre è un depravato: / (...)
quando vede un superdotato / lui allunga
sempre la mano!"
Per concludere:
"Sono sposa, sposa, sposa... scandalosa!".
Puro delirio.
<--- 1989
- vai al - 1991
--->
Inedito.
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