Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
1993
<--- 1992
- vai al - 1994
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
1993
(Benvenuto passaggio del mercato discografico
al Cd...)
1993 -
Casale, Rossana e Di Michele, Grazia - "Gli
amori diversi" da - Alba argentina.
Terza
classificata a Sanremo nel 1993, questa canzone di due donne gioca volutamente
con l'ambiguità (e le due cantanti si divertirono a farsi fotografare
sui rotocalchi in pose "compromettenti" - io ne ricordo una in una vasca
da bagno! - salvo poi smentire tutto. Giochino stupido, ma ripetuto
infinite volte nel vigliacco show-biz italiano):
"Sono
gli amori diversi / quelli che restano dentro / e che vorresti cullare
/ sentirli cantare / fermarli nel tempo. /
Sono
gli amori più intensi / quelli che restano dentro / e non riesci
a scordare / e che fanno più male: / gli amori come te".
Dopodiché
le cantanti poterono lamentarsi di essere
state fraintese:
"Io,
andando a Sanremo, ero sicura che la nostra canzone sarebbe stata male
interpretata. Hanno cominciato a pensare, erroneamente, che l’amore descritto
nella canzone fosse il nostro".
Chissà
come mai.
1993 -
Casale, Rossana - "Difendi questo amore" - da - Alba argentina.
(Anche come singolo).
Nulla, in questa canzone romantica, lascia
pensare a un amore lesbico. Il sesso del "tu" a cui si rivolge la cantante
è infatti mantenuto accuratamente nell'indefinito.
Tuttavia, all'epoca delle polemiche relative
al senso da dare alla canzone "Gli amori diversi" appena esaminata, parve
a molti/e d'individuare un riferimento all'amore lesbico nella descrizione
che fa questa canzone d'un amore contrastato e bisognoso d'essere difeso:
"Difendi questo amore, questo meraviglioso
dolore, / che ti chiama e che hai chiamato con la voglia cieca d'imparare.
Difendi con fierezza, perché
non potranno capire, / un pensiero che si evolve senza fine, fino a non
sapere".
È così che si spiega l'inclusione
di questa canzone nell'elenco
di canzone "a tematica" del sito LesWiki.
La mia opinione in proposito? Che oggi
abbiamo molte artiste che propongono canzoni esplicite e spesso molto belle
sulla tematica lesbica, e che forse nell'elenco delle canzoni "a tema"
di testi come questo potremmo ormai fare a meno.
Non ho dubbi sul fatto che la Casale all'epoca
col tema lesbico ci abbia giocato, per attrarre l'attenzione dei media.
Quindi l'ambiguità di questo testo non solo è probabilmente
voluta, ma forse addirittura studiata a tavolino per causare esattamente
il tipo di dubbi che sto affrontando qui. Una serie di affermazioni, smentite
e controsmentite è pur sempre una serie di pubblicità gratuite,
dopo tutto.
Ciò detto, la canzone è bella,
e se qualcuno ci tenesse a darne questa lettura, perché no? Purché
sia chiaro che si tratta solo di un'interpretazione soggettiva, non basata
su un qualche indizio presente nella canzone stessa.
1993 -
Drudi, Gianni - "Ma che cazzo dici?" (45 giri esteso).
La canzone, dalle ambizioni umoristiche,
prende in giro il galletto romagnolo dalla vanteria facile, divertendosi
a insinuare in filigrana il sospetto che la donna che si vanta esageratamente
di averr sedotto fosse in realtà un travestito. Lo fa però
molto in filigrana, con allusioni in codice.
Una prima allusione maliziosa è
laddove la ragazza chiede, sfacciata:
"Guardandomi la patta / mi fa: ti piace
Dalla?".
La reazione del bulletto (nella strofa successiva)
è significativa:
"La prendo sotto braccio / con aria
da platboy / e le sussurro: "Bionda, / non sono mica un gay!".
Seconda allusione: il ritornello, mettendo
in dubbio ciò che il bulletto sta raccontando, ripete "Ma che
ca, ma che ca, ma che ca**o dici"! Peccato che a ripetere questi versi
di seguito e più volte il risultato sia un coretto che canta "Ma
checca ma checca ma checca"....
Infine, il terzo indizio arriva al mattino
dopo:
"Mi sveglio la mattina / sono tutto
un po' confuso / guardo nel soffitto / e vedo il suo bel muso. / Sembrava
tanto vera / ma un dubbio poi mi assale: / ma... era una donna, / oppure
un... animale?"
Della serie, rimediato al lapsus all'ultimo
istante...
Come detto la canzone è nata come
scherzo umoristico, di quelli che piacciono o non piacciano. Ciascuno decida
se questo scherzo fa ridere o no.
1993 -
Cocciante, Riccardo - "Être aimé" - da - Empreinte.
Canzone con testo in francese, che sostiene
che nella vita esiste un solo vero problema: sapere se si è o no
amati.
Contiene anche un accenno (rispettoso)
all'amore omosessuale:
"Même aux parloirs / dans les
prisons, / dans les histoires / entre garçons / où entre
filles, / nouvelles familles: / un seul problème: / tu m'aimes?"
(Anche nei parlatoi / nelle prigioni,
/ nelle storie / fra ragazzi / o fra ragazze, / nuove famiglie: / un solo
problema: / tu m'ami?).
1993 -
Gallo, Antonio - "Nicole delle bambole" - da - Uomini e no.
Strappalacrime
descrizione dell'incontro di un amico d'infanzia, Nicola, che si chiamava
Nicole e giocava con le bambole.
"Nicole,
che ora giochi con gli uomini / lo sguardo triste un po' / (...) /
ma adesso dai tu vai avanti, non chiedere mai, / per me vai bene Nicole,
sempre sei come ieri".
L'eccesso
di buone intenzioni rovina l'effetto, facendo apparire la canzone una
copia più zucherosa di "Pierre"
dei "Pooh".
Il
resto del Cd, dove non è nominato il sesso della persona amata ma
in cui appaiono "amici" d'indubitabile sesso maschile, mostra cosa avrebbe
potuto essere quest'opera se solo il cantante avesse avuto il coraggio
di dire ciò che invece osa solo nominare a cenni.
Si
veda in particolare "Due re", addio a un amico, e "Cielo e aria per noi",
intima canzone d'amore e sesso per persona dal sesso non nominato.
Su
questo cantante vedi l'intervista su "Babilonia" n.____,
pp. ____.
1993 -
Gang - "Eurialo e Niso" - da - Storie
d'Italia (poi anche in: Materiale resistente, 1995).
Di questo brano ha proposto una cover
l'autore, Massimo
Bubola, nel 1996, nel Cd Amore e guerra.
Da quando ho pubblicato (nel 1985) la
mia ricerca sulla persecuzione delle persone omosessuali durante il periodo
fascista mi capita di tanto in tanto di essere contattato da studenti
o studiosi che desiderano sapere se io abbia qualche documentazione sulla
realtà omosessuale all'interno della Resistenza partigiana.
La mia risposta è sempre "no":
la Resistenza in Italia fu opera per la massima parte di comunisti e di
cattolici, cioè di due "chiese" che facevano a gara nella
condanna dell'omosessualità. Figuriamoci se qualcuno si poteva permettere
di essere partigiano e gay dichiarato.
Peggio ancora, tanto le destre
quanto le sinistre
facevano a gara nell'accusare gli avversari di essere un covo di omosessuali.
Spiace dirlo, ma un Luchino Visconti,
gay e comunista, che
nel 1969 presenta i nazisti come una banda di checche isteriche ne La
caduta degli dèi, sta solo conformandosi a una tradizione
che aveva una lunga serie di precedenti.
Questa premessa mi serve a spiegare come
mai in Italia (a differenza di quanto è accaduto in altre nazioni)
non abbiamo mai avuto nessun ex partigiano che abbia deciso di fare coming
out, preferendo portarsi il proprio "segreto" nella tomba. Probabilmente
è ormai troppo tardi per recuperare qualche testimonianza in proposito,
ed è per questo che è la letteratura che sta ora supplendo
a questa carenza di testimonianze storiche, con romanzi come La
libellula di Bert d'Arragon, o con canzoni come questa.
La quale è una ballata (con una
strofa musicale che si ripete sempre uguale dall'inizio alla fine, risultando
alla fine un po' monotona), che dal titolo annuncia di essere una riambientazione
aggiornata di un evento letterario (e non, quindi, storico): quello
che di Eurialo e
Niso che Virgilio presenta nell'Eneide.
Commilitoni, ragazzi qualunque ("Eurialo
era un fornaio / e Niso uno studente: / scapparono in montagna / all'otto
di Settembre") i due devono far saltare un ponte, al quale fanno la
guardia i nazisti.
Assassinate le sentinelle, per una ragazzata
Eurialo s'adorna di un'aquila d'argento presa ad una delle sue vittime,
e questo lo tradisce, luccicando nella notte. Braccato e bloccato, Eurialo
è torturato dai tedeschi, che giocano con lui come il gatto col
topo.
E qui Niso non può fare a meno
di rinunciare alla fuga per vendicare Eurialo, trafitto "come un San
Sebastiano" (allusione non certo casuale):
"Ma quando vide l'amico / legato intorno
a un ramo /
trafitto dai coltelli / come un San
Sebastiano /
Niso dovette uscire: / troppo era il
furore! /
Quattro ne fece fuori / prima di cadere
/
e cadde sulla neve / ai piedi dell'amico".
How sweet of him... Per fortuna la
Resistenza ha potuto contare su persone un po' meno isteriche di Niso,
altrimenti si sarebbero fatte ammazzare tutte per vendicare i compagni...
e notoriamente gli ammazzati non vincono nessuna guerra.
In effetti, alla canzone nuoce il
fatto che Niso si comporta come un amante, mentre però fin lì
era stato definito solo come "amico" e basta.
Il fatto che la coppia di partigiani della
canzone formasse una coppia non risulta infatti in nessun modo dal testo
stesso, che non ha osato fare il passo di rendere esplicito l'indicibile
(e poi ci si chiede perché nessun ex partigiano abbia mai fatto
coming out?).
Certo, il
richiamo a San Sebastiano è per chi sia gay un indizio abbastanza
chiaro delle intenzioni dell'autore del testo, ma la domanda che sorge
è: ma perché nel 1993 il tema poteva essere affrontato solo
per mezzo di "indizi" in codice?
Bella domanda, eh?
1993 -
Gem Boy - "Lo vendo" - da - Sappiamo
noi (cassetta autoprodotta, venduta solo ai concerti). Poi in:
Cautelatevi
(1994) e ancora in: Il più meglio dei Gem boy (1996)
(anch'esse musicassette autoprodotte. Sul loro sito i
GemBoy scrivono di... scaricarsele gratis con il peer-to-peer!).
Parodia
di "Mi
vendo" di Renato Zero. La precaria ambiguità della canzone originale
è qui spazzata via da una descrizione fin troppo esplicita
di ciò che l'io narrante ha deciso di vendere.
L'io narrante è infatti un ragazzo
disoccupato e completamente in bolletta, che decide di travestirsi con
"le pantacalze rosse e la pelliccia di mammà" e prostituirsi,
e così finalmente riesce a guadagnare.
"Lo vendo / così guadagno un
po': / anche se non ci ho il fisico / un cliente troverò. //
Lo vendo / ormai deciso ho / testardo
come un mulo / io venderò il mio ****."
La prima notte si rivela difficile:
"Lo vendo; / ahia che male fa / sentirlo
tutto dentro: / che brutta notte ah!".
Poi però (nella vita ci si abitua a
tutto) le cose vanno meglio, fino al raggiungimento dell'agiatezza:
"Lo vendo / anche se soffro un po'
/ adesso pastasciutta / tutti i giorni mangerò! / (Sì! Anche
la bistecchina!). //
Lo vendo / questo mio bel popò
/ un c*** in cu*o dato (?) / in tutti sensi /
però / guadagno / guadagno un
bel po': / sono ricco sfondato, / ma soprattutto sfondatooo!".
Come tutte le canzoni dei Gem Boy anche questa
è volgare e goliardica, e una volta capito il gioco, dopo il primo
ascolto non c'è motivo per preferire questa cover pecoreccia
all'originale. Tuttavia è innegabile che la parodia colpisca nel
segno, mettendo a nudo l'esiguità del dito dietro al quale la versione
originale s'illudeva di potersi nascondere.
1993 -
Joecool - "Gesù
diverso" - da - Panorama.
Che
canzone bizzarra! Nelle intenzioni e anche in una parte del testo
questo è un appello "progressista" alla tolleranza verso i "diversi",
contro lo stereotipo della "malattia".
Dopodiché
il testo fa incetta di stereotipi e luoghi comuni!
Vi
si parla d'un ragazzo transessuale (e non gay), un "lui"
che desidera essere "lei", che per questo fatto vive una vita infelice
e sofferente:
"Quel
ragazzo è solo più sensibile di te / per sentirsi un po'
più donna ha chiuso anche con i suoi".
Ovviamente, passa la notte a piangere: che
uno possa essere trans e in pace con se stess* non sembra sfiorare il cervello
del cantante.
Comunque
sia, almeno il ritornello è azzeccato, con la sua domanda-shock:
"Se
Gesù dell'Universo / fosse stato anche un diverso, / avresti detto
che è ammalato anche lui?".
Per altre canzone che usano Gesù per
parlare di omosessualità si veda: "Jesus
Christ" di Gianni Bella (1980), e all'estero: Rythm activism,
''Jesus was gay'' (1998); Corporate avenger, "Jesus Christ homosexual"
(2000); Prochecked, "Jesus was gay" (2003, che però è
un brano solo musicale, senza parole); McPhearson, Brian, "What if
Jesus was gay?" (2004); XPQ-21, "Jesus was gay" (2006); Gael,
"Jesus is gay" (2007).
1993 - Masìa, Giuseppe - "La canzone
dell'ano" - da - Büffa!
Questa canzone "demenziale" dimostra (anche
se ho forti dubbi sul fatto che ci fosse bisogno di questa ennesima dimostrazione)
che con la scusa dello "scherzo", quando si tratta di certi temi, la mentalità
omofoba non può fare a meno d'insultare le persone omosessuali,
o meglio, "i finocchi".
Il bello è che questa canzone sostiene
che "visti da vicino siamo tutti uguali", dato che anche se non ne parliamo
e fingiamo di non saperlo, tutti abbiamo un ano:
"L'ortolano c'ha l'ano, / la casalinga
c'ha l'ano, / l'artigiano c'ha l'ano"...
L'unico a cui è riservato un trattamento
diverso è, per l'appunto:
"il finocchio, ce l'ha strano: / usa
troppo il suo ano".
Ma tu guarda che originalità. Chi
avrebbe mai immaginato che saremmo andati a finire lì?
1993 -
Milva - "Pierre" - da - Uomini
adosso.
Cover
della canzone cantata
nel 1976 dai Pooh.
1993 -
Prophilax - Il signore delle fogne. Autoprodotto.
Scaricabile gratuitamente
dal sito del complesso.
Nonostante
nella produzione più recente dei Prophilax
si noti un progressivo dirozzamento, le loro prime raccolte sono piuttosto
ripetitive e prevedibili, olte che rovinate da un gusto "grezzone" di dire
le parolacce fine a se stesso, alla lunga noioso. Ascoltate due canzoni,
s'è già capito il trucco e le si sono ascoltate tutte.
Stuchevole
anche il gusto di citare tutto ciò che è disgustoso (escrementi,
vomiti, caccole e quant'altro) che dopo la prima volta diventa scontato
e ripetitivo.
Manca
qui ancora la capacità di fare satira che apparirà più
avanti (per esempio in "M'arrazzo
col trans"), ma che nel 1993 già possedevano molti altri complessi
di "rock demenziale".
In
questa raccolta troppi dialoghi sono imparentati a quelli dei film porno,
più che a qualunque altro genere letterario. Siamo ai discendenti
della goliardia da caserma e da bordello: le donne sono tutte buchi, troie
e zoccole, i froci sono tutti transessuali in attesa di operazione, il
membro virile è una divinità da adorare esaltare e osannare...
eccetera. Noooooia!
C'è
di buono solo che, se non altro, lo
danno via gratis.
In
questa raccolta si vedano i brani:
-
01 - "Il
giorno della ceppa".
Rifacendosi palesemente ai film dell'orrore,
il cantante annuncia il giorno in cui uno sciame non di zombies, bensì
di membri virili, calerà dal cielo per sodomizzare tutti. Il resto
della canzone serve a descrivere in dettaglio il destino orrendo che attende
i nostri ani:
"Tutti quanti sbudellati tra Natale
e Capodanno / (...) / E quest'esercito di mazze alla fine vincerà:
/ non possiamo fare niente, oddio mio che dolore!".
E vi risparmio il resto.
Io qui, più che a commentare, mi
limito a chiedere che senso abbia una canzone del genere. Dovrebbe essere
divertente? E se sì, in cosa consisterebe l'elemento buffo? Urge
spiegazione...
-
06 - "Traves".
Reinciso in nuova versione anche nel 2010
in - Vent'anni di analità.
Nonostante il titolo,
il brano non parla di travestiti: è infatti l'esaltazione iperbolica
delle gioie anali procurate da un vibratore a pile:
"Non passa più
un giorno che non me lo metto / lo uso in cucina, in salotto, sul tetto;
/ se mi scopre mamma me se fà! /
Ogni volta che
a casa rimango da solo / senza nessuna esitazione m'impalo / e allora urlo
di felicità (olé)".
Il testo è anche
più esplicito di così, ma preferisco evitare di citare quelle
parti, grazie.
-
07 - "Pajarulo".
Reinciso in nuova versione anche nel 2010
in - Vent'anni di analità.
Non
ho trovato traduzione del termine "pajarulo", che a 'sto punto mi chiedo
se non sia il cognome di qualcuno preso di mira da questa band goliardica.
La
canzone riguarda i dubbi dello spasimente d'una donna piuttosto "sospetta",
in quanto si concede solo a posteriori, cosa che suscita il legittimo dubbio
su cosa possa avere nella parte anteriore. Ovviamente i dubbi sono espressi
con il solito linguaggio molto crudo e molto sessualmente esplicito.
Alla
fine c'è la sopresa tutt'altro che inattesa, ma (colpo di scena!)
appare anche la contro-sorpresa:
"Ormai
però ho scoperto tutta la verità / ti sei tolta le mutande
/ ce potevo anche restà! /
Però
adesso son felice / e ti spiego anche perché: / Pajarulo... son
più frocio io di te!".
Il che
è un modo come un altro per dare del frocio a questo Pajarulo.
Il
brano fa il verso alle canzoni romantiche, con tanto di pianoforte di accompagnamento
della voce sola, ma il cantante, senza le chitarre elettriche a coprirgli
le stonature e le stecche, qui fa una figura decisamente magra. A me 'ste
canzoni non piaccino "a prescindere", ma questa è decisamente peggio
del solito.
1993 -
Skiantos - "Meglio un figlio ladro che un figlio frocio" - da - Saluti
da Cortina.
Costruita a partire da una cantilena infantile
del tipo di "Centocinquanta la pecora la canta", questa canzone porta per
titolo la traduzione d'un proverbio bolognese, "L'è mèi
un fiol lèder che un fiol busòn", nato per affermare
che la peggiore di tutte le disgrazie che possa capitare a un essere umano
è l'omosessualità. Meglio essere criminali che gay!
Il proverbio diventò un ironico
slogan nel 1982, nel corso delle polemiche suscitate dalla richiesta da
parte dei gay bolognesi di una sede dal Comune, quella che sarebbe poi
diventata il "Cassero". I
gay bolognesi ne fecero uno striscione e girarono per la città,
fotografatissimi, esibendo questa perla di saggezza popolare come un trofeo.
Gli Skiantos ci costruirono questa filastrocca
contro i benpensanti e il loro conformismo che, ragionando in base a categorie
astratte e rigide, crea mostri come quel proverbio (Io ho sentito
spesso dire anche "Meglio un figlio drogato che un figlio frocio",
ma avendo fatto il volontario nel Gruppo Abele per tre anni, ho conosciuto
fior di genitori che avrebbero considerato un miracolo divino la trasformazione
di un figlio drogato in uno "solo" gay... Nella vita è solo questione
di prospettive).
Gli Skiantos ironizzano dunque sul fatto
che:
"Il parere del droghiere / detta legge
nel quartiere, /
condiziona il bottegaio, / il farmacista
e l'usuraio / (...) /
"I buoni ed i virtuosi / sono identici
ai noiosi /
con la stessa fissazione: / far trionfar
la religione!".
Un brano che nonostante gli anni trascorsi
non ha affatto perso il suo mordente polemico. Da ascoltare.
1993 -
Trash, Sabryna - "Sadomasa"
- (Singolo. Autoprodotto, scaricabile
gratuitamente dal suo sito. Non ne esiste una copertina).
Io
non penso sinceramente che occorra un commento a questa inarrivabile
canzone; bastano le parole:
"Sono
Sabrina e fo la travestita, / stasera vado a battere! /
Scegli
me e troverai, tutto il piacere che vorrai, / stanotte vedrai.... che se
non mi fo**i, / io ti metto il guinzaglio, e ti tratto come un cane, /
ti
strapazzerò lo sai, fino a che non lo farai!!".
In questa
specie di spot promozionale delle prestazioni sessuali della travestita
canterina calabro-toscana non c'è nulla di particolarmente divertente,
e siccome l'umorismo è la sola cosa che tenga in piedi le prove
canore di Sabryna Trash, in sua assenza non rimane molto altro da apprezzare,
dato che come suo solito nel "canto" Sabryna non riesce a tenere il tempo,
e neppure l'intonazione.
Un brano perfettamente dimenticabile.
1993 -
Trovato, Gerardina - "Chissà" - da - Geraldina
Trovato.
Questa canzone ritrae un amore fra donne
con estremo pudore e qualche esitazione, ma senza reticenza, come mostrano
i versi finali, che dicono:
"Tutto passa, solo lei può farmi
male / cento uomini, ma lei non si può cambiare; / (...) / ma
chissà se lei lo sa che questo è amore... Chissà!".
Il testo si apre con due donne che parlano
in un locale pubblico mentre fuori si fa notte, e che "già da un'ora"
discutono d'amore, mentre bevono assieme.
L'io narrante si dimostra intenerita dalla
bellezza della sua amica, che si lamenta dei propri occhi, che trova troppo
piccoli, mentre invece
"ogni volta non sai che quando mi guardi
i miei li fai sparire".
E parlando parlando si arriva alla rivelazione:
"Ma chissà se lei lo sa che non è un gioco / ma chissà
se lei lo sa che non è poco", fino alla conclusione dei versi
finali che ho già citato: "questo è amore".
Nonostante in un paio di punti l'italiano
s'ingarbugli un po', direi che a mio parere siamo di fronte a un
bel testo e ad una bella canzone, riuscita.
La musica, una melodia all'italiana, non
è strepitosa ma è molto gradevole e ha un ritornello orecchiabile,
inoltre si avvantaggia della buona interpretazione della cantante, che
nonostante tenda un po' a voler "strafare" ha una bella voce, e la sa usare.
A mio parere, è una canzone che
merita l'ascolto.
Nota del 2012: a proposito di questa canzone
si veda il divertente pezzo: Gerardina
Trovato si fingeva lesbica. E noi non lo sapevamo nel quale la
Trovato va decisamente controcorrente: in un Paese in cui tutti i cantanti
gay e le cantanti lesbiche rifiutano di dichiararsi affermando che se lo
facessero le vendite crollerebbero, la nostra afferma d'aver cavalcato
le "voci" sul suo lesbismo per "vendere più dischi":
"Ero magra, bella. Mi spediscono a
Sanremo, categoria "Nuove proposte”" All'Ariston il mio look fa tendenza.
C'è un però: tutti pensano che io sia lesbica. Sto al gioco.
Mi dicono: "Funziona, vendiamo più dischi. Non smentire". Fu la
mia rovina. Non so che cosa mi passò per la testa. Avevo accettato
di snaturarmi, per il dio denaro".
Grazioso ed efficace il commento d'una lettrice:
"Fingersi lesbica? Ma dove pensava di stare, in Svezia?".
1993 -
Turci, Paola - "Io e Maria "- da - Ragazze.
Due
ragazze sono state appena lasciate dai rispettivi ragazzi, e una di loro,
la cantante, si mette a guardare l'altra "con gli occhi del suo uomo" scoprendo
quanto sia brava e sexy...
"Ma
come sei bella Maria: / se ti guardo con gli occhi di un uomo / sento forte
la gelosia. /
Ma
come sei sexy Maria: / ti guardo e ho gli occhi del mio uomo, / che è
appena andato via".
Resta
da capire per quale stana stortura psichiatrica sia necessario guardare
una donna "con gli occhi di qualcun altro", se non per ammettere che sono
i propri occhi, quelli "colpevoli" di trovarla attraente. Con un tipico
meccanismo di rimozione, colui o colei che desidera una persona del suo
stesso sesso non sono io, non posso essere io: è un "altro-da-me".
E
soprattutto, lo sguardo di desiderio verso una donna può essere
solo maschile.
Credo
che questo testo valga più di dieci saggi di analisi a farci capire
perché la condizione gay in italia sia tanto arretrata.
Nonostante
questo scivolone, non posso comunque, per dovere di completezza, passare
sotto silenzio il fatto che la Turci ha sempre avuto un grosso seguito
all'interno della comunità lesbica italiana. E che, cosa rara, lo
ha anche riconosciuto apertamente in un'intervista
concessa a G. Morlacchi nel 2008:
"Come la maggior parte delle cantanti
italiane (e non) dicono di me che sono lesbica. Non mi è mai dispiaciuto,
in fondo. Il mio è un pubblico prevalentemente femminile e per
la maggior parte omosessuale, che mi ama ed è ricambiato. Ma,
affermare con certezza di essere la fidanzata di Gianna Nannini (all'inizio
della mia carriera) senza nemmeno averla conosciuta mi è sembrato
un po' troppo".
Forse avrà idee bizzarre sul lesbismo,
però se non altro da come ha risposta una donna stupida non è.
1993 -
Vecchioni, Roberto - "Angeli" - da - Blumùn.
Ballata
d'esaltazione per "angeli", che un verso rivela essere ben poco spirituali
e molto carnali, dato che sono:
"Carichi
di sperma / e di segnali, / ma così lenti / a strascicar le ali".
La canzone
è in definitiva una concatenazione d'immagini poetiche relative
ai ragazzi, descritti con simpatia e affetto un po' paterno:
"Angeli,
ragazzi travolgenti / naviganti al sole, / polvere e stelle americane /
che non rivedrò: /
angeli,
che rabbia che mi fate / belli da lontano, / luce di stelle che mi arriva
in mano, / quando oramai le stelle non ci sono / e c'incontriamo. / (...)
/
Angeli,
che gioia che mi date / quando vi rivedo, / perché continuo a non
capirci / niente, / e questo è il solo modo, / finalmente, d'esser
uomo".
Una canzone
a tratti un poco oscura per via dell'uso di immagini poetiche, ma senz'altro
riuscita.
1993 -
Zero, Renato - "Casal de' pazzi" - da - Quando
non sei più nessuno.
Celebrazione
dei "ragazzi di vita", ispirata a Pasolini,
che verifica lo stato di degrado di quella realtà sociale, proponendo
una non meglio specificata speranza.
"Casal
de' pazzi, alveari di polvere / matrici amare, borgata natia / ragazzi
in cerca, ragazzi da vendere, / anime escluse, alluvionate e tragiche".
Contiene
anche un'allusione all'Aids:
"festa
fuggevole, amaro gioco il vivere / e per morire... un'altra malattia".
1993
- Zero, Renato - "Pipistrelli" - da - Quando
non sei più nessuno.
I
pipistrelli (animali notturni, neri, simili a topi alati: che bella immagine
poetica, anzi, imaggine, visto il livello del testo) simboleggiano
gli omosessuali che di notte cercano sesso nei luoghi di "battuage":
"Voi,
pipistrelli di mestiere / che col sole non li (sic) vedi
più. / Voi, con una gran fame d'amore / perché non vi rassegnate.
/ E dalle auto sortite (sic) / fuori con le mani alzate. / Arrenditi
e qualcuno ti amerà. / (...) /
Dai
cespugli ai vespasiani / con in mano i pantaloni / fuggono come faggiani
(sic) / quando il cacciatore arriverà (sic)".
In una
"coda" parlata il cantante prospetta poi all'"amore suo" il desiderio di
"diventare pipistrello pur'io". E intanto lo "tocca"...
<--- 1992
- vai al - 1994
--->
Inedito.
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