Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
2005
<--- 2004
- vai al - 2006
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
2005
(Benvenuta Youtube!)
2005 - AA.VV. (a
cura di Andrea K., Giovanni Dall'Orto e Francesco Belais), Pride
compilation.
Compilation
di canzoni italiane a tema lgbt, prodotta sotto gli auspici del mensile
"Pride", di cui ero all'epoca il direttore.
(Commento
ancora da scrivere).
A
ripensarci oggi (2011), dopo appena un lustro, appare già strana
l'idea che fu alla base dell'iniziativa: raccogliere una serie di brani
ormai fuori commercio o introvabili, per far conoscere quanto già
esisteva. Oggi a questo pensano iTunes, eMule, bitTorents, ma soprattutto
Youtube, che sta diventando sempre più un catalogo enciclopedico
di tutto quanto è stato dimenticato dalle case discografiche (tant'è
che nessuno si dà pena di offrire in vendita su iTunes o altrove
una parte enorme dei files presenti su Youtube).
La raccolta propone:
-
01 - Platinette
- "L'elefante gay".
Cover
della canzone cantata
da Erika Mannelli nel 1984.
(Commento
ancora da scrivere).
-
02 - Gay,
Dario - "Ti sposerò".
Anticipazione
del brano uscito poco dopo nel Cd - Ti sposerò.
-
03 - Cattaneo,
Ivan - "Pride is Pride".
Inedito,
scritto appositamente per questa compilation e per il Pride nazionale
del 2005 (che la rifiutò).
(Commento
ancora da scrivere).
-
04 - Cooper,
Aida - "Io e Maria".
Cover
della canzone .......... - (Commento ancora
da scrivere).
-
05 - Cattaneo,
Ivan - "Polisex".
Riproposta
della
celebra canzone di Ivan Cattaneo, del 1980, con un nuovo
arrangiamento molto elettronico. La canzone fu poi incisa, nello stesso
anno, anche nel Cd di Cattaneo Luna presente.
-
06 - Cantoni,
Carlo - "Quel che si dice".
Cover
della canzone cantata
da Charles Aznavour nel 1972. Ammetto anche senza bisogno di torturarmi
che ne preferisco l'originale...
-
07 - Leandro
- "Il patto".
Cover
della canzone cantata
da Gianni Bella nel 1983.
-
08 - Coruzzi,
Mauro - "Ti ricordo ancora".
Cover
della canzone cantata
da Fabio Concato nel 1984, eseguita da "Platinette"
sotto il suo vero nome.
-
09 - Di
Donna, Sasà - "Andrea".
Cover
della canzone cantata da Maurizio
De André nel 1978.
-
10 - Cooper,
Aida - "Hey bionda".
Cover
della canzone cantata
da Gianna Nannini nel 1988.
-
11 - Inguì,
Antonino - "La ferrovia".
Cover
della canzone
cantata da Franco Simone nel 1978.
-
12 - J.
D. Vine - "Lady Anima".
Cover
della canzone
cantata da Marcella Bella nel 1979.
-
13 - Hostess
di Volo - "Luca".
Cover
della canzone
del 1978 di Raffaella Carrà, cantata da un
gruppo cabarettistico di drag queens.
-
14 - Fullin,
Alessandro - "L'invasione delle checche".
Brano
inedito (parlato e non cantato, su una base di musica elettronica) dell'irresistibile
cabarettista Alessandro Fullin.
Secondo noi ci stava bene come break. E infatti ci sta decisamente
bene!
All'epoca
immortalai Fullin mentre registrava questo pezzo in un breve spezzone video
che qualche anno dopo ho
messo su "Youtube".
Su
Youtube appare anche l'audio che Fullin usava nello spettacolo, con la
voce alterata.
-
15 - Random,
Genny - "Sei".
Inedito.
(Commento
ancora da scrivere).
-
16 - Cattaneo,
Ivan e Cooper, Aida - "Pride".
Duetto
inedito, in versione dance, fra Cattaneo e Cooper, che riprende
il brano numero 3.
2005 ca.
- Aggettivo Sette - "Rap per froci". (Autoprodotto, scaricabile
dal sito di "Aggettivo sette").
Freestyle. La data del 2005 è
approssimativa, ma è quella in cui appaiono notizie
di questo pezzo in Rete (il sito dell'autore non tiene nota della data
dei contributi più vecchi).
La
musica di sottofondo è moscetta (gnente dde cché),
e il testo è stupido, stupido, omofobo, volgare, stupido, cretino,
insultante e offensivo, palesemente scritto da un ragazzino del ca**o che
si diverte a fare il cretino, con tanto di vocine in falsetto!
Però
lui ci si diverte talmente tanto, fregandosene di tutto e tutti, che alla
fine, offensivo o no, uno finisce per trovare divertente 'sta roba,
con le sue rime infantili e le sue incursioni nel puro nonsense:
"Vado
in disco, / e la tipologia che preferisco / è quella frocia. /
Mi
strapperei i vestiti con ferocia / quando vedo dimenarsi / quei maschioni
di sudore cosparsi: / non si sa mai sceglier quale trombarsi! /
Che
muscoli! Ti sogno, / o nerboruto marcantonio: / m'immagino il tuo odore
/ mentre ammiro il quadricipite inferiore. / (...)
Sembri
fatto apposta perché io ti lingui / nell'inguine. / Al centro della
pista ti distingui / nel mucchio. /
Nonostante
mi risulti mò / che mi farei tutti 'sti maschi fino all'ultimò.
/
In
cameretta ascolto i "Take that" / e mi faccio pugnette, / poi mi raso il
pube con il gillette. / (...)
Fatemi
godere nell'udir le vostre voci / (questo è il rap per froci / questo
è il rap per froci); /
tiriamoci
giu i boxer e ciucciamoci le noci / (questo è il rap per froci /
questo è il rap per froci)".
Nel 2010
è stato pubblicato anche il "Rap
per froci, parte 2", che però, a parte il tema dell'omosessualità,
ha poco in comune con questo.
2005 -
Ave e Cucciolo - "Un noto omosessuale" - da - Marinozzi discodance.
(Autoprodotto).
Nel 2005 il progresso della tecnologia
aveva ormai messo in grado chiunque di creare un brano musicale.
E voglio proprio dire "chiunque", compresi i primi "Ave e Cucciolo"
che passano per la strada.
Ed ecco nascere brani come questo, breve
(due minuti) goliardiata autoprodotta, messa in Rete col file sharing,
e non destinata a lasciare la minima memoria di sé nella storia
della musica.
Qui, su una base dance, una voce
dice (non canta: dice) infinite volte "Marinozzi, è un noto omosessuale"
(ignoro chi sia la vittima di questa goliardata).
Quel che sorprende in questa operazione
è la pulizia del suono e l'aspetto "semiprofessionale" del brano,
che è ormai lontano anni luce dalle autoproduzioni che avevano
circolato fino a pochi anni prima su musicassetta, suonate su strumenti
sfiatati e registrate col microfono del mangianastri, fra rumori di fondo
e casini vari.
Anche se chi ha messo insieme questo brano
aveva accesso a macchinari che non stanno esattamente sul comodino di ognuno
di noi, rimane il fatto che questo prodotto è un segnale del fatto
che ormai nel 2005 la tecnologia aveva abbattuto la barriera che impediva
al Signor Chiunque di improvvisarsi cantante per insultare una persona
che gli stava antipatica...
E non a caso il 2005 è l'anno di
lancio del sito "Youtube". A ripensarci, oggi sembra quasi che Youtube
ci sia "sempre" stato, tanto pervasivo è diventato nella nostra
vita, eppure sì, era nato "solo" in quest'anno. Per la gioia di
tutte le Gemme
del Sud in agguato, ma anche di tutti i giovani artisti che
mentre scrivo oggi (2011) ormai lo usano come strumento di produzione e
lancio delle proprie musiche.
Addio musicassette "demotape", magari
prestate da amico ad amico. Per gli omofobi, i goliardi, i coprolalici
e i musicisti demenziale di tutto il mondo, da questo momento in poi la
Rete è il porto di lancio che non respinge nessuno, ma proprio nessuno.
Ave e Cuccioli inclusi.
Ahinoi.
2005 -
Bono, Laura - "Io
non credo nei miracoli" - da - Laura Bono.
Il testo della canzone è
una sorta di confessione a un ragazzo che l'io narrante non riesce ad amare
perché... perché... perché.. uff, "it's
not you, it's me", ecco!
Assolutamente nulla
di esplicito, ma le mie amiche lesbiche assicurano che loro la leggono
senza problemi come l'addio di una donna che ha provato a rientrare nei
ranghi con una relazione eterosessuale ("Tu sei stato per me l'eccezione...
/ anche solo per un attimo") ma che ha scoperto che la sua natura non
le consente di innamorarsi d'un uomo, per quanto bene possa stare umanamente
con lui, ed ora torna alla propria natura. Proseguire in quella relazione
vorrebbe infatti dire solo "farti male, farmi male".
E in effetti, se
la canzone parlasse del ritorno dell'io narrante a un altro uomo (e significativamente,
il testo si guarda bene dallo specificare il sesso dell'altra persona
amata!) non si capirebbe in cosa consisterebbe l'"eccezione", e soprattutto
perché mai ci sarebbe voluto un "miracolo" per fare proseguire la
relazione:
"Io non credo
nei miracoli: / tu sei stato per me l'eccezione... / anche solo per un
attimo, / ma sai che ci ho creduto in noi. /
Ma io vivo nel
ricordo che / sgomitando si fa spazio in me, / di un amore che purtroppo
non sei te. / (...)
Ci ho provato
e riprovato ma non posso più / farti male, farmi male. / (...)
Ma perché
non riesco ad innamorarmi di te, perché / tu mi stringi e ho un
nodo in gola / (...)
Farti male mi
fa male".
Devo dire che, nonostante
la reticenza, il testo della canzone è molto bello, e riesce a fotografare
con simpatia umana e chiarezza una situazione certo non semplice.
Diligente, ma non
memorabile, la musica, con arrangiamento da "Festival di Sanremo".
Nello
stesso Cd anche in "Amo solo te" il sesso della persona amata non viene
specificato mai, però per definirla vengono usate immagini poetiche
(luce, perla, goccia, alba, stella) che permettono di concordare al femminile
tutti gli aggettivi (un
vecchio trucco per dire-e-non dire). Ma nulla più che questo.
2005 -
Canzian,
Adriano - Pornography.
Nonostante
l'uso della lingua inglese, l'autore è italiano. E decisamente esplicito
nella sua trattazione dell'omosessualità. Peccato che pratichi una
musica house "dura", destinata a un pubblico di soli appassionati.
Il
Cd contiene:
-
01 - "You
know".
-
02 - "Blow
job".
-
03 - "Macho
boy".
-
04 - "I
want your sex".
-
05 - "Lick
my ass".
-
06 - "A
very hard thing".
-
07 - "Acid
and perverse dream".
-
08 - "My
boyfriend is very sexy".
-
09 - "You
excites me so much".
-
10 - "Go
to sleep bitch".
-
11 - "Aytu
hates this!".
-
12 - "Sexy
military march".
-
13 - "I
hate him".
-
14 - "Dirty
convulsions".
-
15 - "She
want it".
-
16 - "Pornography".
2005 -
Casto, Immanuel - Deflorato.
Secondo Cd autoprodotto
di questo cantante goliardico, venduto solo tramite il suo sito internet
(all'epoca in Italia non aveva ancora preso piede iTunes) e mai distribuito
nei negozi.
Andrea Scanzi ha
così messo in rilievo i limiti di questo cantante:
"Prototipo cibernauta
del situazionista irriverente, è una sorta di Raffaello Carrà
sboccato. Le sue elucubrazioni ormonal-trash non vanno troppo oltre il
"Com'è bello far l'amore da Trieste in giù"; i suoi hit non
sono che Tuca Tuca post-moderni. Cuni fa leva sull'idea di opposizione
vaga al sistema, sul lessico "gggiovane", sul desiderio di peccaminosità
a buon mercato. Sulla battutaccia travestita da urticanza. (...)
Immanuel Casto è un Pasquino stonatello e artisticamente esangue".
Eppure,
pur essendo vere tutte le critiche mossegli, Cuni/Casto continua a sfonare
canzoni, ad aver successo e a fare serate in discoteca su e giù
per l'Italia. Cosa che invece non riesce a tanti artisti patinati, preparati,
intonati, e soprattutto con una multinazionale del disco alle spalle.
Come
mai? Non sarà forse questo un segno del fatto che il pubblico è
stanco di star musicali che fanno
la coda per cantare l'Ave Maria, e pur di ascoltare qualcosa di diverso
sopporta stoicamente le stecche strazianti e i miagolii canori di
Casto? È vero: "com'è bello far sesso da Trieste in giù"
non è un messaggio particolarmente profondo. Ma lo diventa
in un contesto in cui tutti i media martellano con i papa-messaggi grondanti
di sessuofobia 24 ore al giorno, senza tregua.
E
allora, a Casto non può essere imputato come delitto il fatto di
piacere solo perché dice (stonando) quel che tutti pensano e che
i media negano: che il sesso è bello.
In
una camera a gas di moralismo clericale, com'è quella a cui è
stata ridotta l'Italia, anche un refolo d'aria viziata può sembrare
aria pura. Cuni, che non fa mistero di avere una formazione nel marketing,
ha semplicemente individuato una nicchia di mercato vuota per mancanza
di candidature e l'ha occupata. E nella logica corrente, ciò va
a suo merito, non demerito. O no?
In
questo Cd si vedano in particolare le canzoni (cito solo i brani comparsi
qui per la prima volta, tralasciando le ristampe, flagello di tutte le
compilation di Casto, che ha reimpacchettato sessanta volte le stesse trenta
canzoni):
-
01 - "Bukkake".
(Anche come singolo).
Il brano è
dedicato a una pratica erotica che si praticherebbe stando straiato, circondato
da un gruppo di maschi in piedi e... Se proprio v'interessa sapere come
finisce, scopritelo da soli...
-
02 - "Anoboccamano"
Tre
opzioni che l'io narrante offre molto gentilmente al suo interlocutore
per farlo cedere alle sue avances:
"Questa
combinazione, / questa mia trinità, / quando entra in azione / il
piacere ti dà".
-
03 - "Orgia
per noia. (Deep anality)".
Straordinariamente
noiosa questa rievocazione di un'orgia fatta per mera noia, che
ha lasciato come unica conclusione qualche crosta sui vestiti:
"Fatta controvoglia
/ è stata solo un'orgia per noia, / per sfuggire all'atmosfera /
di quel tedioso lunedì sera. /
Neanche a farlo
apposta / sulla giacca ho una crosta: / un tuo souvenir".
Il ritornello ripete,
per qualche motivo che mi sfugge, "deep anality".
Sembra una parodia
delle pornocanzonette, tanto è grottescamente risibile, senza riuscire
ad essere divertente:
"quante volte
ho pregato dio / col tuo scroto sopra il mio: / in quel mucchio ho
scelto te / che con lingua mi hai fatto il bidet".
Al risultato non
proprio brillante contribuisce anche il fatto che in questa canzone Casto
stona più del suo solito.
-
05
- "Fist fucking ovvero il sottile ambiguo fascino del tuo pugno nel mio
cu*o".
L'io narrante dichiara
che non gli basta più essere penetrato da tutto quanto ci può
passarci per la mente, quindi supplica d'essere fistato:
"Il dito non
mi basta: voglio di più. / La mano non mi basta, voglio di più.
/ (...)
Mettiti il guanto
e fammi vedere / l'atto estremo che puoi praticare. / (...) /
Quel limite insondabile
che vuoi varcare / l'hai già passato, e io sono stato /
deflorato con
veemenza / in un uggioso pomeriggio / di settembre inoltrato".
Dopodiché passa
a descrivere lo svolgimento dell'operazione e non occorre un volo di fantasia
per immaginare il resto.
-
06 - "Fellatio...
che passione".
Su un motivetto
da giostra del luna-park una voce femminile ed una maschile esaltano le
gioie del rapporto orale praticato a un maschio.
Il livello è
quella canzoncina goliardica: "Dai fammi degustare / un gusto nuovo
esotico speciale".... e mi fermo intenzionalmente qui.
-
07 - "Il
coraggio dell'analità" (feat. Nonna Hellen).
Anche
qui una voce femminile e una maschile si alternano nel testo, in modo che
gli ascoltatori possano pensare che quanto detto ha valenza etero o omosessuale,
a piacere.
L'io
narrante finge d'essere stato costretto a un mese d'astinenza sessuale
per cicatrizzare i danni causati da un abuso del rapporto anale,
"Ora
lo so: / venti in una sera sono troppi però / ci riproverò
/ (...) /
Il
medico mi guarda con sospetto / ha capito cosa ho fatto / e mi dirà
/ sarei dovuto [sic] stare un po' più attento... / (...)
/
"Porti
pazienza... / Un mese di astinenza!" / No, non ci sto, / questa attesa
è uno strazio! / (...) /
Io
non faccio distinzione / né di etnia né di nazione: / il
mio sfintere è poliedrico".
C'è
un proverbio goliardico lombardo che riassume questa canzone meglio di
mille recensioni: "L'abuso dell'uso del buso porta al disuso dell'uso
del buso"...
2005 -
Cattaneo, Ivan - "Polisex4" - da - Luna presente.
Ulteriore versione
del brano apparso
nel 1980 prima, e poi nel 2005 nella Pride
compilation.
Si tratta di tre
arrangiamenti diversi, ma il testo è invariato.
2005 -
Cattaneo, Ivan - "Giochi proibiti" - da - Luna presente.
Il
testo invita un amante (chiaramente di sesso maschile, visto che
lo s'invita dicendo: "Nella vita tuffati e poi / sarai
uno di noi: / un uomo vivo") e giocare senza timore ai "giochi proibiti":
"Gioca
con noi / ai giochi proibiti e fai l'amore:
/ tocca il tuo corpo, /
non
vedi che è spento? / Incendialo, dai!"
La canzone
s'ispira apertamente ai testi "libertini" degli anni precedenti alla fase
delle canzoni-revival di Cattaneo, riproponendo anche un arrangiamento
che, come quelle, occhieggia all'elettronica.
E
tuttavia, purtroppo, secondo me qui il "clic" non scatta più, forse
perché essendo cambiati i tempi la formula non riesce più
a funzionare come prima.
O forse perché,
raggiunta la maturità artistica, un cantante difficilmente può
guardare indietro ai propri inizi, ed è condannato a non poter ripercorrere
i propri passi.
2005 -
Le Coccinelle - Porno rep. Il Cd è ora disponibile come "stampa
su richiesta" (versione 2009 e versione 2011) su Amazon.com.
Non me lo sono ancora procurato, quindi non ho ascoltato nessun brano,
a parte il primo, disponibile su "Youtube".
Cd
d'un "mitico" gruppo di femminielli napoletani. Avviso: cantano
in napoletano stretto (oltre a tutto infarcito di doppi sensi sessuali)
e quindi si fatica a capire cosa dicano. Su Youtube si trova però
anche qualche video sottotitolato.
Il
Cd contiene:
-
01 - "Porno
rep".
(Commento
ancora da scrivere).
-
02 - "Montevergine
- Cummare e cummarelle";
-
03 - "Jonny
Gwitar";
-
04 - "Scusate
signò 'na preghiera";
-
05 - "Tanto
pe' cambiar - Tanto pe' canta' ";
-
06 - "Cara
Signora";
-
07 - "Mannaggia
a te - Cara signora";
-
08 - "Moliendo
café".
2005 -
Coccobello, Giorgio - "Ma che ce pozzo fa' si nun so' gay?" - da - Ma
che ce pozzo fa' si nun so' gay?.
Canzoncina
che un tempo sarebbe stata relegata all'avanspettacolo ma che oggi (buon
pro le faccia) gode
invece addirittura dell'onore di un videoclip.
Il
testo, in dialetto (credo) napoletano, o comunque campano, racconta d'un
artista che vorrebbe lavorare alla televisione, ma che arrivato infine
al provino si vede rifiutare con la motivazione che: "tieni 'nu difetto:
cca ssi bbuono".
Al
che sbotta:
"Ma
che ce pozzo fa' si nun so' gay? / Co tutta la passione lo farei! /
I'
tengo 'stu difetto e porto 'a croce: / nun pozzo fa l'artista: nun so'
frocio! /
Pe'
chisto fatto so' disoccupato, / e nun me vonno manco a fa' 'o surdato!"
Insomma,
ecco l'ennesimo esempio di inversione della situazione da parte della cultura
omofoba: "In realtà sono gli omosessuali che perseguitano
i normali, che li escludono e li discriminano. In realtà
ormai è il fatto di essere normale che ti riduce ad essere un "diverso".
In realtà..." Per farla breve, le presunte vittime sono i
veri carnefici, e gli omofobi sono povere vittime perseguitate. Come condannarli
quindi, poverini, se a un certo punto si ribellano a questa insopportabile
persecuzione, aggredendo qualche frocio? Non se l'è forse
meritato? Ovvio che sì!
Anche
l'io narrante di questa canzone subisce una grave ingiustizia per mano
della terribile lobby omosessualista. L'io narrante ha studiato tanto,
ma dopo aver fatto tanti esami è disoccupato lo stesso, e solo perché
non gli piace il "ramo".
La
madre gli ha spiegato dove ha sbagliato: non si è mai iscritto a
"frociologia"! (giuro, dice proprio così).
Allora
ha pensato a un rimedio: un po' di trucco, una parrucca, un ancheggiamento
accentuato, "e dopo, ce 'o futtimmo, a Platinette!".
(Il
che dimostra quali siano le caratteristiche del gay: travestirsi da donna,
camminare ancheggiando, e far parte della mafia dello spettacolo... Uno
stereotipo razzista via l'altro).
Coccobello
non è il primo né l'ultimo a lagnarsi del fatto che gli artisti
"sani" sono discriminati
dalla mafia dei gay. a quanto pare sembra che tutti gli artisti
mediocri si consolino raccontandosi questa bubbola (anche se ora io mi
chiedo che bubbola si racconteranno mai gli artisti mediocri e gay...).
Si
vedano sul tema anche "Gay",
di Renato Pareti (1979) e "Tu
sei gay", di Leone di Lernia (1997) e "Rinasco
finocchio" di Andrea Agresti (2009).
Si noti in ultimo la curiosa "dissonanza
cognitiva" documentata dalla copertina, nella quale il gay è rappresentato
attraverso lo stereotipo del "superfusto", che nel 2005 stava ormai facendo
concorrenza allo stereotipo tradizionale della "donna mancata", presentato
invece dal testo della canzone.
Un'interessante esemplificazione di confusione
di stereotipi, a livello di cultura popolare.
2005 -
Cortese, Pier - "Souvenir" [single]. Edito poi nel 2006 nel Cd - Contraddizioni.
Il motivetto di questa canzone, pur senza
pretese, è grazioso (e infatti il brano fu un successo estivo di
quell'anno), ma il punto di forza sta nel testo a sorpresa, che racconta
un addio da parte di una ragazza conosciuta a Parigi.
Il cantante evoca i momenti belli trascorsi
insieme, e parla di un biglietto che la ragazza gli ha consegnato prima
di andarsene, con l'istruzione di leggerlo solo dopo che lei fosse andata
via:
"Souvenir, puoi chiamarlo così,
/ e tienilo fin quando / non sarò via. //
Souvenir, non guardarmi così,
/ e aprilo soltanto / quando sarò via".
Segue un'ulteriore ricordo dei momenti felici
passati assieme,
"E all'alba in quella vineria / coi
musicanti che intonavano / un concerto di viole"...
E finalmente il biglietto viene aperto.
E qui c'è il solo punto un po'
debole del pezzo, dato che il messaggio della donna amata viene letto
da un'attrice con un forte asscènto fransscès, che
dopo la vineria e il concerto di viole costituisce la goccia che fa traboccare
il vaso del "colore locale" a tutti i costi.
Comunque sia, l'amata Melisse ha lasciato
scritto il motivo della sua partenza, e nonostante "a volte la sincerità
sia così amara", doveva fargli arrivare questo messaggio:
"ma io, vedi, amo una donna, / e spero
di non averti deluso troppo".
Ovviamente non ci è consentito capire
se parlando di "delusione" Melisse intendesse parlare del fatto che il
suo cuore appartiene a un'altra persona (notizia che deluderebbe, sì,
qualsiasi persona innamorata al mondo), e non del fatto che questo
amore è di tipo lesbico... Ma voglio interpretare la cosa nel primo
senso, e per questo non muoverò ulteriori critiche.
Concluderò perciò dicendo
che il brano è grazioso, la musichetta - come detto - simpatica,
il lesbismo è trattato in modo non isterico e tutto sommato rispettoso,
il cantante ha una bella voce... Tirate le somme, con questo brano ci siamo.
Provate ad ascoltarlo.
2005 -
Cosmo Parlato, Gennaro - Che cosa c'è di strano?
Segnalo
questo Cd di Gennaro Cosmo Parlato non per i testi delle canzoni che contiene
(sono tutte covers di celebri brani di cantanti italiane) quanto
per l'atmosfera generale. Non
solo infatti Parlato è dichiaratamente gay, ma si diverte nei
suoi spettacoli nelle più svariate commistioni del camp e
della sensibilità gay. Non a caso fra le canzoni di questa raccolta
prevalgono quelle già cantate da "icone gay" italiane.
Ovviamente
il fatto che Parlato canti i testi interpretati da donne senza cambiarli
dà nuove implicazioni gay a tutti quei brani che si rivolgono a
un uomo, ma trattandosi di covers direi che questo aspetto, per
quanto non sia affatto involontario, non rende certo "canzoni gay"
i brani da lui interpretati qui.
2005 -
Dolcenera - "Lulù e Marlene" - da - Un mondo perfetto.
Ripresa
della canzone a tema lesbico dei
Litfiba, del 1985.
2005
- Dolcenera - "Pensiero stupendo" - da - Un mondo perfetto.
Riproposizione
della canzone
di Pattry Pravo, del 1978.
2005 -
Fido Guido - "T’agghie ditte" - da - Terra di conquista.
Reggae,
in dialetto tarantino strettissimo, contro l'omofobia
e l'intolleranza dei testi delle canzoni reggae.
Mi
sarebbe risultato completamente incomprensibile senza la
traduzione fornitane dal blog "Nonsoloreggae". Anche
se devo ammettere (e probabilmente dico una banalità) che questo
dialetto sembra fratto apposta per il reggae: le parole si accavallano
e incastrano perfettamente nel ritmo, che da parte sua è incalzante,
mozzafiato. Un matrimonio riuscitissimo.
Poiché ho trovato online
anche un frammento di trascrizione del testo dialettale, lo ricopio per
darne un'idea:
"Disc nu sacc d studucarì e
pò t prisc, oh, / no ne vulìm de sta merd fra l'amisc / scamene
nan'z... ste sijnd
iapr l reeecchj quann t parl de cultur
/ e religiooon a me m fasc paur / iapr nuuu liiibr e liegg a storia / (...)
P chidd è megghj ca t pigghj
l'aids, / pccè u preservativ mbà è tropp disonest,
/ e allor stu wagnon ven iakkj u pretest"
Mi permetto di rubare la traduzione per dare
un'idea di ciò di cui parla questa canzone, dato che il testo è
decisamente notevole. L'omofobia
dei testi della musica reggae giamaicana, che sotto pretesto di parlare
a nome di Dio incita ad uccidere e bruciare vivi gli omosessuali, è
diventato un problema serio. Non solo per
chi vive in Giamaica, dove il
fondatore del movimento gay è stato assassinato a colpi di machete,
ma anche fra coloro che prendono per buono il messaggio in quanto fan della
musica reggae.
La canzone è una risposta a un altro
cantante reggae italiano che cerca di giustificare l'omofobia di queste
canzoni col fatto che si tratta d'un punto di vista radicato nella religione
rastafariana. A lui il cantante risponde:
"Non venirmi a parlare di caccia all'omosessuale,
/ che in Italia abbiamo già il Vaticano, /
se vieni qui parlami di storie buone,
/ sennò sparisci che c'è già Forza Nuova con la sua
merda. / (...) /
Sono convinto come te che il sistema
non funziona, / quando metto un disco tuo io dico "Brucia Babilonia!",
/
ma poi tu te ne vieni con l'Antico
testamento: / vuoi prendermi in giro? Non sono deficiente! /
Guardati: bianco come una mozzarella
/ per fare il tipo dici "battyboy haffi dead" <i froci devono morire>
E conclude:
"Prendete una posizione, non fate l'imitazione
/ noi siamo sempre stati contro la discriminazione, / razziale e sessuale,
per me non fa differenza... / (...) /
Ho sentito storie assurde sul K.K.K.,
religiosi pazzi e fanatici / uccidevano gli africani dopo averli resi schiavi,
/
bruciavano bambini, donne, uomini e
anziani, / ho sentito storie assurde pure sulla Bibbia, / sul fuoco
di Sodoma e Gomorra...
Ma non ho ancora visto tanto accanimento
/ per chi ha fatto morti in questa nazione"...
Ah, se solo tutte le canzoni fossero di questo
livello!
Oppure non è affatto un caso che
per parlare con tanta chiarezza occorra usare un idioma non capito dalla
gran parte degli italiani?
(Nota: la mia domanda è retorica:
si
veda infatti quanto han fatto nel 2010 gli Africa Unite, in italiano).
2005 -
Gay, Dario - "Il muro" - da - Ti sposerò.
Canzone
dance, con arrangiamento elettronico, che pur non nominando apertamente
l'omosessualità descrive "il muro" del pregiudizio che impedisce
di vedere la comune umanità dei "diversi"
"Eccomi,
ancora qui, / uguale a te / ma diverso in ogni gesto".
Poiché
però l'io narrante specifica di essere in grado di amare quanto
la persona a cui si sta rivolgendo,
"lo
stesso sogno che ci unisce, / lo stesso cuore che ci muove, / e posso amare
come te",
è
abbastanza facile immaginare a quale tipo di "diversità" si stia
riferendo la canzone. Del resto lo stesso artista ha dichiarato, in un'intervista
a "Pride":
"Il
muro" è la storia dell'abbattimento di una barriera di silenzi tra
due persone, un etero ed un omosessuale. In questo dialogo a cuore aperto,
si scoprono, si mettono a nudo".
La conclusione
è un invito a far crollare il muro:
"Dillo
tu, che il muro è un'invenzione, / che è soltanto il riflesso
del dolore: / paura di volare... paura di volare...".
2005
- Gay, Dario - "Ti sposerò" - da - Ti sposerò.
Già edito come anticipazione, sempre nel 2005, anche nella: Pride
compilation.
Una delle canzoni più belle di
Dario Gay (anche grazie alla cura posta nell'arrangiamento e nell'incisione);
fu scritta per Marco, che era, al momento di comporre il testo, il suo
compagno.
Il testo di Dario Gay precorre le decisioni
del movimento gay italiano, che all'epoca era ancora impaludato a cincischiare
sulla richiesta dei Pacs
(che ovviamente non ottenne) per dimostrarsi "moderato" e "ragionevole".
Nonostante ciò, questa canzone
fu scelta come inno dell'iniziativa PacsDay,
tenuta a Roma il 20 maggio 2005, alla quale parteciparono anche Dario
Gay e Marco.
Di questo brano l'autore ha dichiarato
in un'intervista:
"Quando ho scritto questa canzone,
non pensavo neanche di pubblicarla, avevo solo voglia di dedicare qualcosa
al mio compagno, era una dichiarazione d'amore. Poi Rosario, che è
un artista dotato di gran coraggio, ha deciso prendere in mano tutto il
lavoro, e spero sia l'inizio di un qualcosa molto più grande.
Io non mi preoccupo delle reazioni,
esprimo me stesso profondamente anche attraverso la musica, e questa è
la cosa che più mi fa piacere.
Spero che la verità passi, perché
quando qualcosa è costruita al tavolino si sente, mentre questo
lavoro nasce dal cuore".
Molto grazioso il testo, che faceva oltre
tutto un certo effetto quando il matrimonio gay non era ancora diventato
una rivendicazione ufficiale del movimento lgbt italiano:
"Marco, ti propongo una follia, davvero,
/ folle più di questo amore, amore vero: /
sarà divertente osservare le
espressioni / degli amici, dei parenti, e della gente: / (...)
Io ti sposerò, e sarà
per sempre, inevitabilmente; / io ti sposerò, e amandoci saremo
liberi. / (...) /
Marco, voglio
che la Luna mostri l'altra faccia, / che disarmi dall'inganno tutti
benpensanti, /
voglio raccontare a tutti questa nostra
storia, / perché in te ci credo e sono pronto ad ogni cosa. / (...)
Qualcuno dirà che siamo "posseduti
dal demonio", / qualcuno dirà: "Perché?"...".
Senza alcun dubbio, una canzone da ascoltare
e far conoscere agli amici.
2005 -
Grandi, Irene - "Lady Picche" - da - Indelebile.
Canzone molto briosa
(anche nella musica) e divertente, in cui l'io narrante si rivolge a una
"Lady Picche" (il cui nome deriva, immagino, dall'espressione "dare il
due di picche", nel senso di "rifiutare seccamente un approccio"), vera
forza della natura, invitandola a conoscerla... meglio e infine a portarla
via con sé:
"Oh lady sei
difficile da accontentare, lady! / Oh lady, io ti inseguirei ovunque vai,
/ oh lady Picche! /
Oh lady vai,
non ti fermare, oh lady! / Oh lady, se vuoi dare tutto, vai: / dai gas!
(...)
Dai gas / dai
gas, / portami con te, / portami con te!"
Io non ho la patente,
quindi potrei sbagliarmi, ma "dare gas" o "sgasare" l'ho sentito usare
solo in riferimento alle moto, quindi a me la frase finale mi fa pensare
a una Lady Picche in formato Thelma
& Louise, o a una dyke
on byke. Entrambi riferimenti cari all'iconografia lesbica.
Oppure, in alternativa,
il testo regge benissimo a una lettura erotica, nella quale la "lady Picche"
è invitata a farsi pure avanti con le avances, e a proseguire
"a tutto gas" travolgendo con sé l'io narrante.
In un caso o nell'altro,
l'eterosessuale Irena Grandi ha qui strizzato consapevolmente l'occhio
al pubblico lesbico, divertendosi pure un sacco nel farlo!
2005 -
H.E.R. - Se avessi te [Ep].
Si
vedano i brani:
-
"Il mio
nome".
Riproposta
di un brano del 2001, ironica riflessione sull'esperienza di cambio di
sesso, con un arrangiamento nuovo rispetto alla
versione precedente, incisa col vecchio nome di Ermanno Castriota (vedi).
Sempre raffinata, elegante, originale: merita senz'altro l'ascolto.
-
"Se avessi
te".
A rigore non potrei definire a tematica
lgbt questa canzone, che si rivolge a un "te" dal sesso non specificato.
Tuttavia, dato che ho inserito in questo elenco robaccia di qualità
ben inferiore solo perché chi la cantava s'era messo in testa una
parrucca, mi sembra giusto fare spazio a questo brano del testo poetico
e dalla musica bella e coinvolgente.
"L'amore non può essere / uno
strano frutto un po' amaro di rabbia / non può essere così,
così. / (...) /
Se avessi te / sarei acqua in terra
arida, lo so. /
Se avessi te. / darei un posto alla
mia anima"...
H.E.R. è un'artista che amo molto,
e della quale consiglio l'ascolto. Finalmente un po' di professionalità
e di competenza musicale...
-
"Understand
me now".
Vale
lo stesso discorso fatto per il brano precedente. Qui abbiamo sonorità
swing e un violino elettrico. Un bel brano, molto raffinato e gradevole.
2005 - Inquilini - "Aaa cercasi" - da - Il
mondo nuovo.
Registrato nel 2004 ma edito nel 2005,
questo freestyle ha il difetto di molti brani autoprodotti: la base
musicale troppo alta rispetto alle voci, che risultano soffocate e non
troppo comprensibili. Una buona parte del testo è però online,
permettendo così di capire il tema della canzone: il giro di prostituzione
che ruota intorno alle chat erotiche, sia su internet che con i numeri
telefonici "144".
Vi viene fatto parlare il gigolò
etero che però sfrutta i "froci" esibendosi per loro in cam a pagamento,
il transessuale brasiliano, il virilissimo gigolò eterosessuale
ma sieropositivo, un travestito un po' "andato" ma superdotato...
I testi sono decisamente espliciti ma
a tratti anche sufficientemente "veri" da conferire dignità di satira
a questo brano. Qualche punta di omofobia è giustificata col fatto
di far parlare direttamente i prostituti, con tutto il loro rapporto conflittuale
con i clienti:
"Mi mandano messaggi personaggi insospettabili:
/ si dicono curiosi, sono gay in cerca di alibi, /
e se il cuore mio s'offende, la ragione
gli risponde: / "Con i soldi dei ricchioni, macchinoni e belle donne!"/
Su, non essere più avaro, dammi
il tuo denaro, stronzo / ho una nuova fotogallery e quintali d'olio Johnson!/"
La base musicale, da parte sua, è piuttosto
ripetitiva e non degna di particolare menzione.
Non siamo di fronte a un capolavoro, ma
comunque un ascolto o due questo brano li merita, se non altro per l'originalità
dell'impostazione.
2005 -
Meneguzzi, Paolo - "Non capiva che l'amavo" - da - Favola.
Il
videoclip di questa canzone è interamente eterosessuale, il che
non toglie che il testo sia volutamente ambiguo.
E
l'esecuzione a Sanremo assieme a Luca Dirisio ha
fatto suonare un campanellino a tutti i gay italiani in ascolto: la vicenda
somiglia troppo a quella d'un ragazzo gay che non può dichiarare
il suo amore a un amico senza "sputtanarsi":
"Quante volte ho pensato di dirglielo,
/ quante volte ho creduto di farcela... /
Ore in macchina a parlare sotto casa
sua: / si rideva, si scherzava, e non capiva che /
non capiva che l'amavo, / e ogni volta
che soffriva io soffrivo. / (...) /
Quante notti ho pianto senza dire niente!
/ (...) / Ore e ore a soffocare tutto, dentro me. / (...) /
Quante volte ho fatto finta inutilmente,
/ e mi nascondevo all'ombra di un sorriso...".
Come si vede, non c'è nulla di esplicito.
È l'insieme delle cose dette a far pensare alla situazione,
piuttosto comune in età adolescenziale, nella quale si prova un
amore che non solo è inconfessabile, ma addirittura impensabile
per la persona amata.
Da adolescenti si tende infatti a innamorarsi
delle persone che troviamo attorno a noi, con cui magari siamo anche cresciuti
insieme, e che nel 95% dei casi sono eterosessuali. Infatti a quell'età
non si frequentano ancora i luoghi gay allo scopo di evitare d'inciampare
sulla persona "sbagliata", in quanto impossibilitata a reciprocare i nostri
sentimenti per un orientamento diverso dal nostro.
Sarebbe stato quindi bello che Meneguzzi
avesse trovato un pizzico di coraggio in più (dopotutto s'è
esibito su Gay.tv senza nessun patema d'animo!) e avesse raccontato a tutti
una situazione che è di moltissimi/e adolescenti gay e lesbiche,
senza che nessuno sospetti neppure l'esistenza del fenomeno... però
il mercato discografico italiano è quello che è. E quindi
produce videoclip etero per un testo come questo. Mah.
(P.S.: A voler essere pignoli, un paio
d'indizi c'è. Uno, l'io narrante ripensa: "quante sere
passate allo stesso bar / con gli amici che adesso non vedo più",
e in Italia la frequentazione serale dei bar è ancora un comportamento
più maschile che femminile. Due: se l'altra persona "non capiva
che l'amavo", persa per persa, perché non provare a dirglielo,
o a farglielo capire almeno una volta? A meno che "dirglielo" avesse comportato
un coming out per il quale era l'io narrante a non essere ancora
pronto?).
2005
- Meneguzzi, Paolo & Luca Dirisio - "Non capiva che l'amavo".
Presentata
a Sanremo, la performance (non memorabile e intarsiata di stecche)
si trova con facilità su Youtube.
Si noti la perfidia (o l'ottusità: scegliete voi) della presentatrice
che commenta, dopo l'esecuzione: "Grazie a Meneguzzi e Dirisio (...)
una bellissima coppia"...
Mi immagino le battute che si sono sprecate
su questa canzone, dietro le quinte. Il che spiega se non altro perché
Dirisio appaia tanto visibilmente terrorizzato nella performance,
e canti ostentatamente come se Meneguzzi fosse uno che si trova per caso
sul palco a fare le pulizie...
2005 - Nanowar - "Power of the power of the
power of the power of the power of the power (of the great sword)" - da
- "True metal of the World", poi in - Other bands play, Nanowar gay!
(Demo
Cd, distribuito anche attraverso il peer-to-peer).
Riedita nel 2007, in una versione dal
testo diverso, come: "Gioca truè (Other bands play, Nanowar gay)"
- da - Other bands play, Nanowar gay! scaricabile gratuitamente
qui. (Circola
anche col solo titolo "Other bands play, Nanowar gay").
I Nanowar sono un complesso italiano che
prende in giro i gruppi metal (fin dal nome, che scimmiotta quello
dei Manowar).
Questa canzone è una presa in giro
del "Gioca giuè" di Cecchetto, ma non è interessata alla
tematica gay: la parte in inglese del testo afferma che le altre band sono
"fighe", mentre i Nanowar sono sfigatissimi, concludendo che "other
bands play, Nanowar gay!" ("Altre bands fanno musica, noi i
gay!").
Nella seconda versione aggiunge anche
un ritornello che dice "Heavy metal gay!".
Di nessun interesse per il nostro
tema.
Nota: nel 2010 il gruppo ha prodotto
un altro Cd intotolandolo: Into Gay Pride ride: neppure questo
tratta di omosessualità.
2005 -
Offlaga disco pax - "Robespierre" - da - Socialismo
tascabile (Prove tecniche di trasmissione).
Testo
parlato su una base musicale (tenuta a volume un po' eccessivo), che rievoca
l'infanzia nella "rossa" Emilia, con un elenco di avvenimenti, aneddoti,
fatti, oggetti, che cavalcano l'onda della nostalgia.
Di
questa rievocazione dolceamara (più amara che dolce, in realtà,
perché parla d'una realtà, quella di sinistra, che in Italia
è stata annientata senza lasciar tracce), fa parte anche un ricordo
privato:
"La
vicina di casa, un travestito ai più noto come Lola
/ che mia madre chiamava Antonio,
/ con nostro sommo sbigottimento".
Della canzone esiste
anche un videoclip.
2005 -
Pennisi, Giuseppe - "E vui durmiti ancora" - da - Unwillingly (di malavoglia).
Il
testo (tradizionale siciliano) non ha nulla di gay, ma questa musica è
stata usata per un esperimento decisamente insolito: è la colonna
sonora d'un film porno gay, liberamente ispirato ai Malavoglia
di Verga, edita anche su Cd autonomo.
2005 -
Povia - "Ma tu sei scemo" - da - I bambini fanno Oooh... la storia
continua
Che ci crediate o meno, questa canzone
dell'indimenticato interprete di "Luca
era gay" inizia con queste parole esatte:
"Ma tu sei scemo / quando dici che
Ruggero con Simone / non avranno mai una vera relazione / perché
non potranno mai avere un figlio! / Cosa?!"
L'intera canzone è un attacco alla
chiusura mentale e ai fanatismi. E allora, alla luce di quell'apologia
del luogo comune più becero e reazionario mai scritta che è
"Luca", ci si chiede che razza di essere umano sia il signor Povia. Perché
se uno è reazionario, e insiste a cantare canzoni reazionarie, non
mi farà piacere averlo come vicino di sedia, però la democrazia
garantisce a ciascuno il diritto alle proprie idee.
Ma che dire di chi dimostra di capire
perfettamente i termini della questione, ma sostiene ciò che sa
essere falso al solo scopo d'ingraziarsi i poteri più retrivi del
nostro Paese? Per carità, compiacere ai potenti è il più
antico mestiere del mondo. Ma chi lo fa ha un nome preciso.
(Ed è: giornalista...).
2005 - Rettore, Donatella
- "Konkiglia" - da - Figurine.
Rettore conferma
ai fans la nomea di "frociarola", dandone esplicita comunicazione
al mondo in una frase di questa canzone, in cui dichiara:
"Mi dispiaci
ma mi piaci: / voglio solo amici froci, / un esercito di audaci: / non
ci tradiremo mai. //
Questa volta
mi chiudo a konkiglia / e via da questa gentaglia!".
Non è molto,
ed anche un po' ambiguo (quel "froci", sulle orecchie sbagliate, rischia
di essere frainteso, anche se è abbastanza ovvio che qui il termine
è usato con una connotazione affettuosa), ma è sempre molto
più di quanto ci abbiano mai concesso nelle loro canzoni tante "icone
gay" nostrane.
Avercene, come la
Rettore...
2005 -
Riquezza - "Save the music" [single]. Poi in - Italian
dance music 2005, vol. 1.
Il
testo non è direttamente gay, ma lo segnalo lo stesso perché
la cantante è una trans brasiliana che vive in Italia.
2005 -
Rumorerosa - "Nancy" - da - Piccoli
disturbi mentali.
La
canzone, storia di una seduzione lesbica, è molto semplice, ma molto
intima e perfettamente riuscita.
"Le
sue mani incerte sono già / sulle mie labbra. /
Non
capisco se mi piace o no / e tremo. /
Sensazioni
nuove su di me / che non so spiegare. /
Lei
muore per me / mi vuole / vuole il mio sapore, Nancy".
Dapprima
l'io narrante è turbata e trema, ma poi si rilassa e prova sensazioni
che non aveva mai provato, e in conclusione del brano prende in considerazione
l'ipotesi di "lasciarsi andare". E su questa decisione la canzone si conclude.
La
situazione è descritta in modo mai volgare, anzi molto intimo e
delicato, ma senza ambiguità su ciò che sta avvenendo.
Un applauso particolare alla cantante,
che offre un'interpretazione splendida (invece l'accompagnamento musicale
per i miei gusti contiene un frastuono eccessivo di chitarre elettriche,
ma nella vita si sopravvive a tutto).
Una canzone consigliata.
2005 -
Sally - "Alternative" - da - Alternative [Ep autoprodotto].
Non credo che questo
Ep abbia mai avuto una distribuzione commerciale oltre a quella "militante"
(io l'acquistai a un banchetto del movimento gay a Torino; nel 2005 iTunes
e la vendita online non esistevano ancora!).
Si tratta d'un prodotto
di qualità professionale, ben inciso e ben interpretato, con una
musica non banale, degno di reggere il confronto con gran parte della musica
commerciale di maggior successo. L'unico limite, a volerlo cercare, è
la palese ispirazione alla Nannini, ma mi pare un difetto minimo.
Fra le canzoni "sconosciute"
e penalizzate da una mancanza di distribuzione questa è una delle
più interessanti nonché anche artisticamente riuscite (Sally,
chiunque sia, canta molto meglio della Nannini!). Di sicuro, insomma, una
canzone da riscoprire e valorizzare.
Il testo di "Alternative"
è un'esaltazione delle donne che amano e che si amano. Non è
mai esplicitamente lesbico (l'io narrante si rivolge a un asessuato "tu"),
ma è sufficientemente chiaro per essere capito da chi lo ascoltasse
con un minimo di attenzione:
"Le cercano in
città / nei locali tutti uguali: / uomini neanche un po'. /
A casa che si
fa? / È sempre un gran dolore / per chi le ama e non sa. /
Camminano per
strada / per mano e a volte anche di più. /
Alternative,
sole, / o donne da accudire, / gaie o tristi con / un corpo da scaldare".
2005 - Sally - "Prendimi"
- da - Alternative [Ep autoprodotto].
Canzone d'incoraggiamento
a vivere assieme un amore, rivolto a una persona il cui sesso non è
mai specificato. Quindi, al di là delle possibili intenzioni dell'autrice,
questa non è una canzone a tematica lgbt.
2005 -
Sanfelice, Leo - Voglio fare la modella. Riedito come: Storielle
di un pianista viaggiatore, 2006 (autoprodotto).
Leo
Sanfelice (o "di Sanfelice") ha coltivato per tutta la vita la tradizione
un po' rétro del café chantant per pubblici
estremamente limitati, esibendosi sempre dal vivo salvo un periodo d'interesse
da parte della televisione (consiglio di cercare su Youtube le sue esilaranti
esibizioni). Quando la tv lo rese celebre non esisteva in commercio neppure
un Cd con le canzoni in cui si esibiva, e le due copertine dell'incisione
prodotta in fretta e furia denunciano lontano un miglio il carattere "fatto
in casa".
Eppure
si tratta d'un prodotto professionale e di tutto rispetto. Banalmente,
Sanfelice non rientrava nei canoni del mercato musicale.
Lui
stesso, del resto, è un personaggio agli antipodi del cantante prodotto
in batteria dalle trasmissioni tv. Tanto per iniziare, sa cantare, sa suonare,
e si compone da sé le canzoni che canta. Poi, ha una conoscenza
non banale di un repertorio sia jazz sia d'intrattenimento che forse è
marginale rispetto al pubblico giovanile, ma che ha un suo pubblico e un
suo mercato. Infine, lui è un personaggio di per sé. Flamboyant.
Sfacciato. Lancia urletti senza preoccuparsi del "cosa penserà la
gente". In trasmissione appare con un'espressione paciosa e svagata, e
poi va avanti come un treno senza curarsi di nulla o nessuno. Mitico!
Le
sue canzoni grondano umorismo e sensibilità camp da tutti
i pori. E non viene mai nascosto il fatto che si tratti di camp
gay: evidentemente, al pubblico che Sanfelice si è coltivato la
cosa non dà fastidio. O forse ostenta di non farci caso per darsi
un'aria.
Ad
ogni modo, in questo Cd il tema gay è affrontato in modo esplicito
in quattro canzoni (e implicito nelle rimanenti!):
-
05 - "Chiamami
Rosita".
Tango demenziale,
dalle rime folli. L'io narrante, che parla di sé al femminile, invita
insistentemente un uomo a ballare con lui, mentre il cavaliere è
più interessato a mangiare ("Chiamami Rosita, e lascia stare
/ il cornetto e la granita" / (...) / "Ma perché / tu ti
mangi i bignè / invece di ballare con me?").
Secondo Vincenza
Tomaselli (L'esilarante pianista di Arbore,
"La Sicilia"; 17 luglio 2003, edito nella
rassegna stampa del sito di Sanfelice) in "Chiamami
Rosita" "Sanfelice canta i pensieri proibiti di un medico che sogna
di lanciarsi in danze goliardiche con il suo infermiere macho, improvvisando
una Cumparsita".
Questa circostanza
(che immagino ricavata da un'intervista o una dichiarazione diretta del
cantante) non traspare però mai dal testo stesso, anche se è
ben chiaro che si tratta di due uomini: il primo dice di sé "io
voglio restare leggero / quando mi suonano il tango pampero",
il secondo viene apostrofato: "Questo è il terzo tango, ma tu
sei stanco" e "Non ti piace il tango pampero, / a me avvinghiato
e in testa il sombrero?"
-
08 - "Tango
per Angiolino".
E il racconto dell'avventura
di Angiolino, che di sabato cerca compagnia in una balera di periferia,
e vide scendere da un'auto con targa straniera una bellissima donna bionda.
Angiolino dà il meglio di sé come seduttore e riesce a invitare
a ballare la bionda (svizzera!).
"Quando lui la
baciò / lei a lui confessò / di chiamarsi Salvatore / e di
fare il muratore! /
"Ma come? Muratore?
Così fine?". / "Sììì, però... apprendista!"
/
"Ahhh... È
la prima volta?" "No!!!!"
Il finale vede i due
appartarsi in un cantone... svizzero. A vivere insieme:
"Lui aprì
una scuola di tromba, lei aprì un negozietto di stucchi e mattonelle...
e vissero felici e contenti!"
-
09 - "A
tre km da Forlì".
A ritmo di charleston (!!!) l'io narrante
racconta di come, pur avendo una ragazza, si lascia convincere da un camionista
a salire sul suo mezzo.
"A tre chilometri da Forlì /
(era la notte di un venerdì) / lui mi disse: "Monta qui"; /
mi vinse l'emoziòn, / montai
su quel camiòn / e persi quella bionda, e la reputazion!".
La canzone gioca sui doppi sensi, spiegando
l'incompatibilità tra l'io narrante e la donna bionda in base al
fatto che loro due non sapevano ballare lo stesso tipo di ballo...
-
11 - "Voglio
fare la modella".
La
canzone dice "voglio fare la modella", ma chi canta è
un uomo, dunque la prima cosa che passa in mente a chi ascolti questa canzone
sono le sfrante con aspirazioni di "fotomodella" di cui pullula
il mondo gay.
Come
tutte le canzoni di Sanfelice anche questa è svagata e delirante,
e inanella follie camp su rime assurde, a ritmo di mambo:
"A
me / piace fare il defilé: / un sorriso di qua, / un sorriso di
là / bacibaci nel final. / (...)
Sì
sì / voglio fare la modella / sono bella, sono snella / voglio andare
in passerella!".
Dopo averla
ascoltata vi risulterà impossibile non canticchiarla incontrando
uno dei troppi gay aspiranti fotomodelli in cui inciamperete nella vita...
Per me è già così!
2005 -
Stars music - "Give me hope" (singolo). Poi in: AA.VV., 1st
pop / 1st groove (2006).
Anche
questo è un complesso italiano, che canta in inglese.
Sulle note di un motivetto "dance"
una voce femminile invita, in inglese, un "little child" a darle
speranza, specificando:
"Dammi speranza, bambino, dammi speranza
/ (...) /
Non importa se sei etero / non importa
se sei gay (Doesn't matter if you are straight / it doesn't matter
if you are gay): /
dammi speranza quando la notte / è
troppo scura nella mia mente".
Nient'altro.
2005 -
Trash, Sabryna - "Potrebbe essere gay!" - da - Zoccola
imperettata. Il peggio di Sabrina. (Autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Decisione non proprio illuminata, quella
di recuperare i materiali degli esordi per impacchettarli in questa
raccolta e metterli online. Con gli anni c'è stato un miglioramento
nei deliri di Sabryna, alcuni dei quali hanno ormai una postproduzione
degna d'un prodotto professionale, quindi ripiombare nella qualità
sub-amatoriale di quando era ancora Sabrina (senza la y) non è propriamente
una festa, per le nostre povere orecchie...
"Potrebbe
essere gay!" è una canzone assolutamente assurda,
non solo per il modo ignobile in cui è "cantata" (stonando,
e cercando di sovrastare a forza di strilli la base musicale), ma soprattutto
per il punto di vista contorto che esprime.
Il testo consiste infatti in una serie
di consigli e ammonimenti scambiati fra travestite, incapricciatesi di
questo o quel ragazzo (e il testo fa nomi di persone e di locali gay e
non, noti solo alla cerchia degli amici della "cantante").
L'assurdità consiste nel fatto
che da un lato viene espresso il timore che il ragazzo concupito possa
"dare un calcio" alla sua spasimante e disprezzarla a scapito delle
f... ehm, delle donne, dall'altra però c'è il timore parallelo
che possa rivelarsi "un finocchio", anziché "un toro", procurando
così una grave delusione.
È la contraddizione irrisolta che
sta alla base della mentalità di tutti coloro (Pasolini era il più
celebre) che essendo omosessuali disprezzano violentemente gli altri gay,
al punto da aborrire l'idea di avere rapporti con loro ed esigendo
di aver rapporti omosessuali esclusivamente con "maschi" garantiti eterosessuali.
Il che è una contraddizione in termini...
Sia quel che sia, la presente "canzone"
è tutto fuorché una delle meglio riuscite di Sabryna Trash
(non fa ridere neanche un po') e può quindi essere tranquillamente
ficcata nel dimenticatoio.
(E tirate l'acqua, dopo averlo fatto).
2005 -
Trash, Sabryna - "Lecciona" - da - Zoccola
imperettata. Il peggio di Sabrina.
Anche questo è un recupero delle
canzoni dei primi tempi, con Sabrina che canta scippando la musica al cantante
originario (che non riconosco, ma ciò non è poi tanto importante).
Il brano è dedicato alla Lecciona,
pineta della Versilia con annessa spiaggia, luogo di "battuage"
gay per decenni. Il testo, per gli standard di questa cantante, contiene
un numero relativamente contenuto di parolacce (relative alle attività
sessuali tra le frasche), e la canzone risulta fondamentalmente una blanda
e affettuosa presa in giro del mondo gay toscano:
"Mille convinte che col tanga van su
e giù: / per questi gay c'è solo la / Lecciona, / di coppie
e di cornuti, / di muscoli e di aquiloni. / (...) /
Un'altra estate qui io ci ritornerei,
/ più travestita e più convinta che mai! /
Qua il mare è gay; i pesci,
quelli, poi...".
Ebbene, non ci siamo. A me questa ricorda
le canzoni che si scrivevano in gita scolastica cambiando il testo d'un
motivo celebre, e si cantavano tutti assieme con il foglietto davanti.
Il fenomeno "Sabryna Trash" è stato
possibile solo per il fatto che negli anni successivi il personaggio avrebbe
preso una tangente tutta sua, lunatica e stralunata, trovando nell'eccesso
la sua misura. In questa canzone, invece, siamo ancora nel campo dell'insignificante:
"oh quanti gay vanno alla Lecciona, c'è quello così e
quello cosà, oh come mi piace andarci".
Tutto il contrario di un brano imperdibile,
insomma.
2005
- Trash, Sabryna - "Schecco schecco!"
- da - Zoccola
imperettata. Il peggio di Sabrina.
Parodia di "Ballo ballo" di Raffaella
Carrà (1983).
Il brano sembrarebbe scritto per una situazione
privata, una festa di compleanno non molto riuscita, nella quale Sabrina
è costretta a contenersi e "fare l'uomo" quando tutto ciò
a cui pensa è semmai "farsi Marco" (e fare la pazza, scheccando):
"Schecco schecco schecco al ristorante,
/ questo compleanno è da scordare / e l'Arianna mi guarda sempre
male".
Anche qui Sabrina canta spolmonandosi su una
musicassetta per sovrastare la voce originale in sottofondo. Ed anche in
questo caso trovo che non sia stato una buona idea recuperare questo brano
"delle origini", che è solo uno scherzo un po' goliardico fra amici,
e che non ha nulla da dirci. Di brani così, su Youtube, ne appaiono
ormai decine.
2005 -
Tuccitto, Pia - "Non so baciarti" - da - Un segreto che.
La
canzone parrebbe a prima vista scritta dalla Tuccitto (autrice per molti
cantanti, oltre che cantautrice) per un uomo, almeno a giudicare dal verso
"come quell'attimo abbracciati". Eppure tutti
gli altri aggettivi del testo sono sempre concordati al femminile per entrambi
i personaggi, quindi quell'"abbracciati" va interpretato solo come l'ennesimo
insulto alla lingua italiana da parte d'una canzonetta, e nient'altro.
Il
testo parla di un'intimità fra donne che si trasforma in una tentazione
e in un desiderio:
"Sai, questa sera mi sento diversa,
ma / voglio provare qualcosa che non si fa: /
non so spiegarti, / non so baciarti,
/ non dirlo adesso...".
E sì che l'occasione si era già
presentata, ma l'io narrante non ha mai trovato il coraggio di superare
la soglia che la porta verso ciò che "non si fa" (e che invece
lei vorrebbe fare eccome):
"Una parola c'era, / ma non l'ho detta
(sono scema): /
meravigliosa, sì, / come quell'attimo
abbracciati. /
È che mi piaci, / è che
sei bella"...
Complessivamente il testo rende efficacemente
la paura e la reticenza dell'io narrante nei confronti del "grande passo".
La musica, dall'arrangiamento un po' spartano,
è dignitosa e diligentemente eseguita, ma nulla di più.
Ma tutto sommato, un ascolto questo brano
lo merita.
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Inedito.
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