Il gay canzonato.
Un elenco di canzonette
a tema l, g, b & t:
di: Giovanni Dall'Orto
2007
<--- 2006
- vai al - 2008
--->
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (prima metà).
Saggio
sull'omosessualità nella canzonetta (seconda metà).
Schede
di canzonette italiane - 1920-1976.
Schede
di canzonette italiane - 1977-presente:
2007
2007 - Amor Fou - "Due cuori una darkroom"
- da - La stagione del cannibale.
Nonostante il titolo sfacciato, e l'inizio
esplicito,
"Non c'è nulla di drammatico
/ se due uomini si baciano / nella folgore di un sogno che / non sa finire
più. /
Non esiste altra realtà / più
necessaria del grande buio che / ci fa sognare, senza dormire / per ore",
il resto del testo della canzone scade poi
nel vago e nell'insitinto, in affermazioni generiche da Baci Perugina.
Peccato perché questo gruppo avrebbe
sicuramente potuto dare e dire di più, ma forse non ha osato.
2007 - Bassi Maestro - "Homo shit / Real shit"
- da - Monkee
Bizniz Vol. 3.
Freestyle che, nonostante il titolo,
parla esclusivamente della condizione di rapper dell'autore e dela
sua concezione del rap.
Il solo legame con l'omosessualità
è una frase che si ascolta in sottofondo all'inizio: "A
questo giro le checche isteriche restano a casa!".
Nient'altro.
2007 -
Casto, Immanuel - Feel
the porn groove.
Contiene
le canzoni:
-
01
- "Coiti nel buio (Dark room)".
La canzone descrive
con termini coloriti l'esperienza di una persona che entra in una dark
room, uno degli ambienti, presenti in alcuni locali gay, più
o meno oscuri, nei quali è possibile consumare rapporti sessuali
anonimi con gli altri avventori:
"Solo qualche
istante in questo labirinto / quel che spruzza il mio vestito e variopinto;
/ la mia mano tra le cosce è un gesto di sfida. / (...)
Muovo
i primi passi lento nell'oscurità, / sento un corpo contundente:
cosa mai sarà? / Poi all'improvviso mi ricopre la marea".
L'autonominato
Casto Divo in questo brano riesce a mantenere l'intonazione in modo apprezzabile
(o forse è solo che la base musicale, intersecata da effetti elettronici,
ne copre efficacemente le stecche), ragione per cui l'ascolto qui è
meno arduo del solito e l'effetto della descrizione è alla fin fine
divertente.
-
02 - "Brivido
saffico".
È curioso
osservare in che modo un autore gay, deciso a completare la sua collezione
canora di combinazioni sessuali, affronti il lesbismo, un tema di solito
fonte d'ispirazione morbosa: con distacco, quasi indifferenza (per lui
si tratta giusto di "giochi innocenti di dolci porcelle": andatelo
a dire a un etero!).
Tuttavia, siccome
Casto vuol produrre una canzone arrapante per i suoi ascoltatori etero
e maschi (gli affari sono affari), alla fine il risultato è ridicolo,
un po' perché Casto inciampa nei più triti stereotipi
etero (a iniziare dal vetusto termine "saffico": sembra uno
scrittore "porcello" di un secolo fa!), e un po' per il modo in cui presenta
le donne lesbiche, quasi fossero dei maschi gay con un pene artificiale:
"Cerca la sua
topina: / che aroma pungente, quella sciocchina; /
sentirai una
cosa metallica: / indossa con stile la cintura fallica. /
Brivido saffico:
/ io mi sento il cielo / in un triangolo di pelo".
Ad ogni modo, sospetto
che nessuno abbia mai pensato che Casto avrebbe mai potuto macchiarsi di
un'ottica femminista, nelle sue canzoni da caserma, quindi credo che saranno
in poche ad essere deluse da questo brano.
-
03 - "L'
esame orale".
L'io narrante si
lamenta, in termini piuttosto coloriti, per l'inganno di un partner che
lo aveva sottoposto a un "esame orale", non trattenendosi al momento in
cui avrebbe dovuto interrompersi.
Casto si diverte
a lanciarsi in una catena di doppi sensi che tutto sommato è anche
divertente, affermando tra l'altro che quanto accaduto gli è andato
di traverso, e che non intende mai più mandar giù una faccenda
di questo genere...
Chi fosse interessato
può divertirsi di persona a verificare dove arrivi la fantasia creativa
di Casto.
-
05
- "Il bosco degli orsetti".
Dichiarazione d'amore
per gli "orsi" (uomini in carne e pelosi):
"Voglio saziare
questa voglia di pelo: / esco fuori avvolto in un telo / vado là
nel bosco con il fucile, /
finché
vedo l'orso apparire: / la sua pelliccia scaldarmi saprà, / con
gli artigli mi aprirà! /
Mi tengo stretto
/ il mio nuovo orsetto / (I love bears, I love bears), /
seguo i miei
vizi, / stano un grizzly!".
Il tema è stato
poco trattato (mi viene in mente giusto "L'orso"
degli Egokid, del 2008, e poi basta) e il tono
con cui Casto ne parla, che per una volta tanto non sborda nella
pornografia, permette di godere il brano anche alle orecchie più
pure e facili ad offendersi.
Peraltro, per una
sorta di compensazione, il brano ha una base musicale banale e svogliata,
tutto sommato insignificante, e l'intonazione del cantante va e viene di
continuo. Non si può avere tutto...
-
07 - "Bondage"
(produced by Binah).
Riproposizione
del brano già edito in - Musica
per palati forti (2006).
-
08 - "Un
glande nel vento".
Avventura notturna a Berlino per l'io
narrante:
"Tra le tue mani ora trema / il cannolo
alla crema: /
sali sulla mia schiena, / spalma il
grasso di balena".
Con quel che segue.
Casto dà in questo brano una prova
vocale abbastanza periclitante: addirittura in un punto la voce si strozza
perché le note son troppo alte.
La canzone non dice nulla di particolarmente
divertente (l'io narrante se ne va in giro di notte e offre un po' di sana
attività ad alcune sue parti anatomiche, ed è tutto), la
musica è tirata via, della voce ho detto. Decisamente questa non
è una delle prove migliori di questo cantante.
-
09 - "La
malia della gerontofilia".
Inizialmente sembrerebbe che la canzone
racconti d'un incontro in una dark con una persona di età avanzata,
e a parte le solite descrizioni un po' troppo dettagliate degli atti sessuali,
sembrerebbe di stare semplicemente osservando un'altra vetrina del museo
sonoro delle varianti sessuali costruito da Casto:
"Cedo
alle delizie / delle tue calvizie: / toccami, nonno, toccami! /
Cedo
alla malia / della gerontofilia!".
Purtroppo
però la base musicale (che di per sé non è male) insiste
nel proporre dissonanze piuttosto inquietanti nonché martellamenti
sonori che creano una sensazione di disagio, che si giustifica all'improvviso
nel momento in cui il cantante pronuncia la frase:
"La
mia infanzia, in giornate bramose, / quando mi toccavi con le mani rugose",
su un
sottofondo di voci infantili.
Dunque,
stiamo parlando di uno stupro pedofilo tra nonno e nipote.
Io
qui sono rimasto piuttosto scioccato, lo ammetto. Come si fa a trasformare
un tema tanto drammatico in una canzonetta goliardica? Il buon gusto
non è mai stato fra gli obiettivi di Immanuel Casto, ma sinceramente
non comprendo chi possa trovare interessante questi esercizi di pessimo
gusto. Il mondo è forse un posto migliore, dopo questa bravata?
Ognuno giudichi da sé, anche se a me la risposta sembra scontata.
-
10 - "Buchi
proibiti".
Particolarmente atroce l'interpretazione
di questo brano, in cui Casto non riesce letteralmente ad azzeccare una
sola nota.
Il testo, da parte sua, si propone come
l'autoesaltazione di due "marchettari sprovveduti / alla conquista del
mondo: / buchi proibiti, io e te".
Il livello delle parole è piuttosto
terra-terra, al livello delle canzoncine "sporche" da adolescenti arrapati
dei primi anni delle scuole superiori:
"Buchi
proibiti / buchi usurati, io e te. /
Ani
sciupati / (...) / sederini navigati / all'arrembaggio del mondo!
/
Buchi
proibiti io e te: / no, da dietro non si può! /
La
sodomia, lo so, / può essere un reato".
Un altro
brano di Casto facilmente, e volentieri, dimenticabile.
2007 -
Casto, Immanuel - Io batto.
Ep
con quattro canzoni, tutte con tematiche gay, ed almeno tre con protagonisti
o coprotagonisti impegnati nella prostituzione:
-
01 - "Battito
anale". (Riedito nel 2008 in: Battito
anale ed anche come singolo).
Presa
in giro in chiave porno di "Battito animale" di Raf, con finale
che parodizza il "Gioca Giuè" di Claudio Cecchetto.
Il
cantate esprime la sua soddisfazione dopo avere subito un atto di sodomia,
che ovviamente rievoca in termini espliciti.
L'unica
stanza citabile nel testo dice:
"Non
ti negherò il mio deretano, / te lo consegnerò chiavi in
mano. /
Mi
hai rovinato, / spero almeno che ti piaccia: / io mi sento un capodoglio
/ arenato sulla spiaggia".
Un coretto
femminile spinge l'ascoltatore a pensare che quella di cui si sta parlando
sia sodomia eterosessuale, mentre è chiarissimo dal testo che l'io
narrante sia il cantante (maschio).
-
02 - "50
bocca 100 amore".
Curiosamente questa
canzone affronta il tema della prostituzione maschile (e non) dal punto
di vista della condizione umana dei prostituti. Ovviamente usando
il solito linguaggio crudo e diretto, non adatto alle educande, il che
rende un po' ambiguo il risultato, tuttavia pur sempre con un approccio
vagamente "sociale", che di solito è assente dalle goliardate di
Casto:
"Tutte le sere
e poi le mattine / passate a spacciare le anfetamine. /
Sotto il sole
o quando piove / aprire il c*** per una dose. / (...) /
Ripenso alle
strade battute negli anni / senza autostima ma solo autoinganni, /
ripenso a quei
posti in cui sono stato / come
quel giorno a casa di Lapo. / (...)
/
Questo è
il prezzo del mio cuore, / mentre canto il mio dolore: / 50 bocca, 100
amore".
-
03 - "Gocce
di piacere nel mio sfintere";
L'io narrante si
rivolge a un prostituto chiedendogli di parlargli del suo lavoro, dimostrando
particolare (e morbosa) attenzione alla pratica efficacemente descritta
nel titolo:
"Parlami di come
tutto quanto è cominciato / di quel marciapiede che per anni ti
ha ospitato. /
Parlami del tacco
che la notte lo calcava, / parlami, raccontami i segreti della strada.
/
Parlami di quanti
ne hai veduti e ciò che pensi, / parlami dei viali, e dei grandi
silenzi".
-
04 - "Il
tempo degli abusi".
Non
mi è ben chiara la situazione raccontata da questa canzone. Da un
lato abbiamo un prostituto abbrutito dalla tossicodipendenza, alle prese
con uno spacciatore che a quanto pare non è stato pagato, dato che
lo sta minacciando con una pistola.
Dall'altra
però questo ragazzo prova piacere dal degrado e dall'umiliazione,
giungendo perfino a incitare il suo antagonista a punirlo per quanto ha
fatto, violentandolo.
"Sono
spalle al muro e di nuovo sento in gola / il freddo dell'acciaio di una
canna di pistola. /
Vorrei
trovare la forza per alzarmi e dire stop, / invece mi inginocchio per avere
un po' di crack. /
Io
sono reo confesso di tutto ciò che (sic) mi accusi / (...) /
Svuotato
dal dolore, se vuoi farlo non mi importa, / anzi ti scongiuro, la tua verga
mi conforta! /
Io
so che lo vuoi, violentami!"
Confesso
che questo brano mi disturba parecchio, specie per le fantasie di
stupro, che trovo particolarmente fuori luogo.
Tuttavia,
lo scopo per cui uno si mette a scrivere un testo di questo genere è
proprio disturbare l'ascoltatore: da questo punto di vista, quindi, da
un puro punto di vista artistico il brano ha raggiunto il suo scopo.
Ciò
detto, non ne consiglio egualmente l'ascolto a chiunque abbia un minimo
di sensibilità umana: non tutti amano farsi intrattenere
con il racconto del degrado umano e delle sofferenze altrui.
2007 -
Ceccarini, Ciri - Sono ciò che sono - Canzoni autoprodotte
inedite, già scaricabili dal suo
sito, oggi rintracciabili su Youtube
e Myspace.
Bravo
a cantare, con musiche non banali, e testi decisamente belli: peccato che
Ciri
Ceccarini sia ancora solo nella fase di promozione iniziale del suo
lavoro. A mio parere è in assoluto uno dei nomi più interessanti
del panorama musicale gay italiano attuale. E questo in barba al fatto
che, paradosso dei paradossi, politicamente
faccia riferimento a "Futuro e Libertà".
Il
suo primo Cd è annunciato per il 2012, ma alcuni brani circolano
già grazie al suo sito ed a Youtube:
-
02 - "Balla
la vita".
Inno
alla vita e all'amore, che però non è specificamente caratterizzata
come a tematica gay:
"Balla
la vita balla l'amore: / fuoco che scorre dentro le vene, / terra che amo,
amami ancora, / fa' che il mio eco arrivi lontano".
-
05 - "Sono
ciò che sono".
(Questa
canzone è stata presentata nel 1997 in una prima versione, "Vorrei
essere quello che sono", al "Rimini live festival").
Una
specie di risposta italiana a "I am what I am" (eseguita al "Genova Pride"
nel 2010), dotata d'una gradevole melodia, d'un arrangiamento all'altezza
e di un'interpretazione molto bella e toccante (notevole la disinvoltura
con cui Ceccarini arriva senza sforzo apparente a un falsetto ben modulato).
Un
omosessuale che vive male la sua condizione esprime qui la propria difficoltà
di vivere e paura. Gli risponde un altro gay, che gli spiega che piangere
non serve: è più utile avere il coraggio d'essere quel che
si è.
Il
testo non è mai retorico o enfatico (quali rischiano di risultare
tutti i testi che appena appena si avvicinano alle tematiche militanti)
ma ha scelto il tono tranquillo e argomentativo della semplice constatazione,
della chiacchierata fra amici (o amanti). E in questo modo funziona benissimo,
sia dal punto di vista artistico che da quello contenutistico.
Questo
sì che meriterebbe di diventare un "inno gay" a pieno titolo, altro
che certe superficialate yé-yé di sciocche divette anni Settanta,
che continuano ad esserci rifilate con questo ruolo:
<Io
narrante 1> "Vorrei potere uscire allo scoperto e non essere stanato.
/ Io, preda dei più forti, ho solo bisogno d'affetto, / e non essere
stanato. / (...) /
<Io
narrante 2> Io non mi accascio più, io no, non piango più,
/ io lotto per i miei diritti, non mi nascondo più: /
ogni
individuo è un fiore, ogni individuo ha un cuore / e la diversità
è fonte di ricchezza, di maturità; /
che
monotona sarebbe la terra se tutti i fiori / avessero un solo colore!
/ (...) /
Tu
non sei nato sbagliato, tu sei ciò che sei, e ciò che sei
è giusto: / continua a vivere con dignità la tua vita, non
negarti l'amore, / non negarti la gioia / di guardarti allo specchio e
di dire / con immenso orgoglio: Sono ciò che sono / e ciò
che sono è giusto!".
Un dettaglio
curioso: nonostante questo sia inequivocabilmente un inno gay, l'omosessualità
non viene mai nominata. Ma non ce n'era davvero bisogno...
-
07 - "Nonostante
tutto".
Purtroppo non riesco
a decifrare le parole e il senso di questa canzone, che sovrappone tre
voci con testi diversi, nominando nel contempo un: "Lui, lui, <che>
sa tutto, ogni verità. / Lui, lui spegne la luce e... / sparo
nella notte! / Estenuante altalenanza di risate e pianti".
Aspettiamo il Cd
per vedere sul libretto cosa dicessero le parole...
2007 -
Cochi e Renato - "L'aeroporto di Malpensa" - da - Finché
c'è la salute.
La canzone è puro nonsense,
con rime bislacche e deliranti.
Nel descrivere, e prendere in giro, l'aeroporto
lombardo della Malpensa, racconta di un nano che da un mese aspettava che
arrivasse Biancaneve, mentre l'io narrante scopriva nel frattempo che:
"all'aeroporto di Malpensa c'era lei,
/ era lì che c'aveva in braccio un gay, /
ma quando mi ha guardato, / il mio
cuore s'è fermato. / Poi è partita... e son rimasto lì
con lui. / (...)
Malpensa, Malpensa / continua l'esperienza:
/ io penso a lei, ma vivo con un gay".
Quando Biancaneve infine ritorna, il nano
s'arrabbia perché scopre che se n'era andata via con gli altri sei
nani ("oh nano, oh nano / le donne son così; / oh nano se lo
vuoi / posso prestarti il gay!").
Ma a tutto c'è rimedio. Tant'è
vero che adesso all'aeroporto di Malpensa c'è un nano
"che ha trovato la felicità:
/ ha sposato un pilota d'aeroplano. / (...)
Fa la hostess per stargli vicino: /
(...) con la minigonna e l'orecchino / ha trovato la felicità".
La canzone è pure carina e divertente,
nel suo delirio. Certo però che se si fosse risparmiata l'ennesima,
e nel 2007 non più tanto scusabile, deliberata confusione tra gay
e travestiti, avrebbe fatto una cosa buona e giusta...
2007
- Cochi e Renato - "Silvano" - da - Finché c'è la salute.
Riproposta
della canzone
del 1978, con testo pesantemente riscritto, ma senza obliterare il
carattere omosessuale del rapporto con Silvano (e Rino):
"Amami,
/ amami, stringimi, baciami. / Succhiami, prendimi: sono disponibile. /
Graziami,
strappami tutte le efelidi, ah ah! / Spaccami, / prendi il martello e fracassami!
/
Rino,
non riconosco gli aneddoti, / picchiami, sbattimi contro gli spigoli. /
Spogliami,
smutandami, dolcegabbanami, ah ah, / costringimi a fare la cacca negli
angoli!".
2007 - Delitto Perfetto - "Vacanze omosessuali"
- da - Doublethinkers.
Non so se per capire il testo di questa
canzone occorra avere il cervello fritto, o se banalmente non ci sia nulla
da capire, però lascio che questo ciascuno lo decida da sé.
Tanto meno comprendo cosa c'entri l'omosessualità
- annunciata nel titolo - col testo della canzone. A meno di voler trovare
un doppio senso gay nelle frasi che sto per citare, che però a mio
parere sono troppo vaghe per potersi configurare come un'allusione
esplicita al tema:
"Io la notte non ho orari / mi disfo
quando capita, / poi mi prendono strani mali / e viene su lento lento:
/ parole che mi bruciano dentro dentro; /
lascio le persone / come protesi
di silicone, / la roulette russa è la prima religione. //
Con i miei non ci parlo, / sto sulle
mie e ti guardo. /
Sogno notti di mezz'estate passate
nel parco, / come sempre mi sento straniero, / rap hardcore e una scopata
facile per il mio impero".
A mio modesto parere, insomma, questo brano
non ha nulla a che spartire con il tema lgbt. O se ce l'ha, per quel che
si riesce a capire dall'accozzaglia di frasi citate, è come se non
ce l'avesse.
2007 -
Dell'Era, Roberto - "Ami lei o ami me?" (Singolo).
Decisamente "azzeccato" il tono di questa
canzone, che vede un uomo chiedere alla sua ragazza di decidersi: ama l'io
narrante, o ama "lei"?
Ormai è finita l'epoca in cui la
situazione sarebbe stata solo un pretesto per fantasie erotiche più
o meno (di solito, più) morbose, con "lui" che sbava all'idea
di "farsi" tutte e due. In questo testo il fatto che la donna amata possa
preferire un'altra donna passa in secondo piano rispetto al fatto - oggettivamente
portatore di sofferenza - che non riesce a decidere se ami l'io narrante
o un'altra persona.
Ed anche se noi gay sappiamo che tali
situazioni-pasticcio si verificano quando una donna sta finalmente permettendo
al proprio lesbismo di venire a galla, e quindi immaginiamo che l'io narrante
alla fine difficilmente la spunterà, lui ci è simpatico lo
stesso, per il modo tranquillo e rispettoso della persona amata con cui
pone la domanda. Che è suo diritto porre. Ma senza pensare di "possedere"
la donna "in bilico":
"Ami lei o ami me? / Devi dirlo perché
/ anche se questo non è l'uomo migliore / nessuno al mondo potrà
farti male. //
Tu devi dirmelo se / ti accarezza l'idea
/ di un comando che spenga / le tue crisi di pianto a dirotto. //
Vuoi avere una dea / che ti baci le
dita? / Tu devi dirmelo..."
Bella anche la melodia, dolce e sommessa,
timidamente accompagnata da pianoforte e chitarre, molto adatta al carattere
intimo e malinconico del pezzo.
Nonostante la difficoltà del tema
trattato, quindi, direi che questa canzone è - a mio parere - decisamente
riuscita.
2007 -
Di Lernia, Leone - "Sono gay" - da - Si
nu baccalà. Anche in - Leone
best 2008.
Leone di Lernia usa deliberatatamente
la volgarità e l'insulto per farsi notare, quindi tanto vale tirare
un sospiro di rassegnazione e non fargli più pubblicità di
quanto meriti stando qui a spiegare perché la sua omofobia maschilista
sia spregevole.
I testi si commentano da soli, anche qui,
specie laddove appare il dialogo fra il maschio/io narrante, e il "frocione"
che si offre come oggetto sessuale da usare e buttare (addirittura
viene definito "una f**a artificiale"):
"Quello ci sté, quello ci sté:
/ proprio con me, 'stu frocio! /
<Io narrante:> 'Io non pago, vai
a cagare: / è una f**a artificiale!' / (...)
<Gay:> 'Io sono un gay / son meglio
de 'na f**a: / te
faccio 'nu bello chinotto, / e poi te ne vai. /
Mi piace farli / a tre alla volta:
/ il c**o mi brucia, sai?, / come a Gengis Khan. /
Sono gay, ehi!'."
Non credo occorra ulteriore commento.
2007 -
Drupi - "Lo voglio piccolo" - da - Fuori
target.
Non ho mai sentito dire che Drupi fosse
gay, neppure nei pettegolezzi.
Pertanto non riesco a spiegare questa
canzone irta di doppi sensi sodomitici, se non come una burla da carnevale
(anche i cantanti amano gli scherzi), oppure come un tentativo studiato
a tavolino per suscitare un poco di scandalo mediatico. Che però
non ci fu (nessuno se ne accorse), anche perché ormai la logica
dei doppi sensi da decodificare, popolare nei decenni precedenti, nel 2007
era sparita di fronte ai testi in cui non c'è nulla da decifrare.
(E ho notato che i gay più giovani, abituati ai testi espliciti,
faticano non solo a comprendere il contenuto omosessuale delle vecchie
canzoni "a chiave", ma faticano addirittura a credere che sia mai esistita
un'epoca in cui questo tipo di gioco fosse necessario!).
Il gioco dei doppi sensi qui si basa sull'affermazione
iniziale di desiderare un amore delicato, dopodiché si parte con
un elenco di cose che l'io narrante desidera prendere "dentro di sé",
con la preferenza per una dimensione contenuta:
"Lo voglio piccolo: / mi basta piccolo,
/
lo voglio magico / dentro di me".
Io non riesco a immaginarmi quanto si sia
divertito chi ha scritto il testo, che in ogni singola frase si può
leggere nei doppi sensi come il lamento d'un amante che ha trovato eccessive
- fino a provarne dolore - le dimensioni del membro del suo ex, e che è
ora alla ricerca di qualcuno che gli offra un "fiore" (o "sole" che dir
si voglia) che sia di dimensioni più contenute. Gli basterà
più piccolo, assicura l'io narrante, e sarà sufficiente a
fare "salire e scendere" la "felicità" fino a che, perseverando,
essa raggiungerà l'acme, "germogliando":
"Voglio l'amore / senza dolore /
che ancora è quello (?) / che
ho avuto da te. //
Voglio un piccolo fiore, / un piccolo
sole: /
sarà perfetto / dentro di me.
//
Scende e sale / questa felicità,
/
sale e scende / non ha più gravità,
/
ma se insisto / forse germoglierà".
Questo testo assolutamente sfacciato è
talmente geniale che è sinceramente un peccato che non si
fosse fatto gran caso al sotto-testo. Ma questo è il rischio che
si corre quando si è troppo bravi ad occultare il gioco dei
doppi sensi allo scopo di darsi l'aria svagata del "Chi? Io??".
Di questa canzone esiste anche un remix
del dj Alberto Remondino, con un accattivante ritmo dance, e un
arrangiamento curato e dalle sonorità elettroniche.
Un ascolto, a mio parere, lo merita senz'altro.
2007 -
Fibra, Fabri - "La posta di Fibra" - da - Bugiardo.
Ci sono molti modi
in cui un rapper può farsi notare, ma sinceramente quello
di mettersi a fare l'imitazione casereccia di Eminem, con tanto di sparate
omofobe, mi pare la più inconcludente (soprattutto se si
mette a fare le suddette sparate nello stesso periodo in cui Eminem decide
che non è il caso di tenere aperta una faida perpetua con la comunità
gay e fa marcia
indietro... Gli inconvenienti del provincialismo!).
In questo brano Fibra
immagina di possedere un fan-club, e sogna che esso lo sommerga di lettere
per esporgli i suoi problemi, che ovviamente sono assurdità.
Il modello di questo
brano è palesemente "Stan" di Eminem
(in: The Marshall Mathers Lp II, del 2000) che però ha ben
altra profondità.
Nel modello, infatti,
appare una critica per nulla implicita al comportamento d'un fan che, ossessionato
dal divo a cui scrive lunghe lettere, trascura la vita reale, disprezzando
il rapporto con la sua ragazza. E da quanto il fan scrive al divo si capisce
che esiste un innamoramento che è sublimazione di un'omosessualità
non accettata e non capita, fino a portare alla tragedia.
Per essere opera
d'un'esimia testa di c.... come Eminem, direi che non sia malaccio.
L'imitazione, prevedibilmente,
non ha nessuna di queste sfumature. I fans che scrivono sono solo casi
umani pronti per il manicomio (al punto da autodefinirsi "matti"). E l'io
narrante li sfotte aggressivamente, e in effetti meritatamente, visto quanto
appaiono patetici nelle lettere che egli ha inventato per loro.
Fra gli scriventi
spicca anche un omosessuale, descritto secondo i soliti stereotipi maschilisti
(non indossa mutande, bensì un tanga... capisc'ammè).
Citerò lo
scambio di battute, esimendomi dai commenti, superflui visto che brano
e tono si commentano da sé:
"Ciao Fibra,
compare, scusa la calligrafia da prima elementare, / sono un matto
omosessuale, mi chiamo Piero e non so volare. //
Ti spedisco le
mie mutande perché penso che tu sia un grande, / e s'è
vero che odi i gay è perché in fondo un po' lo sei… //"
"Ciao Piero.
Io mi chiedo: ma sei serio? / Questo tanga che stringo in mano mi vuoi
dire ch'è tuo davvero? /
Non ci credere
che odio i gay, mi confondi con qualcun altro, / e se mio figlio nascerà
gay io mi lancio dal palco!"
Questo brano non valse
a Fibra le
sperate proteste da parte della comunità gay (che in Italia
è tutt'altra cosa che negli Usa, e per la quale lui rimase "Fabri-CHI?")
tali da rendelo "chiacchierato".
Si
sarebbe quindi dovuto attendere sino all'outing a Mengoni perché
la sua omofobia potesse infine passare all'incasso della fama pubblica.
2007 -
Frangetto - "Gayland is burning". (Inedito, creato per la distribuzione
attraverso Youtube).
Parodia
in chiave gay di "Frangetta
(aka Milano is burning)" del gruppo "Il deboscio".
Gli
autori, anonimi, sulla base musicale elettronico-ossessivo di "Milano is
burning" si divertono a fare il verso a tutti i tic e modi di dire dei
gay milanesi, con particolare attenzione alle ipocrisie e ai tentativi
di mostrarsi diversi da ciò sono.
A
differenza dell'originale, e dell'altra parodia ("Torre
del Lago is burning"), qui le voci recitanti non sono sintetiche. Ecco
alcune affermazioni delle voci recitanti:
"Sono
solo attivo ma, se sei proprio maschio, anche versatile bear passivo. /
Scopo con tutti... ma cerco l'amore! / (...) /
Questa
storia, voglio vivermela! Parto tra un mese. Dai, restiamo amici! Si è
messo col mio ex... / (...) /
L'ho
detto ai miei. No, non l'ho detto ai miei! (scheccando) Sono gay
ma non lo vado a dire a tutti! / (...) /
Lavoro
nel campo della moda! Il mio ragazzo fa il modello... Anch'io faccio il
modello... nel tempo libero. / Faccio video! Faccio il designer! Ho un
blog! / (...) /
Oh,
sei sensibilissimo, sei una diva! Che maschia, che moderna! / Sei una pazza!
Non sono una sfranta! / Ohi, guarda che non sono mica una sfranta!".
Per me
che vivo a Milano, e che ho sentito pronunciare a ripetizione molte di
queste frasi, è un brano divertente e che ha centrato in pieno il
suo bersaglio.
2007 - Gabinetto di
guerra - ''Meglio fascista che frocio''.
Non ho ancora né visto né
ascoltato questo
Cd, e spero che usi come titolo la
famigerata frase di Alessandra Mussolini in senso sarcastico.
Ma visto che un titolo propone il machonazi, purtroppo, non ci spero.
Contiene:
-
01 - "Transgendarmy",
-
02 - "Inficiati dal
male",
-
03 - "The day Bard Faust
killed Luxuria",
-
04 - "Da Sodoma a Salò",
-
05 - "Digital machonazi".
[Se qualcuno fosse in grado
di aiutarmi ad ascoltare questi brani lo
prego di contattarmi. Grazie in anticipo].
2007 - Grasso, Gabriella - "Come un dessert"
(singolo).
Di questo brano, a ritmo di bossa nova,
esiste
anche un videoclip (dal quale è tratta l'immagine qui sopra).
La cosa curiosa è che il testo
non specifica il sesso della persona a cui la canzone è indirizzata
(a meno che l'allusione a "il frutto dell'amore che c'è in te"
non si rivolga a una donna incinta), ed è il clip, inaspettatamente,
a sciogliere il dubbio .
L'io narrante dice di volere "mangiare
come un dessert" la persona che desidera, ed ecco che nel filmato la
Grasso addobba con panna montata e fragole il corpo nudo di una donna,
che poi viene... servita in tavola...
"Decisamente mi fa effetto,
sai, / quando tocchi la mia bocca con le dita / e poi scotta scotta scotta
scotta, calda come / un caffè. / (...) /
Cospargimi di pillole diabetiche contro
l'amore, / fammi respirare ore e ore solo il tuo odore, / fatti assaporare,
digerire...",
Ben cantata e spiritosa nelle sue iperboli,
la canzone è gradevole e ben riuscita. Consigliata.
2007
- Irvanus J. - "Torre del Lago is burning". (Inedito, creato per la distribuzione
attraverso Youtube).
Seconda
parodia in chiave gay (dopo "Gayland is burning")
di "Frangetta
(aka Milano is burning)" del gruppo "Il deboscio".
L'autore
"Irvanus J." è anonimo, ma visto che elenca uno per uno tutti gli
esercizi commerciali gay di Torre del Lago e dintorni, sospetto che il
brano sia opera delle stesse persone che due anni dopo avrebbero iniziato
a produrre le cover di Antolesbo.
Anche
qui una voce sintetica legge una serie di frasi, palesemente scritte da
qualcuno che conosce molto bene la cultura e il mondo gay dall'interno,
sempre sulla base musicale ossessiva di "Milano is burning".
Molto
divertente, ma per capire le allusioni bisogna conoscere la realtà
gay italiana:
"Guardami,
guardami, faccio l'acculturato appoggiato al muro leggendo "Pride" / (...)
/
Ero
al concerto di Madonna. / Sono spiacente. / Sono consenziente. /
Non
mi piace la patata. / Per carità, vai via con quella patata! / (...)
/
Vado
al Pride. Vado a tanti Pride. Vado alle feste after Pride. / Faccio un
Pride a casa mia, magari mi piglia qualcuno. / (...) /
Sono
passivo, ma più attivo con licenza di attivo",
Per concludere
con un esilarante:
"I
miei genitori non mi capiscono. Il mi' babbo mi dice solo: "Acciderbolina,
mi spezzo la schiena per farti travestire: vatti a travestire, cretina!
Io non ho potuto!".
Dovendo
confrontare le due parodie, direi che questa ha una vena comica più
divertente, mentre "Gayland is burning" è molto più azzeccata
in quanto satira della Milano gay.
2007 -
La
Terremoto de Alcorcón - "Libérate (italiano)" - da - Libérate.
La
"Terremoto de Alcorcón" è la quintessenza della frociarola
spagnola.
Si
tratta d'un personaggio semialfabetizzato ed ultra-provinciale, totalmente
trash, che scimmiotta i successi internazionali senza neppur comprendere
la lingua in cui sono cantati ("Time goes by so slowly" diventa
"Time gous bai, con Loli"). Assieme a lei si esibiscono due travestiti
barbuti e imparruccati, Las Feldene Flesh, che suonano e ballano.
"Libérate"
è un inno scritto per l'Europride del 2007, e si diverte ad affastellare
tutto il peggio del peggio del camp e della sottocultura frocia
iberica, citandone tutte le "icone" (il
videoclip spagnolo di questo brano vede la nostra eroina imitare una serie
di cantanti che sono appunto "icone gay").
Poi,
siccome quello era l'Europride, Pepa Charro, la cantante che ha creato
il personaggio della Terremoto, s'è ricordata d'essersi laureata
in lingue e ha deciso di tradurre l'inno in vari idiomi europei, fra i
quali l'italiano. Rivelando così che la nostra lingua non
aveva mai fatto parte del suo piano di studi, ahinoi! (Una che pronuncia
"taglio" come "tagh-li-o" non ne ha mai fatto neppure la lezione numero
uno!).
In
compenso, chi le ha tradotto il testo ha fatto un ottimo lavoro, provvedendo
a scovare l'esatto corrispondente italico del trash frociarolo iberico,
permettendole così di citare le canzonette: "Laméte", "Parole,
parole, parole", "Rrumore", "Pensiero stupendo", "Le mile vole vlu", "Paza
idea" e "Triangolo". Azzeccato!
Il
testo, su base dance, invita:
Se
le parole fan male / con falsi messagi / in questo momento / non stare
più tsito, non stare più fermo! / (...) /
Se
hai rragione e se hai un motivo / un grido d'amore! / non stare più
tsito, non stare più fermo! / (...) /
In
prima fila! / Per lotare fino a la morte!".
(Oddio,
proprio fino alla morte, speriamo di no!).
La
pronuncia demenziale della Terremoto si sposa perfettamente col suo personaggio
altrettanto demenziale, rendendo questo brano un
piccolo capolavoro trash-camp-kitsch. Se non l'avete ancora ascoltato,
allora la vostra vita non ha avuto fin qui alcun significato. Correte a
farlo.
2007 - Lucariello -
"Mariarca" - da - Quiet.
Hip-hop in
dialetto napoletano.
Storia di una ragazza
già madre a 16 anni con tre figli, e un amore sbagliato con un marito
alcolizzato.
La ragazza vuole
ricomincaire a parlare, vuole riaccendere gli occhi con il vero amore,
vuole ricomincaire a rispettarsi.
S'è innamorata
d'un'altra donna, e pensa che non ci sia nulla di male, checché
ne dica il prete, che pretenderebbe che lei nascondesse i peccati:
"M'aggi' nnammurata
'e n'ata femmena: / e cchedd'è?, / nun ce sta niente 'e male! /
Sento ch'a vita
è mo', / e vogghio accummincia' d'o capo. /
'O prevete me
dice / ch'aggi'annascunne 'e peccate / ma isso comme mai nun s'è
spusato?".
Abbastanza cupa, come
atrmosfera, ma temo che la storia che racconta non sia necessariamente
di fantasia.
Una canzone di denuncia,
insomma.
2007 -
Marcorè, Neri - "Vivo o morto o Pacs" - da - Parla con me,
25 gennaio 2007 [non disponibile online].
Imitazione
umoristica del cantante Ligabue, del quale parodizza "Vivo, morto o X",
eseguita durante la trasmissione televisiva Parla con me del 25
gennaio 2007.
Ha
per tema l'eterna questione del riconoscimento delle coppie di fatto in
Italia:
"Benvenuto
qui, nell'ultimo girone, / se
vuoi qualche diritto / devi andare in Canadà. / (...)
Situazione
pesa, / politico in discesa / attàccati alla Chiesa / e vedrai,
risalirai! /
Fai
una croce qui: / sopra l'Udc! /
Col
Pacs, sì
sì, / i piatti, li vuol lavare lui!" (questo
ultimo inciso è la parodia del jingle pubblicitario di un detersivo
per piatti).
2007 -
Mastelloni, Leopoldo - 87amori.
Cofanetto
di ben 4 Cd, che raccoglie canzoni presentate da Mastelloni nei suoi spettacoli
teatrali negli anni precedenti. La data del 2007 è pertanto quella
dell'incisione in questa raccolta, ma le singole canzoni possono risalire
anche molti anni prima.
Sul
tema lgbt si veda:
-
"Aids".
Valzer
che tratta il tema dell'Aids, ma l'io narrante è una donna, che
è stato contagiata dal suo unico amore. La segnalo quindi solo per
completezza.
-
"L'accordeoniste".
Canzone
di Edith Piaf, ma completamente riscritta in dialetto napoletano,
per essere trasformata nella cupissima storia d'una ragazza incinta
d'un bel giovane, che come unico lavoro ha la prostituzione con i "ricchiune",
lavorando come spogliarellista e go-go boy nei locali gay.
"Isso
è mio, sta ccummè, / ma nun s'ha da sape', / se no 'o cacciano,
e 'a festa fernisce".
La donna
è ovviamente gelosa del "gay" che "si fa" il suo uomo, ma pazienta
e aspetta che torni da lei non appena avrà raccolto il denaro necessario
a mettere su la casa.
Peccato
però che riceva una lettera che le comunica che lui non tornerà:
"Isso
sta bbuono allà / è colpa re renare / c'o ricchione re rà".
(Lui se ne sta bene là: /
è colpa dei soldi / che il ricchione gli dà).
Ma lei
(logicamente) non si rassegna: la lettera gliela ha scritta il "ricchione";
lui non è gay, per lui quello è solo lavoro!
Ma
chissà se, poverina, ha davvero visto giusto...
-
"Les amants
d'un jour".
Cover in napoletano della canzone
di Edith Piaf, già
tradotta in italiano come "Albergo ad ore", che rende esplicito
il carattere omosessuale della coppia suicida, composta da "nu bello
guaglione" e da "nu surdate".
Alla mattina, la porta della loro stanza
è socchiusa, ma c'è un gran silenzio. Entrata, l'addetta
che è anche l'io narrante trova un biglietto: "Partiamo - diceva
- per non disturbar". Trova anche i due ragazzi nel letto, abbracciatie
ormai ghermiti da "chella Signora, ca se l'era pigliate / pecché
chist'ammore / ppe vuje è ppeccato!".
La musica è arrangiata con dissonzanze
strane ed echi inquietanti, l'interpretazione è patetica, estremamente
lenta e mooolto teatrale: decisamente la sobrietà non si addice
a Mastelloni.
-
"Piero".
Cover
(ancora una volta in napoletano) d'una canzone rock-n'roll incisa da Laura
Betti nel 1960 (Lp: Laura
Betti con l'orchestra di Piero Umiliani).
L'io narrante (che
a questo punto non si capisce bene se vada inteso come uomo o donna) racconta
la sua passione per un certo Piero, che la picchia e la deruba e se ne
va.
Che ci posso fare
se tutti quelli che "me piaceno comm'a Piero", si chiede l'io narrante,
"primma mi sfotteno e poi senne vanno fujenno"?
2007 -
Momo (pseud. Simona Cipollari) - "Momosessuale" - da - Il giocoliere.
Esistono
persone convinte del fatto che il nome della rosa sia la
rosa stessa, e che le parole siano le cose che etichettano.
Il
che è come dire che uno scontrino di guardaroba è
il cappotto.
Tutto
ciò è ridicolo, come sa chiunque abbia mai esclamato:
"Un attimo, un attimo: prima devo finire di... cosare 'sto coso qui!".
La parola è svanita, mangiata dalla fretta, ma la comunicazione
è avvenuta lo stesso. Dunque, la parola non è
la cosa.
Come
sa del resto qualsiasi bambino, che capisce benissimo cosa puffano dire
i puffi quando puffano "puffo" al puffo dei verbi. No, le parole non
sono le cose. Sono solo segnaposti. Etichette. Scontrini...
Purtroppo,
ci sono cose che si sapevano da bambini ma che si decide di dimenticare,
per viltà o convenienza, perché ci fa comodo farlo.
Come
nel caso di tante persone omosessuali, che di fronte alla difficoltà
di ammettere di essere quel che sono, credono che sia possibile "scegliere
di non scegliere". E quindi scelgono di "rifiutare di farsi etichettare",
entrando
nella categoria delle persone etichettate dall'etichetta "persona che
non vuole farsi etichettare" (e già qui la testa inizia a girare...).
C'è
addirittura tutta una teorizzazione su quanto sia giusto etichettarsi
in questo modo piuttosto che in altri, dato che chi si etichetta come "senza
etichetta" e più furbo e più figo di chi si "lascia etichettare"
in qualsiasi altro modo. Dimostrazione di quanta paura faccia ancora l'etichetta
di "omosessuali", per schivare la quale sono stati inventati tutti questi
equilibrismi mentali. (Ho letto proprio oggi su un sito di annunci sessuali
gay: "Sto cercando solo sesso: infatti NON SONO GAY". Ah,
ecco! Quelli che "sono gay", sui siti di sesso gay ci vanno invece
a scambiare foto di cuccioli, immagino!).
A questa
categoria di persone "senza categoria", che si etichettano come "Senza
Etichetta", sembra appartenere Momo, che ha creato la canzone "mOmosessuale"
per farci capire che lei appartiene ad una categoria sessuale
di cui fa parte lei soltanto al mondo, e basta, dato che Momo è
lei, e nessun altro.
Con
ciò viene da chiedersi come faccia ad avere una sessualità,
visto che la sessualità per esistere richiede d'essere condivisa
da almeno due persone, ma forse Momo avrà rivalutato l'autoerotismo
(e speriamo in tal caso che la sua partner la sappia soddisfare e sia di
suo gradimento).
In un'intervista
del 2007 la cantante ha dichiarato, a proposito di questa canzone:
"In quella canzone
evoco il diritto alla mia libertà sessuale, all'ipotesi di un amore
libero come quello dei Dico. (sic)
Chi pensa che
parli solo di omosessualità è un ignorante e pertanto non
mi dà alcun fastidio.
Puntare il dito
è sempre triste e banale".
Applausi a scena aperta
da parte di
chi ritiene "limitante" ammettere di essere, semplicemente e banalmente,
omosessuali, senza la m.... davanti.
Leggo per esempio
fra i commenti a un'altra
intervista concessa da Momo e presente su Youtube, che:
"no, il concetto
intelligentissimo e verissimo che ha espresso è che non esiste alcuna
esigenza di incasellare la propria sessualità e i propri sentimenti
in categorie fittizzie (sic) e identità macchiettistiche
tanto quanto il concetto di sessualità (che come diceva Foucault
è anch'essa un'invenzione sociale finta). In realtà esiste
solo la propria "storia sessuale" vissuta nella flessibilità di
sapere che l'unica cosa importante è chi amiamo o abbiamo amato...
il resto è fuffa" (firmato: OvoPiano).
In realtà Foucault
non ha mai detto che la sessualità è "una invenzione
sociale finta", ma, come disse una volta Oscar Wilde, i sostenitori
di queste bizzarre teorie non hanno mai permesso che un volgarissimo
fatto sciupasse i loro pregiudizi preferiti...
Dunque, godiamoci
questa canzone, e la saggezza che ne promana:
"Ama cambiando
la parola, cambiando la parola. / Per ipotesi spaziale fare guerra non
conviene. /
Sai, la notte
è crudele, / anche se tu sei / speciale...//
Sulle ferite
è mOmosessuale. //
Per ipotesi visuale
vedo la neve; il cristallo è il mio colore, / il pensiero di un
amore. /
Ama cambiando
la parola, / cambiando la parola".
Dunque, al di là
della scombinatezza dei versi, nei quali non si riesce a trovare una concatenazione
logica che sia una (ma è Arte, quindi...) sembrerebbe che per amare,
occorra "cambiare le parole", cioè chiamare le cose con altri
nomi, diversi da quelli che hanno. Come se bastasse chiamare "giustizia"
l'ingiustizia per cambiarne la natura, oppure "mOmosessualità" la
frociaggine per fare cambiare atteggiamento a tutti gli omofobi di questo
mondo...
Magari! Fosse davvero
tutto così facile e semplicistico, mi convertirei anch'io a questo
modo di pensare!
Purtroppo Gertrude
Stein ha osservato, già molti decenni fa, che "Una rosa, è
una rosa, è una rosa"...
Anche
se la chiami con altri nomi.
2007 -
Morlacchi, Jessica - "Pensieri timidi" - (Singolo).
Una donna (presumibilmente eterosessuale)
comprende infine che l'attaccamento dimostrato nei suoi confronti da una
sua cara amica non è semplice amicizia, ma vero e proprio amore.
E risponde con questa canzone, rispettosa, cortese, affettuosa, anche se
ferma rispetto alla propria impossibilità di ricambiare quel sentimento
e soprattutto quel desiderio sessuale:
"Me l'hai detto tante volte / di volermi
più vicina, ma / io che sono a volte ingenua / non capivo e mi chiedevo
perché; //
poi facendoti coraggio hai detto /
che piangevi di nascosto da me: / credevi t'ignorassi / per un'altra...
e non capivo perché".
Il tema, potenzialmente scabroso, è
trattato con la giusta miscela di simpatia, tenerezza, rispetto per l'orientamento
sessuale dell'amica da un lato, e richiesta di rispetto del proprio orientamento
dall'altra.
A tratti l'io narrante sembra anzi quasi
dispiaciuto di non poter offrire all'amica ciò che vorrebbe:
"Me l'hai detto tante volte / di volermi
più vicina ma / tradirei la mia natura / assaggiando la tua mela.
//
Solo adesso ti capisco / e non voglio
farti piangere; / perdona il mio silenzio: / sei così bella, che
dispiace anche a me. //
Questa tentazione / mi sorprende, credimi,
ma poi... / no che non ho intenzione / di cambiare i miei pensieri timidi".
Dunque il titolo si riferisce, con l'espressione
"pensieri timidi", al tipo d'affetto che l'io narrante prova nell'amicizia
verso l'altra donna, e nel termine "timido" c'è la misura di come
l'affetto d'una donna eterosessuale verso un'altra donna possa risultare
"timido", appunto, se paragonato al sentimento d'una donna lesbica, le
cui emozioni vengono qualificate di "desideri liberi / senza limiti".
Ecco un modo poetico per dire le cose senza offendere. Finalmente.
Solo alla fine emerge, appena accennato,
il rischio che la diseguaglianza degli affetti provati metta a rischio
l'amicizia stessa: "E stammi ad ascoltare, / fermati, / o mi vedrai
volare via".
Purtroppo, dato che all'amore non si comanda,
una volta rivelata la vera natura delle proprie emozioni ed aperto il vaso
di Pandora, è difficile immaginare che tutto possa tornare come
prima.
Ma ahimè, così va la vita.
2007 -
MVB (Manuel Vozza Band) - "Saffo" (Singolo autoprodotto, pubblicato
come videoclip su Youtube).
Si fatica a percepire il messaggio di
questa canzone, a causa dell'inusuale (per questo tema) accompagnamento
molto metal, con profusione di chitarre elettriche, ma soprattutto
d'un bilanciamento difettoso nell'incisione (catastrofe ricorrente in quasi
tutti i demo autoprodotti che si trovano su Youtube), che permette alle
chitarre di sovrastare e a tratti soffocare la voce e tutto ciò
che essa sta dicendo.
Il testo (cantato da un uomo) parla d'una
ragazza, Saffo, che dopo avere avuto "brutte storie col sesso forte"
ha capito che la sua strada è un'altra:
"Sento, di non sentirmi nel posto giusto,
/ appena vedo lui, lo mollo: / vorrei scappare dalla mia città!
/
Sento, il desiderio non è più
quello / e quando vedo lei mi sballo: / non è un vizio ma è
/ la mia realtà. / Saffo!".
Il clip alterna riprese dei suonatori
a quelle d'una ragazza che ne corteggia un'altra, ed alla fine la bacia
e passeggia tenendola per mano (l'immagine che ho pubblicato qui sopra
è tratta da un fotogramma del clip, non è la copertina
d'un inesistente Cd).
Non sgradevole il motivo, orecchiabile
il ritornello, buona l'interpretazione, e sicuramente insolito il risultato.
Merita l'ascolto.
2007
- Pestrada, Natalia - "Non chiamarmi trave" (autoprodotta). Inedita, è
stata scaricabile gratuitamente per un certo periodo dal
blog di Platinette. Il link del download non funziona più, ma
è
possibile ascoltarla egualmente in streaming.
Parodia di "I don't
feel like dancing" degli Scissor sisters. È un brano autopromozionale
di questa drag queen che racconta in breve la sua carriera e le
sue ambizioni, citando altre colleghe o personaggi legati alle discoteche
gay (Carl du Pigné, Platinette, Resident Virus).
Il concetto fondamentale è:
"Ma non chiamarmi "trave" quando faccio
Doris Day: / io non batto le strade, faccio solo i fatti mieI! / Tu pensi
che con la parrucca e un po' di trucco io sia gay... / ma non chiamarmi
"trave": fossi in te no lo farei! /
Non chiamarmi "trave", "trave": / per
me questo termine è un vero tabù! / (...) /
Chiamami soltanto drag, se no
vattene affancù ù ù".
La conclusione è: "Non chiamarmi
"trave", bella: al massimo un po' gay!".
Il brano è ben cantato (finalmente
una drag che non si limita a "cantare" in playback!) e il
testo è divertente, quindi azzecca lo scopo autopromozionale per
cui è nato. Si ascolta piacevolmente.
2007
- Saretta - "Mio marito è gay" - Dalla trasmissione radio - Lo
zoo di 105, nella rubrica "Festival
di San Jimmy 2007". Disponibile su Youtube.
Parodia di "Too
little too late" di Jojo.
Il tono della canzone è umoristico,
eppure questo brano riesce a dire cose serie: in una società in
cui tutti incoraggiano i gay a guarire e sposarsi, è l'unica voce,
nel panorama della canzonetta italiana, che abbia mai provato a chiedersi
quale sia il destino di chi il gay "guarito" lo ha sposato.
Specie per il fatto che tutti lo sappiamo
benissimo che l'omosessualità non "guarisce", a cominciare dagli
stessi propagandisti
delle "teorie riparative", che possono promettere (a scanso di querele
per promesse menzognere) solo di riuscire a tenere sotto controllo i desideri
omosessuali, e non di riuscire a sostituirli con desideri eterosessuali...
Pertanto, l'incauta donna è destinata
a scoprire significative assenza di entusiasmo per una certa parte della
vita matrimoniale, e magari addirittura la ricerca di altri orizzonti:
"Non immaginavo che c'era qualcos'altro
che mi nascondeva, /
ed ho scoperto che... chattava con
un uomo su Messenger! /
E passa fino alle sei / scrivendosi
con M*****, il suo amico gay! / (...)
E passo fino alle sei, / da sola nel
letto...".
(M***** è il nome di un conduttore
di "Radio 105", e non sapendo quanto abbia gradito lo scherzo dell'inserimento
del suo cognome ho preferito censurarlo).
Prevedibilmente, trattandosi d'un prodotto
destinato all'usa-e-getta, l'incisione è messa insieme un po' alla
buona, e la voce di Saretta ha qualche vaevieni non corretto in postproduzione,
ma nell'insieme il risultato è decisamente riuscito.
Direi quindi che il brano un ascolto lo
meriti: è molto breve, e come detto è praticamente l'unico
in lingua italiana ad affrontare questo argomento.
2007 -
Silvestri, Daniele - "Gino e l'alfetta" - da - Il latitante.
Se ne veda la recensione
che ne ho fatto parlando del videoclip che ne è stato tratto.
2007
- Spina, Piero - "Arlecchino incolore" - da - Non sono casto.
Piero
Spina è uno dei pochi cantanti "militanti" gay in Italia. Agli
inizi (ne ricevetti un paio di demo alla rivista che dirigevo) era
soprattutto la passione a muoverlo, purtroppo senza un supporto vocale
all'altezza del suo entusiasmo. Ed era un peccato, visto la chiarezza d'idee
e la determinazione con cui riusciva a scrivere le sue canzoni. Purtroppo
la sua voce aveva la tendenza a glissare sulle note, e a faticare parecchio
a tenerle.
Poi, per fortuna, complice evidentemente
un'applicazione e uno studio del canto, la situazione è decisamente
migliorata.
Adesso Spina non rientrerà forse
ancora tra le vette del belcanto operistico, ma riesce a proporre dei Cd
gradevoli, e per qualità canora sicuramente non inferiori a quelli
di tanti cantanti mainstream di successo.
ll suo handicap attuale non è più
la voce, bensì la distribuzione quasi inesistente dei suoi
Cd. Si spera che la distribuzione online potrà contribuire,
in futuro, a risolvere il problema.
Il testo della presente canzone d'amore
si rivolge a un "tu" di cui non è specificato il sesso. Unico indizio,
nel
videoclip che ha accompagnato questa canzone, è l'insistenza
con cui è ripreso a un certo punto un bel ragazzo, unica altra persona
ritratta nel filmato, a parte il cantante.
"Sono vecchio e sono giovane, sono
stanco e pieno di energie / comincia il mio viaggio immobile, nel buio
accecante vedo te. /
Cerco la tua triste allegria, la tua
lucida follia / un'eco silenziosa dentro me, un tiepido ghiacciaio di perché,
/
dimenticando i ricordi, i tuoi sbagli
senza errore, / i chiassosi silenzi, arlecchino incolore".
2007
- Spina, Piero - "Un diritto
al rovescio" - da - Non sono casto. Poi in: Arci Libertà
e Musica Cd Box 2008.
La canzone, come rivela il titolo, si
basa su un rovesciamento, e presenta un gay che si rivolge a un amico eterosessuale
esprimendogli la sua accettazione con tutte le frasi fatte e ipocrite che
di solito gli eterosessuali usano con i gay:
"Caro amico non ti giudico e ti accetto
come sei / (...) / ma non devi ostentare la tua sessualità.
/ (...) /
Se qualcuno poi si offende non ti puoi
lamentare / sei tu che dai spettacolo, te le vai a cercare. / (...)
/
Amico, come speri di essere completo,
/ se limiti alle donne la tua affettività? / (...) /
Siete così promiscui, pensate
solo a quello / e fate pure figli con caparbietà".
Il trucco retorico funziona, e la canzone
strappa un sorriso e - si spera - anche qualcosa di più.
2007 - Trash, Sabryna - "Cerco
un marito in chat". (Singolo autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Parodia di: "That
don't impress me much" di Shania Twain.
In questo brano
la base musicale e Sabryna Trash vanno ciascuno per conto proprio... ma
ciò andrà considerato, immagino, come una simpatica alternativa
alle banali canzoni in cui un cantante riesce a tenere il ritmo...
Sul suo sito, la
rea di questo crimine lo presenta come "I buoni propositi di una travestita
rotta a tutto e bisognosa di una nuova relazione proficua". E non occorre
fare illazioni sul significato di "proficua", dato che è la diva
stessa ad ammettere: "sono certa che un pollo troverò: / cerco
un marito da spenna'!".
Il testo è
significativo e, come sempre con questa diva, molto esplicito:
"Dopo 40 anni
son sempre disoccupata, / la pensione non mi spetta, son preoccupata; /
nessuno mi vuole,
mica sono handicappata, / bona per una scopata, anche se un po' attempata.
/
Oh no, spero
sia un terrone, / oh no: anche un po' barbone".
Ma neppure una "diva
dall'ugola incrostata" riesce a cavare un gran sugo dalle chat, tant'è
che la canzone si conclude con la lagna che si legge nel 90% dei profili
delle chat stesse:
"Mitomani, se*aioli,
pervertiti, travestiti: ma non si trova un ca**o in queste chat di merda!!!".
Insolito ascoltare una
Sabryna Trash tanto "normale" e intenta a fare ciò che fanno tutti,
ma forse proprio per questo, a mio parere, qui non abbiamo uno dei suoi
pezzi più divertenti o riusciti: tutto sommato, non ci dice nulla
che non sapessimo già da soli.
Su Youtube è
anche presente un video pirata in cui la "diva sderenata" ha
schiaffato la propria canzone sopra il videoclip originale di Shania
Twain. L'effetto è, ovviamente, demenziale.
2007 -
Trash, Sabryna - "Ho
dato il c**o a cani e porci". (Singolo autoprodotto, scaricabile
gratuitamente dal suo sito. Ne esistono due diversi arrangiamenti).
Il titolo è abbastanza esplicativo
da solo e sì, la canzone è volgare quanto il titolo fa presumere.
Ma è anche divertente, perché oltrepassa il limite dell'assurdo
e del demenziale. Altro che Immanuel Casto!
Con un'esilarante vocina in barcollante
falsetto, azzeccatissima, Miss Trash strilla al mondo la sua disponibilità
come oggetto sessuale. Ma lo fa a modo suo, utilizzando rime dissennate
e descrizioni decisamente esplicite.
Al solito, o diverte o ripugna e basta,
però se il genere demenziale non vi dispiace, allora questo è
uno dei capolavori della Diva Sderenata:
"Ho dato il c**o a cani e porci, /
non disdegnando anche gli aborti! /
Per mari e porti, / negli interporti,
/ e nei trasporti! /
Nella vita ho conosciuto alti e bassi,
/ e me li sono fatti tutti. / (...) /
Non m'interessa se ce l'hai piccolo:
/ vieni qua che te lo immatricolo. /
Non m'interessa se l'hai grosso: /
entra nel mio scannafosso! / (...) /
Non m'interessa se ce l'hai corto:
/ lo innaffierò nel mio orto!".
Decisamente curati l'arrangiamento e la postproduzione,
che rendono l'ascolto tutt'altro che sgradevole, almeno musicalmente partando.
2007 -
Trash, Sabryna - "Mi
fate tutti skifo!" - da - Mi fate tutti skifo! (Singolo autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Sbocco di misantropia
contro i clienti e il mondo in genere, compresa la povera madre, che ha
il torto di telefonare sempre mentre Sabrina si trova con i clienti:
"Andrea, come
va?" /
"Mamma, sto lavorando!"
/
"E da quando
in qua lavori?".
La povera madre viene
così apostrofata:
"Tutti i giorni
rompe il ca**o questa qua, / neanche s'immagina suo figlio cosa fa, /
e domanda spesso
la sera dove vo: / neanche s'immagina il cu*o a chi lo do".
Brano piuttosto violento,
creato con la deliberata intenzione di disgustare, non è uno dei
migliori prodotti di Sabryna Trash.
Risulta però
divertente per il geniale tormentone della telefonata della mamma che continua
a in(te)rrompere.
2007 - Trash, Sabryna - "Tutte
in dark room". (Singolo autoprodotto,
già scaricabile
gratuitamente dal suo sito, ora su Youtube).
Parodia
di "Ma quale idea" di Pino D'Angiò (1981).
Così
come molte travestite (specie se di origine meridionale), anche Sabryna
Trash prova attrazione sessuale esclusivamente per maschi cosiddetti "eterosessuali".
Ciò la porta a scatenare di tanto in tanto vere e proprie sclerate
contro omosessuali e checche (le due categorie, nel suo orizzonte mentale,
tendono a fondersi in una sola), soprattutto
quando vestono i panni ingannevoli del maschio "normale".
Sabryna
qui dà fuori di testa contro la "concorrenza", lanciandosi in una
filippica di rara veemenza:
"Ragazze,
andiamo in dark room a far casino. (...) /
Che
idea! Ottima idea! Non vedi che sono tutte là! / Che idea! Ottima
idea! Tutte affamate a ciuccià: /
Buttiamo
i petardi dentro le dark room / facciamo saltare le finokkie mentre lo
prendono nel c**. / (...) /
Le
vedi tutte accostate ai muri come anime pie, / bastarde rottenc**o tutte
quante a fare spie!"
Divertente,
ma anche un buon esempio dell'omofobia interiorizzata presente all'interno
del mondo gay.
2007 - Trash, Sabryna feat. La Mikela - "Ho
l'emorroidi!". (Singolo autoprodotto,
scaricabile
gratuitamente dal suo sito).
Parodia di "Voulez
vous" di Amanda Lear.
Come in molta musica
trash, è stato scelto come tema centrale del pezzo un argomento
disgustoso o repellente:
"Così
per caso / mi sono accorta: / ho le emorroidi. /
Grosse quanto...
/ hai presente gli asteroidi? /
Più che
sderenata ormai / sono infiammata, sai? /
A battere / non
andrò: / ho le emorroidi!".
A dar manforte alla
diva in questo brano corre in aiuto "La Mikela" (il cui vocione virile
non lascia dubbi sul sesso) che duetta con Sabryna, che intanto leva alto
il suo grido di dolore:
"Ricoverata in
astanteria / prego l'avemaria; / al reparto rettoscopia / voglio scappar
via".
Il problema è
che per una travestita le emorroidi sono un impedimento professionale,
come non manca di notare la zelante, e al solito sboccata, Sabryna:
"Mi sembra di
avere un alveare! / Dimmi dimmi dimmi / quanto si può stare / senza
prenderlo nel c**o".
Come farà? Si
accettano scommesse...
Complessivamente,
un brano buffo, anche se il divertimento per la "trovata" del tema si esaurisce
dopo un solo ascolto, o poco più. Diciamo che... l'artista ha saputo
esaurire l'argomento al punto che l'ascoltatore non prova alcuna necessità
di essere ulteriormente illuminato... Grazie...
2007 -
I tre quarti - "Ero un mignottone" - da - Ero un mignottone. (Autoprodotto.
Scaricabile gratuitamente
dal loro sito).
Ragazzini lo siamo stati tutti, quindi
cretini (a causa degli sconvolgimenti neurologici causati dalla botta ormonale
dell'adolescenza) lo siamo stati tutti. Tuttavia, se non altro noi, che
ragazzini cretini lo siamo stati qualche decennio fa, abbiamo avuto un
vantaggio: non avevamo a disposizione tutta questa tecnologia a basso costo
che ci permettesse di mostrare al mondo intero quanto fossimo cretini,
registrare le prove inequivocabili della nostra deficienza, e infine tramandarle
a futura memoria. In modo da poter diventare cianotici per la vergogna
fra qualche anno, riascoltando le fetenzie prodotte.
"I tre quarti", sfortunatamente per loro,
non hanno avuto la fortuna di nascere quando queste prassi autolesionistiche
non erano possibili. E quindi hanno reso pubblico al mondo di essere tre
ragazzini "coatti" talmente sfigati che è impossibile che qualche
ragazza li trovi minimamente interessanti, al punto da essere costretti
alla masturbazione mentale, raccontando in queste canzoni tutto il sesso
che nella vita reale non vedono mai.
A ciò aggiungono, per sentirsi
ancora più "grandi", una sequela di bestemmie né divertenti
né necessarie. Ed io che sono ateo "credente e praticante" provo
fastidio per la bestemmia gratuita, perché rivela l'opposto di quel
che crede di esprimere. Rivela sudditanza mentale ed emotiva nei confronti
della religione, dato che si bestemmia solo ciò che si percepisce
come significativo. Non a caso, nessuno bestemmia Ahura Mazda, o Poseidone.
(Il vero ateo non prova nessuna soddisfazione nell'insultare entità
che sa che non esistono: insultare dio o la madonna non gli dà maggiore
soddisfazione di quella che proverebbe ad insultare Paperino o Topolino,
o i brontosauri o i marziani: si può bestemmiare solo su ciò
in cui si crede. Chissà se 'sti ragazzini ci arriveranno mai, a
capirlo... ).
Quanto a questa canzone, il titolo è
ingannevole perché il brano (dal testo semplicemente disgustoso)
riguarda la sodomia eterosessuale, e il dialogo è fra un ragazzone
superdotato e una donna sbocatissima che alla fine rivela in effetti "io
ero un mignottone" (usato al maschile, come da vernacolo romanesco).
Le due voci che interpretano questa canzone
non hanno la minima cognizione del significato della parola "cantare".
Coprolalia su una base musicale.
2007 -
I tre quarti - "Succhierò" - da - Ero un mignottone. (Autoprodotto.
Scaricabile gratuitamente
dal loro sito).
Parodia di "Salirò" di Daniele
Silvestri (2002).
L'io narrante descrive con termini crudi
la sua condizione di persona costretta ad accontentarsi di un rapporto
orale con un partner minidotato, mentre la sua aspirazione sarebbe subire
il rapporto anale con oggetti di dimensioni sempre crescenti, fino ad arrivare
a un ombrellone da aprire dopo l'inserimento.
Il testo non ha alcun contenuto degno
di menzione, e l'interpretazione canora è quella d'una persona che
non ha la minima idea di cosa significhi la parola "intonazione".
La tipica creazione da adolescenti romanacci,
in crisi di foia insoddisfatta e con troppo tempo libero.
2007 -
I tre quarti - "Ed ero frocissimo" - da - L'Italia del papa. (Autoprodotto.
Scaricabile gratuitamente
dal loro sito).
Un altro capolavoro di tre pischelli coatti
laziali su basi musicali altrui, messe assieme su una pianolina elettronica
o poco più, con due o tre tizi che miagolano invece di cantare,
e testi d'una volgarità tale da superare il confine con l'insulto.
Come in questo, che non fa altro che alternare
istruzioni su quali parti anatomiche vanno infilate in quali buchi e con
quali conseguenze, e bestemmie assolutamente gratuite contro Gesù
e Allah.
Gli omosessuali sono descritti in termini
insultanti, degradanti, offensivi:
"Era floscio, era moscio, e non mi
veniva, / e col c**o a pecorina ti dirò / che ero froscissimo, /
ma non te l'ho mai detto / che la sera
sono Aurora... / Aurora!
Aurora... / Solo il c***o me consola,
/ con me l'uccello non vola".
Questa non è goliardia, perché
non c'è neppure il tentativo di fare umorismo: si tratta di odio
puro, scagliato contro il diverso, degradato proprio in quanto diverso.
Omofobia allo stato puro.
Non a caso, reiterata in ben quattro brani
in un anno, perché a chi odia, l'odio non è mai a sufficienza.
2007
- I tre quarti - "Incu**me" - da - L'Italia del papa. (Autoprodotto.
Scaricabile gratuitamente
dal loro sito).
L'io narrante proclama la sua passione
per l'attività del titolo, e bestemmia.
Il cantante è al di sotto della
decenza, il testo è pura pornolalia, priva di un qualsiasi senso
che valga la pena di riferire qui. Zero spaccato come voto.
2007 - Zozzoni de noantri - "Benvenuti" -
da - Zozzoni de noantri (Ep). Scaricabile
gratuitamente dal sito degli "Zozzoni de noantri".
Questo "rap", inizia
citando lo stornello "Benvenuti
a 'sti frocioni", dal film Fracchia la belva umana (1981), dopo
di che si lancia in un catena d'insulti e parolacce senza alcun filo logico
o costrutto (non si capisce neppure contro chi siano rivolti).
"Cacca, pipì
e pupù": il livello è questo (età mentale: due anni
e mezzo).
Dopodiché
gli "artisti" hanno aggiunto una nota nella pagine di download per dire
che han sciolto il complesso perché stufi di vendere due copie all'anno
dei loro Cd.
Oibò.
Sono turbato e stupito per tanta insensibilità del mercato
verso tali perle musicali...
2007 - Zozzoni de noantri - "Senza
pudore" - da - Zozzoni de noantri (Ep). Scaricabile
gratuitamente dal sito degli "Zozzoni de noantri".
Rap a base reggae,
che la tira avanti interminabilmente per un'ora su tre note, sparando insulti
sui personaggi della tv, con i soliti condimenti omofobi, tanto per non
smentirsi:
"Un giorno sei
la star, / il giorno dopo piagni, col cocco te li magni! / Il futuro è
l'autogrill, sì... a fa le po*pe dentro i bagni! / (...) /
G[...], il quale
da bambino / partecipava ad orge co C[....] e C[....]. / ( ...) /
Parlamo de M[.........],
che ai capelli c'ha le meches. / "E chi è, n'amico tuo?".
"No, uno che je piace 'o pesce". / (...) /
P[.... ......],
l'ho visto sul balcone / assieme a C[.... .....], a 90 in posizione /
(...) /
Prossima manche:
/ vediamo chi lo piazza a quel frocione di S[........], / il mago del bondage,
il grande sensitivo: / allàrgate le chiappe e ridaje er preservativo".
Questa non è
satira: è linciaggio, tant'è che ho censurato i nomi
perché a mio parere qui rientriamo nella diffamazione pura
e semplice.
La mia domanda è:
cosa ci ha guadagnato l'ascoltatore che ha virilmente sofferto e sopportato
fino in fondo 'sto strazio, dopo aver ascoltato un insulto a testa per
ogni celebrità televisiva?
E soprattutto: chi
trova che la tv sia tanto insopportabile, perché la guarda?
E infine: perché
concludere il pezzo con un "ve costa così tanto invitacce pure
a noi?".
Ma chi le ha insegnate
le PR, a 'sti due?
(P.S. Ma com'è
che una fetta decisamente consistente delle porcate musicali omofobe vengono
da Roma, e non da Napoli e Catania o da Genova e Milano? Cosa c'è
nella cultura diffusa a Roma a rendere tanto facile esprimere il proprio
disprezzo per le persone omosessuali? Davvero i romani sono come
i rumeni, che trovano tanto ovvio, anzi spiritoso, esprimere
verbalmente il proprio disgusto e odio verso le persone omosessuali? Riflettiamoci
su....).
<--- 2006
- vai al - 2008
--->
Inedito.
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